Salvati in pantaloncini con nebbia, grandine, vento a 100km/h.

https://firenze.repubblica.it/crona...i4VQIZkhoWrSXrGt78Alzu8KQdJgxd3EDTFOF1qt6EcBQ

Copio-incollo l'articolo essendo riservato agli abbonati.
Le mie osservazioni coincidono con quelle del soccorritore, messe in neretto all'ultimo :
1) come mai questa superficialità proprio per ragazzi che vengono (o dovrebbero essere) educati a non averla ? Ragazzi maggiorenni, non bambini :no: ; oppure si è verificata nel corso del tempo (anche qui) un'involuzione e una regressione ?
2) una curiosità che ho da sempre: ma nella divisa scout esiste almeno anche una variante con i pantaloni lunghi ? Oppure si è costretti a quelli corti anche nelle bufere ?o_O :D


"Il crinale sferzato da un vento gelido a quasi cento chilometri orari, un muro di nebbia e neve a oscurare la visuale. E loro, undici ragazzi tra i 17 e i 19 anni, in tenuta da scout. A stringersi nelle giacche e strofinarsi i polpacci nudi. E a pregare per l'arrivo dei soccorsi. "Aiuto, non sento le mani e i piedi, non ce la faccio più", le parole di una ragazza di 17 anni, infreddolita e nel panico, alla vista dei primi soccorritori. La comitiva, parte di un gruppo scout dell'Agesci con base in una parrocchia di Scandicci, alle porte di Firenze, si era inoltrata nel comprensorio del Corno alle Scale, sull'Appenino Tosco-emiliano, nonostante l'allerta lanciata nei bollettini meteo: tre ragazze sono state trovate con apparenti sintomi di ipotermia, ma in ospedale i medici hanno escluso gravi conseguenze. "Hanno rischiato molto, non credo se ne siano resi conto - spiega Mauro Ballerini, tra i primi soccorritori ad arrivare sul posto, domenica intorno alle 13,30 - La situazione era critica, scarsa visibilità, vento a cento chilometri l'ora, neve e grandine. Condizioni impraticabili per gli esperti, figuriamoci per degli scout".

Ballerini racconta di aver chiesto spiegazioni a uno dei capigruppo per quella scelta di sfidare la montagna, per di più senza conoscenze, attrezzature e strumenti idonei. "Probabilmente si sono informati su fonti sbagliate, perché i bollettini erano chiari e parlavano di meteo in peggioramento. C'è stata forte superficialità, altre due ore con quel freddo e sarebbe potuta finire finire male".

Secondo la ricostruzione, la comitiva aveva lasciato la base intorno alle 9, col programma di pranzare al sacco presso il rifugio Duca degli Abruzzi (peraltro chiuso dal primo mattino proprio per maltempo) e proseguire fino al vicino rifugio Doganaccia. Dopo circa tre ore di cammino, a un chilometro dal punto di arrivo, la tormenta ha sorpreso il gruppo costringendolo a fermarsi e a chiedere aiuto.

Col passare dei minuti il brivido dell'imprevisto ha così lasciato spazio alla paura: "Quando li abbiamo visti con quei pantaloncini, con quelle giacche leggere, stentavamo a crederci - racconta ancora il soccorritore - abbiamo subito recuperato coperte e piumini e bevande calde, erano quasi congelati". Le squadre del soccorso Alpino di Corno alle Scale hanno raggiunto la comitiva nei pressi di un bivio, insieme con personale del 118 compreso un medico rianimatore. Due ragazze di 18 anni e una di 17 sono state visitate al pronto soccorso (accompagnate da uno dei tre capigruppo), mentre gli altri sono stati caricati su un pulmino e portati alla sede della Croce Rossa di Lizzano. Nel pomeriggio il rientro a casa in treno, col pensiero fisso a quelle ore nella tormenta, le scene dei panico dell'amica, la consapevolezza (forse) di aver rischiato grosso. "Rispetto il mondo degli scout, ma negli anni questi casi si stanno ripetendo spesso - conclude Ballerini - Troppa superficialità nello scegliere i percorsi, la montagna è piena di insidie e non si può affrontare con leggerezza. Quelle divise possono andar bene d'estate, non certo in questo periodo dell'anno".
 
Ultima modifica:
Guarda, ero sulle spine da stanotte se farlo o non farlo, e non mi attentavo, quasi quasi Ti ringrazio per aver postato la notizia, anche se da scout e da ex Capo devo contestare fortemente un tipo di giornalismo sempre ed ottusamente contro il movimento scout e vorrei smettere di leggere tali cronache (ho detto "cronache", non fatti, NB).
Qui non voglio commentare le scelte fatte da un collega educatore, che - ammettiamo - non è un esperto alpinista, e che forse si è lasciato prendere dal motto di BP "getta il cuore oltre l'ostacolo" ed ha esagerato nella conduzione della gita, lo ha ammesso, ma ha attuato nel più breve tempo possibile (si legga l'articolo che tratta delle telefonate tentate e del segnale perso...) le contromisure necessarie per mettere in sicurezza i suoi accompagnati, limitando i danni, che - sì - potevano essere ben più gravi.
Però discuto invece sui toni giornalistici utilizzati, sui termini risonanti, sulle interviste presunte ai soccorritori senza contradditorio, e sulla circostanza che oggi, in Italia, "sparare sulla Croce Rossa" fa sempre audience. E te lo dice un ex giornalista-pubblicista. Appunto, ex.
Ho letto molti articoli stanotte sull'argomento, e li posso anche allegare, ma ognuno di Voi comunque si è già fatto la sua idea, quindi a volte è pressochè inutile.
Per mantenere i toni a basso profilo, dico solo che non è vero che la divisa scout va bene solo d'estate, perchè è composta da pantaloni (sia corti che lungi) in velluto pesante, calze di lana e di un maglione di lana, oltre alla camicia classica. Ed avevano (si vede nelle foto) tutti una giacca sopra.
E' vero, non si tratta dell'ultimo climbing dress style a cui molti qui nel forum sono avvezzi, ma è anche vero che non stavano facendo nulla che si può classificare "alpinismo" o "escursionimso invernale". Sono partiti con il cielo coperto su un sentiero pulito, e si sono trovati dopo alcune ore con la neve per terra.
Però vedi, se fosse successo - come succede molte volte di più - ad un normale gruppo escursionistico, magari di parrocchia, non si sarebbe neppure scomodato il cronista di turno, tra l'altro annoiato dall'essere in servizio un giorno di festa.
La pubblicistica degli ultimi trent'anni è un fiorire di articoli sull'inefficienza degli scout e sulla loro sprovvedutezza.
E non c'è mai stato un articolo che ha chiesto agli scout il perchè, oppure un articolista "coraggioso" che abbia avuto la decenza di sentire l'altra campana.
Riporto solo uno degli articolo che ho letto, dove per carità e decenza qualcuno ha chiesto qualcosa al "povero" educatore, malcapitato.
1650960215192.jpeg

