- Parchi dell'Emilia-Romagna
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- Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi Monte Falterona e Campigna
Dati
Data: un 15 di agosto
Regione e provincia: foreste casentinesi
Località di partenza: campigna
Località di arrivo: campigna
Tempo di percorrenza:
Chilometri: 34 km
Grado di difficoltà: E
Descrizione delle difficoltà: lunghezza
Periodo consigliato: tarda primavera o primo autunno
Segnaletica: usare la cartina del parco
Dislivello in salita:
Dislivello in discesa:
Quota massima:
Accesso stradale: campigna
Descrizione
FORESTE CASENTINESI, SASSO FRATINO.
Il PARCO NAZIONALE della FORESTA del CASENTINO, è uno dei più antichi parchi d’Italia essendo istituito come Foresta Statale agli inizi del secolo scorso ma la cura della zona è sempre stata per i Monaci Camaldolesi una costante sin dagli inizi del secondo millennio. La cura delle piante oltre che per miracolosi toccasana farmacologici, veniva osservata anche per il legname da costruzione; i più famosi manufatti ed edifici della toscana custodiscono nei loro interni preziosi travi rubati alla generosa foresta.
All’interno dell’area parco, vi è la “FORESTA INTEGRALE DI SASSO FRATINO” che è rigorosamente chiusa al pubblico e rimasta appunto “integrale” da oramai tanti anni e ciò dimostra come un bellissimo bosco non abbia bisogno della pulizia e della cura da parte dell’uomo, come alcuni sostengono, ma semmai della sua protezione proprio contro la antropizzazione e la contaminazione da parte delle attività umane. Il sentiero che ne definisce la sommità e la strada forestale che ne pennella la parte più bassa, permettono a chi ne segue la tortuosa andatura a piedi preferibilmente, di osservare il lavoro continuo che la foresta compie nel suo perenne rinnovamento; le profondità del bosco diventano buie e tenebrose, i tronchi accasciati al suolo, ricoperti di muschi e funghi lasciano spazio e nutrimento agli alberi più giovani e forti, il manto di foglie umide copre un terreno pieno di vita che lavora per rigenerare se stesso, i ruscelli scorrono trasparenti con il loro continuo brusio di fondo e i canti degli uccelli che la popolano si interrompono a volte sorpresi da tonfi sordi e scricchiolii di rami che si strusciano l’un l’altro. Da li fuori, ci pervade una sensazione di presenze misteriose, quasi di paura.
Forse il giro più bello che ho fatto tra le nostre amate montagne è stato proprio questo: il periplo della FORESTA DI SASSO FRATINO.
Era un 15 d’Agosto e con il mio camper ho sostato nel parcheggio di Campigna. Il mattino seguente, di buon’ora scendendo dietro la caserma della Forestale mi accorgo che c’è già chi lavora accatastando legna. Il sentiero N° 243 scende nel bosco sotto la strada che conduce a Corniolo, costeggia una casa che apparentemente abbandonata denota chiari segni di attività “ludiche” umane. Insieme al Comandante della Forestale, un certo Benito di Villetta Barrea (guarda caso), ieri ho programmato il giro completo della Foresta Integrale contando circa 35 km. di percorso, pensando di pernottare alla Lama, mi porto dietro il sacco letto. Raggiungo il 249 e scendo a S. Agostino che è spesso luogo di ristoro di scout, dietro di esso c’è una bella pozza d’acqua che permette persino un bagno ed in cui vivono gamberi di fiume. Dopo case Fiumari, sulla strada bianca si gira a destra e dopo 15 minuti di cammino ci sono panche di legno con una fonte d’acqua (ma non c’è sempre).
La strada che ormai sale continuamente, arriva ad una catena o sbarra, giro a destra ancora una volta per Campominacci, dopo un po’ si riprende a scendere decisamente, in lontananza a valle si scorge già il Lago di Ridracoli, in fondo alla discesa, dopo svariati tornanti, si giunge alla Fonte del Maresciallo e, li sopra di me si vede già l’oscurità nel profondo del bosco. Mi pervade la sensazione di essere osservato da mille occhi e mi accorgo che in 5 ore di cammino non ho ancora incontrato nessuno e il silenzio mi avvolge. Poco più avanti arrivo ad un piccolo ponte, il Ponte alla Sega, vado ancora a destra e lo attraverso. Dalla F.te del Maresciallo alla caserma della Lama passano 2,5 ore sempre su strada e li mi sdraio un attimo sul prato all’ombra e mi mangio un panino. Sono in anticipo, devo aver camminato velocemente anche per il fatto che il percorso è sin qui quasi tutta strada carrabile anche se per fortuna chiusa al traffico. Sono le 15,00 e decido di ripartire e vada come vada, le gambe stanno bene ed il fatto che ho trovato molta acqua mi ha aiutato molto, altre volte, sempre qui, non sono stato cosi fortunato. Si riparte tenendo ancora la destra, sul 229 e purtroppo c’è subito una salita ripidissima che mi porterà da 694 a 1331 Mt. di quota sino ad arrivare alla Scossa.
