Sopravvivenza reale, la preparazione psicofisica.

Sopravvivenza reale, la preparazione psicofisica.


Leggendo un po’ di materiale sui vari forum ho notato una cosa, cioè la tendenza di essere devoti a certe pratiche sportive, che e una cosa molto positiva, praticare solo quelli e ovviamente trattare anche le varie situazioni da quel punto di vista.
Invece per far fronte a una situazione di emergenza, bisogna avere delle conoscenze a 360 gradi, essere preparato fisicamente e psicologicamente e anche saper improvvisare e arrangiarsi.
Vorrei cominciare con i guru della sopravivenza, che per la maggior parte sono degli ex corpi speciali. Cosa cé di speciale nell’ essere uno ‘speciale’’? La risposta e la preparazione. Dunque ognuno di noi può diventare uno ‘’speciale’’ con la condizione che la sua situazione e condizione psicofisica gli permette di effettuare un certo tipo di addestramento. Ma non e tutto. Vorrei aprire una parentesi. Infatti anche gli ‘’speciali’’ si dividono in due gruppi, che spesso si odiano tra di loro e fanno anche a pugni. Chi sono questi due gruppi? I primi sono quelli che sono stati solo addestrati, i secondi sono invece i primi dopo che hanno avuto la sfortuna di partecipare a qualche azione militare e mettere in pratica quello che hanno imparato durante l’addestramento. Perche fanno a volte a botte oppure si odiano? E semplice. L’addestramento ti da anche quella dose di arroganza, e di se stesso, utile per affrontare a mani nudi un carro armato nemico. Purtroppo spesso e solo una illusione, ripeto utile in certi situazioni ma negativa in altri. Quelli che hanno partecipato a qualche azione militare hanno avuto l’occasione di mettere in pratica quello che hanno imparato e spesso gli arriva anche la delusione. E se l’illusione non si paga, la delusione si paga, e anche tanto. E gli capisci che sei fatto di carne e ossa anche tu e per farcela a volte bisogna avere anche una bella dose di fortuna. E cominci a odiare te stesso, di come eri prima. E diventi piu umile e cominci ad aprezzare le persone per la loro umanità e le cose per il loro giusto valore di utilità.
Finita la parentesi sui corpi ‘’speciali’’ vorrei ripettere che le cose vanno imparate a 360 gradi. Per dire io devo ancora imparare a usare l’attrezzatura per i sommozzatori, giocare a calcio, e tanti altre cose perche non si sa mai cosa potrebbe capitarti nella vita. Fare scout, paracadutista, bushcraft, sopravvivenza, sommozzatore, giocare a calcio sono solo delle scuole, la destinazione e di riuscire a farcela nella vita, per questo bisogna di non smettere mai di imparare e di farsi la domanda ‘’PERCHE ?’’.
Voi cosa ne pensate sui modi di addestramento psicofisico?

:)
 
S

Speleoalp

Guest
Non penso di aver colto pienamente la domanda nel tuo scritto e in base a cosa, però riporto il mio pensiero.
Inizio con il dire che secondo me "un'addestramento militare" o qualsiasi altra scuola e documento cartaceo non vuole per forza dire avere delle doti, capacità, ecc superiori ad altre persone che non hanno quelle formazioni e documenti. Ovviamente sanno fare le loro cose, sono forse sopra la media, ecc Ma secondo me spesso il messaggio è che i militari sono Rambo", "chi ha fatto una scuola è capace" e gli altri magari sono appassionati ma non posso raggiungere quei livelli. Perché nella società e le autorità ormai hanno plasmato il pensiero della gente con n ragionamento scorretto "diploma=competenza", che può essere anche vero. Ma poi la gente in base a quello si fa l'idea "nessun certificato = non competente". Che non è assolutamente vero e tra le due categorie non c'è un migliore o peggiore, c'è solo una questione singola e personale.

Per come la vedo io l'unica differenza che c'è in ogni campo e nel discorso dell' "addestramento psicofisico" sono:
L'interesse personale per la conoscenza in generale sia teorica che pratica, in questo caso penso e intendo sulla vita in natura e l'indipendenza dalla società.

E come supporto alla mia filosofia porto sempre lo stesso esempio
"non sempre ci sono state scuole, certificati, documenti, addestramenti militari, ecc per diventare esperti. Ma proprio l'interesse abbinato alla necessità hanno creato persone molto competenti e forti nell'ambito psicofisico per la sopravvivenza".
 
