Dati
Data: Maggio 2012
Regione e provincia: Sardegna, Sulcis-Iglesiente
Località di partenza: Piscinas, Arbus
Località di arrivo: Nebida
Tempo di percorrenza: 5 giorni
Chilometri: 45
Grado di difficoltà:
Descrizione delle difficoltà: E
Periodo consigliato: Aprile, Maggio, prima metà di Giugno, seconda metà di Settembre, Ottobre, Novembre
Segnaletica: Inesistente ad eccezione di qualche tratto
Dislivello in salita: 1800 metri
Descrizione
Ho percorso questo sentiero costiero per la prima volta con il mio amico Oscar nel lontano 2012 in seguito decisi di chiamarlo 'Sentiero delle Miniere nel Blu'... questa è la sua storia...
2012, era primavera inoltrata, due amici, Oscar e Stefano stavano per esplorare l’area geomineraria della Costa Verde che ha come maggiori punti di interesse naturalistico il Deserto di Piscinas, la costa di Buggerru, Capo Pecora, il trekking giornaliero che da Cala Domestica conduceva a Masua (già conosciuto come trekking giornaliero) e la costa di Nebida. Muniti di GPS e IGM incomiciò l’esplorazione dell’area in maniere sempre più approfondita affrontando delle tappe di trekking costiero che si immergevano sempre di più in questa zona costiera selvaggia...
L’itinerario da seguire era chiaro:
Il punto di partenza non poteva che essere la tanto affermata Piscinas, a ragione veduta, assieme a Torre dei Corsari, questa amena area desertica con meravigliose dune costiere lasciava sbalorditi. Se la Sardegna viene chiamata ‘continente’ è anche per questo, il deserto di Piscinas rompe la dolce monotonia del paesaggio collinare marittimo e lascia spazio ad un ‘miraggio sahariano’!.
Circondati da contorti ginepri, sabbia d’orata, gigantesche dune e ruderi della attività mineraria, la mattina i due escursionisti iniziarono a volgere lo sguardo verso sud puntando ad attraversare nell’arco della giornata Piscinas, successivamamente spiaggia Narucci, poi la lunga Scivu per giungere infine ai piedi del maestoso Capo Pecora bivaccando nei pressi della ‘Vedetta di Arbus’. Così come da programma la giornata corse via leggera, addolcita dallo sciabordio delle onde e da lunghe lingue di sabbia d’orata. Di tanto intanto comparivano archi rocciosi di svariate forme, fermarsi ad ammirarli era una buona scusa anche per un meritato bagno. Il miraggio desertico per eccellenza fu rappresentato dall’avvicinarsi di Capo Pecora che rompeva il paesaggio desertico a cui la giornata aveva abituato e immergeva nella macchia mediterranea costiera dove ginepro e lentischio facevano da padroni. Nella cornice delle splendida Scivu, Oscar e Stefano guardavano meravigliati quella lingua di terra che si insinuava nel mare, era impossibile individuare il sentiero costiero che la attraversava!. GPS e IGM parlavano chiaro, si poteva passare, così dai piedi del promontorio si individuava una lieve traccia che si insinuava nel cuore del capo e saliva verso la vedetta di Arbus, dall’alto del capo il panorama impreziosito dal tramonto su Piscinas e Scivu lasciava semplicemente estasiati.
