Stealth

Ogni tanto esco di casa senza che mia moglie lo sappia e mi "dimentico" il telefonino.

al di la' di essere mandato in missioni speciali notturne di ricognizione e evasione, c'e' anche la vita normale di tutti i giorni dove per una ragione di sicurezza personale non vuoi diventare un bersaglio di qualche malintenzionato o zelota che non la pensa come te'. Googla: The Gray Man, non il libro, il concetto.
Ne ho parlato nel post infatti. Inoltre è qualcosa che ho introiettato (senza ossessioni, giusto come comportamento abituale che mi rende la vita più facile).
 
ahahaha sapeste cosa mi avete fatto tornare in mente! ^_^
Nascondersi in bella vista, sparire fra gli altri, dare l'idea di essere come chi hai intorno...
avevo 35 anni allora... 25 anni fa... va beh...
per motivi vari che non sto a spiegare viaggiavo spessissimo in treno di notte da sola per tornare a casa. Erano altri tempi, per certi versi meno problematici di adesso ma comunque non adatti a viaggiare da sole di notte per le stazioni medie e grandi, nemmeno su una tratta che facevo settimanalmente per cui bigliettai e capotreni ormai mi conoscevano e sapevano che mi piazzavo vicino al loro scompartimento di prima anche avendo il biglietto di seconda usando i seggiolini del corridoio...

Il problema erano le attese notturne invernali di ore ed ore per prendere treni rarissimi e coincidenze assurde nelle stazioni deserte, abitate solo da barboni e simili in cerca di un riparo dal freddo.
Avevo sviluppato una strategia semplice, banale forse... Partivo di giorno, pettinata, truccata ma in jeans vecchi, giaccone ugualmente vecchio, pulito ma insomma chiaramente consumato dall'uso, scarpe da ginnastica ugualmente molto usate e uno zainetto Invicta di quelli usatissimi per andare a scuola, anche quello bello logoro.
Facevo i miei giri ecc e evitavo di ripettinarmi e rifare il trucco tutto il giorno e avevo i capelli lunghi, molto lunghi che si annodavano, si arruffavano ecc mano mano durante la giornata, la sera erano sufficientemente scompigliati da permettermi, insieme al trucco svanito e all'abbigliamento, di muovermi senza attirare l'attenzione nelle stazioni.
Altra cosa che avevo imparato in fretta era che se ti muovi guardandoti attorno, mostrando preoccupazione, mostrando di non essere abituato alla vita notturna feroce, diventavi un centro di interesse immediato. Per cui mi ero imposta sin dall'inizio di muovermi lentamente, come chi non abbia una vera meta e qualcosa da fare, per cui il tempo non è importante. Per restare dove c'era più luce senza fare nascere curiosità mi portavo dei libercoli da poco, esistevano quelle ristampe economicissime dei classici della letteratura, da leggere alla luce smorta nelle vicinanze degli uffici (Polfer compresa).

Non ho mai avuto problemi, a parte la Polfer che mi ha fatto il controllo del biglietto qualche volta restando sorpresa nello scoprire che io lo avevo! Fino a che anche per loro sono diventata una presenza abituale nelle vicinanze dei loro uffici, mi salutavano passando e non chiedevano il biglietto.

Le vere sorprese che mi hanno però confermato la bontà ed efficacia delle precauzioni prese sono state due.
La prima avvenne nella stazione di Pisa, aspettavo un treno che sarebbe passato verso le quattro del mattino, avevo un paio di ore di attesa, i capelli spettinati, il mio giaccone logoro in cui avvolgermi e il libercolo accartocciato da leggere, quando mi si avvicina un ragazzo "Mi scusi, posso restare vicino a lei che mi stanno dando fastidio?"
Alzo sorpresa gli occhi e lo guardo, avrà avuto vent'anni, pantaloni neri, scarpe di pelle nera, dolcevita bianco di lana di qualità, un bel cappotto di lana e un cappello di feltro nero in testa... La paura negli occhi e modi molto... eleganti diciamo... Mi copriva la visuale per cui mi sporgo un po' per guardare dietro di lui e vedo la fauna delle sale d'aspetto notturne, lupi che hanno visto un agnello... "Capisco - gli rispondo - va bene." Il fatto che stesse parlando con me, credo mi abbia raccontato tutta la sua vita, pare avere semplificato le cose e sebbene ci abbiano messo un po' i lupi sono tornati nella loro tana ma così, per la prima volta, capii con certezza che anche per loro in qualche modo io ormai ero diventata di casa.