OK, forse agli occhi del lettore "medio" il Capo scout è un "cretino vestito da bambino", quindi merita disprezzo a prescindere ed ogni sua "giustificazione" va cassata senza riserve.
Per questo voglio tenere basso l'intervento e limitarmi ad osservare che spesso, i toni utilizzati dai cronisti, sono eccessivi per il fatto intrinseco, e saremmo tutti degli ipocriti a non sapere il perchè (pecunia non olet).
Guarda caso non si usa lo stesso tono per le GGAA, quando fanno - e ne fanno, ahinoi, anche troppe - di sciocchezze con i loro clienti. E, per fare un parallelismo, quando invece capitano ad un Istruttore CAI, si va subito a processo. Senza passare dal via.
Per concludere, non tutti gli educatori scout sono "incauti": parliamo di volontariato e parliamo di soggetti che variano da gruppo a gruppo, non si può fare il classico "di tutte le erbe un fascio". Qui nella mia zona per esempio, molte scuole di aslpinismo o di escursionismo CAI collaborano con i responsabili della formazione Capi delle associazioni scout per proporre momenti di istruzione tecnica sulla sicurezza in montagna.
Ecco, mi fermo qui, prima che qualcuno cominci a vedere nel mio intervento una difesa "cieca" oppure il classico "complottista".
Come tutti, spero sempre che chi vada outdoor lo faccia con sicurezza e consapevolezza, anche per rispetto degli eventuali addetti ai soccorsi. Spiace ovviamente quando dei fratelli scout si mettono in pericolo, ma per diritto di difesa e contradditorio mi piacerebbe che fossero trattati al pari degli altri cittadini.
 
contestare fortemente un tipo di giornalismo sempre ed ottusamente contro...[e] discuto invece sui toni giornalistici utilizzati, sui termini risonanti, sulle interviste presunte ai soccorritori senza contradditorio, e sulla circostanza che oggi, in Italia, "sparare sulla Croce Rossa" fa sempre audience
Concordo al 100%, in questo senso: secondo me quando accadono cose del genere, CHIUNQUE ne sia il protagonista (scout, badanti, "ragazzi milanesi", guide alpine, chiunque, proprio), la prima cosa da fare dovrebbe essere aspettare qualche giorno prima di informarsi. Perche' (senza negare l'imbecillita' presente in tutti i contesti, prima o poi) l'unica vera costante in tutte queste storie e' che i giornalisti ne parlano a) (quasi sempre) senza capirne niente di montagna e b) troppo presto, solo per far notizia, quando nemmeno soccorritori o investigatori sanno davvero cosa e' successo. Quindi a sproposito.
 