Crossfit, un allenamento quotidiano fantastico, in meno di un'ora fai tutto, nel giro di due mesi il corpo cambia. Molto simil/militare come allenamento, ho degli amici che lo praticano e ogni giorno mi chiedo perchè non lo faccio pure io.
La cosa bella è che non è necessario avere una palestra, per esempio al parco sempione a MIlano ci si può aggregare a gruppi che già si allenano per i fatti loro.
E in internet si trovano allenamenti per tutti i gusti con video esplicativi ecc.

Il training mentale è anche solo leggere un libro sull'argomento, guardare un film e poi mentalmente ripetere le informazioni immagazzinate, inventarsi situazioni, risolvere i problemi...
 
S

Speleoalp

Guest
Voi cosa ne pensate sui modi di addestramento psicofisico? Questa era la domanda, e dire cosa pensi e come fai e la cosa migliore

Io faccio così e lo trovo il modo migliore, siccome per la mia filosofia di vita dietro a tutto ci deve essere l'interesse e il piacere "naturalistico" e non quello "sportivo".
Cerco di apprendere teoricamente il più possibile, su tutto ciò che interessa l'attività che mi appassiona (Mi piace andare per natura e montagne, quindi per es. orientamento, distanze, soccorso, l'arte di arrangiarsi, alimenti naturali,...) e ovviamente cerco di fare più uscite possibili facendo della teoria la pratica.
Per me questo è addestramento psicofisico, però non seguo e non lo farei mai dei programmi di allenamento.


Cerco di immedesimarmi in ciò che mi piace veramente, un esempio stupido.
Ho studiato un sacco di volte fiori, erbe e inseti da mangiare,... Come "addestramento" quando esco in natura cerco di seguire i miei interessi cercando quelle cose e provandole.
Qualcuno mi consiglia un tipo di costruzione come riparo? Vado e la provo.
E come "addestramento" fisico cerco di non fare queste cose dietro casa, ma facendo anche delle escursioni anche in zone piuttosto bruttine ;))
 
personalissima analisi in risposta alla domanda di aleks
preparazione psicofisica o meglio psico-fisica
beh, sul fisica siamo tutti d'accordo, abbiamo letto libri, visto film, ma lo vediamo anche sulle nostre ossa, più tonico è meglio che no :)
come si fa? allenamento!!!
sullo psico ritengo venga fuori la personalità e la lucidità quando si è sotto stress.
qui esistono diverse scuole che il sottoscritto, l'ammette candidamente ho solo visto nei film e letto nei libri.
se dovessi inventarmi un allenamento casalingo, probabilmente cercherei di temprarmi andando in escursione in condizioni ambientali estreme con un'attrezzatura non adeguata, con il risultato però di lasciarli le penne (poco ma sicuro, e sai che soddisfazione!!!)
 
sullo psico ritengo venga fuori la personalità e la lucidità quando si è sotto stress. qui esistono diverse scuole che il sottoscritto, l'ammette candidamente ho solo visto nei film e letto nei libri. se dovessi inventarmi un allenamento casalingo, probabilmente cercherei di temprarmi andando in escursione in condizioni ambientali estreme con un'attrezzatura non adeguata, con il risultato però di lasciarli le penne (poco ma sicuro, e sai che soddisfazione!!!)

Andare in escursione in condizioni ambientali estreme con un'attrezzatura non adeguata, con il risultato però di lasciarli le penne non serve affatto per un addestramento, anche perche sopravvivenza dovrebbe essere un ''viaggio'' di ritorno non di andata nell’ caso le cose sono andati male. E mai una cosa creata appositamente. Nel ''viaggio'' di andata invece, devi attrezzarti il più possibile, e questa cosa lo sai meglio di me.
Durante l'addestramento ''il motore'' lo porti qualche volta al limite, ma sempre solo sotto controllo. Poi per affrontare certi situazioni di panico bisogna sviluppare dei riflessi o automatismi, ripetendo all’ infinito una certa operazione, come aprire la paracadute per esempio o atterrare dopo il lancio. Uguale per accendere un fuoco, slacciare lo zaino, estrarre il coltello per tagliare qualche cintura per liberarti e tante altre cose che possono servirti. Devi riuscire a farli anche con gli occhi chiusi.
 