La seconda, stazione di Santa Maria Novella a Firenze, avvenne quando ero già al marciapiede di arrivo del treno, sebbene mancasse ancora più di mezzora e fu con una ragazza, credo non avesse neppure vent'anni. Una bella ragazza, snella, ben vestita, minigonna, tacchi alti, tutta truccata e con collana d'oro, anelli, orecchini, una valigia enorme. La vedo spuntare dal sottopassaggio quasi di corsa, con sta valigia enorme, i tacchi alti, trafelata e dietro il branco... Erano in quattro, non molti ma sufficienti...
Ma benedetta ragazza ti pare il modo di venire conciata di notte in stazione da sola? Penso nella testa mentre si affanna nella mia direzione. Io non mi muovo ma aspetto guardando il branco che si avvicina alla preda che va sempre più nel panico, ormai mi ha quasi raggiunta, appena lei è a portata di voce ma gli inseguitori no le dico piano: - piantala di correre e fermati qui di fianco! Stai attirandoti addosso tutti i guai della stazione!- Quella si blocca, sgrana gli occhi, mi guarda e obbedisce. E io, poco più forte ma appositamente udibile - Ciao. Ma si può sapere cosa t'è venuto in testa di venire qui conciata così? Non dirmi che non avevi un paio di jeans nella valigia!-
Quelli pensano che ci conosciamo, io intanto gli lancio un'occhiataccia e se ne tornano indietro... Caccia sfumata...
Insomma esce fuori che ha fatto tardi e non ha fatto in tempo a cambiarsi dopo le lezioni all'università e un mucchio di storie. Le ho spiegato che se all'università alle lezioni quando deve prendere il treno ci va vestita sportiva forse è meglio. Che poteva almeno togliersi gli ori prima di entrare in stazione e che non deve guardarsi attorno come chi teme chissà quale aggressione e che sul treno è bene si metta vicino ai controllori ma a quello avrei pensato io e che lei era meglio fosse certissima che alla stazione di Milano avesse qualcuno a prenderla.
Insomma lezione rapida per eventuali prossime emergenze, al treno me la sono portata dai controllori, una coppia molto piacevole tra l'altro, erano i miei preferiti su quella tratta e l'ho affidata a loro dato che io scendevo molto prima e altrimenti a Milano mi sa che non ci sarebbe arrivata tanto era fuori posto.
 
ahahaha sapeste cosa mi avete fatto tornare in mente! ^_^
Nascondersi in bella vista, sparire fra gli altri, dare l'idea di essere come chi hai intorno...
avevo 35 anni allora... 25 anni fa... va beh...
per motivi vari che non sto a spiegare viaggiavo spessissimo in treno di notte da sola per tornare a casa. Erano altri tempi, per certi versi meno problematici di adesso ma comunque non adatti a viaggiare da sole di notte per le stazioni medie e grandi, nemmeno su una tratta che facevo settimanalmente per cui bigliettai e capotreni ormai mi conoscevano e sapevano che mi piazzavo vicino al loro scompartimento di prima anche avendo il biglietto di seconda usando i seggiolini del corridoio...