A 1169 decido che …”sarei un po’ stanchino”; in quel tornante a sinistra intravedo una via di fuga e tiro dritto, aiutato dall’immancabile cartina per un sentiero ripido ma che mi farà accorciare le distanze. Arrivo alla Scossa esausto con la lingua all’altezza delle ginocchia e sulla cartina noto che ci sarebbe una sorgente, Le Tre Fonti a pochi minuti sul sentiero che scende d’innanzi anche se il 15 Agosto e a quella altitudine la speranza di trovare acqua rasenta più il miracolo che la fortuna, decido di andare a controllare e miracolo fu, tre tubi sulla prima curva a sinistra sgorgano linfa vitale a tutta lena; riempio animo pancia e borraccia, torno alla Scossa e vado a sinistra per riprendere il sentiero che mi condurrà a Campigna. Si sale ancora un pò ma il morale è alto e il sentiero è bellissimo. Qui trovo parecchia gente a piedi ed in bici, d’altronde questo è il sentiero che porta, nella direzione opposta a Camaldoli e, non potrebbe essere altrimenti. Grandi alberi riparano egregiamente dal sole, la temperatura sotto le loro fronde rimane fresca così arrivo al Passo della Calla e poi a Campigna alle ore 20,00. Quella notte ho dormito molto bene!
Questo sentiero, per la sua lunghezza NON va fatto come l’ho fatto io in un giorno; ho calcolato che le soste non sono durate più di un’ora e mezza in totale, l’acqua potrebbe essere problematico trovarla anche se la zona è solitamente generosa; farlo in altro periodo può creare problemi in rapporto alle ore di luce che si hanno, sottobosco al tramonto non si vede già più nulla; anche il fatto che sia un percorso pochissimo battuto e non segnalato come turistico per i lunghi tratti della strada forestale può essere un problema in caso di necessità. Farete bene a lasciar detto a qualcuno del vostro itinerario. Per il resto tutto il giro non presenta nessuna difficoltà e può esser fatto in bici anche se cosi, non ascolterete mai il “silenzio” della FORESTA.
Data: un 15 di agosto
Regione e provincia: foreste casentinesi
Località di partenza: campigna
Località di arrivo: campigna
Tempo di percorrenza:
Chilometri: 34 km
Grado di difficoltà: E
Descrizione delle difficoltà: lunghezza
Periodo consigliato: tarda primavera o primo autunno
Segnaletica: usare la cartina del parco
Dislivello in salita:
Dislivello in discesa:
Quota massima:
Accesso stradale: campigna
Descrizione
FORESTE CASENTINESI, SASSO FRATINO.
Il PARCO NAZIONALE della FORESTA del CASENTINO, è uno dei più antichi parchi d’Italia essendo istituito come Foresta Statale agli inizi del secolo scorso ma la cura della zona è sempre stata per i Monaci Camaldolesi una costante sin dagli inizi del secondo millennio. La cura delle piante oltre che per miracolosi toccasana farmacologici, veniva osservata anche per il legname da costruzione; i più famosi manufatti ed edifici della toscana custodiscono nei loro interni preziosi travi rubati alla generosa foresta.
All’interno dell’area parco, vi è la “FORESTA INTEGRALE DI SASSO FRATINO” che è rigorosamente chiusa al pubblico e rimasta appunto “integrale” da oramai tanti anni e ciò dimostra come un bellissimo bosco non abbia bisogno della pulizia e della cura da parte dell’uomo, come alcuni sostengono, ma semmai della sua protezione proprio contro la antropizzazione e la contaminazione da parte delle attività umane. Il sentiero che ne definisce la sommità e la strada forestale che ne pennella la parte più bassa, permettono a chi ne segue la tortuosa andatura a piedi preferibilmente, di osservare il lavoro continuo che la foresta compie nel suo perenne rinnovamento; le profondità del bosco diventano buie e tenebrose, i tronchi accasciati al suolo, ricoperti di muschi e funghi lasciano spazio e nutrimento agli alberi più giovani e forti, il manto di foglie umide copre un terreno pieno di vita che lavora per rigenerare se stesso, i ruscelli scorrono trasparenti con il loro continuo brusio di fondo e i canti degli uccelli che la popolano si interrompono a volte sorpresi da tonfi sordi e scricchiolii di rami che si strusciano l’un l’altro. Da li fuori, ci pervade una sensazione di presenze misteriose, quasi di paura.