Devi riuscire a farli anche con gli occhi chiusi.
E alle volte nemmeno questo è abbastanza perché anche con gli occhi chiusi le mani tremano lo stesso :)

Gran bella questione Aleks! Posta anche in modo molto chiaro.
Interessante sarà osservare come si cerca di "svicolare" dall'esempio dei due gruppi - che è la questione centrale, quella proprio vera (e ancora complimenti per avere usato una immagine molto precisa) - verso lidi più "autogratificanti" e meno impegnativi.. :)
Si può sempre far finta di non aver capito..:rofl:
 
U

Utente14482

Guest
La preparazione psicofica e tutto...piu sei allenato piu hai possibilita di farcela...nella vita in generale.
Praticare svariate discipline, avere un buon bagaglio torico su piu materie possibile, conoscere e sperimentare piu mezzi e materiali possibile, mettersi continuamente alla prova....ecc ecc.....tutto questo da una marcia in piu in ogni situazione, che poi provenga da una scuola militare o da autodidatta questo e un altro discorso.
Ma una cosa che secondo me fa la reale differenza in una qualsiasi situazione critica o di forte necessita e solo una....l istinto innato di sopravvivenza, una cosa che non la impari e non si puo insegnare........e non e detto che un incursore del 9° col moschin super addestrato ne abbia di piu di una ragazza che fa la parrucchiera , la differenza si vede nell atto pratico, nel momento di reale necessita, dove ti vedi con le spalle al muro e devi prendere decisioni drastiche e immediate, e il piu giuste possibili.....che poi l addestramento e la preparazione diano una marcia in piu questo e chiaro.
 
Andare in escursione in condizioni ambientali estreme con un'attrezzatura non adeguata, con il risultato però di lasciarli le penne non serve affatto per un addestramento, anche perche sopravvivenza dovrebbe essere un ''viaggio'' di ritorno non di andata nell’ caso le cose sono andati male. E mai una cosa creata appositamente. Nel ''viaggio'' di andata invece, devi attrezzarti il più possibile, e questa cosa lo sai meglio di me.
Durante l'addestramento ''il motore'' lo porti qualche volta al limite, ma sempre solo sotto controllo. Poi per affrontare certi situazioni di panico bisogna sviluppare dei riflessi o automatismi, ripetendo all’ infinito una certa operazione, come aprire la paracadute per esempio o atterrare dopo il lancio. Uguale per accendere un fuoco, slacciare lo zaino, estrarre il coltello per tagliare qualche cintura per liberarti e tante altre cose che possono servirti. Devi riuscire a farli anche con gli occhi chiusi.

Ottimo Alex. Condivido appieno il tuo punto di vista!!!
 
come giustamente dice crash la differenza si vede all'atto pratico...
in condizioni di stress e di reale difficoltà.
qui la storia è lunga e puramente teorica, almeno (ritengo) per noi.
infatti mentre per me una notte all'addiaccio sotto l'acqua può essere motivo di divertimento, per qualcuno potrebbe essere la peggiore notte della sua vita.
allora come mi metti sotto stress? mi levi per un mese la parabola? :)
scherzi a parte trovare un programma valido per tanti (non dico per tutti) è un problema. specialmente se si tratta di persone già abituate alle difficoltà o comunque a marciare per 20km di notte (una distanza media) con nello zaino solo un poncho una copertina e 4 barrette energetiche.
 
L'addestramento è quello che ti porta a sviluppare gli automatismi, quando non c'è tempo di pensare l'automatismo ti aiuta.

Quando è troppo doloroso pensare l'addestramento ti aiuta a non pensare e ad agire.

Nel mio lavoro queste situazioni capitano spesso e la differenza da addestrato a poco addestrato è abissale.

Poi, si può, anzi ci si deve sempre documentare sulla teoria (anche questo è addestramento), ma provare e riprovare è la cosa migliore.

Forse gli addestramenti militari sono validi, perchè tendono a spremere al massimo le risorse fisiche e psicologiche, a livelli che magari il singolo se non dotato di forza di volontà ferrea ed anche di una buona dose di masochismo non raggiungerebbe autonomamente.
 
L'addestramento, poco importa se militare o civile, a mio avviso, ha maggior probabilità di riuscita nel momento in cui avviene comunque con un supervisore/istruttore. Ovviamente questo è un bene o un male a seconda delle capacità/conoscenza dell'istruttore, nel senso che non è detto che l'omino con il cordino sulla mimetica, solo perchè è un istruttore, sia poi un buon istruttore.

