- Parchi della Basilicata
-
- Parco Nazionale del Pollino
Data: 22 Aprile 2023
Regione e provincia: Basilicata,Potenza
Località di partenza: Rifugio Tellus Mater
Località di arrivo: Vetta Santa Croce e rientro ad anello
Tempo di percorrenza: 7 ore
Chilometri: 6.44
Grado di difficoltà: AD-
Descrizione delle difficoltà: ampie zone scoperte e neve inconsistente,roccia da discreta a moderata per le soste,presenza di terriccio fangoso durante la progressione
Periodo consigliato: inverno,inizio primavera
Segnaletica: tabelle sui sentieri
Dislivello in salita: 571 m
Quota massima: 1893 m
Accesso stradale: A2 uscita Lauria Nord.Sinnica uscita Castelsaraceno.Zona Frusci prendere il bivio per Carbone
Traccia GPS: https://it.wikiloc.com/percorsi-alpinismo/santa-croce-via-del-corvo-variante-132438727
Descrizione
Ormai siamo agli sgoccioli di questa stagione invernale tanto bizzarra e altalenante da fare impazzire anche i meteorologi. Basti pensare a questo mese di aprile, freddo e piovoso che ha riportato nevicate abbondanti in tutto il centro sud riempiendo tra l’altro le piste da sci che stavano già chiudendo i battenti, come a Campo imperatore, sommerso dalla neve. La strada che il 12 maggio sarà teatro dell’arrivo di una tappa del giro d’Italia è stata utilizzata fino ad un paio di giorni fa come pista da sci e si è vista la funivia del centro turistico di Fonte Cerreto letteralmente presa d’assalto da una folla di 3000 persone in un giorno.. pazzesco. Ormai sono sempre più convinto che il meteo invece che un fatto scientifico sia più un atto di fede.
Nonostante tutto nell’ultima decade del mese la natura si ricorda che siamo a primavera inoltrata e decide di farla finita con queste follie. Giorno 22 tentiamo una salita alpinistica sul versante nord di monte Alpi, quest’anno completamente trascurato. Si guarda la webcam e rispetto a tre settimane fa pare che il caldo sopraggiunto non si sia mangiato totalmente la neve. Chiaro, non ci aspettiamo condizioni da urlo ma si va ugualmente. Con Falk che viene dalla Puglia ci diamo appuntamento all’uscita di Lauria nord dove proseguiamo per Castelsaraceno fino a raggiungere l’ormai fatiscente rifugio Tellus Mater, base di partenza per tutte le ascensioni al versante nordest del Santa Croce.
Ad occhio la parete sembra sufficientemente piena ma in realtà non sarà proprio così. L’avvicinamento nel bosco è relativamente breve e dopo un’ora circa raggiungiamo la Neviera dove cominciamo a saggiare la consistenza della neve purtroppo bagnata e poco portante. Su un tronco avvistiamo anche un grazioso scoiattolo nero che si dilegua fra i rami.
In ogni caso tiriamo fuori i ramponi e le picche e cominciamo a risalire il fosso Neviera che ci consente una progressione agile e veloce. Avendo una conformazione ad imbuto spesso accumula così tanta neve da diventare impraticabile e affrontarla di petto in quelle condizioni diventa proibitivo. In questi casi molti preferiscono risalire il costone laterale per guadagnare quota. La nostra meta è la variante chiamata “La VII” della via del Corvo, la più orientale del versante nord, più tecnica rispetto alla breve via originale che si sviluppa lungo un costone roccioso che fa da limite alla parte alta della Neviera, laddove si apre ad anfiteatro.
Raggiunto l’attacco notiamo a malincuore che in parete prevalgono le zone scoperte rispetto a quelle innevate. In ogni caso decidiamo di provare ugualmente sfruttando le esili cenge traverse scarsamente innevate ed esposte anche se questo ci porterà fuori dalla linea originale. Nel frattempo nuvoloni neri da est che minacciano pioggia cominciano ad addensarsi sulla montagna ma questo sarà un bene perché il sole, ogni qualvolta fa la sua comparsa ci cuoce.
Dopo aver allestito la sosta parto io da primo lungo un traverso nevoso molto esposto. Piegando a sinistra compare un nevaio molto ripido, circa 55° che infine va ad impattare in parete.Sosta con tre friends. A questo punto invece di risalire l’espostissimo salto di sinistra, completamente scoperto, quindi non in condizione, che rappresenta il proseguimento della via originale optiamo per il diedro-camino alla nostra destra, anch’esso scoperto ma più sicuro. Purtroppo dobbiamo utilizzare la tecnica del drytooling procedendo su roccia mediocre, massi instabili e terriccio fangoso. Peccato perché ghiacciato sarebbe stato un bel couloir a 65°.Invece andiamo su misto con un passo di III su roccia prima di guadagnare un comodo terrazzino dove si sosta.