La seconda tappa che avrebbe portato gli amici sino a Buggerru attraverso l’esteso Capo Pecora era completamente diversa dal paesaggio costiero del giorno prima, alle lunghe distese sabbiose facevano ora da sostituti faraglioni e falesie che si gettavana nel Blu. La prospettiva ben più elevata permetteva di ammirare sfumature, limpidezza e vastità del mare, bianchi pinnacoli rocciosi modellati da acqua e vento sembravano sculture!. Così dalla vetta di Arbus attraverso dolci saliscendi si arrivava alla località chiamata ‘Giardino di Manago’; ‘nome omen’ , i graniti modellati dall’azione millenaria di vento e acqua davano vita a un vero e proprio giardino di sculture, a secondo della prospettiva ognuno poteva interpellare la sua fantasia!. Fantasie che ritornavano poco dopo facendo ingresso nella ‘Spiaggia delle Uova’, una cala completamente ricoperta da ciotoli di fiume dalla forma ovale (guarda caso). A metà giornata si raggiungeva così Capo Pecora, il capo apriva definitavamente lo sguardo sul tutto il golfo di Portixeddu e Buggerru. Così non restava che attraversare il piccolo paesino di Portixeddu passando per la spiaggia di ‘Sa Pedrischedda’ e percorrere la lunga lingua di sabbia per arrivare a Buggerru. In poco tempo, passato questo paesino incastonato nelle scogliere, avremmo risalito lo sperone roccioso nei pressi dell’ex villaggio minerario di Planu Sartu e predisposto il bivacco per la notte.
La terza tappa delle Miniere nel Blu ci avrebbe riconsegnato al ‘selvaggio’, da Planu Sartu iniziava un saliscendi su meravigliose scogliere che strapiombavano nel mare blu intenso! Faraglioni e vele rocciose fendevano le acque del Mediterraneo regalandoci, con l’aiuto del maestrale, una delicata pioggia salmastra. Tra Planu Sartu, Punta Vacca e Punta Su Zippiri le falesie arrivavano sino 122 metri celando sino all’ultimo istante le splendide spiagge di Cala Domestica ben collegate da un tunnel roccioso. Le spiagge ricordavano il deserto di Piscinas, questa volta però erano circondate da promontori rocciosi; dominava poi il Capo di Sud una vecchia torre d’avvistamento Aragonese volta al controllo del mare circostante. Superati i ruderi minerari era giunto il momento di allestire il nostro bivacco nei pressi della torre.
Da Cala Domestica, si sapeva, iniziava il tratto più duro e appagante di Miniere nel Blu. Dalla spiaggia puntando verso Sud iniziava a farsi sentire un certo dislivello che si attenuava nella località Su Forru, da dove si apriva un indimenticabile panorama sulle altissime falesie di Porto Sciusciau. Il percorso continuava discendente tra faraglione imponentissimi, archi di roccia sospesi ed il blu intenso del mare; all’improvviso dopo una lunga discesa si giungeva a Canal Grande. Canal Grande è un imponente tunnel roccioso in cui il mare si infiltrava, l’imboccatura si localizzava in una piccola spiaggia e l’uscita dava naturalmente verso mare aperto. A questo punto il trekking affrontava una buona ascesa che portava nuovamente a dominare la zona circostante, tanto che ad un tratto si avvistava all’orizzonte il gigantesco faraglione del Pan di Zucchero, il più alto di tutta Italia!. Questa ‘isola’ rocciosa accompagnava sino ad una lunga discesa che conduceva a Masua, località della famosa Porto Flavia. Era giunta l’ora di posizionare il bivacco!.
La quinta tappa di Miniere nel Blu era la tappa del ritorno alla civiltà. Attraversata velocemente la piccola Masua, l’area antropizzata dallo sfruttamento minerario diventata sempre più importante, solo dopo qualche chilometro ci si poteva innestare nuovamente in un tracciato costiero che regalava scorci meravigliosi sui famosi faraglioni di Nebida. Porto Corallo e tutta la ‘riviera del Pan di Zucchero’ ritornavano selvagge; Masua si allontava ed una dopo l’altra si attraversavano Portu Banda (che guardava verso uno splendido faraglione) e Porto Cauli giungendo infine alla grande zona di archeologia mineraria della laveria Lamarmora. Qui una piccola salita conduceva al belvedere panoramico di Nebida, punto di arrivo del Sentiero delle Miniere nel Blu...