L'autodidatta ha un limite che non è di immediata soluzione, i punti critici non palesi, sia quelli sul piano fisico che sul piano psichico che sul piano delle conoscenze; un istruttore con la "i" maiuscola dovrebbe essere in grado di individuarli molto più velocemente che l'autodidatta e su di essi, i punti critici, dedicarvi maggior attenzione. E' più facile sviluppare un sano "sadismo" che un sano "masochismo" :p

Ovviamente questo non vuol dire che un autodidatta sia meno valido di una persona addestrata, potrebbe esserlo tranquillamente molto di più, è solo che un autodidatta potrebbe non aver affrontato certe situazioni limite che un addestramento "mirato" è più facile che affronti .... almeno come principio.

Ciao :), Gianluca
 
Secondo me bisogna ben capire cosa si intende per "situazione survival"....per alcuni è costruirsi la capanna, purificare l'acqua, mettere le trappole, far legna col coltellone ecc e in questo caso è necessaria una preparazione fisica e tecnica.

Per me invece il survival non è questo, vi spiego con un esempio letto sul giornale....pochi giorni fa una signora, durante una escursione, aveva rallentato il passo ed era rimasta indietro rispetto ai compagni di escursione. Era inciampata e scivolata dal sentiero "rotolando" 200 metri più a valle nel bosco.....il cellulare non prendeva e aveva polso e gamba rotta.

Stava venendo sera e la temperatura si stava abbassando (fine novembre in montagna!)....cos'ha fatto? ha "strisciato" in un anfratto lì vicino, si è coperta con le foglie che aveva attorno, si è tenuta idratata bevendo la neve e il ghiaccio li attorno e si è imposta di non dormire assolutamente per non morire assiderata.
Era a 200 metri dal sentiero ma nonostante questo passarono 2 giorni (con temperature sotto zero) prima che la trovassero malconcia ma VIVA.

Ecco per me questo è vero survival per il quale conta in maggior parte il cervello, la capacità di mantenere il sangue freddo e non farsi prendere dagli eventi.
 
nelle situazioni di emergenza è basilare il controllo psichico , l'equilibrio mentale toglie da tante situazione pericolose.
occorre però determinare il contesto di queste situazioni , giustamente non ci si può allenare per qualsiasi emergenza che ti possa capitare nella vita , occorre selezionare le più probabili.

la base comunque è la capacità tecnica di affrontarle , per questo ci sono corsi : ad esempio trovarti in parete sul cervino con lo strapiombo chilometrico al di sotto può essere una situazione di emergenza abbastanza grave se non si conosce l'alpinismo , sennò una "semplice" ascesa.

la maggior parte delle vittime in montagna è causata dalle valanghe; una situazione di emergenza è trovarsi sotto una di esse. qui oltre la tecnica e la capacità di rimanere minimamente lucidi quando si è investiti (si dovrebbe cercare di nuotare) è sicuramente indispensabile l'arva per poter sopravvivere.

altre volte invece è l'allenamento mentale che ci aiuta: fin da piccolo andavo in montagna con mio padre e tra le tante cose che mi ha trasmesso c'è stata la paura del buio , quindi l'attardarsi sui monti al crepuscolo. non nego che quando ho incominciato a camminare da solo i fantasmi sono arrivati , quando vedevo che stava per calare il sole avevo una certa ansia; capisci che con questo stato d'animo anche un semplice contrattempo sarebbe stato disastroso. dato che è una situazione che non mi è mai piaciuta ho incominciato ad allenarmi mentalmente andando per i monti di sera e poi di notte (il tutto gradatamente , in montagna occorre fare le cose piano). ora è passato , se mi capita qualche cosa probabilmente sarò più preparato che prima (e soprattutto riesco a godere appieno dell'escursione a volte soffermandomi in cima fino al tramonto).

i corpi speciali hanno capacità psichiche maggiori di affrontare situazioni di emergenza? sinceramente non lo so , pare strano non ne conosco neppure uno che sia anche un escursionista e che soprattutto abbia potuto mettere in pratica ciò che gli hanno insegnato in un contesto diverso da quello militare; in compenso ho personalmente conosciuto chi senza essere un militare specializzato (ovvero , ha fatto la naja come tutti noialtri) è riuscito a sopravvivere appeso per 2 giorni alla parete nord del monviso in mezzo ad una tormenta di neve.

ricapitolando: capacità tecniche + allenamento mentale + equipaggiamento + culo

(non sò se ho azzeccato il senso del post , dò per scontato che quando parliamo di emergenza ci riferiamo ad un contesto escursionistico/montano , non certamente ad una situazione di guerra o di disastro)
 
S

Speleoalp

Guest
secondo me bisogna ben capire cosa si intende per "situazione survival"....per alcuni è costruirsi la capanna, purificare l'acqua, mettere le trappole, far legna col coltellone ecc e in questo caso è necessaria una preparazione fisica e tecnica.

