- Parchi della Calabria
-
- Parco Nazionale del Pollino
Data: 27/28 Novembre 2022
Regione e provincia: Calabria,Cosenza
Località di partenza: Orto botanico Castrovillari
Località di arrivo: Serra Dolcedorme e rientro ad anello
Tempo di percorrenza: 11.30 h compresa sosta in vetta di più di un'ora
Chilometri: 12
Grado di difficoltà: PD
Descrizione delle difficoltà: Difficoltà tecniche,a parte quattro salti più impegnativi (55° o II) nel canale poco difficili ma da non sottovalutare, il resto inclinazioni max 50° su neve discreta
Periodo consigliato: inverno (ma viene fatta anche in estiva)
Segnaletica: Solo nei sentieri inizio e fine percorso
Dislivello in salita: 1612 m
Quota massima: 2267 m
Accesso stradale: A2 uscita Frascineto o Morano Castrovillari,Circonvallazione strada montana per Orto Botanico fino ad uno spiazzo presso un bivio
Traccia GPS: https://it.wikiloc.com/percorsi-alp...-direttissima-in-notturna-invernale-120269522
Descrizione
Dopo un’estate torrida e infinita la “Dama bianca” fa la sua inattesa e prematura comparsa sulle nostre montagne già a metà novembre anticipando di qualche settimana la stagione invernale. Dopo tre weekend consecutivi di cattivo tempo pare che la maledizione debba continuare anche in questo fine novembre ma la voglia di andare per monti è troppo forte. E se è vero che la tenacia premia ecco aprirsi uno spiraglio, una finestra di tempo bello a partire dal primo pomeriggio di domenica 27. Sento il socio e gli propongo una notturna invernale con alba in vetta. Intuendo le mie “cattive intenzioni” non si fa pregare e accoglie subito l’invito.
Per questa “prima” voglio un itinerario duro e impegnativo, da fare in notturna invernale. Sarà la via “Scilla e Cariddi”, un canalone molto intuitivo che partendo dal basso sale infinito verso l’Anfiteatro del Dolcedorme fino a quota 2000 colmando 800 metri di dislivello solo nel canale. Una volta entrati nel grandioso Anfiteatro di vetta si prosegue lungo la Direttissima o una delle sue varianti fino in cima.
In questa “notte scura…senza la sera”, come cantava il buon Pierangelo Bertoli, e anche senza la luna, ci diamo appuntamento alle 23 all’orto botanico di Castrovillari a quota 652 m, ormai località di partenza per eccellenza di tutte le salite a sud del Dolcedorme. Sotto un cielo terso e stellato con la Via Lattea in bella mostra ci avviamo frontali in testa, lungo lo sterrato che ci porterà alla località Valle Piana e poi a seguire sul sentiero della “Tagliata” che sale al Varco del Pollinello.
Dopo un lungo tratto su pista segnata incontriamo un masso con delle frecce che ci indica il punto in cui abbandonare il sentiero per immetterci in un ampio canalone ramificato a tratti invaso dalla vegetazione e ingombro di massi e alberelli abbattuti da slavine, sfruttando dove possibile i vari costoni.Prima di raggiungere i due gendarmi che indicano l’accesso alla via incontriamo un grosso tronco bruciato di loricato, vittima del devastante incendio del 2012 le cui fiamme si propagarono fino ai 2000 metri di quota facendo strage di decine di vetusti e monumentali pini loricati.
A quota 1450 incontriamo la neve già compatta che ci obbliga da subito a calzare i ramponi. Oltrepassati i due torrioni rocciosi chiamati anche “Scilla e Cariddi”, superiamo un primo breve risalto di quattro metri, poco difficile ma da non sottovalutare perché costituito da misto insidioso. Seguendo sempre il canale ci imbattiamo in un secondo ostacolo, un salto di dieci metri in forte pendenza, tra roccette e ghiacciolino (55° o II) e in altri due successivi risalti sempre di misto che con una sola piccozza richiedono la massima attenzione.
Il canale man mano diventa sempre più ampio ma prima di uscire incontriamo un grande loricato abbattuto in terra. Ci rendiamo conto che si tratta del monumentale pino loricato che stava a guardia del canale e che svettava slanciato su un grosso roccione. Era uno dei simboli di questo luogo e gli escursionisti amavano arrampicarsi fino alla sua base per farsi fotografare. Purtroppo la tempesta del martedì precedente ha stroncato per sempre la vita di questo magnifico essere vivente la cui stabilità era già stata compromessa nell'incendio del 2012.
Proseguiamo nel canale che diviene sempre più ampio su inclinazioni che vanno dai 40 ai 45° con qualche punta a 50° fino a raggiungere l’anfiteatro. Più in alto giungiamo alla piramide che separa la Gola del Turbine dalla Direttissima classica. Circondati da maestosi bastioni di roccia ci incanaliamo lungo il ramo principale della Direttissima che a mio avviso costituisce il proseguimento più logico e diretto del canale Scilla e Cariddi.
