- Parchi della Calabria
-
- Parco Nazionale del Pollino
Data: 05 Novembre 2016
Regione e provincia: Calabria, Cosenza
Località di partenza: Loc. Bellizzi (Tra Colle Marcione e Falconara)
Località di arrivo: Serra delle Ciavole
Tempo di percorrenza: 6.30 ore (vetta) escluso rientro
Grado di difficoltà: Passaggio chiave IV°
Descrizione delle difficoltà: Prima parte sterrata fino alla base della parete E. Poi salita alpinistica fino al crinale di serra Ciavole,il resto E.
Periodo consigliato:da ripetere in invernale
Dislivello in salita: 1080 m.
Quota massima: 2130 m.
Descrizione
Dopo la bella trasferta alle isole Eolie rieccomi a percorrere i sentieri di casa mia con l’intento di realizzare una salita impegnativa di tipo alpinistico. Tra un ventaglio di possibilità insieme a Pasquale decidiamo per una via del versante Est di Serra delle Ciavole, tanto spettacolare quanto irraggiungibile.
Mentre il suo versante Ovest è piuttosto mite e facilmente abbordabile, quello orientale è “cattivo”, duro e tormentato. In compenso lo scenario è impressionante; si presenta infatti come una bastionata rocciosa verticale fatta di canaloni paurosi, lisci colossali e pareti di roccia marcia dove allignano esemplari mastodontici di pini loricati, alcuni dei quali simili al Patriarca del Pollinello per dimensione.
Su questa parete sono state realizzate vie alpinistiche invernali ed estive davvero superbe quali il Canale Orientale, la Via del Dente, il Grottino, la Normale Est, la Via dei Moranesi e la Santarsiele Caldarola. Qualche giorno prima mi era stata indicata una via fatta da un amico che parte a destra rispetto l’attacco della Moranesi. Essa impegna una rampa che conduce a due pini loricati, successivamente si porta su di una cengia ad andamento piuttosto orizzontale e si risolve guadagnando una uscita che raggiunge il crinale principale e poi la vetta.
Come dicevo in precedenza per raggiungere la base della parete bisogna operare un avvicinamento considerevole. In auto si percorre la strada che da Civita porta a Colle Marcione e continua verso la Falconara. Si parcheggia a quota 1050 m. dove termina l’asfalto in prossimità di una masseria e si prosegue a piedi per qualche chilometro finchè non si incontra una sbarra a sinistra.
Nel frattempo verso est si possono osservare le gigantesche pareti della Timpa di San Lorenzo e della Falconara. Da qui parte una sterrata che procedendo per macchie e radure intercetta infine la strada forestale della Fagosa proprio al bivio per Piano di Fossa. La si percorre per qualche centinaio di metri fino al pittoresco Laghetto ghiacciato (d’inverno) con vista superba della Est delle Ciavole.
Dopo aver fotografato il posto davvero pittoresco ed ameno abbandoniamo la pista per Piano di Fossa spostandoci verso destra direzione parete Est ed attraversando il bosco di faggi su pendenze non molto accentuate raggiungiamo finalmente i primi segni delle frane e dei ghiaioni della Serra arrivando a toccare la parete a quota 1700 circa. Siamo in prossimità dell’attacco del Canale Orientale per cui bisogna obliquare verso Nord procedendo su rocce e sfasciumi fino a raggiungere l’imbocco della Moranesi.
Lo spettacolo è grandioso tra pareti e guglie impressionanti, canaloni, dirupi rocciosi e pini loricati eccezionali, alcuni che fuoriescono direttamente dalle rocce verticali prostrandosi con la chioma rivolta verso il basso. Questo è il regno della roccia e del Pino loricato anche se non mancano estese macchie di ginepro emisferico che tappezzano in parte le pareti rocciose.
