- Parchi della Calabria
-
- Parco Nazionale del Pollino
Data: 15 Giugno 2019
Regione e provincia: Calabria,Cosenza
Località di partenza: Colle dell'Impiso
Località di arrivo: Serra delle Ciavole 2130 m. e rientro
Tempo di percorrenza: 9 ore (molte soste più pisolino più sosta lunga al cospetto di Italus ecc. ecc.)
Chilometri: non li calcolo
Grado di difficoltà: EE+
Descrizione delle difficoltà: Solo la variante per salire il fianco giustifica la + per pietraia e pratoni molto ripidi
Periodo consigliato: con attrezzatura invernale sempre
Segnaletica: il sentiero da colle impiso ai piani,poi dalla vetta lungo la normale del ritorno
Dislivello in salita: considerando che una porzione di cresta l'abbiamo discesa e poi risalita direi 900 m circa
Quota massima: 2130 m.
Accesso stradale: A2 del Mediterraneo uscita Campotenese direzione Rotonda.Al bivio della madonnina piegare a dx per 16 km fino a Colle Impiso
Descrizione
Dal 2018 il Pollino ha un nuovo re,si tratta di Italus,il pino loricato piu’ antico d’Europa.Ha la veneranda eta’ di 1230 anni e ha strappato il primato ad Adone,un altro loricato che vegeta a nord della Grecia,piu’ giovane di 160 anni.Sarebbe probabilmente anche l’albero piu’ vecchio d’Europa,ma qualcuno rivendicherebbe il primato di longevita’attribuendolo ad altre piante secolari come l’olivo selvatico della Sardegna,il castagno dei cento cavalli in Sicilia,gli olivi del Getsemani o un abete rosso in Norvegia che avrebbe addirittura “9000”(?) anni.
Sta di fatto che Italus è stato datato con tecniche di radiocarbonio all’avanguardia utilizzando acceleratori di particelle implementate dalle piu’ moderne misurazioni di cronodendrologia da parte dei ricercatori dell’universita’ della Tuscia.Analisi scientifiche molto piu’ precise ed accurate rispetto alle tradizionali tecniche di dendrologia adottate in passato per gli altri alberi che attribuirebbero loro un’eta’ molto maggiore rispetto a quella reale.
Ritornando al nostro Pollino, con questa nuova scoperta Italus detronizza il Patriarca del Pollinello,che con i suoi 980 anni circa fino ad ora era il “grande vecchio” per eccellenza.Il Patriarca a sua volta aveva preso il posto del pino della Grande Porta,soprannominato affettuosamente “Zi Peppe” adottato in forma stilizzata quale simbolo del Parco del Pollino.Purtroppo è stato barbaramente incendiato da alcuni vandali contrari all’istituzione dell’ente parco avvenuta nel 1993.
Esso sorgeva in una posizione assolutamente strategica, la Grande Porta,tra Serra Crispo e Serra Ciavole,una delle vie d’accesso piu’ importanti del parco come per dare il benvenuto ai visitatori che venivano ad ammirarlo insieme agli altri numerosi splendidi esemplari abitanti di quel luogo straordinario.Invece il primo re del Pollino è stato distrutto ed oggi la sua carcassa giace a terra,trucidato dalla stupidita’ dell’uomo e ora pallido riflesso della sua antica gloria.
Italus prende il nome dal re degli enotri vissuto secondo il mito sedici generazioni prima della guerra di Troia.Da lui deriverebbe il nome Italia, dato inizialmente alla regione corrispindente all’odierna Calabria. Dal portamento maestoso,colonnare e bifido in alto, Italus vegeta a circa 1950 m.di quota.
L’escursione si fa in notturna per evitare le temperature torride di questi giorni.Con Pasquale ci rechiamo al solito Colle Impiso alle due del mattino e ci incamminiamo con le frontali lungo il sentiero che porta ai Piani del Pollino.Siamo veramente veloci,tanto che alle tre e mezza se non prima siamo gia a Piano Toscano che attraversiamo con calma per far passare il tempo.Alla luce delle nostre frontali ecco che si accendono gli occhi dei cavalli a brado che pascolano nei dintorni.
