Recensione Siberia -71º Là dove gli uomini amano il freddo

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Il libro non parla del "solito" ottomila Himalayano, ma della prima invernale al Pik Pobeda, un tremila Siberiano dove le temperature scendono oltre i -70º, in compagnia di Tamara Lunger. Come al solito, il racconto è molto dettagliato, e non parla solo di alpinismo, rocce, gradi di difficoltà, etc., ma trovano spazio le descrizioni dei luoghi e le relazioni umane con i nomadi che vivono in questo deserto di ghiaccio, da cui vengono ospitati nelle loro baracche ed aiutati nell'organizzazione e negli spostamenti. Il libro merita sicuramente attenzione, buona lettura.

P.S.: esiste su YouTube anche il video di una decina di minuti sulla pagina della The North Face, che naturalmente ha sponsorizzato la spedizione, e dato i nuovi prodotti da testare con freddi estremi.
 
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Simone parla di questa esperienza in tutte le sue conferenze, anche per interrompere il solito dialogo sempre incentrato su scalate/allenamenti/spedizioni.
Quest'estate a Canazei l'ho incontrato e non ha mancato di raccontarmi aneddoti del suo soggiorno, che aldilà della salita raccontata nel libro è stata più una "vacanza" scientifica.
Nel suo progetto ambiziosissimo di salire gli Ottomila in invernale, ed in questo è già recordman, ha voluto infatti studiare a fondo le proprie reazioni al freddo e tenere una continuità di allenamento, in vista dei prossimi obbiettivi.
Era quindi inveitabile prima o poi andare nel posto più freddo del mondo.
 
Sul libro spiega che alcuni lo hanno accusato che in Siberia era andato in luna di miele, che era andato a far nulla. Come ha detto a te è andato per esplorare posti nuovi con temperature inumane, e per avere anche conferma se la fama di "alpinista del freddo" è meritata. Direi che è pienamente meritata e la sua storia alpinistica lo conferma.
 
Non sono ferrato sugli scarponi di alta quota, a scendere cosa succede con quegli scarponi?
Mah è un po OT, ma ricordo in una intervista che parlava di questo viaggio anche come occasione per testarli. Alla fine sono i normali scarponi himalayani ma con l’attacco pin per gli sci. In salita ok, ma in discesa non tengono, quindi mi sono sempre chiesto come sia sceso da sta montagna una volta finita la parte “pedestre”
 
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