vorrei far notare che c'e' grossa differenza tra semplice "mancanza di carne" e apporto di nutrienti di origine animale. i vegetariani rientrano solo nel primo caso. i vegani nel secondo.
no, non sono prevenuto contro i vegani. sono prevenuto contro l'applicazione fanatica e/o idiota di qualsiasi ideologia. ripeto che ho amici vegani con cui vado d'accordissimo, e abbiamo anche parlato di cibo. e anche loro non sopportano chi spara boiate come l'uomo frugivoro.
premesso che parlo (e ho parlato fino a ora) del "veganworld", cioe' veganesimo senza traccia di vegetarianesimo e sostituzione per tutta la popolazione dei prodotti di origine animale con quelli vegetali, non sono solo mie sparate. e' abbastanza palese che le conseguenze sarebbero quelle.
assunto iniziale volutamente errato e favorevole ai vegani: non esistono pascoli, gli animali allevati mangiano solo prodotti di coltivazione.
1)noi non digeriamo cellulosa. se non erro per le piante erbacee coltivate si parla del 50% di scarti in media. non tutti sono riciclabili in ogni modo, combustibili direttamente o digestibili, alcuni danno problemi di gestione. quel 50% di scarti possono nutrire animali dandoci almeno un altro 2,5% (stime per difetto: rendimento del livello trofico 10%, della macellazione 50%) di materia organica. il dettaglio e' che contiene, concentrati, moltissimi nutrienti importanti. ok, abbiamo detto che siamo diventati tutti vegani. mettiamo che il 50% di quegli scarti sia trattabile. resta un 25% di scarto di cui non possiamo fare nulla. aggiungiamo il problema che per sostituire quel 2.5% di produzione animale bisogna supplire con vegetali che non hanno un rendimento altrettanto alto, anzi. ipotizziamo che i vegetali necessari a sostituire il fabbisogno animale abbiano una resa di 1/4 rispetto agli animali. bene, ci serve il 10% di terre coltivabili in piu'. che pare poco, ma e' una cifra enorme. possiamo recuperare quelli per alimentazione animale? ni. non e' detto che quei terreni siano adatti a coltivare prodotti per alimentazione umana. facciamo che vada tutto bene e stimiamo (per difetto) che ci basti un aumento di terreni del 5%. a prima vista non pare molto. ma aggiungo poi che...
2)niente animali = niente letame per le concimazioni. questo porterebbe a un impoverimento notevole del terreno, dato che i prezzi dei concimi da guano (che non maltrattano animali) salirebbe in modo assurdo e in pochissimi potrebbero usarli. anche usando correttamente l'ecologia del fuoco saremmo costretti a tornare a sistemi a resa piu' bassa.
3)comunque, anche se tutto va bene, al minimo ci serve il 5% di terra in piu'. quindi giu' altri boschi per far spazio a coltivazioni. peccato che il terreno coltivato sia quasi tutto il coltivabile, se non vogliamo far la fine dell'isola di pasqua.
a questo punto, il punto 4) e' solo questione di tempo. un'annata storta, un incendo delle colture poco prima del raccolto, una inondazione e ci troviamo in mutande.
faccio poi notare l'essenzialita' dell'assunto iniziale: abbiamo detto che i pascoli non sono una percentuale enorme. boiata immane, in quanto localmente possono essere molto rilevanti. prendo i numeri per la sardegna. i "pascoli" e le "foraggere" (zone che, per coltivazione umana, renderebbero poco e per poco tempo) sono oltre 4/5 del totale dei terreni coltivati o comunque agricoli.
http://dspace.inea.it/bitstream/inea/440/1/RegiocSardegna_L.pdf
per il veneto invece i numeri sono piu' ridotti
http://www.consiglioveneto.it/crvpo...studi/1372949054823_Veneto_Tendenze3_2012.pdf
ma comunque, da qua
http://censagr.istat.it/veneto.pdf
Prati permanenti e pascoli sono presenti nel 28,5% delle aziende, e incidono per il
13,4% sulla loro superficie totale.
l'anomalia tra le cifre sta nel fatto che il veneto, assieme alla puglia, ha una elevatissima estensione di pianura e quindi in pianura si e' sviluppata moltissimo l'agricoltura. la tav. 2a, a pag 11, mostra chiaramente questo: rovigo, provincia totalmente in pianura, ha una estensione di pascoli infima. hanno sfruttato tutto lo sfruttabile per l'agricoltura. idem padova (tolti i colli euganei non c'e' molto di collinare!!!) e venezia. belluno, al contrario, ha superfici a pascolo 7 volte maggiori di quelle a seminativo. tradotto, i pascoli localmente contano molto. specie in zone di montagna o collina dove l'agricoltura non rende un picchio. andiamo nel veganworld, niente animali e quindi pascoli non sfruttati. anche se ne riuscissimo a sfruttare in modo continuativo il 10%, di sicuro non ci ricaviamo quel che ci ricaviamo con gli animali.
tutto questo e' IMHO, ma, come visto, con conti e numeri alla mano, quindi non solo fantasia ma numeri verificabili da chiunque. e conti fatti partendo da presupposti favorevoli ai vegani. ma l'esito e' comunque scontato. volendo posso cercare anche studi in tal senso, penso che qualcosa si trovi.
(mi sento come ian malcolm mentre i velociraptor iniziano a scappare da tutte le parti
)
EDIT finale: i vegetariani in tal senso hanno un grosso vantaggio, ma non assoluto. sicuramente a lungo termine e' molto piu' sostenibile sia del veganesimo che del "bisteccaresimo assoluto". penso che siamo quasi ai livelli delle coltivazioni con piccoli allevamenti integrati che citavo sopra. la lieve differenza sta nel fatto che un vegetariano alleverebbe mucche, capre, pecore e galline. ma non alleverebbe mai maiali, che sono una buona quota delle carni vendute (come da file allegato dal buon dogosardo), e neppure pollame "da carne" che, come i suidi, hanno la capacita' di digerire anche prodotti di pessima qualita' (che assimilano rendendoli commestibili per noi). tra vegetariani e vegani c'e' un abisso.