Il problema erano le attese notturne invernali di ore ed ore per prendere treni rarissimi e coincidenze assurde nelle stazioni deserte, abitate solo da barboni e simili in cerca di un riparo dal freddo.
Avevo sviluppato una strategia semplice, banale forse... Partivo di giorno, pettinata, truccata ma in jeans vecchi, giaccone ugualmente vecchio, pulito ma insomma chiaramente consumato dall'uso, scarpe da ginnastica ugualmente molto usate e uno zainetto Invicta di quelli usatissimi per andare a scuola, anche quello bello logoro.
Facevo i miei giri ecc e evitavo di ripettinarmi e rifare il trucco tutto il giorno e avevo i capelli lunghi, molto lunghi che si annodavano, si arruffavano ecc mano mano durante la giornata, la sera erano sufficientemente scompigliati da permettermi, insieme al trucco svanito e all'abbigliamento, di muovermi senza attirare l'attenzione nelle stazioni.
Altra cosa che avevo imparato in fretta era che se ti muovi guardandoti attorno, mostrando preoccupazione, mostrando di non essere abituato alla vita notturna feroce, diventavi un centro di interesse immediato. Per cui mi ero imposta sin dall'inizio di muovermi lentamente, come chi non abbia una vera meta e qualcosa da fare, per cui il tempo non è importante. Per restare dove c'era più luce senza fare nascere curiosità mi portavo dei libercoli da poco, esistevano quelle ristampe economicissime dei classici della letteratura, da leggere alla luce smorta nelle vicinanze degli uffici (Polfer compresa).

Non ho mai avuto problemi, a parte la Polfer che mi ha fatto il controllo del biglietto qualche volta restando sorpresa nello scoprire che io lo avevo! Fino a che anche per loro sono diventata una presenza abituale nelle vicinanze dei loro uffici, mi salutavano passando e non chiedevano il biglietto.

Le vere sorprese che mi hanno però confermato la bontà ed efficacia delle precauzioni prese sono state due.
La prima avvenne nella stazione di Pisa, aspettavo un treno che sarebbe passato verso le quattro del mattino, avevo un paio di ore di attesa, i capelli spettinati, il mio giaccone logoro in cui avvolgermi e il libercolo accartocciato da leggere, quando mi si avvicina un ragazzo "Mi scusi, posso restare vicino a lei che mi stanno dando fastidio?"
Alzo sorpresa gli occhi e lo guardo, avrà avuto vent'anni, pantaloni neri, scarpe di pelle nera, dolcevita bianco di lana di qualità, un bel cappotto di lana e un cappello di feltro nero in testa... La paura negli occhi e modi molto... eleganti diciamo... Mi copriva la visuale per cui mi sporgo un po' per guardare dietro di lui e vedo la fauna delle sale d'aspetto notturne, lupi che hanno visto un agnello... "Capisco - gli rispondo - va bene." Il fatto che stesse parlando con me, credo mi abbia raccontato tutta la sua vita, pare avere semplificato le cose e sebbene ci abbiano messo un po' i lupi sono tornati nella loro tana ma così, per la prima volta, capii con certezza che anche per loro in qualche modo io ormai ero diventata di casa.

La seconda, stazione di Santa Maria Novella a Firenze, avvenne quando ero già al marciapiede di arrivo del treno, sebbene mancasse ancora più di mezzora e fu con una ragazza, credo non avesse neppure vent'anni. Una bella ragazza, snella, ben vestita, minigonna, tacchi alti, tutta truccata e con collana d'oro, anelli, orecchini, una valigia enorme. La vedo spuntare dal sottopassaggio quasi di corsa, con sta valigia enorme, i tacchi alti, trafelata e dietro il branco... Erano in quattro, non molti ma sufficienti...
Ma benedetta ragazza ti pare il modo di venire conciata di notte in stazione da sola? Penso nella testa mentre si affanna nella mia direzione. Io non mi muovo ma aspetto guardando il branco che si avvicina alla preda che va sempre più nel panico, ormai mi ha quasi raggiunta, appena lei è a portata di voce ma gli inseguitori no le dico piano: - piantala di correre e fermati qui di fianco! Stai attirandoti addosso tutti i guai della stazione!- Quella si blocca, sgrana gli occhi, mi guarda e obbedisce. E io, poco più forte ma appositamente udibile - Ciao. Ma si può sapere cosa t'è venuto in testa di venire qui conciata così? Non dirmi che non avevi un paio di jeans nella valigia!-
Quelli pensano che ci conosciamo, io intanto gli lancio un'occhiataccia e se ne tornano indietro... Caccia sfumata...
Insomma esce fuori che ha fatto tardi e non ha fatto in tempo a cambiarsi dopo le lezioni all'università e un mucchio di storie. Le ho spiegato che se all'università alle lezioni quando deve prendere il treno ci va vestita sportiva forse è meglio. Che poteva almeno togliersi gli ori prima di entrare in stazione e che non deve guardarsi attorno come chi teme chissà quale aggressione e che sul treno è bene si metta vicino ai controllori ma a quello avrei pensato io e che lei era meglio fosse certissima che alla stazione di Milano avesse qualcuno a prenderla.
Insomma lezione rapida per eventuali prossime emergenze, al treno me la sono portata dai controllori, una coppia molto piacevole tra l'altro, erano i miei preferiti su quella tratta e l'ho affidata a loro dato che io scendevo molto prima e altrimenti a Milano mi sa che non ci sarebbe arrivata tanto era fuori posto.
Questo è una dimostrazione pratica del gray man: la ragazza in "minigonna e tacco 12" con i gioielli in bella vista attira piu l' attenzione di un probabile rapinatore/molestatore della ragazza vestità casual (sarà maschilista ma la realtà è questa)
L' uomo che va in giro in abiti firmati o che denotano agiatezza rischia più dell' anonimo pendolare
 
