- Parchi del Lazio
-
- Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise
solitaria al monte cavallo per la cresta Nord
Dati
Data: 16 luglio 2012
Regione e provincia: Lazio - Frosinone
Località di partenza: prati di mezzo
Località di arrivo: prati di mezzo
Tempo di percorrenza: 3h30m ma ho corso!
Chilometri: 10
Grado di difficoltà: E+
Descrizione delle difficoltà: pendii a volte molto ripidi ed una cresta rocciosa
Periodo consigliato: in assenza di neve, a meno ovviamente di non utilizzare piccozza e ramponi!
Segnaletica: scarsa
Dislivello in salita: 650 circa
Dislivello in discesa: idem
Quota massima: 2039
Descrizione
Il caro vecchio Ardito la definisce come la salita più interessante delle Mainarde dal lato laziale, il libro “i 2000 dell’Appennino” come la via normale più difficile del gruppo, sporadiche relazioni sul web ne parlano come un percorso interessante, divertente, mai banale….
Elementi sufficienti questi per incuriosirmi alla cima di Monte Cavallo, una vetta più discreta rispetto al vicino Forcellone, ma che, in opposizione alla risaputa benevolenza di questa altra (comunque bella) cima, si nasconde e si lascia corteggiare come volesse avvisare e mettere in guardia circa la sua maggiore difficoltà. Una cima che si lascia conquistare quasi mai per caso o per una scelta dell’ultimo minuto “sul posto”…
Dal piano di Fonte Fredda i bizzarri pinnacoli del Predicopeglia (anticima del Forcellone) catturano l’attenzione, e quasi non ci si fa caso a quella cima triangolare, bella ma più lontana, che chiude verso Est la serie piacevole di pianori attraversati dall’escursionista.
Il monte Cavallo chiede di essere scelto non per caso, ma per una ben maturata volontà di salirlo. Così almeno è stato per me.
Partenza dal piacevole, affollato, parcheggio dei prati di mezzo. Sono le 9 e 30 e l’area pic-nic già è colma di bimbi allegri e mamme che prendono il sole (mica male…J )
Si seguono le sporadiche tracce del sentiero N2 del parco, che corre parallelo al percorso di un primo skilift. Alla base di un secondo skilift, masochisticamente, conviene deviare a destra e seguendo questo , inerpicarsi per una pista da sci, ricca di sassi smossi, terra scivolosa, rami divelti e altre chicche delizia del camminatore ancora poco scaldato…
Fortunatamente, all’arrivo del secondo skilift, il registro cambia decisamente: terminano i faggi e si entra nel primo di una serie di meravigliosi pianori attraversati con continui saliscendi dal sentiero. La parete occidentale del Forcellone subito si impone agli occhi…
canaloni famosi per le loro ascensioni invernali, una cima elegante e un ciglio sinistro decorato dagli speroni rocciosi del predicopeglia. Ancora lontano, defilato e falsamente modesto il triangolo roccioso del Monte Cavallo…
Resisto alla innegabile tentazione di salire al Forcellone e proseguo dritto per la serie di pianori…
Bellissimi i massi erratici di cui sono costellati questi vasti piani. Una tentazione per chiunque arrampichi!!!!
L’ultimo di una lunga serie è quello da cui sgorga la cosidetta fonte fredda. Qui un dubbio mi assale: chissà perché lo hanno chiamato Monte Cavallo?! Chiunque di voi lettori saprà e vorrà darmi qualche delucidazione circa questo MISTERIOSO quesito toponomastico, sarà sicuramente ben accetto!
Proseguo dritto, praticamente a vista, verso la ripida sella erbosa a N della cima e, titubante sul passaggio migliore, decido di affrontarla dritta per dritta. La fatica mi dà modo di ottenere un autoscatto certamente significativo.