Da questo punto panoramico è visibile verso est il piccolo nevaio che sovrasta il salto evitato prima e che costituisce il proseguimento della variante vera e propria. Pensiamo che si possa correggere il tiro ma la neve è da cinque in pagella per cui preferiamo continuare sui nostri passi. Qui’ mi vola anche il secchiello (attrezzo per assicurare il primo o il secondo di cordata) che si va a depositare su una cengetta nevosa cinque, sei metri più in basso. Disarrampicata supplementare per recuperarlo. Mezzo metro oltre e lo avrei salutato per sempre.
Nel terzo tiro risalgo per un paio di metri la crestina rocciosa ma per ritrovare nuovamente la neve sono costretto a spostarmi ancora verso destra su un traverso molto esposto e non proteggibile culminante con una cornice sospesa da scavalcare fino a portarmi su terreni più sicuri. Terminate le difficoltà procediamo per pendii chiazzati di neve su pendenze modeste, circa 40° fino a un’ulteriore crestina che si affaccia sulla Via del Corvo con la quale ne condivideremo l’ultima parte fino in vetta.
Raggiungiamo i 1893 m della croce di vetta con un cielo nero e qualche accenno di pioggia. Il panorama assolutamente circolare qui non manca. Spicca come sempre su tutto la piramide perfetta di Pizzo Falcone, la cima più alta del monte Alpi che oggi è divisa in due, innevata a nord, totalmente scoperta a sud. Per la discesa impegneremo il ripido costone nord-nord ovest del Santa Croce fino ad incrociare la sterrata che ci porterà all’auto.
Oggi abbiamo avuto a che fare con molti salti scoperti, roccia da discreta (nelle soste) a mediocre e neve inconsistente. In poche parole: fattibile, anche se un po’al limite, non difficile ma assolutamente non banale. Tutto sommato quello che conta è che ci siamo divertiti facendo una variante della variante come sovente accade in questo settore della nord, molto vario e articolato di una montagna che ogni volta ci regala belle emozioni.
Monte Alpi ver. NW
Santa Croce a sx 1893 m e Pizzo Falcone 1901 m a dx
Scoiattolo
Il Fosso Neviera
Misto sul II tiro
Innesto con la Via del Corvo
In cresta
Pizzo Falcone e Timpa Corvo
Vetta Santa Croce 1893 m
Monte Cervati
Serra delle Ciavole
Monte La Spina e lago di Cogliandrino
Massiccio del Sirino
Regione e provincia: Basilicata,Potenza
Località di partenza: Rifugio Tellus Mater
Località di arrivo: Vetta Santa Croce e rientro ad anello
Tempo di percorrenza: 7 ore
Chilometri: 6.44
Grado di difficoltà: AD-
Descrizione delle difficoltà: ampie zone scoperte e neve inconsistente,roccia da discreta a moderata per le soste,presenza di terriccio fangoso durante la progressione
Periodo consigliato: inverno,inizio primavera
Segnaletica: tabelle sui sentieri
Dislivello in salita: 571 m
Quota massima: 1893 m
Accesso stradale: A2 uscita Lauria Nord.Sinnica uscita Castelsaraceno.Zona Frusci prendere il bivio per Carbone
Traccia GPS: https://it.wikiloc.com/percorsi-alpinismo/santa-croce-via-del-corvo-variante-132438727
Descrizione
Ormai siamo agli sgoccioli di questa stagione invernale tanto bizzarra e altalenante da fare impazzire anche i meteorologi. Basti pensare a questo mese di aprile, freddo e piovoso che ha riportato nevicate abbondanti in tutto il centro sud riempiendo tra l’altro le piste da sci che stavano già chiudendo i battenti, come a Campo imperatore, sommerso dalla neve. La strada che il 12 maggio sarà teatro dell’arrivo di una tappa del giro d’Italia è stata utilizzata fino ad un paio di giorni fa come pista da sci e si è vista la funivia del centro turistico di Fonte Cerreto letteralmente presa d’assalto da una folla di 3000 persone in un giorno.. pazzesco. Ormai sono sempre più convinto che il meteo invece che un fatto scientifico sia più un atto di fede.
Nonostante tutto nell’ultima decade del mese la natura si ricorda che siamo a primavera inoltrata e decide di farla finita con queste follie. Giorno 22 tentiamo una salita alpinistica sul versante nord di monte Alpi, quest’anno completamente trascurato. Si guarda la webcam e rispetto a tre settimane fa pare che il caldo sopraggiunto non si sia mangiato totalmente la neve. Chiaro, non ci aspettiamo condizioni da urlo ma si va ugualmente. Con Falk che viene dalla Puglia ci diamo appuntamento all’uscita di Lauria nord dove proseguiamo per Castelsaraceno fino a raggiungere l’ormai fatiscente rifugio Tellus Mater, base di partenza per tutte le ascensioni al versante nordest del Santa Croce.
