Sei sicuro?!?
I pugnali sono armi bianche a tutti gli effetti, i coltelli a farfalla sono coltelli e basta, di libera vendita e detenzione.
Una recente sentenza (lo riporta il Magistrato Mori) ha sdoganato anche i coltelli a scatto, dove in sostanza si dice che non può essere un meccanismo a determinare o meno se siano armi bianche ma ci sono precisi requisiti: per esserlo devono essere lame a doppio filo.
Dal suo "Sintesi del Diritto delle armi" Ed. 17 gennaio 2017:
Per la Cassazione erano armi proprie anche i coltelli a scatto e persino i temperini con il blocco di lama in apertura!
Per le questure essi sono giustamente di libera vendita e si trovano in ogni coltelleria. Con con sentenza 9 aprile 2014 la Cass. ha stabilito che è un pugnale solo l'arma da taglio che abbia lama da pugnale (punta acuminata, doppio filo e lunghezza adeguata); non importa se a lama fissa o a serramanico.
Perciò sono ora di libero acquisto tutti i coltelli, di qualunque tipo, anche a scatto, che non abbiano lama da pugnale.
Ho il massimo rispetto per il dott. Mori, non per altro perché "lui" ci mette la faccia e non è un semplice nickname in internet (come il sottoscritto) e come tale è sicuramente più degno di essere preso in considerazione, ha sicuramente competenza in ambito legislativo MA, purtroppo, non è "lui" il legislatore nè è lui il giudice che potrebbe essere chiamato ad esprimersi in merito, sicuramente un suo "giudizio" è più degno di essere preso in considerazione ed anche io, molte volte, mi riferisco a quanto da lui detto.
Quando asserisce che è di libero acquisto qualsiasi coltello, anche a scatto, non dice che il suo "porto" è equiparato ad un coltello, diciamo "normale" ma semplicemente conferma un dato di fatto che, però non và oltre a questo.
Io, domani mattina, mi alzo e vado a comprare un coltello a scatto, al 99% nessuno mi chiederà se ho titolo per farlo, nulla da dire, ma questo non vuol dire che, allora, me lo posso portare in giro come un qualsiasi coltello ovvero che possa invocare il giustificato motivo per giustificare, appunto, la sua presenza fuori dalla mia abitazione e questo anche in virtù di una circolare del ministero degli interni, che lui stesso cita in alcuni suoi articoli, ma che io non ho mai trovato in rete, ovvero, molti la richiamano ma il testo integrale non sono riuscito a trovare. Questo vuol dire, o quanto meno questa è l'interpretazione che "io", nickname in internet per cui pinco pallino qualsiasi, attribuisce ai coltelli a scatto, li puoi comprare, li puoi detenere, li puoi usare "a casa tua", ma se esci con uno di questi coltelli, piaccia o non piaccia, è facilmente equivalente ad avere un pugnale ed è questo il problema, pugnale nel senso di "arma propria".
Un coltello a farfalla non metto in dubbio che si possa comprare a casse in qualsiasi coltelleria solo pagando "il conto" MA questo non vuol dire che, domani mattina, se mi fermano per un controllo, io possa sperare che il poliziotto di turno veda nel medesimo un semplice coltello.
Se si cerca, in rete, si vedrà che molti siti che si occupano di giurisprudenza trattano il coltello a farfalla alla stessa stregua del pugnale ovvero come "arma propria" nel momento in cui si trova fuori dalla propria abitazione che è poi il contesto che a "noi" potrebbe realmente interessare.
Asserire che un coltello a farfalla è un semplice attrezzo, un utensile, pur personalmente condividendo questa considerazione, e asserire che si possa portare fuori dalla propria abitazione, ovvero invocare il giustificato motivo anche se si potesse per un altro coltello, lo trovo ESTREMAMENTE azzardato.
Non è questione di quello che il sottoscritto, o più in generale un esperto come il dott. Mori, asserisce ma quello che le forze dell'ordine vedono ed anche se, in fase di dibattimento, si può giungere a conclusioni favorevoli nulla vieta di pensare che invece non sia così, per cui, se vogliamo, asserire che un coltello a farfalla potrebbe essere equiparato ad un pugnale è più eticamente giusto che dire che è equiparato ad un pugnale, nulla da dire, ma è un "gioco" molto rischioso.
E' un gioco molto rischioso perché, nel nostro indottrinamento, una sentenza, che sia di cassazione o di primo grado, non costituisce un elemento vincolante per le future sentenze, per tanto anche se una, o più, sentenze sono favorevoli ad una determinata valutazione, vedasi ad esempio l'equiparare un coltello a serramanico con blocco ad un pugnale, non vuol dire che domani un giudice possa riferirsi a sentenze vecchie e da esse prendere spunto. Certo una sentenza rappresenta comunque un "caso" e difficilmente si può ignorare a priori ma comunque è, e rimane, una singola sentenza non vincolante.
Ciao
, Gianluca