Raggiungiamo cosi una radura e siccome è ancora buio ne approfittiamo per schiacciare un pisolino prima di riprendere il cammino.
Appena comincia ad albeggiare ci inerpichiamo per una fascia boscosa in forte pendenza fino ad uscire allo scoperto di fronte uno sbarramento roccioso invalicabile. Dall’anfiteatro puntiamo a destra verso l’uscita dopo una bella pettata su ghiaione.
Italus ha una forma colonnare,secco in alto con un grosso ramo sporgente.Zoomando con la fotocamera riesciamo infatti ad individuarlo in compagnia di altri loricati vicini.Così lo raggiungiamo e visto dalla sua base è veramente impressionante, alto, slanciato, titanico.
La parte inferiore fino a meta’ tronco vegeta bene e sembra essere in salute,mentre la parte superiore è secca.Purtroppo vi sono anche i segni del fulmine che lo ha preso di striscio scaricandosi dall’alto verso il basso.Troviamo anche il foro dove è stato prelevato il campione per la datazione.Riflettendo sulla sua incredibile eta’ e volendo fare un accostamento storico, pensiamo che comincio’ a germogliare solo qualche anno prima che papa Leone III incoronasse Carlo Magno nel 768.Se potesse raccontare…..
Dopo le foto di ritodecidiamo di andare in vetta su Serra Ciavole. Inutile dire che il panorama da questa varia e ampia montagna è unico. E’ un fantastico balcone che si affaccia sia verso Est sull’immensa Fagosa e le Timpe fino allo Jonio, sia ad ovest verso le vette più alte del Dolcedorme, Pollino e Serra del Prete con gli ariosi piani di pollino. Verso sud si allunga la Cresta dell’Infinito con le due cime appuntite dei monti Manfriana, mentre a nord Serra Crispo e Monte Alpi chiudono il quadro grandioso.Insomma,non ci si fa mancare proprio nulla. La Cresta è rocciosa, molto aerea e di grande respiro. Dopo una bella impennata e deliziati dalla presenza di varie fioriture di orchideee raggiungiamo la vetta sud di 2127 m.
Ora per conquistare la vera cima dobbiamo attraversare una prateria d’alta quota fino ad incontrare le rocce dell’ultimo tratto di cresta. Superati alcuni passaggi elementari su roccia giungiamo in vetta, a 2130 m. Da qui è molto evidente il contrasto che c’è tra il versante ovest, dolce e dalle pendenze modeste con il dirupato versante Est, verticale, tormentato e cattivo, che ci ha spesso visti impegnati in adrenaliniche ascensioni alpinistiche lungo i suoi vertiginosi canali soprattutto d’inverno.
Dopo aver deliziato lo sguardo e nutrito lo spirito di tanta bellezza possiamo anche rientrare prima che le temperature comincino a salire ulteriormente. Ci apprestiamo cosi a chiudere questo fantastico anello attraversando da est a ovest i Piani di Pollino e guadagnando il sentiero nel bosco che ci portera’ a Colle Impiso.
Per quanto riguarda Italus dunque, missione compiuta. Gli studi effettuati sui campioni prelevati hanno rivelato particolari sorprendenti sulla storia climatica dei nostri monti. Si è scoperto tra le altre cose che dopo un periodo di sofferenza durato qualche secolo, da un ventennio a questa parte Italus ha ripreso a vegetare alla grande.Per questo motivo non possiamo che fargli i nostri migliori auguri e proclamare: ”lunga vita al re”.