Ad occhio la parete sembra sufficientemente piena ma in realtà non sarà proprio così. L’avvicinamento nel bosco è relativamente breve e dopo un’ora circa raggiungiamo la Neviera dove cominciamo a saggiare la consistenza della neve purtroppo bagnata e poco portante. Su un tronco avvistiamo anche un grazioso scoiattolo nero che si dilegua fra i rami.
In ogni caso tiriamo fuori i ramponi e le picche e cominciamo a risalire il fosso Neviera che ci consente una progressione agile e veloce. Avendo una conformazione ad imbuto spesso accumula così tanta neve da diventare impraticabile e affrontarla di petto in quelle condizioni diventa proibitivo. In questi casi molti preferiscono risalire il costone laterale per guadagnare quota. La nostra meta è la variante chiamata “La VII” della via del Corvo, la più orientale del versante nord, più tecnica rispetto alla breve via originale che si sviluppa lungo un costone roccioso che fa da limite alla parte alta della Neviera, laddove si apre ad anfiteatro.
Raggiunto l’attacco notiamo a malincuore che in parete prevalgono le zone scoperte rispetto a quelle innevate. In ogni caso decidiamo di provare ugualmente sfruttando le esili cenge traverse scarsamente innevate ed esposte anche se questo ci porterà fuori dalla linea originale. Nel frattempo nuvoloni neri da est che minacciano pioggia cominciano ad addensarsi sulla montagna ma questo sarà un bene perché il sole, ogni qualvolta fa la sua comparsa ci cuoce.
Dopo aver allestito la sosta parto io da primo lungo un traverso nevoso molto esposto. Piegando a sinistra compare un nevaio molto ripido, circa 55° che infine va ad impattare in parete.Sosta con tre friends. A questo punto invece di risalire l’espostissimo salto di sinistra, completamente scoperto, quindi non in condizione, che rappresenta il proseguimento della via originale optiamo per il diedro-camino alla nostra destra, anch’esso scoperto ma più sicuro. Purtroppo dobbiamo utilizzare la tecnica del drytooling procedendo su roccia mediocre, massi instabili e terriccio fangoso. Peccato perché ghiacciato sarebbe stato un bel couloir a 65°.Invece andiamo su misto con un passo di III su roccia prima di guadagnare un comodo terrazzino dove si sosta.
Da questo punto panoramico è visibile verso est il piccolo nevaio che sovrasta il salto evitato prima e che costituisce il proseguimento della variante vera e propria. Pensiamo che si possa correggere il tiro ma la neve è da cinque in pagella per cui preferiamo continuare sui nostri passi. Qui’ mi vola anche il secchiello (attrezzo per assicurare il primo o il secondo di cordata) che si va a depositare su una cengetta nevosa cinque, sei metri più in basso. Disarrampicata supplementare per recuperarlo. Mezzo metro oltre e lo avrei salutato per sempre.
Nel terzo tiro risalgo per un paio di metri la crestina rocciosa ma per ritrovare nuovamente la neve sono costretto a spostarmi ancora verso destra su un traverso molto esposto e non proteggibile culminante con una cornice sospesa da scavalcare fino a portarmi su terreni più sicuri. Terminate le difficoltà procediamo per pendii chiazzati di neve su pendenze modeste, circa 40° fino a un’ulteriore crestina che si affaccia sulla Via del Corvo con la quale ne condivideremo l’ultima parte fino in vetta.
Raggiungiamo i 1893 m della croce di vetta con un cielo nero e qualche accenno di pioggia. Il panorama assolutamente circolare qui non manca. Spicca come sempre su tutto la piramide perfetta di Pizzo Falcone, la cima più alta del monte Alpi che oggi è divisa in due, innevata a nord, totalmente scoperta a sud. Per la discesa impegneremo il ripido costone nord-nord ovest del Santa Croce fino ad incrociare la sterrata che ci porterà all’auto.
Oggi abbiamo avuto a che fare con molti salti scoperti, roccia da discreta (nelle soste) a mediocre e neve inconsistente. In poche parole: fattibile, anche se un po’al limite, non difficile ma assolutamente non banale. Tutto sommato quello che conta è che ci siamo divertiti facendo una variante della variante come sovente accade in questo settore della nord, molto vario e articolato di una montagna che ogni volta ci regala belle emozioni.
Monte Alpi ver. NW
Santa Croce a sx 1893 m e Pizzo Falcone 1901 m a dx
Scoiattolo
Il Fosso Neviera
Misto sul II tiro
Innesto con la Via del Corvo
In cresta
Pizzo Falcone e Timpa Corvo
Vetta Santa Croce 1893 m
Monte Cervati
Serra delle Ciavole
Monte La Spina e lago di Cogliandrino
Massiccio del Sirino
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