Stefano Meloni
Data: Maggio 2012
Regione e provincia: Sardegna, Sulcis-Iglesiente
Località di partenza: Piscinas, Arbus
Località di arrivo: Nebida
Tempo di percorrenza: 5 giorni
Chilometri: 45
Grado di difficoltà:
Descrizione delle difficoltà: E
Periodo consigliato: Aprile, Maggio, prima metà di Giugno, seconda metà di Settembre, Ottobre, Novembre
Segnaletica: Inesistente ad eccezione di qualche tratto
Dislivello in salita: 1800 metri
Descrizione
Ho percorso questo sentiero costiero per la prima volta con il mio amico Oscar nel lontano 2012 in seguito decisi di chiamarlo 'Sentiero delle Miniere nel Blu'... questa è la sua storia...
2012, era primavera inoltrata, due amici, Oscar e Stefano stavano per esplorare l’area geomineraria della Costa Verde che ha come maggiori punti di interesse naturalistico il Deserto di Piscinas, la costa di Buggerru, Capo Pecora, il trekking giornaliero che da Cala Domestica conduceva a Masua (già conosciuto come trekking giornaliero) e la costa di Nebida. Muniti di GPS e IGM incomiciò l’esplorazione dell’area in maniere sempre più approfondita affrontando delle tappe di trekking costiero che si immergevano sempre di più in questa zona costiera selvaggia...
L’itinerario da seguire era chiaro:
- La prima tappa da Piscinas alla vedetta di Arbus, passando per Scivu e Narucci
- La seconda tappa dalla vedetta di Arbus attraverso Capo Pecora sino a raggiungere Portixeddu e Buggerru
- La terza tappa da Buggerru a Cala Domestica
- La quarta tappa da Cala Domestica a Masua
- La quinta tappa da Masua a Nebida
Il punto di partenza non poteva che essere la tanto affermata Piscinas, a ragione veduta, assieme a Torre dei Corsari, questa amena area desertica con meravigliose dune costiere lasciava sbalorditi. Se la Sardegna viene chiamata ‘continente’ è anche per questo, il deserto di Piscinas rompe la dolce monotonia del paesaggio collinare marittimo e lascia spazio ad un ‘miraggio sahariano’!.
Circondati da contorti ginepri, sabbia d’orata, gigantesche dune e ruderi della attività mineraria, la mattina i due escursionisti iniziarono a volgere lo sguardo verso sud puntando ad attraversare nell’arco della giornata Piscinas, successivamamente spiaggia Narucci, poi la lunga Scivu per giungere infine ai piedi del maestoso Capo Pecora bivaccando nei pressi della ‘Vedetta di Arbus’. Così come da programma la giornata corse via leggera, addolcita dallo sciabordio delle onde e da lunghe lingue di sabbia d’orata. Di tanto intanto comparivano archi rocciosi di svariate forme, fermarsi ad ammirarli era una buona scusa anche per un meritato bagno. Il miraggio desertico per eccellenza fu rappresentato dall’avvicinarsi di Capo Pecora che rompeva il paesaggio desertico a cui la giornata aveva abituato e immergeva nella macchia mediterranea costiera dove ginepro e lentischio facevano da padroni. Nella cornice delle splendida Scivu, Oscar e Stefano guardavano meravigliati quella lingua di terra che si insinuava nel mare, era impossibile individuare il sentiero costiero che la attraversava!. GPS e IGM parlavano chiaro, si poteva passare, così dai piedi del promontorio si individuava una lieve traccia che si insinuava nel cuore del capo e saliva verso la vedetta di Arbus, dall’alto del capo il panorama impreziosito dal tramonto su Piscinas e Scivu lasciava semplicemente estasiati.