Prima di arrivare all’attacco della via in prossimità di un eccezionale pino loricato andiamo a dare uno sguardo ai lisci colossali della parete posta a destra del canalone della Moranesi. Ritornando sui nostri passi all’inizio della rampa ci imbraghiamo tirando fuori casco, un minimo di attrezzatura alpinistica e uno spezzone da 20 metri di corda non sapendo cosa troveremo lassù. Giunti alla fine vi sono due pini loricati, uno più in alto rispetto il secondo. Dovremmo continuare verso il più alto ma sentiamo un forte ronzio di vespe, forse un grande nido e per evitare spiacevoli sorprese puntiamo il secondo, quello più in basso.
Il pino loricato è ricurvo e ci costringe a passare di sotto dove però vi sono dei lastroni piuttosto esposti che bisogna aggirare. Procedendo in conserva assistita superiamo l’ostacolo guadagnando un pendio ripidissimo tappezzato di ginepri. Essi sono di aiuto in quanto ti ci puoi aggrappare ma rappresentano anche un fastidio perché si può scivolare.
In tal modo giungiamo all’inizio della cengia di cui parlavo prima, proprio all’altezza di un altro pino loricato colonnare, gigantesco, uno dei più belli che abbia mai visto. Sarebbe opportuno che i dendrologi ne appurassero età e dimensioni perché potrebbe competere con il Patriarca strappandogli forse il primato. L’intenzione è quella di percorrere la cengia ma arriviamo ad un altro punto delicato, una piccola selletta sormontata da un loricato.
Dall’altra parte però pare si sia verificato uno smottamento perché non riusciamo a proseguire e notiamo che vi è argilla scura,umida. Bisognerebbe a questo punto affrontare una labile crestina instabile non molto tranquilla per andare in alto ma preferiamo proseguire sulla sinistra del loricato verso una paretina di una decina di metri circa.
Valutiamo la difficoltà un IV su roccia non saldissima e facendo sicura alla sua base su due spuntoni parto io da primo arrampicando per tutto il tiro non riuscendo a proteggere. Al termine vi è però un bel tronco del solito loricato dove si può rinviare e proseguire su di un pendio verticale aiutandoci sui ginepri.
L’altro tiro anch’esso ostico ci costringe a superare alcune rocce miste a ginepri fino a trovare un tronco secco incastrato dove fare sicura (III +). Dopo aver recuperato il compagno proseguiamo in conserva per praterie fino a guadagnare il crinale principale di Serra Ciavole dove terminano le difficoltà.
Da quì la vista spazia sui vasti panorami che Serra delle Ciavole ci regala in tutte le direzioni. Visione circolare di assoluta bellezza dal Monte Raparo, Alpi, Sirino e più vicini Zaccana e La Spina. Poi tutta la valle di San Severino Lucano, Serra Crispo, i Piani di Pollino, il Pollino stesso e Serra del Prete. Guardando da Sud Ovest a Sud Est l’intera ed infinita catena del Dolcedorme, Manfriana, Timpa del Principe e le Timpe di Porace, Cassano, San Lorenzo e Falconara a circondare e delimitare l’immensa foresta del Bosco Fagosa. Un vero spettacolo per gli occhi e lo spirito.
Finalmente possiamo riposarci e rilassarci sulla vetta di Serra Ciavole a quota 2130 metri e consumare il nostro meritato panino per recuperare un po’ di energia e ripartire per il lungo ritorno che ci aspetta. La via più breve è il crinale sud tappezzato di faggi e pini loricati fino a rientrare in faggeta direzione Piano di Acquafredda dove il pendio diventa molto ripido.
Incrociamo così la pista che collega Piano di Acquafredda a Piano di Fossa chiamata la “Scaletta” e ci dirigiamo verso Piano di Fossa e successivamente verso il laghetto incontrato la mattina. Dal laghetto il ritorno all’auto sarà ancora molto lungo fino a fare buio, ma in compenso godremo dei colori autunnali del bosco lungo tutto il cammino e un bellissimo tramonto su Serra Dolcedorme mentre i nostri pensieri correranno alla bella ed avventurosa via realizzata questa mattina su uno dei versanti più spettacolari e selvaggi del Pollino.
Regione e provincia: Calabria, Cosenza
Località di partenza: Loc. Bellizzi (Tra Colle Marcione e Falconara)
Località di arrivo: Serra delle Ciavole
Tempo di percorrenza: 6.30 ore (vetta) escluso rientro
Grado di difficoltà: Passaggio chiave IV°
Descrizione delle difficoltà: Prima parte sterrata fino alla base della parete E. Poi salita alpinistica fino al crinale di serra Ciavole,il resto E.
Periodo consigliato:da ripetere in invernale
Dislivello in salita: 1080 m.
Quota massima: 2130 m.
Descrizione
Dopo la bella trasferta alle isole Eolie rieccomi a percorrere i sentieri di casa mia con l’intento di realizzare una salita impegnativa di tipo alpinistico. Tra un ventaglio di possibilità insieme a Pasquale decidiamo per una via del versante Est di Serra delle Ciavole, tanto spettacolare quanto irraggiungibile.
Mentre il suo versante Ovest è piuttosto mite e facilmente abbordabile, quello orientale è “cattivo”, duro e tormentato. In compenso lo scenario è impressionante; si presenta infatti come una bastionata rocciosa verticale fatta di canaloni paurosi, lisci colossali e pareti di roccia marcia dove allignano esemplari mastodontici di pini loricati, alcuni dei quali simili al Patriarca del Pollinello per dimensione.
Su questa parete sono state realizzate vie alpinistiche invernali ed estive davvero superbe quali il Canale Orientale, la Via del Dente, il Grottino, la Normale Est, la Via dei Moranesi e la Santarsiele Caldarola. Qualche giorno prima mi era stata indicata una via fatta da un amico che parte a destra rispetto l’attacco della Moranesi. Essa impegna una rampa che conduce a due pini loricati, successivamente si porta su di una cengia ad andamento piuttosto orizzontale e si risolve guadagnando una uscita che raggiunge il crinale principale e poi la vetta.
Come dicevo in precedenza per raggiungere la base della parete bisogna operare un avvicinamento considerevole. In auto si percorre la strada che da Civita porta a Colle Marcione e continua verso la Falconara. Si parcheggia a quota 1050 m. dove termina l’asfalto in prossimità di una masseria e si prosegue a piedi per qualche chilometro finchè non si incontra una sbarra a sinistra.
Nel frattempo verso est si possono osservare le gigantesche pareti della Timpa di San Lorenzo e della Falconara. Da qui parte una sterrata che procedendo per macchie e radure intercetta infine la strada forestale della Fagosa proprio al bivio per Piano di Fossa. La si percorre per qualche centinaio di metri fino al pittoresco Laghetto ghiacciato (d’inverno) con vista superba della Est delle Ciavole.
Dopo aver fotografato il posto davvero pittoresco ed ameno abbandoniamo la pista per Piano di Fossa spostandoci verso destra direzione parete Est ed attraversando il bosco di faggi su pendenze non molto accentuate raggiungiamo finalmente i primi segni delle frane e dei ghiaioni della Serra arrivando a toccare la parete a quota 1700 circa. Siamo in prossimità dell’attacco del Canale Orientale per cui bisogna obliquare verso Nord procedendo su rocce e sfasciumi fino a raggiungere l’imbocco della Moranesi.
Lo spettacolo è grandioso tra pareti e guglie impressionanti, canaloni, dirupi rocciosi e pini loricati eccezionali, alcuni che fuoriescono direttamente dalle rocce verticali prostrandosi con la chioma rivolta verso il basso. Questo è il regno della roccia e del Pino loricato anche se non mancano estese macchie di ginepro emisferico che tappezzano in parte le pareti rocciose.