E' istruttivo vedere in quanti modi diversi si interpreti a parola "avventuroso" . Indubbiamente alcune frange di avventurosi del forum (diciamo quelli affascinati da militaria, forze speciali ecc?) possono essere attratte dalle tecniche elencate nella pagina linkata nel post di apertura, d' altro canto uno che si allena a sopravvivere ad una catastrofe globale in fondo potrebbe trovare utile anche impratichirsi di tecniche per definizione illegali e quindi del tutto inulili nella vita delle persone comuni.

Concluderei dicendo che in ambiente naturale, per motivi di sicurezza sarebbe meglio essere sempre ben visibili, un po' per evitare di essere impallinati da uno di quegli idioti col fucile pronti a sparare al primo rumore di fonde un po' perché in un ipotetico intervento di salvataggio dei vestiti dai colori brillanti potrebbero salvarci la vita.
 
ahahaha sapeste cosa mi avete fatto tornare in mente! ^_^
Nascondersi in bella vista, sparire fra gli altri, dare l'idea di essere come chi hai intorno...
avevo 35 anni allora... 25 anni fa... va beh...
per motivi vari che non sto a spiegare viaggiavo spessissimo in treno di notte da sola per tornare a casa. Erano altri tempi, per certi versi meno problematici di adesso ma comunque non adatti a viaggiare da sole di notte per le stazioni medie e grandi, nemmeno su una tratta che facevo settimanalmente per cui bigliettai e capotreni ormai mi conoscevano e sapevano che mi piazzavo vicino al loro scompartimento di prima anche avendo il biglietto di seconda usando i seggiolini del corridoio...

Il problema erano le attese notturne invernali di ore ed ore per prendere treni rarissimi e coincidenze assurde nelle stazioni deserte, abitate solo da barboni e simili in cerca di un riparo dal freddo.
Avevo sviluppato una strategia semplice, banale forse... Partivo di giorno, pettinata, truccata ma in jeans vecchi, giaccone ugualmente vecchio, pulito ma insomma chiaramente consumato dall'uso, scarpe da ginnastica ugualmente molto usate e uno zainetto Invicta di quelli usatissimi per andare a scuola, anche quello bello logoro.
Facevo i miei giri ecc e evitavo di ripettinarmi e rifare il trucco tutto il giorno e avevo i capelli lunghi, molto lunghi che si annodavano, si arruffavano ecc mano mano durante la giornata, la sera erano sufficientemente scompigliati da permettermi, insieme al trucco svanito e all'abbigliamento, di muovermi senza attirare l'attenzione nelle stazioni.
Altra cosa che avevo imparato in fretta era che se ti muovi guardandoti attorno, mostrando preoccupazione, mostrando di non essere abituato alla vita notturna feroce, diventavi un centro di interesse immediato. Per cui mi ero imposta sin dall'inizio di muovermi lentamente, come chi non abbia una vera meta e qualcosa da fare, per cui il tempo non è importante. Per restare dove c'era più luce senza fare nascere curiosità mi portavo dei libercoli da poco, esistevano quelle ristampe economicissime dei classici della letteratura, da leggere alla luce smorta nelle vicinanze degli uffici (Polfer compresa).

