Escursione Schiena di Cavallo

Parchi d'Abruzzo
  1. Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise
Dati

Data: 21 Marzo 2019
Regione e provincia: L'Aquila, Abruzzo
Località di partenza: Madonna della Lanna, Villavallelonga
Località di arrivo: Idem
Tempo di percorrenza: 7h40'
Chilometri: 20 km
Grado di difficoltà: EE
Descrizione delle difficoltà: Percorso lungo ed impegnativo che non comporta difficoltà tecniche se non la discesa dalla Schiena di Cavallo per la ripida dorsale Nord. In caso di innevamento questo breve tratto può celare insidie.
Periodo consigliato: Sempre
Segnaletica: Buona lungo i sentieri ufficiali
Dislivello in salita: 1200 m
Quota massima: Cima di Valle Caprara
Accesso stradale: Si percorre in auto la valle Longa fino all'ultimo tratto concesso ai forestieri, ossia nel piazzale della chiesetta della Madonna della Lanna. Un'ordinanza comunale vieta infatti il transito alle auto (eccetto quelle dei residenti) ed impedisce di proseguire fino ai Prati d'Angro. Questo allunga l'escursione di 3 km (e almeno 45') sia all'andata che al ritorno. Nella suddetta ordinanza è peraltro spiegato che, dietro specifica e preliminare richiesta, c'è la possibilità che venga rilasciato un permesso speciale per il transito.

Traccia GPS:
https://it.wikiloc.com/percorsi-esc...le-caprara-dalla-madonna-della-lanna-34369505

Descrizione
Dalla Madonna della Lanna ai Prati d'Angro (+0h45'); Cima del M. Schiena di Cavallo (1982 m) per la lunga e suggestiva dorsale Ovest (+2h20'), M. Lampazzo (1852 m) mediante discesa per la ripida ed esile dorsale Nord (+0h15'), Sella Lampazzo (1775 m) (+0h10'), Cima di Valle Caprara (1998 m) (+0h32'), ritorno alla Sella Lampazzo (+0h20'); pianoro della Sorgente Puzza (1728 m) mediante sentiero B2 (+0h20'), ritorno ai prati d'Angro tramite sentiero R5 (+1h20') attraverso la faggeta vetusta della val Cervara, in cui è possibile osservare esemplari plurisecolari, dichiarati patrimonio mondiale dell'UNESCO; ritorno alla Madonna della Lanna (+0h45').