Guarda, ero sulle spine da stanotte se farlo o non farlo, e non mi attentavo, quasi quasi Ti ringrazio per aver postato la notizia, anche se da scout e da ex Capo devo contestare fortemente un tipo di giornalismo sempre ed ottusamente contro il movimento scout e vorrei smettere di leggere tali cronache (ho detto "cronache", non fatti, NB).
Qui non voglio commentare le scelte fatte da un collega educatore, che - ammettiamo - non è un esperto alpinista, e che forse si è lasciato prendere dal motto di BP "getta il cuore oltre l'ostacolo" ed ha esagerato nella conduzione della gita, lo ha ammesso, ma ha attuato nel più breve tempo possibile (si legga l'articolo che tratta delle telefonate tentate e del segnale perso...) le contromisure necessarie per mettere in sicurezza i suoi accompagnati, limitando i danni, che - sì - potevano essere ben più gravi.
Però discuto invece sui toni giornalistici utilizzati, sui termini risonanti, sulle interviste presunte ai soccorritori senza contradditorio, e sulla circostanza che oggi, in Italia, "sparare sulla Croce Rossa" fa sempre audience. E te lo dice un ex giornalista-pubblicista. Appunto, ex.
Ho letto molti articoli stanotte sull'argomento, e li posso anche allegare, ma ognuno di Voi comunque si è già fatto la sua idea, quindi a volte è pressochè inutile.
Per mantenere i toni a basso profilo, dico solo che non è vero che la divisa scout va bene solo d'estate, perchè è composta da pantaloni (sia corti che lungi) in velluto pesante, calze di lana e di un maglione di lana, oltre alla camicia classica. Ed avevano (si vede nelle foto) tutti una giacca sopra.
E' vero, non si tratta dell'ultimo climbing dress style a cui molti qui nel forum sono avvezzi, ma è anche vero che non stavano facendo nulla che si può classificare "alpinismo" o "escursionimso invernale". Sono partiti con il cielo coperto su un sentiero pulito, e si sono trovati dopo alcune ore con la neve per terra.
Però vedi, se fosse successo - come succede molte volte di più - ad un normale gruppo escursionistico, magari di parrocchia, non si sarebbe neppure scomodato il cronista di turno, tra l'altro annoiato dall'essere in servizio un giorno di festa.
La pubblicistica degli ultimi trent'anni è un fiorire di articoli sull'inefficienza degli scout e sulla loro sprovvedutezza.
E non c'è mai stato un articolo che ha chiesto agli scout il perchè, oppure un articolista "coraggioso" che abbia avuto la decenza di sentire l'altra campana.
Riporto solo uno degli articolo che ho letto, dove per carità e decenza qualcuno ha chiesto qualcosa al "povero" educatore, malcapitato.
Vedi l'allegato 234920
OK, forse agli occhi del lettore "medio" il Capo scout è un "cretino vestito da bambino", quindi merita disprezzo a prescindere ed ogni sua "giustificazione" va cassata senza riserve.
Per questo voglio tenere basso l'intervento e limitarmi ad osservare che spesso, i toni utilizzati dai cronisti, sono eccessivi per il fatto intrinseco, e saremmo tutti degli ipocriti a non sapere il perchè (pecunia non olet).
Guarda caso non si usa lo stesso tono per le GGAA, quando fanno - e ne fanno, ahinoi, anche troppe - di sciocchezze con i loro clienti. E, per fare un parallelismo, quando invece capitano ad un Istruttore CAI, si va subito a processo. Senza passare dal via.
Per concludere, non tutti gli educatori scout sono "incauti": parliamo di volontariato e parliamo di soggetti che variano da gruppo a gruppo, non si può fare il classico "di tutte le erbe un fascio". Qui nella mia zona per esempio, molte scuole di aslpinismo o di escursionismo CAI collaborano con i responsabili della formazione Capi delle associazioni scout per proporre momenti di istruzione tecnica sulla sicurezza in montagna.
Ecco, mi fermo qui, prima che qualcuno cominci a vedere nel mio intervento una difesa "cieca" oppure il classico "complottista".
Come tutti, spero sempre che chi vada outdoor lo faccia con sicurezza e consapevolezza, anche per rispetto degli eventuali addetti ai soccorsi. Spiace ovviamente quando dei fratelli scout si mettono in pericolo, ma per diritto di difesa e contradditorio mi piacerebbe che fossero trattati al pari degli altri cittadini.

Questo tuo intervento risponde un po' ad alcune domande che ci siamo fatti proprio ieri siera io e mia moglie, commentando l'accaduto.

Il primo errore che abbiamo fatto, è stato quello di aver dato pieno credito all'unica versione ascoltata, non pensando che ci fossero anche "altre campane".

Detto questo, ammesso che tutti possiamo sbagliare, devo dire che qualche perplessità mi rimane quando si sente di tali accadimenti successi proprio a dei Boy Scout, che dovrebbero essere i primi e più esperti nella pratica dell'escursionismo.

Oppure questa sensazione è dovuta proprio a quello che dici tu, ossia che:
"discuto invece sui toni giornalistici utilizzati, sui termini risonanti, sulle interviste presunte ai soccorritori senza contradditorio, e sulla circostanza che oggi, in Italia, "sparare sulla Croce Rossa" fa sempre audience. E te lo dice un ex giornalista-pubblicista. Appunto, ex.
(...)
La pubblicistica degli ultimi trent'anni è un fiorire di articoli sull'inefficienza degli scout e sulla loro sprovvedutezza.
"
 
Boy Scout, che dovrebbero essere i primi e più esperti nella pratica dell'escursionismo
Forse è proprio questo il problema... che io sappia e spero sinceramente si sbagliarmi (mi baso sull'amicizia con alcuni capi scout) non è richiesta alcuna preparazione specifica, ne tantomeno certificazione ufficialmente riconosciuta, per diventare capo scout e quindi accompagnatore. Questo sia per ciò che concerne l'escursionismo/montagna, sia per ciò che concerne gli aspetti formativi, e di entrambe le cose, se così davvero fosse, mi sono sempre stupito.
 
Io ho da un anno i figli agli scout. L'impressione che mi sto facendo è che, come in molti contesti, le cose dipendono più dalle persone che dai "processi": se hai un caposquadra/capobranco/capo sveglio ok, se ti dice male può dirti molto male.
Questo appunto è piuttosto comune, ma certo quando si parla di gruppi da cui ci si attende una formazione e a cui si afgidano minori, il tutto diventa piuttosto rischioso.
Immagino che, nella difficoltà di lavorare col volontariato, spesso si lavori con quello che si ha anche se non è il meglio...e se poi questo diventa un caposquadroglia, comincia a crearsi una "discendenza" di superficialità.

Quello che sto vedendo anche è che la parte di esperienza pratica è molto poca, la maggior parte del tempo è spesa a fare "oratorio" o al più piccole prove di montaggio e smontaggio tenda, ma pochissimo apprendimento di pianificazione, gestione imprevisti o altro.

Nel caso specifico, non mi è chiaro come non ci sia stato un passaggio con un capo adulto per la verifica almeno delle allerte meteo prima di partire. Era tutto delegato al capo della spedizione di 17 anni?
 