Non ho mai avuto problemi, a parte la Polfer che mi ha fatto il controllo del biglietto qualche volta restando sorpresa nello scoprire che io lo avevo! Fino a che anche per loro sono diventata una presenza abituale nelle vicinanze dei loro uffici, mi salutavano passando e non chiedevano il biglietto.

Le vere sorprese che mi hanno però confermato la bontà ed efficacia delle precauzioni prese sono state due.
La prima avvenne nella stazione di Pisa, aspettavo un treno che sarebbe passato verso le quattro del mattino, avevo un paio di ore di attesa, i capelli spettinati, il mio giaccone logoro in cui avvolgermi e il libercolo accartocciato da leggere, quando mi si avvicina un ragazzo "Mi scusi, posso restare vicino a lei che mi stanno dando fastidio?"
Alzo sorpresa gli occhi e lo guardo, avrà avuto vent'anni, pantaloni neri, scarpe di pelle nera, dolcevita bianco di lana di qualità, un bel cappotto di lana e un cappello di feltro nero in testa... La paura negli occhi e modi molto... eleganti diciamo... Mi copriva la visuale per cui mi sporgo un po' per guardare dietro di lui e vedo la fauna delle sale d'aspetto notturne, lupi che hanno visto un agnello... "Capisco - gli rispondo - va bene." Il fatto che stesse parlando con me, credo mi abbia raccontato tutta la sua vita, pare avere semplificato le cose e sebbene ci abbiano messo un po' i lupi sono tornati nella loro tana ma così, per la prima volta, capii con certezza che anche per loro in qualche modo io ormai ero diventata di casa.

La seconda, stazione di Santa Maria Novella a Firenze, avvenne quando ero già al marciapiede di arrivo del treno, sebbene mancasse ancora più di mezzora e fu con una ragazza, credo non avesse neppure vent'anni. Una bella ragazza, snella, ben vestita, minigonna, tacchi alti, tutta truccata e con collana d'oro, anelli, orecchini, una valigia enorme. La vedo spuntare dal sottopassaggio quasi di corsa, con sta valigia enorme, i tacchi alti, trafelata e dietro il branco... Erano in quattro, non molti ma sufficienti...
Ma benedetta ragazza ti pare il modo di venire conciata di notte in stazione da sola? Penso nella testa mentre si affanna nella mia direzione. Io non mi muovo ma aspetto guardando il branco che si avvicina alla preda che va sempre più nel panico, ormai mi ha quasi raggiunta, appena lei è a portata di voce ma gli inseguitori no le dico piano: - piantala di correre e fermati qui di fianco! Stai attirandoti addosso tutti i guai della stazione!- Quella si blocca, sgrana gli occhi, mi guarda e obbedisce. E io, poco più forte ma appositamente udibile - Ciao. Ma si può sapere cosa t'è venuto in testa di venire qui conciata così? Non dirmi che non avevi un paio di jeans nella valigia!-
Quelli pensano che ci conosciamo, io intanto gli lancio un'occhiataccia e se ne tornano indietro... Caccia sfumata...
Insomma esce fuori che ha fatto tardi e non ha fatto in tempo a cambiarsi dopo le lezioni all'università e un mucchio di storie. Le ho spiegato che se all'università alle lezioni quando deve prendere il treno ci va vestita sportiva forse è meglio. Che poteva almeno togliersi gli ori prima di entrare in stazione e che non deve guardarsi attorno come chi teme chissà quale aggressione e che sul treno è bene si metta vicino ai controllori ma a quello avrei pensato io e che lei era meglio fosse certissima che alla stazione di Milano avesse qualcuno a prenderla.
Insomma lezione rapida per eventuali prossime emergenze, al treno me la sono portata dai controllori, una coppia molto piacevole tra l'altro, erano i miei preferiti su quella tratta e l'ho affidata a loro dato che io scendevo molto prima e altrimenti a Milano mi sa che non ci sarebbe arrivata tanto era fuori posto.
Sei mitica Daedin :biggrin: :biggrin: :biggrin:
 
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