Prima di arrivare all’attacco della via in prossimità di un eccezionale pino loricato andiamo a dare uno sguardo ai lisci colossali della parete posta a destra del canalone della Moranesi. Ritornando sui nostri passi all’inizio della rampa ci imbraghiamo tirando fuori casco, un minimo di attrezzatura alpinistica e uno spezzone da 20 metri di corda non sapendo cosa troveremo lassù. Giunti alla fine vi sono due pini loricati, uno più in alto rispetto il secondo. Dovremmo continuare verso il più alto ma sentiamo un forte ronzio di vespe, forse un grande nido e per evitare spiacevoli sorprese puntiamo il secondo, quello più in basso.
Il pino loricato è ricurvo e ci costringe a passare di sotto dove però vi sono dei lastroni piuttosto esposti che bisogna aggirare. Procedendo in conserva assistita superiamo l’ostacolo guadagnando un pendio ripidissimo tappezzato di ginepri. Essi sono di aiuto in quanto ti ci puoi aggrappare ma rappresentano anche un fastidio perché si può scivolare.
In tal modo giungiamo all’inizio della cengia di cui parlavo prima, proprio all’altezza di un altro pino loricato colonnare, gigantesco, uno dei più belli che abbia mai visto. Sarebbe opportuno che i dendrologi ne appurassero età e dimensioni perché potrebbe competere con il Patriarca strappandogli forse il primato. L’intenzione è quella di percorrere la cengia ma arriviamo ad un altro punto delicato, una piccola selletta sormontata da un loricato.
Dall’altra parte però pare si sia verificato uno smottamento perché non riusciamo a proseguire e notiamo che vi è argilla scura,umida. Bisognerebbe a questo punto affrontare una labile crestina instabile non molto tranquilla per andare in alto ma preferiamo proseguire sulla sinistra del loricato verso una paretina di una decina di metri circa.
Valutiamo la difficoltà un IV su roccia non saldissima e facendo sicura alla sua base su due spuntoni parto io da primo arrampicando per tutto il tiro non riuscendo a proteggere. Al termine vi è però un bel tronco del solito loricato dove si può rinviare e proseguire su di un pendio verticale aiutandoci sui ginepri.
L’altro tiro anch’esso ostico ci costringe a superare alcune rocce miste a ginepri fino a trovare un tronco secco incastrato dove fare sicura (III +). Dopo aver recuperato il compagno proseguiamo in conserva per praterie fino a guadagnare il crinale principale di Serra Ciavole dove terminano le difficoltà.
Da quì la vista spazia sui vasti panorami che Serra delle Ciavole ci regala in tutte le direzioni. Visione circolare di assoluta bellezza dal Monte Raparo, Alpi, Sirino e più vicini Zaccana e La Spina. Poi tutta la valle di San Severino Lucano, Serra Crispo, i Piani di Pollino, il Pollino stesso e Serra del Prete. Guardando da Sud Ovest a Sud Est l’intera ed infinita catena del Dolcedorme, Manfriana, Timpa del Principe e le Timpe di Porace, Cassano, San Lorenzo e Falconara a circondare e delimitare l’immensa foresta del Bosco Fagosa. Un vero spettacolo per gli occhi e lo spirito.
Finalmente possiamo riposarci e rilassarci sulla vetta di Serra Ciavole a quota 2130 metri e consumare il nostro meritato panino per recuperare un po’ di energia e ripartire per il lungo ritorno che ci aspetta. La via più breve è il crinale sud tappezzato di faggi e pini loricati fino a rientrare in faggeta direzione Piano di Acquafredda dove il pendio diventa molto ripido.
Incrociamo così la pista che collega Piano di Acquafredda a Piano di Fossa chiamata la “Scaletta” e ci dirigiamo verso Piano di Fossa e successivamente verso il laghetto incontrato la mattina. Dal laghetto il ritorno all’auto sarà ancora molto lungo fino a fare buio, ma in compenso godremo dei colori autunnali del bosco lungo tutto il cammino e un bellissimo tramonto su Serra Dolcedorme mentre i nostri pensieri correranno alla bella ed avventurosa via realizzata questa mattina su uno dei versanti più spettacolari e selvaggi del Pollino.