Il dettaglio sui pantaloncini, ecc... deriva solo da concetti assurdi e spesso usati per giustificare semplicemente delle proprie scelte sul quel che si vuole usare, sui soldi spesi, ecc,... in quanto non vogliono dire assolutamente nulla a priori, ne sulla preparazione, ne su altro. Questi sarebbero stati nei guai anche avendo il super e blasonato materiale tecnico studiato appositamente per ogni circostanza. Anche avendo 100 certificati di carta a "dimostrare" qualcosa.

Per il resto sono anche contro-corrente verso il mondo dei Boy-Scout che non lo ritengo un contesto in cui si creano "guru" della vita all'aria aperta, ma piuttosto guru del socializzare, godersi certamente la natura, ecc... (tutto detto rispettosamente, non in maniera sminuente o offensiva). Personalmente li ho sempre visti al contrario di come vengono visti nel pensiero collettivo, ma anche in questo caso é la stessa cosa del vestiario, in quale non ne identifica le competenze, capacità, esperienze, ecc.... Come essere o non essere nei "boy Scout non ne fà persone competenti o incompetenti.


Il rischio maggiore per me é affidare minori sulla base di stereotipi, modelli,.... in base a dei pezzi di carta, piuttosto che informarsi sulle reali esperienze, che sono quelle che formano le persone in determinati contesti. I certificati li possono ottenere praticamente tutti, basta essere interessati a qualcosa, studiare, memorizzare, passare un'esame,... ma le effettive competenze che non riguardano solo ciò che viene ritenuto importante sempre da altre persone,... sono sicuramente altre. Praticare con costanza, passione, serietà, affidabilità, realismo, ecc... Mia sorella mandava le mie nipoti agli Scout,... io manco se mi pagassero lo fare! Soprattutto se io ho quelle passioni e le voglio trasmettere,...
 
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Guarda, ero sulle spine da stanotte se farlo o non farlo, e non mi attentavo, quasi quasi Ti ringrazio per aver postato la notizia, anche se da scout e da ex Capo devo contestare fortemente un tipo di giornalismo sempre ed ottusamente contro il movimento scout e vorrei smettere di leggere tali cronache (ho detto "cronache", non fatti, NB).
Qui non voglio commentare le scelte fatte da un collega educatore, che - ammettiamo - non è un esperto alpinista, e che forse si è lasciato prendere dal motto di BP "getta il cuore oltre l'ostacolo" ed ha esagerato nella conduzione della gita, lo ha ammesso, ma ha attuato nel più breve tempo possibile (si legga l'articolo che tratta delle telefonate tentate e del segnale perso...) le contromisure necessarie per mettere in sicurezza i suoi accompagnati, limitando i danni, che - sì - potevano essere ben più gravi.
Però discuto invece sui toni giornalistici utilizzati, sui termini risonanti, sulle interviste presunte ai soccorritori senza contradditorio, e sulla circostanza che oggi, in Italia, "sparare sulla Croce Rossa" fa sempre audience. E te lo dice un ex giornalista-pubblicista. Appunto, ex.
Ho letto molti articoli stanotte sull'argomento, e li posso anche allegare, ma ognuno di Voi comunque si è già fatto la sua idea, quindi a volte è pressochè inutile.
Per mantenere i toni a basso profilo, dico solo che non è vero che la divisa scout va bene solo d'estate, perchè è composta da pantaloni (sia corti che lungi) in velluto pesante, calze di lana e di un maglione di lana, oltre alla camicia classica. Ed avevano (si vede nelle foto) tutti una giacca sopra.
E' vero, non si tratta dell'ultimo climbing dress style a cui molti qui nel forum sono avvezzi, ma è anche vero che non stavano facendo nulla che si può classificare "alpinismo" o "escursionimso invernale". Sono partiti con il cielo coperto su un sentiero pulito, e si sono trovati dopo alcune ore con la neve per terra.
Però vedi, se fosse successo - come succede molte volte di più - ad un normale gruppo escursionistico, magari di parrocchia, non si sarebbe neppure scomodato il cronista di turno, tra l'altro annoiato dall'essere in servizio un giorno di festa.
La pubblicistica degli ultimi trent'anni è un fiorire di articoli sull'inefficienza degli scout e sulla loro sprovvedutezza.
E non c'è mai stato un articolo che ha chiesto agli scout il perchè, oppure un articolista "coraggioso" che abbia avuto la decenza di sentire l'altra campana.
Riporto solo uno degli articolo che ho letto, dove per carità e decenza qualcuno ha chiesto qualcosa al "povero" educatore, malcapitato.
Vedi l'allegato 234920
OK, forse agli occhi del lettore "medio" il Capo scout è un "cretino vestito da bambino", quindi merita disprezzo a prescindere ed ogni sua "giustificazione" va cassata senza riserve.
Per questo voglio tenere basso l'intervento e limitarmi ad osservare che spesso, i toni utilizzati dai cronisti, sono eccessivi per il fatto intrinseco, e saremmo tutti degli ipocriti a non sapere il perchè (pecunia non olet).
Guarda caso non si usa lo stesso tono per le GGAA, quando fanno - e ne fanno, ahinoi, anche troppe - di sciocchezze con i loro clienti. E, per fare un parallelismo, quando invece capitano ad un Istruttore CAI, si va subito a processo. Senza passare dal via.
Per concludere, non tutti gli educatori scout sono "incauti": parliamo di volontariato e parliamo di soggetti che variano da gruppo a gruppo, non si può fare il classico "di tutte le erbe un fascio". Qui nella mia zona per esempio, molte scuole di aslpinismo o di escursionismo CAI collaborano con i responsabili della formazione Capi delle associazioni scout per proporre momenti di istruzione tecnica sulla sicurezza in montagna.
Ecco, mi fermo qui, prima che qualcuno cominci a vedere nel mio intervento una difesa "cieca" oppure il classico "complottista".
Come tutti, spero sempre che chi vada outdoor lo faccia con sicurezza e consapevolezza, anche per rispetto degli eventuali addetti ai soccorsi. Spiace ovviamente quando dei fratelli scout si mettono in pericolo, ma per diritto di difesa e contradditorio mi piacerebbe che fossero trattati al pari degli altri cittadini.
Ne approfitto per una domanda specifica sulla divisa scout.
La mia impressione è che non abbia PIÙ una funzione né pratica né economica (oggi esiste di meglio a meno), ma sia sia un retaggio identitario, un segno di riconoscimento e di autoidentificazione: ai ragazzi piace un sacco!
In quel senso, vedrei bene che richiedessero a qualche catena tipo decathlon di fare una divisa apposta per loro ma al passo coi tempi: leggera, economica, pratica. Tanto per dire, la cosa più assurda non sono i pantaloni, ma la cintira da 20kg o il bastone con lo stendanrdo tipo esercito romano...
Tu che sei parte di quel mondo, come la vedi?
 