Per me invece il survival non è questo, vi spiego con un esempio letto sul giornale....pochi giorni fa una signora, durante una escursione, aveva rallentato il passo ed era rimasta indietro rispetto ai compagni di escursione. Era inciampata e scivolata dal sentiero "rotolando" 200 metri più a valle nel bosco.....il cellulare non prendeva e aveva polso e gamba rotta.

Stava venendo sera e la temperatura si stava abbassando (fine novembre in montagna!)....cos'ha fatto? Ha "strisciato" in un anfratto lì vicino, si è coperta con le foglie che aveva attorno, si è tenuta idratata bevendo la neve e il ghiaccio li attorno e si è imposta di non dormire assolutamente per non morire assiderata.
Era a 200 metri dal sentiero ma nonostante questo passarono 2 giorni (con temperature sotto zero) prima che la trovassero malconcia ma viva.

Ecco per me questo è vero survival per il quale conta in maggior parte il cervello, la capacità di mantenere il sangue freddo e non farsi prendere dagli eventi.

quoto
 
S

Speleoalp

Guest
nelle situazioni di emergenza è basilare il controllo psichico , l'equilibrio mentale toglie da tante situazione pericolose.
occorre però determinare il contesto di queste situazioni , giustamente non ci si può allenare per qualsiasi emergenza che ti possa capitare nella vita , occorre selezionare le più probabili.

la base comunque è la capacità tecnica di affrontarle , per questo ci sono corsi : ad esempio trovarti in parete sul cervino con lo strapiombo chilometrico al di sotto può essere una situazione di emergenza abbastanza grave se non si conosce l'alpinismo , sennò una "semplice" ascesa.

la maggior parte delle vittime in montagna è causata dalle valanghe; una situazione di emergenza è trovarsi sotto una di esse. qui oltre la tecnica e la capacità di rimanere minimamente lucidi quando si è investiti (si dovrebbe cercare di nuotare) è sicuramente indispensabile l'arva per poter sopravvivere.

altre volte invece è l'allenamento mentale che ci aiuta: fin da piccolo andavo in montagna con mio padre e tra le tante cose che mi ha trasmesso c'è stata la paura del buio , quindi l'attardarsi sui monti al crepuscolo. non nego che quando ho incominciato a camminare da solo i fantasmi sono arrivati , quando vedevo che stava per calare il sole avevo una certa ansia; capisci che con questo stato d'animo anche un semplice contrattempo sarebbe stato disastroso. dato che è una situazione che non mi è mai piaciuta ho incominciato ad allenarmi mentalmente andando per i monti di sera e poi di notte (il tutto gradatamente , in montagna occorre fare le cose piano). ora è passato , se mi capita qualche cosa probabilmente sarò più preparato che prima (e soprattutto riesco a godere appieno dell'escursione a volte soffermandomi in cima fino al tramonto).

i corpi speciali hanno capacità psichiche maggiori di affrontare situazioni di emergenza? sinceramente non lo so , pare strano non ne conosco neppure uno che sia anche un escursionista e che soprattutto abbia potuto mettere in pratica ciò che gli hanno insegnato in un contesto diverso da quello militare; in compenso ho personalmente conosciuto chi senza essere un militare specializzato (ovvero , ha fatto la naja come tutti noialtri) è riuscito a sopravvivere appeso per 2 giorni alla parete nord del monviso in mezzo ad una tormenta di neve.

ricapitolando: capacità tecniche + allenamento mentale + equipaggiamento + culo

(non sò se ho azzeccato il senso del post , dò per scontato che quando parliamo di emergenza ci riferiamo ad un contesto escursionistico/montano , non certamente ad una situazione di guerra o di disastro)
E ancora QUOTO
 
Io penso che l'allenamento in generale aiuti certamente molto, ma per uscire da situazioni come quelle di Joe Simpson, di Bonatti, dei protagonisti di Alive, della vecchina citata da Sile86 .... ci voglia una "testa" che hai dalla nascita, una predisposizione congenita che l'allenamento da solo non potrà mai eguagliare.
 
E se l’illusione non si paga, la delusione si paga, e anche tanto.