Esistono angoli del Parco che consentono di pianificare itinerari che toccano ambienti ameni e incontaminati, offrendo vari spunti di interesse per osservare le bellezze e approfondire la conoscenza di questo territorio.
E così è stata questa lunga escursione, attentamente pianificata con l'intento di fare un viaggio all'interno di questo quadrante ai margini del Parco, così selvaggio e così poco calpestato dal turismo di massa.
Dopo aver lasciato l'auto sul piazzale difronte alla minuta chiesina della Madonna della Lanna:
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si prosegue lungo la comoda strada asfaltata che risale in leggera pendenza la valle Longa. Questo monotono avvicinamento ai Prati d'Angro consente almeno un buon riscaldamento prima di ingaggiare l'erta alla Schiena di Cavallo; ben presto si scorgono le elevazioni che fanno da contorno alla testata della valle:
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Si giunge così al pianoro dei Prati d'Angro, amena località che ben si presterebbe ad una scampagnata per famigliole con tanto di picnic se non fosse per il lungo avvicinamento.
Si individua facilmente il crinale boscoso che costituisce la base della dorsale della Schiena di Cavallo, meta dell'escursione, la cui sommità si deve raggiungere compiendo una lunga cavalcata di cresta:
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I primi metri nel bosco sono molto impegnativi, si accumula in poco tempo notevole dislivello salendo a sensazione cercando il percorso migliore evitando i salti rocciosi.
Si esce dal bosco alla quota di 1500 m circa e subito si apre il panorama verso le montagne di questo territorio:
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Si continua a salire l'infinita dorsale, salendo gradualmente e riempiendosi gli occhi con tutto ciò che sta lì attorno:
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Ecco un tratto della cresta percorsa:
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mentre inizia a scorgersi la sommità di questa lunga ed appassionante dorsale:
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C'è ancora da camminare, ma molto da vedere:
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Ormai ci siamo quasi:
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Ed ecco la croce di vetta a sugellare il termine di questa salita lunga quasi 3km:
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Questa montagna piuttosto isolata consente di osservare ampi panorami a 360°:
qui verso Pescasseroli, con Marsicano e Monti della Meta:
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Il Serrone:
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Verso la Vallelonga, con l'interminabile via percorsa per salire fin quassù:
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Ed infine la cresta Nord che verrà a breve utilizzata come via di discesa, verso il M. Lampazzo:
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La discesa richiede un minimo di cautela, essendo la cresta abbastanza stretta e la neve notevolmente scivolosa.
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Comunque si giunge in pochi minuti alla piccola elevazione del Monte Lampazzo, un piccolo cocuzzolo tra la Schiena di Cavallo e la Rocca Genovese:
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La via di discesa appena percorsa:
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Il viaggio prosegue scendendo nel bosco in direzione Est fino a raggiungere il pianoro che costituisce la Sella Lampazzo, crocevia di sentieri ufficiali e spartiacque tra la vallata di Pescasseroli e la Valle Longa:
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Dalla sella si ingaggia la salita per la seconda elevazione della giornata, la cima di Valle Caprara:
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Dopo aver attraversato un piccolo tratto nel bosco, la salita si fa più dura e i panorami si aprono su questa montagna che sfiora i 2000 m di altitudine:
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La sommità è presto raggiunta: da quassù i panorami che si godono sono notevoli:
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Ma non c'è molto tempo per indugiare, il viaggio è ancora lungo quindi si fa ritorno alla Sella Lampazzo mediante una comoda discesa sui pratoni innevati.
Da qui si individua il sentiero B2 che esegue un traverso del crinale boscoso e innevato del M. Lampazzo:
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Si giunge così al pianoro della Sorgente Puzza, da cui si prende sentiero R5 che conduce ai Prati d'Angro:
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La via di discesa ha rappresentato un ulteriore e notevole elemento di interesse. Infatti tale sentiero atttraversa la valle Cervara, un luogo che è scampato alla deforestazione massiva operata dall'uomo nei secoli scorsi e pertanto racchiude un sistema di biodiversità di elevato valore.
Ho letto che alcuni esemplari di questa faggeta vetusta raggiungono i 500 anni di età. Effettivamente le forme e le dimensioni di questi faggi sono molto diverse rispetto a quelli di un altro bosco del Parco.
Per tale motivo tale esempio di biodiversità è stato dichiarato patrimonio mondiale dell'UNESCO, ed io camminando rispettoso sotto a questi patriarchi plurisecolari ho percepito il peso degli anni che hanno visto passare questi tronchi nodosi.
E molto mi ha fatto riflettere ciò che ho letto su una recensione che descriveva questa faggeta, ossia che quando Colombo approdava nelle Americhe, alcuni di questi alberi già esisteva!
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Questa preziosa faggeta testimonia che il Parco resta uno scrigno ineasauribile che custodisce molteplici tesori, di cui molti sono sconosciuti o poco pubblicizzati.
Non so se questo è un bene (perchè il turismo di massa spesso ha inevitabili effetti collaterali di distruzione) o un male (perchè sono veramente poche le persone che fruiscono e apprezzano queste meraviglie naturalistiche), comunque mi sono sentito un privilegiato a passeggiare in questa faggeta senza tempo e a poterne osservare gli splendidi esemplari.
Preso da questi pensieri, giungo ai Prati d'Angro, quando il sole pomeridiano illumina le vette del Serrone e del Ceraso, offrendomi la possibilità di fantasticare sulle mie prossime uscite.
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Il ritorno alla Madonna della Lanna avviene quando le ombre del Balzo di Ciotto si allungano sulla Valle Longa e il Marcolano si tinge di tenui tinte pastello. La fatica inizia a farsi sentire sulle membra ormai stanche, ma la soddisfazione per aver completato questo gran bel giro è enorme.

Che giornata! Anche questa volta il Parco non ha tradito le mie aspettative!
 
Ultima modifica:
Complimenti @Ulysses, ti sei scelto uno dei più belli e selvaggi quadranti del Parco per la tua avventura (l'altro è secondo me quello di Monte Irto e Monte Mari). E anche quello più frequentato dall'orso: io non ho mai avuto la sorte di incontrarlo ma ne ho sempre scorto le tracce.
Una curiosità: tu riporti Cima di Valle Caprara; la mia carta propone Monte di Valle Caprara...
 
Una curiosità: tu riporti Cima di Valle Caprara; la mia carta propone Monte di Valle Caprara...
Si, hai ragione, trattasi proprio di Monte di Valle Caprara. Grazie della precisazione.
E anche quello più frequentato dall'orso: io non ho mai avuto la sorte di incontrarlo ma ne ho sempre scorto le tracce.
Ho avuto la sensazione (o la speranza?) che mi stesse precedendo di qualche metro:
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Comunque ho saputo che in quella zona chi effettua bear-watching si fa trovare all'alba appostato sulla cima di Macchia Petrosa e osserva i plantigradi che attraversano questa radura:
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Sarebbe una bella esperienza da fare.
 