Giunto alla sella, piegando a destra, appare evidente la natura imponente della montagna: una parete EST, rocciosa e ripidissima la cui ascesa, in una prima fase, è obbligata da passaggi tra rocce friabili ed erbe ripide. Molto interessante…
Giunto al punto in cui la cresta piega a sinistra posso scegliere tra una “diretta” tra le rocce con continui, mai esposti, divertentissimi passaggi di I, o una salita più a destra su un prato ripidissimo e pietroso. Opto per la prima (ma va?!?) in salita e la seconda me la riservo per una più comoda discesa.
Con divertenti opposizioni in caminetti di rocce, sassoni da scavalcare, appigli da tenere e spaccatine con cui improvvisare fantasiose e mai obbligate progressioni, mi ritrovo in vetta.
E il panorama, come da copione, è stupendo! Il matese, la campania (vedrei il Vesuvio se non fosse per la visibilità non magnifica), gli Aurunci e più vicino il monte Cairo con Montecassino, poi ancora gli Ausoni fino addirittura ai Lepini (casa!), gli Ernici più vicini col triangolo del pizzo Deta di profilo e l’imponente Viglio, poi ancora più vicini i monti del parco (Forca d’Acero) sua maestà La Meta… poi le catene d’abruzzo e i colli del Molise a perdersi indefinitamente all’orizzonte.
Per il ritorno opto per la variante ripida su prato e sassi. Alla selletta scopro un numerosissimo gregge di pecore, con cani annessi, che bloccano alla base la mia discesa diretta. Valuto e continuo a scendere sul crinale verso N: poi, nascosto dalle piacevoli bestioline, mi imbuco fra dossi vari e recupero il sentiero principale già alla base del predicopeglia. Nascondino col cane pastore…mi mancava!
In poco riprendo la pista ripida all’altezza dello skilift, taglio il prato e mi dirigo dritto al tavolo del rifugio ristorante il Baraccone dove ad attendermi trovo la mia famiglia al gran completo già bella accomodata in mia paziente attesa. Unica nota dolente: attesa di 3 ore per una scamorza con salsiccia!!!! Posto stupendo ma servizio opinabile……..a saperlo….passavo anche dal Forcellone!!!!!
Dati
Data: 16 luglio 2012
Regione e provincia: Lazio - Frosinone
Località di partenza: prati di mezzo
Località di arrivo: prati di mezzo
Tempo di percorrenza: 3h30m ma ho corso!
Chilometri: 10
Grado di difficoltà: E+
Descrizione delle difficoltà: pendii a volte molto ripidi ed una cresta rocciosa
Periodo consigliato: in assenza di neve, a meno ovviamente di non utilizzare piccozza e ramponi!
Segnaletica: scarsa
Dislivello in salita: 650 circa
Dislivello in discesa: idem
Quota massima: 2039
Descrizione
Il caro vecchio Ardito la definisce come la salita più interessante delle Mainarde dal lato laziale, il libro “i 2000 dell’Appennino” come la via normale più difficile del gruppo, sporadiche relazioni sul web ne parlano come un percorso interessante, divertente, mai banale….
Elementi sufficienti questi per incuriosirmi alla cima di Monte Cavallo, una vetta più discreta rispetto al vicino Forcellone, ma che, in opposizione alla risaputa benevolenza di questa altra (comunque bella) cima, si nasconde e si lascia corteggiare come volesse avvisare e mettere in guardia circa la sua maggiore difficoltà. Una cima che si lascia conquistare quasi mai per caso o per una scelta dell’ultimo minuto “sul posto”…
Dal piano di Fonte Fredda i bizzarri pinnacoli del Predicopeglia (anticima del Forcellone) catturano l’attenzione, e quasi non ci si fa caso a quella cima triangolare, bella ma più lontana, che chiude verso Est la serie piacevole di pianori attraversati dall’escursionista.