In anticipo sui tempi di marcia procediamo senza fretta ma le nostre frontali ricaricabili ad un certo punto cominciano ad esaurirsi, così vado in modalità “luce rossa” che consente il massimo risparmio. Ormai però comincia ad albeggiare e siamo quasi all’uscita. E finalmente alle 5.40, dopo oltre sei ore di dura marcia in questa lunga notte buia raggiungiamo la cresta a due passi dai 2267 metri della vetta.
Calcolando che il sole sorgerà alle 6.50 siamo costretti ad aspettare oltre un’ora a una temperatura di -7 “ballando l’alligalli” e sorseggiando l’ottimo mate caldo portato da Pasquale per scaldarci un po’. Bevanda originaria del Sudamerica è stata importata in alcuni paesi della Calabria arbёresh e in particolare a Lungro durante l’emigrazione. Tutt’oggi è abitualmente consumato dalla popolazione seguendo le tradizioni importate dall’Argentina.
Il panorama che ci accoglie in vetta però ci ripaga sia dalla fatica che dal gran freddo. Mentre aspettiamo che il sole sorga, ammiriamo rapiti uno spettacolare mare di nubi ovattate che sospinto dai venti occidentali simile ad una gigantesca onda, si getta a cascata dai crinali della Manfriana come a volerli ingoiare. A nord invece la vetta di Serra Ciavole costellata di magnifici loricati emerge sempre attraente da questa immensa distesa grigia. All’orizzonte si intravede poi un plumbeo mar Jonio sovrastato da un basso strato di nubi e le luci dei paesi costieri ancora dormienti. Piazziamo la macchina fotografica per fare il timelapse di tutta la scena fin quando sorge il sole che con i suoi raggi radenti tinge di rosso fuoco e arancione il paesaggio e il sontuoso crestone est innevato del Dolcedorme. Devo ammettere che un’alba sublime e scenografica con variopinte sfumature come questa non mi capitava da tempo.
E dopo questo tripudio di emozioni intraprendiamo la via di discesa scendendo prima lungo il filo di cresta e poi infilandoci nel Vallone del Faggio Grosso il quale offre mirabili spunti paesaggistici sul tormentato versante roccioso sud est del Dolcedorme. Infine imboccato il 921 A e successivamente il sentiero della “Tagliata”,dopo undici ore mezza rientriamo finalmente alle auto. Che dire allora? Buona la prima? No, decisamente ottima.
Loricato bruciato
Il Guardiano abbattuto
Salto impegnativo
Sulla Direttissima
Arrivo in cresta
Vetta Dolcedorme
Serra delle Ciavole
Il crestone Est
Timpa del Pino di Michele
Versante sud est
Vallone del Faggio Grosso
Regione e provincia: Calabria,Cosenza
Località di partenza: Orto botanico Castrovillari
Località di arrivo: Serra Dolcedorme e rientro ad anello
Tempo di percorrenza: 11.30 h compresa sosta in vetta di più di un'ora
Chilometri: 12
Grado di difficoltà: PD
Descrizione delle difficoltà: Difficoltà tecniche,a parte quattro salti più impegnativi (55° o II) nel canale poco difficili ma da non sottovalutare, il resto inclinazioni max 50° su neve discreta
Periodo consigliato: inverno (ma viene fatta anche in estiva)
Segnaletica: Solo nei sentieri inizio e fine percorso
Dislivello in salita: 1612 m
Quota massima: 2267 m
Accesso stradale: A2 uscita Frascineto o Morano Castrovillari,Circonvallazione strada montana per Orto Botanico fino ad uno spiazzo presso un bivio
Traccia GPS: https://it.wikiloc.com/percorsi-alp...-direttissima-in-notturna-invernale-120269522
Descrizione
Dopo un’estate torrida e infinita la “Dama bianca” fa la sua inattesa e prematura comparsa sulle nostre montagne già a metà novembre anticipando di qualche settimana la stagione invernale. Dopo tre weekend consecutivi di cattivo tempo pare che la maledizione debba continuare anche in questo fine novembre ma la voglia di andare per monti è troppo forte. E se è vero che la tenacia premia ecco aprirsi uno spiraglio, una finestra di tempo bello a partire dal primo pomeriggio di domenica 27. Sento il socio e gli propongo una notturna invernale con alba in vetta. Intuendo le mie “cattive intenzioni” non si fa pregare e accoglie subito l’invito.
Per questa “prima” voglio un itinerario duro e impegnativo, da fare in notturna invernale. Sarà la via “Scilla e Cariddi”, un canalone molto intuitivo che partendo dal basso sale infinito verso l’Anfiteatro del Dolcedorme fino a quota 2000 colmando 800 metri di dislivello solo nel canale. Una volta entrati nel grandioso Anfiteatro di vetta si prosegue lungo la Direttissima o una delle sue varianti fino in cima.
In questa “notte scura…senza la sera”, come cantava il buon Pierangelo Bertoli, e anche senza la luna, ci diamo appuntamento alle 23 all’orto botanico di Castrovillari a quota 652 m, ormai località di partenza per eccellenza di tutte le salite a sud del Dolcedorme. Sotto un cielo terso e stellato con la Via Lattea in bella mostra ci avviamo frontali in testa, lungo lo sterrato che ci porterà alla località Valle Piana e poi a seguire sul sentiero della “Tagliata” che sale al Varco del Pollinello.
Dopo un lungo tratto su pista segnata incontriamo un masso con delle frecce che ci indica il punto in cui abbandonare il sentiero per immetterci in un ampio canalone ramificato a tratti invaso dalla vegetazione e ingombro di massi e alberelli abbattuti da slavine, sfruttando dove possibile i vari costoni.Prima di raggiungere i due gendarmi che indicano l’accesso alla via incontriamo un grosso tronco bruciato di loricato, vittima del devastante incendio del 2012 le cui fiamme si propagarono fino ai 2000 metri di quota facendo strage di decine di vetusti e monumentali pini loricati.
A quota 1450 incontriamo la neve già compatta che ci obbliga da subito a calzare i ramponi. Oltrepassati i due torrioni rocciosi chiamati anche “Scilla e Cariddi”, superiamo un primo breve risalto di quattro metri, poco difficile ma da non sottovalutare perché costituito da misto insidioso. Seguendo sempre il canale ci imbattiamo in un secondo ostacolo, un salto di dieci metri in forte pendenza, tra roccette e ghiacciolino (55° o II) e in altri due successivi risalti sempre di misto che con una sola piccozza richiedono la massima attenzione.
Il canale man mano diventa sempre più ampio ma prima di uscire incontriamo un grande loricato abbattuto in terra. Ci rendiamo conto che si tratta del monumentale pino loricato che stava a guardia del canale e che svettava slanciato su un grosso roccione. Era uno dei simboli di questo luogo e gli escursionisti amavano arrampicarsi fino alla sua base per farsi fotografare. Purtroppo la tempesta del martedì precedente ha stroncato per sempre la vita di questo magnifico essere vivente la cui stabilità era già stata compromessa nell'incendio del 2012.
Proseguiamo nel canale che diviene sempre più ampio su inclinazioni che vanno dai 40 ai 45° con qualche punta a 50° fino a raggiungere l’anfiteatro. Più in alto giungiamo alla piramide che separa la Gola del Turbine dalla Direttissima classica. Circondati da maestosi bastioni di roccia ci incanaliamo lungo il ramo principale della Direttissima che a mio avviso costituisce il proseguimento più logico e diretto del canale Scilla e Cariddi.
In anticipo sui tempi di marcia procediamo senza fretta ma le nostre frontali ricaricabili ad un certo punto cominciano ad esaurirsi, così vado in modalità “luce rossa” che consente il massimo risparmio. Ormai però comincia ad albeggiare e siamo quasi all’uscita. E finalmente alle 5.40, dopo oltre sei ore di dura marcia in questa lunga notte buia raggiungiamo la cresta a due passi dai 2267 metri della vetta.
Calcolando che il sole sorgerà alle 6.50 siamo costretti ad aspettare oltre un’ora a una temperatura di -7 “ballando l’alligalli” e sorseggiando l’ottimo mate caldo portato da Pasquale per scaldarci un po’. Bevanda originaria del Sudamerica è stata importata in alcuni paesi della Calabria arbёresh e in particolare a Lungro durante l’emigrazione. Tutt’oggi è abitualmente consumato dalla popolazione seguendo le tradizioni importate dall’Argentina.
Il panorama che ci accoglie in vetta però ci ripaga sia dalla fatica che dal gran freddo. Mentre aspettiamo che il sole sorga, ammiriamo rapiti uno spettacolare mare di nubi ovattate che sospinto dai venti occidentali simile ad una gigantesca onda, si getta a cascata dai crinali della Manfriana come a volerli ingoiare. A nord invece la vetta di Serra Ciavole costellata di magnifici loricati emerge sempre attraente da questa immensa distesa grigia. All’orizzonte si intravede poi un plumbeo mar Jonio sovrastato da un basso strato di nubi e le luci dei paesi costieri ancora dormienti. Piazziamo la macchina fotografica per fare il timelapse di tutta la scena fin quando sorge il sole che con i suoi raggi radenti tinge di rosso fuoco e arancione il paesaggio e il sontuoso crestone est innevato del Dolcedorme. Devo ammettere che un’alba sublime e scenografica con variopinte sfumature come questa non mi capitava da tempo.
E dopo questo tripudio di emozioni intraprendiamo la via di discesa scendendo prima lungo il filo di cresta e poi infilandoci nel Vallone del Faggio Grosso il quale offre mirabili spunti paesaggistici sul tormentato versante roccioso sud est del Dolcedorme. Infine imboccato il 921 A e successivamente il sentiero della “Tagliata”,dopo undici ore mezza rientriamo finalmente alle auto. Che dire allora? Buona la prima? No, decisamente ottima.
Loricato bruciato
Il Guardiano abbattuto
Salto impegnativo
Sulla Direttissima
Arrivo in cresta
Vetta Dolcedorme
Serra delle Ciavole
Il crestone Est
Timpa del Pino di Michele
Versante sud est
Vallone del Faggio Grosso