Il "fare causa" riguarda solo, a quanto capisco, le aziende che fanno specifici investimenti dietro specifiche garanzie. E' già pratica corrente anche se il TTIP verosimilmente vorrebbe allargarne l'ambito.
Faccio un esempio: sono una multinazionale dell'energia che fa investimenti su centrali nucleari in Germania, essendomi stato garantito dall'assetto normativo attuale che la centrale, costruita come da progetto, potrà produrre energia per 25 anni. Costruisco la centrale (con una spesa enorme, le centrali nucleari costano più di mutuo che di combustibile) e poi, dopo 10 anni, un referendum mette al bando l'energia nucleare con effetto da subito, e io, che ho investito, mi ritrovo un gran cetriolo dove duole.
In questi casi si fanno clausole di salvaguardia per cui, se venisse a modificarsi il quadro normativo, l'investitore avrebbe un equo indennizzo. Le controversie sono portate davanti ad istanze di arbitrato internazionale. Senza queste clausole, gli investitori non investono perché temono visite dell'uccello padulo.
Questo "modello" di garanzia normativa potrebbe, in ipotesi, essere allargato ad altri tipi di investimenti. Ad esempio investo in una fabbrica in Italia che produce un certo farmaco, perché mi garantisci la commerciabilità di quel farmaco, e se poi cambi idea, ho istanza presso un arbitro per un equo indennizzo.
Sono tutte cose che hanno una loro logica, le si può accogliere o rigettare (consapevoli che meno garanzie, meno investimenti, e vale anche per quelli nazionali), ma non stiamo parlando di limitazioni di sovranità ecc. I professionisti dell'allarmismo giocano sulla poca confidenza che la gente ha (me compreso) con la materia del commercio internazionale, che è molto tecnica e specialistica, e in generale con le tematiche di economia d'azienda. Gli investitori non sono gente che ama farsi prendere per il didietro e, in generale, pure Karl Marx diceva - e a ragione - che il capitale è timido.