Il monte Cavallo chiede di essere scelto non per caso, ma per una ben maturata volontà di salirlo. Così almeno è stato per me.
Partenza dal piacevole, affollato, parcheggio dei prati di mezzo. Sono le 9 e 30 e l’area pic-nic già è colma di bimbi allegri e mamme che prendono il sole (mica male…J )
Si seguono le sporadiche tracce del sentiero N2 del parco, che corre parallelo al percorso di un primo skilift. Alla base di un secondo skilift, masochisticamente, conviene deviare a destra e seguendo questo , inerpicarsi per una pista da sci, ricca di sassi smossi, terra scivolosa, rami divelti e altre chicche delizia del camminatore ancora poco scaldato…
Fortunatamente, all’arrivo del secondo skilift, il registro cambia decisamente: terminano i faggi e si entra nel primo di una serie di meravigliosi pianori attraversati con continui saliscendi dal sentiero. La parete occidentale del Forcellone subito si impone agli occhi…
canaloni famosi per le loro ascensioni invernali, una cima elegante e un ciglio sinistro decorato dagli speroni rocciosi del predicopeglia. Ancora lontano, defilato e falsamente modesto il triangolo roccioso del Monte Cavallo…

Resisto alla innegabile tentazione di salire al Forcellone e proseguo dritto per la serie di pianori…
Bellissimi i massi erratici di cui sono costellati questi vasti piani. Una tentazione per chiunque arrampichi!!!!
L’ultimo di una lunga serie è quello da cui sgorga la cosidetta fonte fredda. Qui un dubbio mi assale: chissà perché lo hanno chiamato Monte Cavallo?! Chiunque di voi lettori saprà e vorrà darmi qualche delucidazione circa questo MISTERIOSO quesito toponomastico, sarà sicuramente ben accetto!

Proseguo dritto, praticamente a vista, verso la ripida sella erbosa a N della cima e, titubante sul passaggio migliore, decido di affrontarla dritta per dritta. La fatica mi dà modo di ottenere un autoscatto certamente significativo.


Giunto alla sella, piegando a destra, appare evidente la natura imponente della montagna: una parete EST, rocciosa e ripidissima la cui ascesa, in una prima fase, è obbligata da passaggi tra rocce friabili ed erbe ripide. Molto interessante…
Giunto al punto in cui la cresta piega a sinistra posso scegliere tra una “diretta” tra le rocce con continui, mai esposti, divertentissimi passaggi di I, o una salita più a destra su un prato ripidissimo e pietroso. Opto per la prima (ma va?!?) in salita e la seconda me la riservo per una più comoda discesa.

Con divertenti opposizioni in caminetti di rocce, sassoni da scavalcare, appigli da tenere e spaccatine con cui improvvisare fantasiose e mai obbligate progressioni, mi ritrovo in vetta.
E il panorama, come da copione, è stupendo! Il matese, la campania (vedrei il Vesuvio se non fosse per la visibilità non magnifica), gli Aurunci e più vicino il monte Cairo con Montecassino, poi ancora gli Ausoni fino addirittura ai Lepini (casa!), gli Ernici più vicini col triangolo del pizzo Deta di profilo e l’imponente Viglio, poi ancora più vicini i monti del parco (Forca d’Acero) sua maestà La Meta… poi le catene d’abruzzo e i colli del Molise a perdersi indefinitamente all’orizzonte.
Per il ritorno opto per la variante ripida su prato e sassi. Alla selletta scopro un numerosissimo gregge di pecore, con cani annessi, che bloccano alla base la mia discesa diretta. Valuto e continuo a scendere sul crinale verso N: poi, nascosto dalle piacevoli bestioline, mi imbuco fra dossi vari e recupero il sentiero principale già alla base del predicopeglia. Nascondino col cane pastore…mi mancava!

In poco riprendo la pista ripida all’altezza dello skilift, taglio il prato e mi dirigo dritto al tavolo del rifugio ristorante il Baraccone dove ad attendermi trovo la mia famiglia al gran completo già bella accomodata in mia paziente attesa. Unica nota dolente: attesa di 3 ore per una scamorza con salsiccia!!!! Posto stupendo ma servizio opinabile……..a saperlo….passavo anche dal Forcellone!!!!!
Allegati
Ultima modifica di un moderatore: