- Parchi della Basilicata
-
- Parco Nazionale del Pollino
Data: 29 ottobre 2022
Regione e provincia: Basilicata Potenza
Località di partenza: Colle Impiso
Località di arrivo: idem
Tempo di percorrenza: ca 10 ore
Chilometri: ca 18
Grado di difficoltà: EE
Descrizione delle difficoltà: Molto lungo
Periodo consigliato: Sempre.In inverno con attrezzatura adeguata
Segnaletica: presente
Dislivello in salita: ca 1050 con i saliscendi
Quota massima: 2267
Accesso stradale: A2 uscita Campotenese direzione Rotonda.Al bivio della Madonnina voltare a destra per 16 Km
Descrizione
Vetta di Monte Pollino
Il concatenamento Monte Pollino Serra Dolcedorme è una classicissima del parco. Grazie alla loro relativa vicinanza molti escursionisti in un percorso ad anello riescono a salire in giornata sulle due montagne più alte dell’Appennino meridionale.
Gli ambienti che si attraversano sono incredibilmente vari. Si passa dalle ondulate praterie degli altipiani carsici dall'aspetto prevalentemente dolce e bucolico tipico dei versanti a nord agli aspri e impervi dirupi delle pareti meridionali dove la montagna cambia repentinamente aspetto; dalle sconfinate e lussureggianti foreste di faggio al regno incontrastato del pino loricato, dal clima fresco e umido a quello arido mediterraneo, tutto nello spazio di poche centinaia di metri. Una montagna dai mille volti dunque.
Giornata perfetta oggi 29 ottobre anche per ammirare la magia del foliage e la sua esplosione di colori autunnali che però quest’anno non ha raggiunto il top. L'ottobre più caldo di sempre ha fatto seccare e cadere anzitempo le foglie che hanno assunto una colorazione dal giallo al marroncino scuro.
Con me c’è Luca che per la prima volta sale sul Pollino e Dolcedorme. Dopo qualche scatto su un’alba accennata lungo la strada Ruggio Visitone raggiungiamo un deserto Colle Impiso, la più facile base di partenza per tutti i 2000 del Pollino. Camminando su un soffice tappeto di foglie ci avviamo lungo il solito sentiero IPV2 “dei carbonai” che a mezza costa, in direzione SE, attraversa la faggeta del costone NE di Serra del Prete e sbuca ai piani alti di Vaquarro. Qui’ intersechiamo il 901 “Sentiero Italia” che ci conduce ad un ombroso Piano Gaudolino. Ormai il sole a questo punto della stagione si è abbassato di molto e a quest'ora resta ancora nascosto dietro la mole di monte Pollino. Ammiriamo così la meravigliosa faggeta in veste autunnale di Serra del Prete baciata dai primi raggi di sole e i monumentali pini loricati che svettano sulle creste del Pollino.
Subito prendiamo il “sentiero dei pastori” che seguiamo in dura erta diagonalmente fino ad un costone ripido e roccioso dove vegetano secolari e caratteristici pini loricati come il “Guardiano” e il “Pino Ritorto”. Già qui’ il panorama che si apre maestoso sulle rossicce foreste di Serra del Prete è mozzafiato. Usciamo su un ripiano a quota 2000 dove ci appare l'ampia dolina ai piedi della cresta sud ovest del Pollino e, poco più a destra la cima della Serra del Pollinello.
Un vento teso e freddo che soffia da est ci fa dimenticare presto il caldo di questi giorni, ma in compenso spazza via la foschia del primo mattino rendendo il cielo terso e luminoso. Adesso invece di prendere la via normale che zigzaga sul fianco sud ovest puntiamo dritti verso la Serra del Pollinello scendendo prima nella depressione con il suo immancabile laghetto. Andremo ad ammirare altri caratteristici pini loricati quali il “Broccolo”, che con i suoi 6 metri di circonferenza, 12 metri di altezza e un’età stimata intorno ai 600 anni ne fa un vero e proprio monumento della natura oltre ad essere tra i loricati più suggestivi, fotografati e ammirati. Cento metri più in basso invece svetta il Patriarca del Pollino, che con i suoi 970 anni è il sovrano incontrastato di quest’area. La sua ampia chioma terminale emerge dal folto bosco di faggi che lo avvolge interamente, e Luca fresco di corso fotografico pare non stia nella pelle. Con la sua potente reflex, complice la luce stupenda di oggi e con un pizzico di frenesia scatta in tutte le direzioni immortalando questi giganti e gli sconfinati luminosi paesaggi che ci circondano.
Seguendo più o meno il Sentiero del Patriarca raggiungiamo i 2044 m della Serra del Pollinello che qualcuno considera una vetta vera e propria. Breve discesa e nuova risalita lungo la ripida spalla sud del Pollino per sbucare dritti al nevaio di quota 2225 m giunto purtroppo a fusione totale a causa del caldo intenso e prolungato di questa lunga estate. Sul bordo d’esso nel 2010 è stata installata una stazione meteorologica su un progetto promosso dall’associazione Onlus Meteo Basilicata. Poi da lì alla vetta il passo è breve. Il vento freddo mi costringe a tirar fuori la giacca a conferma del fatto che “non è Pollino se non c’è vento”. Mi convinco sempre di più a questo punto che invece di “monte di Apollo” bisognerebbe chiamarlo “monte di Eolo”. Dai 2248 della cima dove sorge il pilastrino in cemento dell’IGM panorama circolare sulle vette più alte del parco con la vista che si spinge sul golfo di Policastro, i monti del Cilento e della Lucania, i monti di Orsomarso e il mar Jonio. Noto con piacere che dal pilastro è stata finalmente rimossa un’orrenda targa nera affissa (non dico da chi) questa estate che pareva una lapide.
Nel frattempo giunge anche un'allegra famigliola in vetta. A sentirli esprimersi in perfetto inglese non si direbbe che provengano dell’Estonia. Dopo averci chiesto uno scatto cominciamo a scendere lungo la cresta sud est per raggiungere la Sella Dolcedorme o Passo di Malevento quotato 1974 m.Pausa per integrare con liquidi, barrette e frutta secca che ricominciamo a salire lungo la normale al Dolcedorme, via che non facevo da secoli. Più in alto aggiriamo da sinistra la Timpa di Valle Piana e finalmente ecco apparire la maestosa dorsale nord ovest del Dolcedorme. Intanto densi banchi di nubi di condensa si innalzano dalla valle del Coscile avvolgendo i dirupi di Celsa Bianca costellati di pini loricati. Mentre avanziamo verso il top del meridione Luca continua a fotografare a più non posso “cartoline d’autunno”. Ci siamo, ma all’ultimo tornante invece di puntare direttamente in vetta facciamo una breve digressione sul ciglio di una crestina che consente un affaccio spettacolare sul tormentato anfiteatro del Dolcedorme, non visibile dalla vetta.
Le nebbie che salgono e si rincorrono veloci rendono l’atmosfera surreale, quasi metafisica e Luca affascinato e un po’ intimorito da questo incredibile scenario resta due passi indietro. In cima incontriamo tre giovani che hanno fatto la Direttissima a godersi il tepore del sole, e anche noi ci concediamo la meritata pausa panino davanti gli immensi spazi che ci offre questa vetta meravigliosa. E dopo l’immancabile autoscatto ai 2267 m della cima più alta del meridione ci avviamo per la discesa ritornando sui nostri passi fino al passo di Valle piana a quota 2140. Da qui, ignorando come via di ritorno la normale puntiamo un grosso loricato secco che emerge dai bassi faggi, prendendo l’IPV 5 che conduce in forte discesa lungo il fianco nord della montagna fino al Varco del Pollino “fu” Passo delle Ciavole. Su una radura che sovrasta il piano di Acquafredda sorgono alcuni spettacolari pini loricati che si stagliano difronte il roccioso versante sud di Serra Ciavole e che meritano senza dubbio di essere fotografati. Durante la discesa che condividiamo con una coppia proveniente dall’Umbria scorgiamo anche il possente Italus, il pino loricato di 1230 anni che detiene il primato di albero più antico d’Europa. Il matusalemme vegetale, nonostante abbia 12 secoli di vita, continua a crescere.