non è richiesta alcuna preparazione specifica, ne tantomeno certificazione ufficialmente riconosciuta, per diventare capo scout e quindi accompagnatore.
qui mi ritorna su tutto quanto ho gia' scritto qui sulla professionalizzazione dell'andare in montagna...
non mi è chiaro come non ci sia stato un passaggio con un capo adulto
come lo sai che non c'e' stato? Fidarsi di quello che scrivono i giornali nelle prime 24/48 ore dopo un incidente in montagna puo' essere.. improduttivo, vedi il mio primo commento.

NB: tutto quello che ho scritto qui finora, lo ripeto, non ha nulla di specifico pro o contro gli scout in generale, e men che meno quello specifico gruppo
 
qui mi ritorna su tutto quanto ho gia' scritto qui sulla professionalizzazione dell'andare in montagna...

come lo sai che non c'e' stato? Fidarsi di quello che scrivono i giornali nelle prime 24/48 ore dopo un incidente in montagna puo' essere.. improduttivo, vedi il mio primo commento.

NB: tutto quello che ho scritto qui finora, lo ripeto, non ha nulla di specifico pro o contro gli scout in generale, e men che meno quello specifico gruppo
Beh, io spero che non ci sia stato il contatto con l'adulto, perchè da u. Ragazzo posso capire la superficialità, ma dall'adulto no...
 
Dal sito facebook Gruppo Scandicci 1

Comunicato stampa AGESCI Regione Toscana
Nella giornata del 24 aprile, il Clan del Gruppo scout AGESCI Scandicci 1, in occasione della Route di Pasqua, aveva programmato un percorso sull’Appenino Tosco-Emiliano ed è rimasto coinvolto in un’operazione di recupero a cura del Soccorso Alpino dell’Emilia-Romagna.
Come Responsabili regionali dell’AGESCI Toscana, ci teniamo a fornire ulteriori dettagli per rassicurare sulla salute degli 11 Rover e Scolte e dei loro 3 Capi e su alcune dinamiche di tale accadimento.
Nello specifico, la route è iniziata il 23 aprile dal Passo dell’Oppio (nel comune di San Marcello Pistoiese) con il primo pernottamento (in tenda vicino al rifugio) a Pratorsi (1323 mt).
La mattina del 24 aprile il Clan è partito alle 7:30 per incamminarsi verso il rifugio del Montanaro (dove si è rifornito di acqua). Da lì, la tappa prevedeva il passaggio dal rifugio Scaffaiolo per il pranzo per poi proseguire fino al rifugio Bicocca alla Doganaccia, luogo prefissato per il pernotto.
“Le informazioni meteo che avevamo raccolto - dichiarano Letizia Malucchi e Leonardo Damiano, Capi Gruppo – indicavano che ci sarebbe stata pioggia, pertanto ci eravamo attrezzati di conseguenza con abbigliamento pesante e impermeabile.”
Il Clan quindi ha proseguito sul Sentiero 20 (più volte percorso dal gruppo in passato) e vicino all’incrocio con il Sentiero 00 è iniziato a grandinare e soffiare un forte vento e di lì a poco ha iniziato a ridursi la visibilità, causa nebbia, e sono aumentate le precipitazioni nevose. Il Clan è riuscito ad arrivare verso le 11:00 al passo dello Strofinatoio, che dista solo 45 minuti dal lago Scaffaiolo.
“Alle ore 12:15, a circa 1 km dal rifugio Scaffaiolo – continuano i Capi gruppo - abbiamo constatato l’impossibilità di proseguire in quanto le abbondanti precipitazioni nevose avevano reso il sentiero difficilmente distinguibile. Abbiamo scartato l’opzione di tornare al rifugio Montanaro per le avverse condizioni meteo. Abbiamo dunque contattato il 112 per richiedere aiuto nell’identificazione di un sentiero che ci avrebbe aiutato a discendere la montagna. Il Soccorso Alpino ci ha consigliato di tornare indietro al passo dello Strofinatoio. Lì ci siamo incontrati con i soccorritori che ci hanno guidato a piedi al centro operativo invernale del Soccorso Alpino in località Le Polle.”
Al centro operativo, a titolo cautelativo, tutti i ragazzi e i capi sono stati visitati e il medico ha ritenuto necessario trasferire tre ragazze, accompagnate dalla loro Capo, con l’ambulanza per raggiungere il Pronto Soccorso di Porretta Terme, per accertamenti. Le condizioni delle ragazze sono sempre state buone e dopo circa 3 ore sono state dimesse e riportate a casa.
Il resto del gruppo è stato accompagnato al centro della Croce Rossa a Lizzano in Belvedere dove i ragazzi si sono riscaldi e rifocillati. Lì, ripresa la connessione dati dei cellulari, una delle ragazze che aveva contattato il rifugio del Montanaro nella preparazione logistica della route, ha potuto ricevere e leggere un messaggio del gestore del rifugio inviato alle 10:30 in cui allertava sul peggioramento del meteo. Il messaggio purtroppo non è stato visualizzato in tempo utile. Il resto del Clan con i mezzi pubblici è rientrato a Firenze in serata.
Sentendo la testimonianza dei capi Clan, durante tutto l’accaduto il gruppo è rimasto unito, facendosi forza in un momento di difficoltà
Alla fine di questa situazione diventata critica, ci teniamo a ringraziare il Soccorso Alpino e la Croce Rossa per la loro grande professionalità e tempestività. Attualmente tutti i ragazzi sono in ottime condizioni.
A conclusione di questa vicenda, ci teniamo a ribadire l’attenzione che noi scout impieghiamo nello svolgere le nostre attività in sicurezza, senza mettere a rischio la salute e l’incolumità degli oltre 8000 ragazzi che ci vengono affidati.
La nostra è un’associazione che porta i giovani fuori e propone esperienze che non sono esenti da rischi, la gestione degli stessi fa parte dell’educazione. La situazione di pericolo non si è trasformata In un problema perché i ragazzi e i capi coinvolti hanno saputo riconoscere il pericolo.
Educhiamo anche al fallimento e alla rinuncia, se i ragazzi sono tornati indietro e hanno chiesto aiuto è un segno di maturità e non di incoscienza.
Chiara Beucci e Alberto Ceccherini – Responsabili AGESCI Toscana


Ciao :si:, Gianluca
 
Bene, ma al di la di tutto, una curiosità...questi capi squadra o comunque chi accompagna i ragazzi, sono assicurati? Perchè in caso qualcosa fosse andato male, chi sarebbe finito davanti al giudice?
 
ripropongo una domanda, ma riformulando, anzi 2:

1)esiste una divisa scout con pantalone, gonna, kilt, qualsiasi cosa ma che copra le ginocchia?

2)gli scout nautici hanno una divisa simile?
--- ---

Io ho da un anno i figli agli scout. L'impressione che mi sto facendo è che, come in molti contesti, le cose dipendono più dalle persone che dai "processi": se hai un caposquadra/capobranco/capo sveglio ok, se ti dice male può dirti molto male.
CUT

amen. chi trovi conta moltissimo, e la divisa ha sempre quel fascino o quella pseudoautorita', idem l'ambiente di riferimento, quando invece bisognerebbe valutare chi la indossa e ogni persona come caso a se'.

vorrei dire una cosa in merito ai pregiudizi sugli scout.

purtroppo la sede scout della mia parrocchia all'epoca era ben nota perche', su decine di iscritti, c'erano 3 o 4 veramente in gamba, e il resto era un covo di figli di papa' che facevano 2 notti in tenda ogni tanto e non brillavano minimamente per capacita', ma erano noti per il loro ego e i loro atteggiamenti. poco importava se noi ragazzi di campagna sfigati con 1/10 del budget riuscivamo spesso a fare di piu' e meglio di loro, loro erano quelli fighi e noi quelli sfigati, anche se magari facevano errori immani, che anzi spesso venivano dimenticati alle svelte. devo dire che le ragazze erano un po' meglio, anche se anche loro si impegnavano a fare cavolate contando sull'impunita' derivante dalla divisa.

ecco, credo che questo sia un caso specifico. non e' sicuramente la maggioranza, ma purtroppo penso che possa essere successo anche altrove. quindi capisco sia chi adora gli scout e li vede come degli esseri invincibili, sia chi (come me anni fa) invece quando li vede scoppia a ridere e rotola per terra, preparando i pop corn per gli svarioni assurdi che avrebbero causato.

grazie a questo, sono cresciuto con un deciso pregiudizio verso gli scout, e loro non hanno mai fatto nulla per cercare di rimediare, anzi, spesso ci hanno messo del loro per peggiorare le cose. poi, arrivato all'universita', ho incontrato altri/e scout ed ex scout, da altri gruppi, che invece si sapevano veramente muovere, e sono passato al parere di cui sopra (cioe' che tutto dipende dal gruppo, dai capi, dai ragazzi e dall'atteggiamento predominante, e ci sono gruppi di fighetti incapaci ma altri di gente veramente in gamba e che ci sa fare).
 
Ultima modifica:
Beh, io spero che non ci sia stato il contatto con l'adulto, perchè da u. Ragazzo posso capire la superficialità, ma dall'adulto no...
ah, ecco. Appunto. "Spero" e' una cosa, una tua ipotesi. Mentre il "non mi è chiaro come non ci sia stato un passaggio con un capo adulto" che avevi scritto inizialmente e' "SO che non c'e' stato un passaggio, eccetera..."