Questo è un principio dell'addestramento dei corpi davvero speciali. Detto in altri modi, ma sostanzialmente è questo. Se uno pensa a Rambo, ha sbagliato tutto. Quello - semmai esistesse fuori dai film - è un "individuo" speciale.
Un corpo speciale è un team. Soprattutto un team. Un insieme di individui addestrati tutti allo stesso livello che si muovono all'unisono con automatismi perfetti come se fossero un corpo solo.

La preparazione fisica è tanta; esattamente come si prepara un buon atleta.. ma un atleta fa una cosa.. qui non è a senso unico e l'obbiettivo fisico è resistere, non fare il primato dei 100 piani.

La preparazione tecnica è ampia e precisa (utilitaristica) ed il modo per imparare è provare e riprovare fino a farlo ad occhi chiusi. Ed anche sotto stress. Però non solo ad usare uno strumento.. ma anche a decidere "istintivamente" (meglio dire automaticamente) cosa fare se succede che.. provare e riprovare situazioni e scenari ipotizzando quelli più critici.

E questo porta al punto.

La svolta psicologica - la differenza - sta nel fatto che sei un gruppo. E' questo che ti fa "speciale". Soprattutto questo.
Sapere che c'è sempre qualcuno che fa in modo che tu non sia solo, cosi come tu lo fai per l'altro. Esistono precise tecniche di addestramento per questo aspetto. Devi imparare a non reagire in attesa (alle volte è un attimo, alle volte no) che intervenga un altro. Non perché ti è amico. Sapere che l'altro farà esattamente la stessa cosa che faresti tu, con la stessa identica modalità, e per lo stesso identico scopo. Questo fa in modo che il singolo faccia cose che da solo non farebbe mai; o le farebbe con estrema paura di sbagliare e perciò le farebbe male. E' così.. è qui che diventa "speciale".

C'è poi una parte di "addestramento" che - come dice Aleks - si fa solo in qualche caso, ed è un'altro e tutt'altro discorso.

Perciò cosa succede ad un membro di qualche corpo speciale quando non è nel corpo speciale, cioè quando è solo?

Succede ciò che succede a qualsiasi altro individuo.

Certo, in caso di difficoltà ha maggiore allenamento fisico (ma anche un buon atleta lo ha); conosce qualche tecnica in più di un escursionista domenicale (ma anche un amante della montagna o un alpinista sa il fatto suo);
è abituato a reagire lucidamente, sopporta maggiormente il disagio ed è più determinato della media.. questo sicuramente si, e comunque ci sono persone in montagna che ne hanno passate di altrettanto dure che solo a raccontarle..

Perciò, come dimostrano casi anche qui citati, non è necessario essere uno "speciale" per trovare la lucidità necessaria a trarsi d'impaccio senza isterie.
Molto, è bagaglio personale. Anzi.. si potrebbe anche dire che alle volte un individuo è "speciale" anche prima di entrare in un corpo speciale (ed è forse proprio per questo che ce la fa a passare).

Quale addestramento? Per dire la mia, il primo passo vero da fare è quello di ammettere con se stessi in modo lucido e tranquillo, quali sono i propri limiti. Semplicemente prenderne atto, e su tutti i piani. Alle volte è il passo più difficile.
Poi bisogna sapere che sul piano fisico è più semplice intervenire, ma senza commettere l'errore di pensare che un miglioramento fisico "automaticamente" risolva problemi psicologici. Può dare maggior "senso" di se stessi, ma non risolve le paure latenti, che son quelle che ti fregano quando non te l'aspetti.. e quando proprio non devono.
Se hai paura del buio, hai paura del buio.. ci devi lavorare, non basta un bicipite raddoppiato (e chiedo scusa per l'esempio un po' scemo..).
L'altra cosa da sapere, è che la "sfida" solitaria, che certo può dare soddisfazione, è la peggior maniera di progredire. Per due ragioni. Perché potrà anche essere una "sfida", ma nei fatti non lo sarà mai per davvero (in quanto esiste l'istinto di conservazione, tendi a non farti del male..) e rischi di cominciare a raccontarti frottole e pure a crederci;
e poi perché le tecniche non vanno mai improvvisate, ti va bene una volta e magari non ne hai capito bene il motivo.
Perciò se possibile meglio con qualcun altro. Se più esperto, meglio. Se non lo è, sarà testimone e confronto dei progressi, farà insomma da punto di riferimento. Come il Nord.
 
E tutto finisce qui? Nessuno ha più niente da dire? Questa si che è una grande delusione. :)
Sono passati 4 anni.
 
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