Raggiunti i piani di Pollino ci imbattiamo nei grossi massi erratici ai piedi di Serra Ciavole,evidente testimonianza insieme ai depositi morenici delle ultime glaciazioni avvenute circa 30000 anni fa. Su questo sconfinato e verdeggiante pianoro regna la quiete assoluta, e mentre il sole cala dietro la scura sagoma di monte Pollino solo alcune mandrie di cavalli e la scia di qualche aereo scalfiscono appena la serenità di questo luogo incantato. E poi ci siamo noi, piccoli umani che contemplando queste meraviglie del creato non possiamo far altro che restare a guardare in silenzio. Alla fine, quasi al tramonto, con un Pollino infuocato che ci saluta da lontano andiamo a chiudere questo fantastico anello tra foliage, pini loricati, altopiani, laghetti, balze rocciose e cavalli prendendo l’IPV3 che ci condurrà prima ai piani di Vaquarro e infine a Colle Impiso.
Serra del Prete dai Piani di Vaquarro
Parete Nord Pollino
Avancorpo Nord Ovest Pollino
Serra del Prete da Gaudolino
Pino Ritorto
Serra del Pollinello
Il Broccolo
Dolcedorme versante Sud Ovest
Serra delle Ciavole dalla cima del Pollino
Serra di Crispo
I Piani di Pollino
Murge di Celsa Bianca
Anfiteatro del Dolcedorme
Dalla vetta del Dolcedorme
Italus 1230 anni
Dolcedorme versante Nord
Serra delle Ciavole versante sud
Pollino al tramonto
Regione e provincia: Basilicata Potenza
Località di partenza: Colle Impiso
Località di arrivo: idem
Tempo di percorrenza: ca 10 ore
Chilometri: ca 18
Grado di difficoltà: EE
Descrizione delle difficoltà: Molto lungo
Periodo consigliato: Sempre.In inverno con attrezzatura adeguata
Segnaletica: presente
Dislivello in salita: ca 1050 con i saliscendi
Quota massima: 2267
Accesso stradale: A2 uscita Campotenese direzione Rotonda.Al bivio della Madonnina voltare a destra per 16 Km
Descrizione
Vetta di Monte Pollino
Il concatenamento Monte Pollino Serra Dolcedorme è una classicissima del parco. Grazie alla loro relativa vicinanza molti escursionisti in un percorso ad anello riescono a salire in giornata sulle due montagne più alte dell’Appennino meridionale.
Gli ambienti che si attraversano sono incredibilmente vari. Si passa dalle ondulate praterie degli altipiani carsici dall'aspetto prevalentemente dolce e bucolico tipico dei versanti a nord agli aspri e impervi dirupi delle pareti meridionali dove la montagna cambia repentinamente aspetto; dalle sconfinate e lussureggianti foreste di faggio al regno incontrastato del pino loricato, dal clima fresco e umido a quello arido mediterraneo, tutto nello spazio di poche centinaia di metri. Una montagna dai mille volti dunque.
Giornata perfetta oggi 29 ottobre anche per ammirare la magia del foliage e la sua esplosione di colori autunnali che però quest’anno non ha raggiunto il top. L'ottobre più caldo di sempre ha fatto seccare e cadere anzitempo le foglie che hanno assunto una colorazione dal giallo al marroncino scuro.
Con me c’è Luca che per la prima volta sale sul Pollino e Dolcedorme. Dopo qualche scatto su un’alba accennata lungo la strada Ruggio Visitone raggiungiamo un deserto Colle Impiso, la più facile base di partenza per tutti i 2000 del Pollino. Camminando su un soffice tappeto di foglie ci avviamo lungo il solito sentiero IPV2 “dei carbonai” che a mezza costa, in direzione SE, attraversa la faggeta del costone NE di Serra del Prete e sbuca ai piani alti di Vaquarro. Qui’ intersechiamo il 901 “Sentiero Italia” che ci conduce ad un ombroso Piano Gaudolino. Ormai il sole a questo punto della stagione si è abbassato di molto e a quest'ora resta ancora nascosto dietro la mole di monte Pollino. Ammiriamo così la meravigliosa faggeta in veste autunnale di Serra del Prete baciata dai primi raggi di sole e i monumentali pini loricati che svettano sulle creste del Pollino.
Subito prendiamo il “sentiero dei pastori” che seguiamo in dura erta diagonalmente fino ad un costone ripido e roccioso dove vegetano secolari e caratteristici pini loricati come il “Guardiano” e il “Pino Ritorto”. Già qui’ il panorama che si apre maestoso sulle rossicce foreste di Serra del Prete è mozzafiato. Usciamo su un ripiano a quota 2000 dove ci appare l'ampia dolina ai piedi della cresta sud ovest del Pollino e, poco più a destra la cima della Serra del Pollinello.
Un vento teso e freddo che soffia da est ci fa dimenticare presto il caldo di questi giorni, ma in compenso spazza via la foschia del primo mattino rendendo il cielo terso e luminoso. Adesso invece di prendere la via normale che zigzaga sul fianco sud ovest puntiamo dritti verso la Serra del Pollinello scendendo prima nella depressione con il suo immancabile laghetto. Andremo ad ammirare altri caratteristici pini loricati quali il “Broccolo”, che con i suoi 6 metri di circonferenza, 12 metri di altezza e un’età stimata intorno ai 600 anni ne fa un vero e proprio monumento della natura oltre ad essere tra i loricati più suggestivi, fotografati e ammirati. Cento metri più in basso invece svetta il Patriarca del Pollino, che con i suoi 970 anni è il sovrano incontrastato di quest’area. La sua ampia chioma terminale emerge dal folto bosco di faggi che lo avvolge interamente, e Luca fresco di corso fotografico pare non stia nella pelle. Con la sua potente reflex, complice la luce stupenda di oggi e con un pizzico di frenesia scatta in tutte le direzioni immortalando questi giganti e gli sconfinati luminosi paesaggi che ci circondano.
Seguendo più o meno il Sentiero del Patriarca raggiungiamo i 2044 m della Serra del Pollinello che qualcuno considera una vetta vera e propria. Breve discesa e nuova risalita lungo la ripida spalla sud del Pollino per sbucare dritti al nevaio di quota 2225 m giunto purtroppo a fusione totale a causa del caldo intenso e prolungato di questa lunga estate. Sul bordo d’esso nel 2010 è stata installata una stazione meteorologica su un progetto promosso dall’associazione Onlus Meteo Basilicata. Poi da lì alla vetta il passo è breve. Il vento freddo mi costringe a tirar fuori la giacca a conferma del fatto che “non è Pollino se non c’è vento”. Mi convinco sempre di più a questo punto che invece di “monte di Apollo” bisognerebbe chiamarlo “monte di Eolo”. Dai 2248 della cima dove sorge il pilastrino in cemento dell’IGM panorama circolare sulle vette più alte del parco con la vista che si spinge sul golfo di Policastro, i monti del Cilento e della Lucania, i monti di Orsomarso e il mar Jonio. Noto con piacere che dal pilastro è stata finalmente rimossa un’orrenda targa nera affissa (non dico da chi) questa estate che pareva una lapide.
