Alpinismo Sirino Timpa dello Scazzariddo Via del Canalone

Parchi della Basilicata
  1. Parco Nazionale dell'Appennino Lucano
Data: 12 febbraio 2022
Regione e provincia: Basilicata,Potenza
Località di partenza: Sciovia di Conserva di Lauria
Località di arrivo: Timpa Scazzariddo e rientro
Tempo di percorrenza: 5.30 h
Chilometri: 4.18 Km
Grado di difficoltà: PD+ (AD la variante)
Descrizione delle difficoltà: Difficoltà alpinistiche in ambiente innevato e ghiaccio,pendenze intorno ai 50° nel percorso classico,60 alla base del canalino e un passo a 70 nella strettoia dello stesso.
Periodo consigliato: inverno
Segnaletica: no
Dislivello in salita: 537 m
Quota massima: 1930 m
Accesso stradale: A2 uscita Lauria Nord.Strada per Moliterno fino ad incontrare il bivio per Conserva
Traccia GPS: https://it.wikiloc.com/percorsi-alp...el-canalone-variante-della-strettoia-95171259

Timpa Scazzariddo
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“Parlare di alpinismo sulle vette del Pollino -ma anche del meridione in generale – non è cosa facile, figuriamoci di quello invernale. La tradizione degli uomini di montagna, porta uno stampo prettamente escursionistico, per la conformazione del terreno e delle cime, poche pareti sempre aggirabili, che hanno reso vita facile ai nostri primi montanari. Quando poi si è deciso di raggiungere le vette in periodo invernale, è bastato trovare il coraggio di calzare i ramponi e impugnare una picca per ripercorrere gli itinerari che già conoscevano. Ecco quindi che mentre in Appennino Centrale, alla fine degli anni novanta, gran parte della storia alpinistica era stata già scritta, qui’ affrontare d’inverno la nord del monte Pollino o di Serra Dolcedorme suonava ancora come una grande avventura, qualcosa di lontano e misterioso, con dubbi e le paure delle grandi salite.” (Il cuore di ghiaccio del Pollino di Mimmo Ippolito su Montagne 360 febbraio 2022).

Una grossa mano ci è stata data poi dai vicini pugliesi e napoletani, forti delle esperienze abruzzesi che hanno cominciato a buttare l’occhio sulle pareti e i canali più visibili. L’unione delle loro forze con i locali armati di entusiasmo e intraprendenza ha dato progressivamente i natali all’alpinismo sul Pollino.

In seguito, grazie all’avvento di internet e i social che hanno consentito la condivisione e lo scambio rapidi di informazioni, siamo riusciti a raggiungere in breve tempo un buon livello e questo personalmente lo considero un bene perché nel Pollino, a differenza di altri complessi montuosi abbiamo ancora molto da scoprire.

Nella tappa di avvicinamento al più “selvaggio” e impervio Pollino ha contribuito in maniera indubbia la frequentazione del Sirino, montagna alta e imponente ma geograficamente più avvicinabile, sia dalla Campania che dalla Puglia e morfologicamente più abbordabile rispetto alle vie alpinistiche impegnative e lunghe presenti nel Pollino. Vie brevi anche se tecniche e avvicinamenti quasi inesistenti ne hanno fatto in tal modo un ottimo banco di prova.

Oggi in località Conserva di Lauria è attivo un vivace centro sciistico molto frequentato. Facilmente raggiungibile in auto permette di compiere belle e divertenti salite lungo il versante orientale dell’imponente Timpa Scazzariddo alta ben 1930 m che nel periodo invernale riesce ad accumulare un bel po’di neve, forse anche più del Pollino in alcuni casi. Non è raro trovare infatti ottime condizioni di innevamento e ghiaccio quando sullo stesso Pollino stentano.

Questa insieme al solito problema dell’inaccessibilità di Colle dell’Impiso per le nord Pollino è stata la motivazione che oggi 12 febbraio ci ha dirottato sul massiccio del Sirino. Con me ci sono due amici e compagni di avventura e il percorso scelto è la Via del Canalone che feci in solitaria un paio di anni fa che incide il paretone est della Timpa Scazzariddo, la terza vetta del massiccio del Sirino.

Tra i vari canali è il più vistoso, lungo e ampio, molto elegante che si presta a diverse varianti di salita in alto per raggiungere infine la cresta sud est. Confidiamo nel meteo affinché possa tenere visto che dopo le velature della mattina giunge da est una nuvolosità più densa e consistente che gradualmente comincia ad avvolgere la montagna.

Si parte dal parcheggio e subito entriamo nel bosco tagliando verso sud fino ad incrociare la parte bassa del canalone. La neve in basso non è molto portante ma non è neanche troppa e questo ci permette di avanzare agilmente. Anche due sciatori cominciano la loro salita, che giunti quasi fuori dal bosco devono levare gli sci per inforcare i ramponi. Usciti dal bosco le pendenze aumentano e così ci leghiamo procedendo in cordata assicurata. Folate di nebbia ci investono precludendo a volte la visibilità ma il percorso è chiaro.

Uso fittoni, grappette da ghiaccio e qualche friend per proteggere la cordata perché in prossimità di un grande roccione le pendenze si fanno serie. In prossimità operiamo un traverso delicato fino a portarci alla sua base. La prima volta che lo risalii me ne andai verso destra, questa volta punto la strettoia del roccione che si biforca in due linee, una a destra, un bel scivolo ghiacciato che traccia la Via del canalone originale e un passaggio a sinistra sicuramente più impegnativo e tecnico con qualche salto anche a 70 gradi.

Nel frattempo la luce rifratta del sole che buca la foschia crea un mega spettro di Brocken di forma circolare in alto nel cielo e mentre avanziamo ci ritroviamo sopra un mare di nubi ovattato dal quale in lontananza spunta l’aguzzo Monte Alpi. Dalla base del canaletto mi viene suggerito di andarmene verso destra considerando anche i timori di uno dei compagni di cordata non abituato a queste difficoltà, ma io insisto per il passaggio più tecnico che oggi riecheggia come un richiamo. La corda è da trenta metri per cui subito dopo l’uscita del passaggio ostico mi devo affrettare a trovare un punto di sosta. C’è ghiaccio vivo tanto che le picche una volta piantate fai difficoltà a toglierle e questo infonde sicurezza. In ogni caso, con la nebbia che nel frattempo ha avvolto tutto, trovo un punto in cui riesco a piantare le piccozze come se fossero cementate e allestire la sosta per recuperare i compagni.

Da questo punto le difficoltà si abbattono e procediamo su inclinazioni di 50° ma su ottimo ghiaccio. Dopo un ultimo duro sforzo guadagniamo finalmente la cresta in totale whiteout. Da questo punto alla vetta ci vuole poco. La nebbia ogni tanto si dirada e ci permette di immortalare le cime più alte del Papa. Così dopo la foto di gruppo ce ne scendiamo ancora tra la nebbia che insiste e aperture lungo la cresta nord.

Superato il versante più impervio dove passano altre vie alpinistiche ci buttiamo nel bosco lungo un tratto molto ripido e con importanti accumuli fino a guadagnare le piste invase di sciatori. Attenzione ad attraversare evitando qualche sciatore in velocità ed infine raggiungiamo il parcheggio. Sanciamo la fine di questa bella giornata con il nostro panino e l’immancabile birra artigianale prodotta da un compagno prima di prendere la via del ritorno.

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Monte Alpi
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Monte Papa
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Conserva
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