Nb. Da poco il nome scientifico del pino loricato del Pollino è stato cambiato in “Pinus Eldreichi Sub.Leucodermis”
Monte Pollino
Serra Dolcedorme
Le due vette della Manfriana, a sinistra Timpa del Principe
Il bosco della Fagosa
A sinistra Serra di Crispo
Monte Pollino e Serra del Prete
Regione e provincia: Calabria,Cosenza
Località di partenza: Colle dell'Impiso
Località di arrivo: Serra delle Ciavole 2130 m. e rientro
Tempo di percorrenza: 9 ore (molte soste più pisolino più sosta lunga al cospetto di Italus ecc. ecc.)
Chilometri: non li calcolo
Grado di difficoltà: EE+
Descrizione delle difficoltà: Solo la variante per salire il fianco giustifica la + per pietraia e pratoni molto ripidi
Periodo consigliato: con attrezzatura invernale sempre
Segnaletica: il sentiero da colle impiso ai piani,poi dalla vetta lungo la normale del ritorno
Dislivello in salita: considerando che una porzione di cresta l'abbiamo discesa e poi risalita direi 900 m circa
Quota massima: 2130 m.
Accesso stradale: A2 del Mediterraneo uscita Campotenese direzione Rotonda.Al bivio della madonnina piegare a dx per 16 km fino a Colle Impiso
Descrizione
Dal 2018 il Pollino ha un nuovo re,si tratta di Italus,il pino loricato piu’ antico d’Europa.Ha la veneranda eta’ di 1230 anni e ha strappato il primato ad Adone,un altro loricato che vegeta a nord della Grecia,piu’ giovane di 160 anni.Sarebbe probabilmente anche l’albero piu’ vecchio d’Europa,ma qualcuno rivendicherebbe il primato di longevita’attribuendolo ad altre piante secolari come l’olivo selvatico della Sardegna,il castagno dei cento cavalli in Sicilia,gli olivi del Getsemani o un abete rosso in Norvegia che avrebbe addirittura “9000”(?) anni.
Sta di fatto che Italus è stato datato con tecniche di radiocarbonio all’avanguardia utilizzando acceleratori di particelle implementate dalle piu’ moderne misurazioni di cronodendrologia da parte dei ricercatori dell’universita’ della Tuscia.Analisi scientifiche molto piu’ precise ed accurate rispetto alle tradizionali tecniche di dendrologia adottate in passato per gli altri alberi che attribuirebbero loro un’eta’ molto maggiore rispetto a quella reale.
Ritornando al nostro Pollino, con questa nuova scoperta Italus detronizza il Patriarca del Pollinello,che con i suoi 980 anni circa fino ad ora era il “grande vecchio” per eccellenza.Il Patriarca a sua volta aveva preso il posto del pino della Grande Porta,soprannominato affettuosamente “Zi Peppe” adottato in forma stilizzata quale simbolo del Parco del Pollino.Purtroppo è stato barbaramente incendiato da alcuni vandali contrari all’istituzione dell’ente parco avvenuta nel 1993.
Esso sorgeva in una posizione assolutamente strategica, la Grande Porta,tra Serra Crispo e Serra Ciavole,una delle vie d’accesso piu’ importanti del parco come per dare il benvenuto ai visitatori che venivano ad ammirarlo insieme agli altri numerosi splendidi esemplari abitanti di quel luogo straordinario.Invece il primo re del Pollino è stato distrutto ed oggi la sua carcassa giace a terra,trucidato dalla stupidita’ dell’uomo e ora pallido riflesso della sua antica gloria.
Italus prende il nome dal re degli enotri vissuto secondo il mito sedici generazioni prima della guerra di Troia.Da lui deriverebbe il nome Italia, dato inizialmente alla regione corrispindente all’odierna Calabria. Dal portamento maestoso,colonnare e bifido in alto, Italus vegeta a circa 1950 m.di quota.
L’escursione si fa in notturna per evitare le temperature torride di questi giorni.Con Pasquale ci rechiamo al solito Colle Impiso alle due del mattino e ci incamminiamo con le frontali lungo il sentiero che porta ai Piani del Pollino.Siamo veramente veloci,tanto che alle tre e mezza se non prima siamo gia a Piano Toscano che attraversiamo con calma per far passare il tempo.Alla luce delle nostre frontali ecco che si accendono gli occhi dei cavalli a brado che pascolano nei dintorni.