Nel frattempo giunge anche un'allegra famigliola in vetta. A sentirli esprimersi in perfetto inglese non si direbbe che provengano dell’Estonia. Dopo averci chiesto uno scatto cominciamo a scendere lungo la cresta sud est per raggiungere la Sella Dolcedorme o Passo di Malevento quotato 1974 m.Pausa per integrare con liquidi, barrette e frutta secca che ricominciamo a salire lungo la normale al Dolcedorme, via che non facevo da secoli. Più in alto aggiriamo da sinistra la Timpa di Valle Piana e finalmente ecco apparire la maestosa dorsale nord ovest del Dolcedorme. Intanto densi banchi di nubi di condensa si innalzano dalla valle del Coscile avvolgendo i dirupi di Celsa Bianca costellati di pini loricati. Mentre avanziamo verso il top del meridione Luca continua a fotografare a più non posso “cartoline d’autunno”. Ci siamo, ma all’ultimo tornante invece di puntare direttamente in vetta facciamo una breve digressione sul ciglio di una crestina che consente un affaccio spettacolare sul tormentato anfiteatro del Dolcedorme, non visibile dalla vetta.
Le nebbie che salgono e si rincorrono veloci rendono l’atmosfera surreale, quasi metafisica e Luca affascinato e un po’ intimorito da questo incredibile scenario resta due passi indietro. In cima incontriamo tre giovani che hanno fatto la Direttissima a godersi il tepore del sole, e anche noi ci concediamo la meritata pausa panino davanti gli immensi spazi che ci offre questa vetta meravigliosa. E dopo l’immancabile autoscatto ai 2267 m della cima più alta del meridione ci avviamo per la discesa ritornando sui nostri passi fino al passo di Valle piana a quota 2140. Da qui, ignorando come via di ritorno la normale puntiamo un grosso loricato secco che emerge dai bassi faggi, prendendo l’IPV 5 che conduce in forte discesa lungo il fianco nord della montagna fino al Varco del Pollino “fu” Passo delle Ciavole. Su una radura che sovrasta il piano di Acquafredda sorgono alcuni spettacolari pini loricati che si stagliano difronte il roccioso versante sud di Serra Ciavole e che meritano senza dubbio di essere fotografati. Durante la discesa che condividiamo con una coppia proveniente dall’Umbria scorgiamo anche il possente Italus, il pino loricato di 1230 anni che detiene il primato di albero più antico d’Europa. Il matusalemme vegetale, nonostante abbia 12 secoli di vita, continua a crescere.
Raggiunti i piani di Pollino ci imbattiamo nei grossi massi erratici ai piedi di Serra Ciavole,evidente testimonianza insieme ai depositi morenici delle ultime glaciazioni avvenute circa 30000 anni fa. Su questo sconfinato e verdeggiante pianoro regna la quiete assoluta, e mentre il sole cala dietro la scura sagoma di monte Pollino solo alcune mandrie di cavalli e la scia di qualche aereo scalfiscono appena la serenità di questo luogo incantato. E poi ci siamo noi, piccoli umani che contemplando queste meraviglie del creato non possiamo far altro che restare a guardare in silenzio. Alla fine, quasi al tramonto, con un Pollino infuocato che ci saluta da lontano andiamo a chiudere questo fantastico anello tra foliage, pini loricati, altopiani, laghetti, balze rocciose e cavalli prendendo l’IPV3 che ci condurrà prima ai piani di Vaquarro e infine a Colle Impiso.
Serra del Prete dai Piani di Vaquarro
Parete Nord Pollino
Avancorpo Nord Ovest Pollino
Serra del Prete da Gaudolino
Pino Ritorto
Serra del Pollinello
Il Broccolo
Dolcedorme versante Sud Ovest
Serra delle Ciavole dalla cima del Pollino
Serra di Crispo
I Piani di Pollino
Murge di Celsa Bianca
Anfiteatro del Dolcedorme
Dalla vetta del Dolcedorme
Italus 1230 anni
Dolcedorme versante Nord
Serra delle Ciavole versante sud
Pollino al tramonto