Forse il giro più bello che ho fatto tra le nostre amate montagne è stato proprio questo: il periplo della FORESTA DI SASSO FRATINO.
Era un 15 d’Agosto e con il mio camper ho sostato nel parcheggio di Campigna. Il mattino seguente, di buon’ora scendendo dietro la caserma della Forestale mi accorgo che c’è già chi lavora accatastando legna. Il sentiero N° 243 scende nel bosco sotto la strada che conduce a Corniolo, costeggia una casa che apparentemente abbandonata denota chiari segni di attività “ludiche” umane. Insieme al Comandante della Forestale, un certo Benito di Villetta Barrea (guarda caso), ieri ho programmato il giro completo della Foresta Integrale contando circa 35 km. di percorso, pensando di pernottare alla Lama, mi porto dietro il sacco letto. Raggiungo il 249 e scendo a S. Agostino che è spesso luogo di ristoro di scout, dietro di esso c’è una bella pozza d’acqua che permette persino un bagno ed in cui vivono gamberi di fiume. Dopo case Fiumari, sulla strada bianca si gira a destra e dopo 15 minuti di cammino ci sono panche di legno con una fonte d’acqua (ma non c’è sempre).
La strada che ormai sale continuamente, arriva ad una catena o sbarra, giro a destra ancora una volta per Campominacci, dopo un po’ si riprende a scendere decisamente, in lontananza a valle si scorge già il Lago di Ridracoli, in fondo alla discesa, dopo svariati tornanti, si giunge alla Fonte del Maresciallo e, li sopra di me si vede già l’oscurità nel profondo del bosco. Mi pervade la sensazione di essere osservato da mille occhi e mi accorgo che in 5 ore di cammino non ho ancora incontrato nessuno e il silenzio mi avvolge. Poco più avanti arrivo ad un piccolo ponte, il Ponte alla Sega, vado ancora a destra e lo attraverso. Dalla F.te del Maresciallo alla caserma della Lama passano 2,5 ore sempre su strada e li mi sdraio un attimo sul prato all’ombra e mi mangio un panino. Sono in anticipo, devo aver camminato velocemente anche per il fatto che il percorso è sin qui quasi tutta strada carrabile anche se per fortuna chiusa al traffico. Sono le 15,00 e decido di ripartire e vada come vada, le gambe stanno bene ed il fatto che ho trovato molta acqua mi ha aiutato molto, altre volte, sempre qui, non sono stato cosi fortunato. Si riparte tenendo ancora la destra, sul 229 e purtroppo c’è subito una salita ripidissima che mi porterà da 694 a 1331 Mt. di quota sino ad arrivare alla Scossa.
A 1169 decido che …”sarei un po’ stanchino”; in quel tornante a sinistra intravedo una via di fuga e tiro dritto, aiutato dall’immancabile cartina per un sentiero ripido ma che mi farà accorciare le distanze. Arrivo alla Scossa esausto con la lingua all’altezza delle ginocchia e sulla cartina noto che ci sarebbe una sorgente, Le Tre Fonti a pochi minuti sul sentiero che scende d’innanzi anche se il 15 Agosto e a quella altitudine la speranza di trovare acqua rasenta più il miracolo che la fortuna, decido di andare a controllare e miracolo fu, tre tubi sulla prima curva a sinistra sgorgano linfa vitale a tutta lena; riempio animo pancia e borraccia, torno alla Scossa e vado a sinistra per riprendere il sentiero che mi condurrà a Campigna. Si sale ancora un pò ma il morale è alto e il sentiero è bellissimo. Qui trovo parecchia gente a piedi ed in bici, d’altronde questo è il sentiero che porta, nella direzione opposta a Camaldoli e, non potrebbe essere altrimenti. Grandi alberi riparano egregiamente dal sole, la temperatura sotto le loro fronde rimane fresca così arrivo al Passo della Calla e poi a Campigna alle ore 20,00. Quella notte ho dormito molto bene!
Questo sentiero, per la sua lunghezza NON va fatto come l’ho fatto io in un giorno; ho calcolato che le soste non sono durate più di un’ora e mezza in totale, l’acqua potrebbe essere problematico trovarla anche se la zona è solitamente generosa; farlo in altro periodo può creare problemi in rapporto alle ore di luce che si hanno, sottobosco al tramonto non si vede già più nulla; anche il fatto che sia un percorso pochissimo battuto e non segnalato come turistico per i lunghi tratti della strada forestale può essere un problema in caso di necessità. Farete bene a lasciar detto a qualcuno del vostro itinerario. Per il resto tutto il giro non presenta nessuna difficoltà e può esser fatto in bici anche se cosi, non ascolterete mai il “silenzio” della FORESTA.
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