Questo non per trollare, nulla di personale. Solo ed esclusivamente per ribadire il mio punto iniziale: se vogliamo discutere filosoficamente dei pro e contro di guide alpine, scoutismo, volontariato, arancine o calcio... in generale, OK, volentieri. Ma quando si tratta di uno specifico incidente in montagna, qualunque sia stato e chiunque ne sia stato protagonista, ragionare su quello che dicono i media nelle prime 24/48 ore e' una perdita di tempo e basta
 
Faccio una doverosa premessa.
Non sono mai stato un fan degli scout, in generale. Io facevo le stesse cose senza bisogno di essere negli scout, certo sono stato fortunato che la mia famiglia avesse la casa in montagna e avesse la possibilità di stare per 3 mesi ogni anno lì a vivere in maniera molto "semplice".
Detto ciò quando conobbi quella che ora è mia moglie, entrai in contatto diretto con il mondo scout. Quasi tutta la sua famiglia (i giovani non i genitori) erano stati o erano scout. Devo ammettere che (a parte alcune piccole cose) era un ambiente decisamente positivo. Lo scopo degli scout, cosa che io pensavo a causa di ragionamenti miei, non è quello di formare i ragazzi ad andare "in montagna" ma la montagna è solo uno dei luoghi in cui vanno a fare le loro attività. Vanno anche al mare, vanno in viaggio, vanno a camminare, vanno in bici. Nessuno è un esperto ciclista per cui magari i ragazzi tornano da 3 giorni in bici devastati... beh alla fine gli fa bene. Perché al giorno d'oggi è davvero difficile trovare dei "passatempi" che siano formativi ad avere a che fare con difficoltà e situazioni in cui sei si uno ma sei anche un gruppo con le sue dinamiche.
Una cosa l'ho notata, conoscendo praticamente tutto il gruppo compresi i capi. Sono persone come tutti, ma ci mettono davvero molto impegno e, tranne davvero rarissimi casi (chebpoi vengono anche gestiti internamente) sono responsabili e hanno sempre la capacità di prendere decisioni in maniera responsabile che vi assicuro, ad oggi è davvero una rarità.
Anche la dichiarazione postata da paiolo dimostra che la situazione (imprevista perché dava pioggia e non neve,grandine e vento a 100kmh) è stata gestita bene chiamando i soccorsi quando ci si è resi conto che la situazione era non più gestibile da loro.
Per me, e lo dico da padre che no ha mai amato gli scout, penso che ci manderò mio figlio.
E questa vi assicuro è un'affermazione forte per uno come me.
Detto ciò i capi sono quasi sempre gli stessi (quelli che funzionano) da molti anni tanto che mio nipote ha gli stessi capi che aveva mia moglie 15-20 anni fa. Poi man mano altri ne prendono il posto ma di solito sono sempre persone responsabili. Io tutte le persone che ho conosciuto allora, dai più discutibili ai più normali, posso dire che adesso sono persone piacevoli ed aducate che se la sanno cavare.
Fosse anche solo questo il risultato, ne varrebbe la pena.

In merito alla questione specifica se leggete il resoconto, penso che io, nella stessa situazione avrei fatto le stesse cose e preso decisioni simili.
Forse no ma finché non sei nella stessa situazione, non puoi sapere cosa avresti fatto.
 
da ex scout..
l'uniforme era "comoda e pratica" quando è stata istituita, ormai più di 100 anni fa, quindi sicuramente come comodità e praticità oggi c'è di meglio. ma per definizione è una uniforme, uguale in tutto il mondo scout e non può essere cambiata facilmente. oltretutto non deve servire solo in montagna ma in tutta la vita all'aria aperta.
Come detto anche da Giulio, esistono anche versioni con braghe lunghe e il maglione d'ordinanza.

I guidoni e le fiamme (i bastoni con le bandiere) sono solo di rappresentanza e usati solo in alcune branche.

Condivido al 100% che la qualità di un gruppo scout la fanno i capi, che sono persone, e non l'essere scout in sè.
Io personalmente non manderei mio figlio agli scout Agesci, ma esclusivamente per motivazioni legate alla religione. Valuterei invece molto volentieri il CNGEI (scout laici) previa conoscenza di capi e attività.

Aneddoto.. purtroppo non si è infallibili e questo episodio è solo l'ennesima dimostrazione. Quando ero scout in Reparto, a circa 13 anni, mi svegliai in piena notte per colpa del vento forte. la luce tremolante di una fiammella in trasparenza attraverso il tessuto della tenda ha attirato la mia attenzione e pochi secondi dopo ho visto il catino della tenda annerirsi e prendere fuoco.
sono riuscito a urlare e svegliare gli altri 7 in tenda con me, e ci siamo fiondati fuori. in poche decine di secondi l'intera tenda è bruciata con tutto quello che c'era dentro.
La causa? il vento che aveva ravvivato le braci della cucina da campo che a quanto pare era troppo vicina alla tenda (ed era più lontana di tutte le cucine viste in tanti anni). è andata bene, ovviamente, ma diversi genitori se la sono presa con i capi accusandoli di leggerezza e di non avere un estintore nel campo (come se ci fosse stato anche il tempo di usarlo). io ovviamente non mi sento di accusare nessuno perchè non è stata colpa di nessuno se non della sfiga!
chiaro che crescendo mi sono messo nei loro panni e posso solo immaginare cosa devono aver vissuto nel fare le telefonate ai nostri genitori per comunicare quanto accaduto.
quindi, non metto in dubbio la buona fede di capi, rover e scolte del gruppo che si è trovato sul crinale. sono cose che capitano e non sempre sono evitabili.
 
Buongiorno a tutti.
Intanto ringrazio gli interventi finora letti che sono stati molto pacati e, dal mio punto di vista, oggettivi.
Provo a rispondere ad alcune domande fatte finora.

@Wombat : lo scoutismo è un progetto educativo a tutto tondo, che vede il suo sviluppo su tre branche di età distinte (L/C dai 7 ai 11 circa - E/G dagli 11 ai 16 e R/S dai 17 ai 21-22 circa). Questo significa che non è un corso a tempo determinato nè l'associazione adatta per imparare ad andare in montagna o solo per la pratica dell'escursionismo.