Escursione piacevolissima.
Interessanti quei faggi,perdonami se ti dico che avrei voluto vederli con qualche inquadratura frontale del tronco,diciamo orizzontale.
Hai per caso le coordinate dove dimorano questi patriarchi?
Sono d'accordo con Spinosa;anche per me è un orma di un lupo
 
ù


Non credo che quello sia un orso, sai. Quest'orma ha 4 dita e nessuna pianta.
L'orma dell'orso è diversa:

7868_4_PNALM.jpeg



Credo che la tua orma si quella di un lupo.
Si credo tu abbia ragione.
Tuttavia quella che ho visto io era lunga una decina di cm e questa dimensione mi ha fatto credere che fosse l'orma di un orso in cui due dita ravvicinate ne facessero sembrare 4 totali.
 
Si credo tu abbia ragione.
Tuttavia quella che ho visto io era lunga una decina di cm e questa dimensione mi ha fatto credere che fosse l'orma di un orso in cui due dita ravvicinate ne facessero sembrare 4 totali.

Eh, se è quella che hai fotografato, si vede anche che è simmetrica mentre quella dell'orso è asimmetrica, un po' come quella umana.

Secondo me era un lupo bello grosso :)
 
Escursione piacevolissima.
Interessanti quei faggi,perdonami se ti dico che avrei voluto vederli con qualche inquadratura frontale del tronco,diciamo orizzontale.
Hai per caso le coordinate dove dimorano questi patriarchi?
Grazie.
Non sono dovuto uscire dal sentiero per ritrarre gli esemplari di cui ho postato le foto. Quindi basta seguire i segni e le bandierine bianco-rosse (abbondanti) lungo il sentiero R5 della Valle Cervara ed imbattersi in questi giganti. Ho letto che fuori dal tracciato, quindi nascosti, ve ne sono molti altri; alcuni hanno perfino un'impalcatura per sostenerli.
Le inquadrature orizzontali secondo me non rendono l'idea delle dimensioni.
 
Veramente luoghi millenari con certi custodi. Anche io sotto querce o faggi millenari mi soffermo ad immaginare le storie che hanno visto e le epoche che hanno vissuto. Il grande freddo e le carestie al periodo della peste nera, piuttosto che le sciagure dovute all'assenza di precipitazioni, o semplicemente dei bambini che fanno il girotondo.... Starei ore tra questi pensieri tutte le volte. Complimenti per la maestosa escursione.
 
Mamma mia che cavalcata maestosa e che ambiente unico... purtroppo avere il Gran Sasso a due passi da me è una fortuna ed una condanna, fare uno spostamento per il Pnalm seppure non lontanissimo mi risulta spesso indigesto anche perché non porterei la mia puzzola... ma devo iniziare a gironzolare la zona...
Complimenti davvero per l'escursione, le foto ed il racconto!
 
Veramente luoghi millenari con certi custodi. Anche io sotto querce o faggi millenari mi soffermo ad immaginare le storie che hanno visto e le epoche che hanno vissuto. Il grande freddo e le carestie al periodo della peste nera, piuttosto che le sciagure dovute all'assenza di precipitazioni, o semplicemente dei bambini che fanno il girotondo.... Starei ore tra questi pensieri tutte le volte. Complimenti per la maestosa escursione.
E chissà quante storie potrebbero raccontare quelle fronde nodose, sopravissute all'inesorabile trascorrere del tempo. E il nostro passaggio è un breve, insignificante istante della loro plurisecolare esistenza: ricordiamocene sempre!
Grazie Leo!
 
Scusate se mi intrometto ma un mese fa( durante un' escursione ) ho postato un impronta che non riuscivo a identificare pio ho scoperto che era di lince.
Guardate la foto cosa ne pensate?
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Mamma mia che cavalcata maestosa e che ambiente unico... purtroppo avere il Gran Sasso a due passi da me è una fortuna ed una condanna, fare uno spostamento per il Pnalm seppure non lontanissimo mi risulta spesso indigesto anche perché non porterei la mia puzzola... ma devo iniziare a gironzolare la zona...
Complimenti davvero per l'escursione, le foto ed il racconto!
Grazie!
Hai ragione, il PNALM è una fonte inesauribile di bellezze, spesso nascoste e poco pubblicizzate ma sempre di notevole interesse, e lo sostengo malgrado le 2 ore di viaggio necessarie per raggiungere questi luoghi. Certo che, comunque, puoi benissimo accontentarti del tuo vicino Gran Sasso, ;)considerando anche le limitazioni nelle aree protette per la tua fedele accompagnatrice.
In ogni caso, spero che un giorno potrai trovare modo di farti una passeggiata su queste montagne che certamente non ti deluderanno!
 
Io le trovate tra le montagne del Cansiglio (Friuli Venezia Giulia) in una zona poco battuta assieme ad altre orme (cervo,martora,faina) molto probabilmente andava a caccia.
Sono nato da quelle parti e in più di 40 anni di escursioni non mi sono mai imbattuto in una lince,infatti questo autunno piazzerò delle video trappole e magari avrò fortuna.
Comunque le linci italiane sono più grandi delle cugine spagnole ed è molto raro avvistarle.
 
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