Faccio una domanda specifica. Mio figlio 13enne ha fatto la prima uscita di squadriglia un mese fa, con altri 4 ragazzi di cui un 12ennr. due 16enni, un 17enne. Vanno un weekend a Monteflavio, base di partenza per il Pellecchia. Fino a una settimana prima non sanno se saliranno in escursione, dove dormiranno (in tenda o da qualche parte), che meteo si prevede (per quanto possa valere una previsione a una settimana...), con che mezzi andare (a Monteflavio la domenica non è che ci sia lamfilamdegli autobus).
Dietro mie insistote domande, mio figlio le gira al caposquadroglia e così decisonk e danno le risposte ed hanno senso.
Tutto andrà quasi bene, se non che:
a) la casa parrocchiale.dove dovevano dormire è chiusa e quindi sormono un una specie di magazzino ricavato;
b) non fanno la salita al pellecchia perché non c'è tempo, cisto xhe arrivano sabato pomeriggio e domenica alle 14 c'è l'unico autobus per ritorno;
c) l'attività prevista di montaggio e smontaggio tende non viene fatta perché i ragazzi sono solo loro e preferiscono giocare con gli smartphone.
Mie perplessità:
- così fatta l'iniziativa non ha un gran senso e nob.sembra che sia stata supervisionata per dargliene uno o per accompagnarli a capire qiali siano i punti da affronatre per una pianificazione
- un gruppo di ragazzino era affidato ad un 17enne (non molto sveglio)
- non abbiamo firmato.nientw, per cui se succedeva qualcosa noatro filgio era in giro per assenza di nostra vigilanza
A chi ha pratica di scout chiedo se questa acoi risulri essere pratica normale o se inevce sia una gestione un pò..."leggera"?
Qui sfondi una porta aperta, nel senso già citato da qualcuno.
L'uscita di squadriglia è un argomento spinoso, e spero di non andare OT ma in fondo il thread è stato postato nella sezione Scout.
L'uscita di SQ è il primo momento dell'anno in cui si da fiducia ai ragazzi e si cerca di fargli organizzare qualcosa in autonomia e poi farla sviluppare senza alcun controllo da parte degli "adulti".
Il Capo SQ dovrebbe assumere il ruolo di conduttore dell'attività e dimostrare la propria maturità.
Ricordiamoci anche che si propone a ragazzi dagli 11 ai 15 e che noi alla loro età eravamo molto diversi, forse con meno distrazioni e sicuramente più autonomi e coscienziosi, per i casi della vita.
In realtà il controllo ci dovrebbe essere, perchè Capi "accorti" dovrebbero fare un giretto sul luogo del pernotto al pomeriggio/sera, e poi, con i mezzi del caso (telefoni, radio, persone presenti sul luogo) comunque controllare in remoto l'andamento dell'attività.
Che questo venga fatto dovunque in Italia è anche a mio parere dubbio. Con i risultati che tu riporti.
Ritorno quindi al discorso fatto sul volontariato e sulla serietà degli educatori.
Sul fatto che i ragazzi poi, da soli, non svolgano attività prevista e "cazzeggino", ci sta: mia figlia ha fatto lo stesso durante la loro attività di Sq, con il risultato che i Capi a sorpresa sono stati a visitare tutti i luoghi delle uscite e hanno stilato una classifica dei "reati" commessi dai ragazzi, non si è salvato nessuno, dal telefono ai "mangiazzi"...con anche elenco di severe punizioni.
Il fatto è che il sistema scout si basa sulla fiducia, niente di meno che il rapporto genitori-figli (per chi ce li ha) ma non ha punizioni (per fortuna). Si lavora con loro e si spera che il nostro esempio porti frutto.
E non lo porta mai nell'immediato, come chi è stato educatore sa.
Pensa che ad oggi, a quasi vent'anni dal mio ultimo servizio in associazione, vedo adesso qualche risultato da parte dei miei ex scout...quandoci incontriamo.
Ieri sera sono tornato dal lavoro e l'altro mio figlio (scout anche lui) stava giocando con il cellulare fuori orario permesso. Beh, è la stessa cosa, quindi l'unica soluzione è stata fargli un bel discorsetto e puntare sulla crescita personale, sulla fiducia riposta e sul lato positivo del comportarsi bene.
Mia figlia, dopo l'ispezione a sorpresa dei Capi all'uscita, ha capito benissimo ed anzi mi ha detto, poi" "Io papà il cellulare l'ho lasciato a casa, così non mi sono fatta prendere dalla tentazione"..
Il cellulare è uno solo dei grandi problemi educativo del nostro secolo, chi è genitore lo sa.
Quindi le magagne che ci sono in casa, ovviamente i ragazzi le portano all'esterno (lo farebbero anche alla gita della parrocchia o alla scuola calcio, immagino).
Come già detto da molti, anche l'esperienza negativa ci sta e serve, anzi, aiuta molto.
Come diceva quello "la prossima volta sbaglierai meglio".