@C2C7 : un adulto ci deve sempre essere ad accompagnare le branche in attività, è previsto dal Regolamento. probabilmente dagli articoli non si è capito bene, ma un Capo Clan (la Branca è quella R/S) c'era di sicuro, come poi si legge dal Comunicato della Zona.
Per quanto riguarda la simbologia e gli "attrezzi" del mestiere, qualcuno ha già esposto il pensiero. E' ovvio che tutti i movimenti hanno dei simboli e dei loghi, poi tradizioni, orali e scritte, e cerimonie. Fa parte del "gioco", e del progetto educattivo, educare anche ad una certa ritualità e alla tradizione delle nozioni, che è la base del rapporto Capi-ragazzi.
Ovvero il Capo mostra come si fa, i ragazzi fanno e poi il più grande aiuta il più piccolo, sempre, a fare e tramandare le tecniche. Sistema che è rappresentato ottimamente dalla posizione delle dita (pollice e mignolo) nel saluto scout (voluto così proprio dal fondatore BP).
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I simboli si utilizzano soprattutto nella Branca E/G, quella intermedia, in pratica la più famosa e che in tutto il Mondo è l'immagine degli Scout. Quella anche originaria creata da BP nel 1907. Le Branche Lupetti/Coccinelle e Rover/Scolte sono creazioni molto più recenti, circa anni 50/60.

@Cmps per diventare Capo Scout si frequentano tre corsi, due a livello regionale ed uno a livello nazionale, funzionali ad ottenere il brevetto di Capo Scout, valido a livello internazionale e riconosciuto come titolo anche in Italia dagli Enti statali per concorsi ed assunzioni (ovviamente in campo specifico). In ogni Associazione scout esiste uno speciale settore (Formazione Capi) che si occupa di formare tutti gli educatori, per tutte le Branche, titolarli e mandarli in attività. Non si può avere un gruppo scout se non si hanno censiti i Capi titolati almeno uno per ogni Branca che si intende avere.

@Speleotrek : l'associazione scout, nel caso specifico l'AGESCI, ha un'assicurazione infortuni e RCT per tutti i i soci regolarmente censiti nell'anno di riferiemento. Non credo invece ci sia una copertura elisoccorso, ma d'altra parte avete capito che in certi posti gli scout, perlomeno come attività scout, non ci devono andare.

@walterfishing : gli scout nautici esistono anche in Italia, in quasi tutte le Associazioni scout, e hanno l'uniforme base identica agli altri. Possono vestire un berretto di tipo nautico, se vogliono, al posto del classico cappellone.
I pantaloni lunghi e la gonna-pantalone previste dal Regolamento coprono anche le ginocchia.

@LoZarro : se vuoi dell'anedottica scout, ancora oggi quasi tutti i sabati sera mi trovo con vecchi compagni scout, perchè i rapporti stretti in quell'esperienza difficilmente si dissolvono, e praticamente sempre si parte con la citazione die vari fatti accaduti in uscite e campi.
Anche a me è capitato di bruciare parte della tenda, nel 1982 al CE, ma sono stato io: accendevo dei petardi, stupidamente seduto sull'entrata, ma non avevo visto che c'era il cordino che legava l'anta pendente appena sopra di me, quindi quando ha preso fuoco ha bruciato tutta la porta della tenda che era ripiegata. Le tende erano le famose Mottarone a casetta, tipo canvas wall tent, ovviamente di cotone.
Aneddoti ne ho a migliaia, da scout e da Capo, e ancora oggi (tra l'altro nel weekend scorso ho partecipato al S. Giorgio del mio Gruppo) ne succedono di tutti i colori.
Ma è proprio quello il bello, e qualcuno lo ha rimarcato. Lo scout non è per defiinizione perfetto, esperto ne superiore a nessuno. Chi non fa, non falla, diceva un mio Capo negli anni 70.
Il ragazzo che entra negli scout, sta solo facendo un percorso educativo particolare che lo porterà, come nel pensiero originario di BP, ad essere un bravo cittadino.
L'uscita oggetto del thread, nonostante i soccorsi e lo spavento, sarà dai ragazzi ricordata per tutta la vita, sarà stato un esempio (negativo) e servirà in modo molto potente alla loro crescita personale, ma soprattutto all'autostima ed alla capacità di sviluppare la resilienza.
Se ti capita un'avventura, te la ricordi per tutta la vita. Questo sia negli scout che al campo della parrocchia... E sempre meglio IMHO che stare davanti ad un videogioco (a quell'età...).
Non tutti abbiamo la fortuna di vivere in ambiente e poter fare ancora, con i parenti vari, esperienza quotidiana di vita all'aria aperta.
E di farlo fare ai nostri figli. Che sono il nostro futuro e della società.
 
da ex scout..
....
La causa? il vento che aveva ravvivato le braci
... è che da quando ci sono le femmine hanno perso una antica tradizione scout praticata prima di andare a dormire.
Si lo so, ora sarò accusato di essere un maschilista, ma sto solo scherzando :D ... ma la tradizione c'era :roll:
 
@GiulioSherpa
condivido tutto quello che hai scritto! tutt'ora, a 20 anni dalla mia partenza, mi vedo con amici e amiche conosciuti nel gruppo. Ennesima dimostrazione di una esperienza positiva.

@Al c'è
in compenso, visto che non avevamo più una tenda, in 8 ci hanno dovuto dividere e in diversi siamo finiti a dormire nelle tende delle guide!
 
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