La seconda tappa che avrebbe portato gli amici sino a Buggerru attraverso l’esteso Capo Pecora era completamente diversa dal paesaggio costiero del giorno prima, alle lunghe distese sabbiose facevano ora da sostituti faraglioni e falesie che si gettavana nel Blu. La prospettiva ben più elevata permetteva di ammirare sfumature, limpidezza e vastità del mare, bianchi pinnacoli rocciosi modellati da acqua e vento sembravano sculture!. Così dalla vetta di Arbus attraverso dolci saliscendi si arrivava alla località chiamata ‘Giardino di Manago’; ‘nome omen’ , i graniti modellati dall’azione millenaria di vento e acqua davano vita a un vero e proprio giardino di sculture, a secondo della prospettiva ognuno poteva interpellare la sua fantasia!. Fantasie che ritornavano poco dopo facendo ingresso nella ‘Spiaggia delle Uova’, una cala completamente ricoperta da ciotoli di fiume dalla forma ovale (guarda caso). A metà giornata si raggiungeva così Capo Pecora, il capo apriva definitavamente lo sguardo sul tutto il golfo di Portixeddu e Buggerru. Così non restava che attraversare il piccolo paesino di Portixeddu passando per la spiaggia di ‘Sa Pedrischedda’ e percorrere la lunga lingua di sabbia per arrivare a Buggerru. In poco tempo, passato questo paesino incastonato nelle scogliere, avremmo risalito lo sperone roccioso nei pressi dell’ex villaggio minerario di Planu Sartu e predisposto il bivacco per la notte.
La terza tappa delle Miniere nel Blu ci avrebbe riconsegnato al ‘selvaggio’, da Planu Sartu iniziava un saliscendi su meravigliose scogliere che strapiombavano nel mare blu intenso! Faraglioni e vele rocciose fendevano le acque del Mediterraneo regalandoci, con l’aiuto del maestrale, una delicata pioggia salmastra. Tra Planu Sartu, Punta Vacca e Punta Su Zippiri le falesie arrivavano sino 122 metri celando sino all’ultimo istante le splendide spiagge di Cala Domestica ben collegate da un tunnel roccioso. Le spiagge ricordavano il deserto di Piscinas, questa volta però erano circondate da promontori rocciosi; dominava poi il Capo di Sud una vecchia torre d’avvistamento Aragonese volta al controllo del mare circostante. Superati i ruderi minerari era giunto il momento di allestire il nostro bivacco nei pressi della torre.
Da Cala Domestica, si sapeva, iniziava il tratto più duro e appagante di Miniere nel Blu. Dalla spiaggia puntando verso Sud iniziava a farsi sentire un certo dislivello che si attenuava nella località Su Forru, da dove si apriva un indimenticabile panorama sulle altissime falesie di Porto Sciusciau. Il percorso continuava discendente tra faraglione imponentissimi, archi di roccia sospesi ed il blu intenso del mare; all’improvviso dopo una lunga discesa si giungeva a Canal Grande. Canal Grande è un imponente tunnel roccioso in cui il mare si infiltrava, l’imboccatura si localizzava in una piccola spiaggia e l’uscita dava naturalmente verso mare aperto. A questo punto il trekking affrontava una buona ascesa che portava nuovamente a dominare la zona circostante, tanto che ad un tratto si avvistava all’orizzonte il gigantesco faraglione del Pan di Zucchero, il più alto di tutta Italia!. Questa ‘isola’ rocciosa accompagnava sino ad una lunga discesa che conduceva a Masua, località della famosa Porto Flavia. Era giunta l’ora di posizionare il bivacco!.
La quinta tappa di Miniere nel Blu era la tappa del ritorno alla civiltà. Attraversata velocemente la piccola Masua, l’area antropizzata dallo sfruttamento minerario diventata sempre più importante, solo dopo qualche chilometro ci si poteva innestare nuovamente in un tracciato costiero che regalava scorci meravigliosi sui famosi faraglioni di Nebida. Porto Corallo e tutta la ‘riviera del Pan di Zucchero’ ritornavano selvagge; Masua si allontava ed una dopo l’altra si attraversavano Portu Banda (che guardava verso uno splendido faraglione) e Porto Cauli giungendo infine alla grande zona di archeologia mineraria della laveria Lamarmora. Qui una piccola salita conduceva al belvedere panoramico di Nebida, punto di arrivo del Sentiero delle Miniere nel Blu...
Stefano Meloni
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