si @Henry Thoreau tutto bello e corretto, anche io riconosco il valore dell'attività educativa degli scout, ma il cuore del mio discorso è un altro ed è qui:
Per questo scrivevo:
Ma se le cose stanno così, il punto focale non può davvero essere una reale formazione all'avventura ed a cavarsela nella natura ed infatti il tipo e l'entità degli incidenti lo testimoniano.
Non per nulla, l'immagine dello scout è quella del bimbo cicciottello ed imbranato del film UP.
e quindi rispondo aVero tutto quello che ci siamo detti, allora secondo me dovrebbero di conseguenza rivedere i loro standard sia comunicativo e di immagine, sia organizzativo ed operativo, riposizionandoli correttamente ed evitando di giocare sulla questione del vita nella natura selvaggia e dell'avventura come se questo fosse il centro della loro attività. Perchè purtroppo non è vero o, almeno, non è più vero o, in ultima analisi, può essere vero per casi ben isolati.
In pratica, si veicola un messaggio ingannevole sia alla società (immagine esterna percepita), sia ai soci stessi (identità e coscenza di sè), che finisce per ritorcesi loro contro a vari livelli.
Io ad esempio non sono mai entrato negli scout proprio per questo: perchè "parlavano" tanto di natura ed avventura ma poi facevano praticamente niente, cioè già da bambino non li vedevo coerenti.
Poi, per carità, io so di avere sempre avuto una visione della vita un po' diversa, con poche mezze misure ed una forte deriva nel voler fare le cose in modo sportivo, inteso più come sfida a sè stessi, che come competizione con gli altri.
mi cito:ti andrebbe per favore di ripetere/sintetizzare esplicitamente cosa sono diventati nella realta' e cosa effettivamente fanno per il 90% del tempo?
In soldoni, le origini dello scoutismo spingevano molto sull'avventura e sul sapersela cavare in natura, mentre oggi la cosa è molto sbiadita; su questo specifico punto non dico che sia tutto "chiacchiere e distintivo", ma quasi.il grosso dell'attività degli scout è sognare la natura e l'avventura, raccontarsela e imparare un paio di nodi col cordino; per il resto però, oltre a fare semplici passeggiate ogni tanto, la dominante attività è invece molto sano volontariato, vita sociale ed attività di gruppo. Inoltre, gli scout vogliono essere inclusivi anche da un punto di vista fisico: non sono selettivi come può esserlo uno sport agonistico, non se ne fa una questione di prestanza fisica, quindi includono tutti e non è un problema se uno è cicciottello, goffo e imbranato, magro sfinito, etc. Ci sono anche capi così.
Per questo scrivevo:
Gli scout o si riformano e tornano il più possibile alle origini ed allora possono più o meno mantenerne il corredo di riferimenti, rituali e orizzonti delle origini, oppure, se vogliono restare più o meno come sono oggi, devono riformarsi in altra direzione, avendo il coraggio di dire quello che sono diventati nella realtà ed abbandonare il "travestimento ingannevole" di gruppo dedito alla vita avventurosa nella natura, perchè in realtà fanno tutt'altro per il 90% del loro tempo.
Ovviamente mi riferisco agli scout del gruppo dominante, l'unico che conosco, cioè quelli della Agesci