Raggiungiamo cosi una radura e siccome è ancora buio ne approfittiamo per schiacciare un pisolino prima di riprendere il cammino.
Appena comincia ad albeggiare ci inerpichiamo per una fascia boscosa in forte pendenza fino ad uscire allo scoperto di fronte uno sbarramento roccioso invalicabile. Dall’anfiteatro puntiamo a destra verso l’uscita dopo una bella pettata su ghiaione.
Italus ha una forma colonnare,secco in alto con un grosso ramo sporgente.Zoomando con la fotocamera riesciamo infatti ad individuarlo in compagnia di altri loricati vicini.Così lo raggiungiamo e visto dalla sua base è veramente impressionante, alto, slanciato, titanico.
La parte inferiore fino a meta’ tronco vegeta bene e sembra essere in salute,mentre la parte superiore è secca.Purtroppo vi sono anche i segni del fulmine che lo ha preso di striscio scaricandosi dall’alto verso il basso.Troviamo anche il foro dove è stato prelevato il campione per la datazione.Riflettendo sulla sua incredibile eta’ e volendo fare un accostamento storico, pensiamo che comincio’ a germogliare solo qualche anno prima che papa Leone III incoronasse Carlo Magno nel 768.Se potesse raccontare…..
Dopo le foto di ritodecidiamo di andare in vetta su Serra Ciavole. Inutile dire che il panorama da questa varia e ampia montagna è unico. E’ un fantastico balcone che si affaccia sia verso Est sull’immensa Fagosa e le Timpe fino allo Jonio, sia ad ovest verso le vette più alte del Dolcedorme, Pollino e Serra del Prete con gli ariosi piani di pollino. Verso sud si allunga la Cresta dell’Infinito con le due cime appuntite dei monti Manfriana, mentre a nord Serra Crispo e Monte Alpi chiudono il quadro grandioso.Insomma,non ci si fa mancare proprio nulla. La Cresta è rocciosa, molto aerea e di grande respiro. Dopo una bella impennata e deliziati dalla presenza di varie fioriture di orchideee raggiungiamo la vetta sud di 2127 m.
Ora per conquistare la vera cima dobbiamo attraversare una prateria d’alta quota fino ad incontrare le rocce dell’ultimo tratto di cresta. Superati alcuni passaggi elementari su roccia giungiamo in vetta, a 2130 m. Da qui è molto evidente il contrasto che c’è tra il versante ovest, dolce e dalle pendenze modeste con il dirupato versante Est, verticale, tormentato e cattivo, che ci ha spesso visti impegnati in adrenaliniche ascensioni alpinistiche lungo i suoi vertiginosi canali soprattutto d’inverno.
Dopo aver deliziato lo sguardo e nutrito lo spirito di tanta bellezza possiamo anche rientrare prima che le temperature comincino a salire ulteriormente. Ci apprestiamo cosi a chiudere questo fantastico anello attraversando da est a ovest i Piani di Pollino e guadagnando il sentiero nel bosco che ci portera’ a Colle Impiso.
Per quanto riguarda Italus dunque, missione compiuta. Gli studi effettuati sui campioni prelevati hanno rivelato particolari sorprendenti sulla storia climatica dei nostri monti. Si è scoperto tra le altre cose che dopo un periodo di sofferenza durato qualche secolo, da un ventennio a questa parte Italus ha ripreso a vegetare alla grande.Per questo motivo non possiamo che fargli i nostri migliori auguri e proclamare: ”lunga vita al re”.
Nb. Da poco il nome scientifico del pino loricato del Pollino è stato cambiato in “Pinus Eldreichi Sub.Leucodermis”
Monte Pollino
Serra Dolcedorme
Le due vette della Manfriana, a sinistra Timpa del Principe
Il bosco della Fagosa
A sinistra Serra di Crispo
Monte Pollino e Serra del Prete
Ultima modifica: