- Parchi della Calabria
-
- Parco Nazionale del Pollino
Dati
Data: 16 febbraio 013 -17.15 - arrivo ore 21.45
Regione e provincia: Calabria del Nord - Cosenza
Località di partenza: Vicinanze rovine del Colloreto (antico Monastero nei pressi di Morano Calabro(Cs)
Località di arrivo: Piano Gaudolino
Tempo di percorrenza: 4.5 ore
Chilometri: 4.3 chilometri
Grado di difficoltà: EEA
Descrizione delle difficoltà: tratti con forti dislivelli e neve abbondante.
Periodo consigliato: Tutto l'anno,in inverno con neve scarsa.
Segnaletica: presente
Quota massima: 1650 circa
Accesso stradale: impervio,presenza di un cantiere autostradale aperto.
Sulle orme della Lepre.
James Bond,Vincent ed io avevamo proprio voglia di fare un’uscita con i “ fiocchi”, di quelle che poi ti rimangono nelle gambe per giorni. Inizia sempre tutto con uno scambio di sms laconici. Arrivano le prime richieste di spostamento,si ritorna quindi alla carica limando le date e gli orari fino ad arrivare a fissare la partenza alle 17.00 con il buio che arriva alle 17.30.
Ormai ci siamo abituati a ste’ partenze al limite. Questa volta ,non potendo recarci sul pollino a causa della neve, abbiamo deciso di raggiungerlo da giu’ partendo da quota 700 per arrivare a circa 1.650 con le racchette al seguito. Dopo aver lasciato le macchine in prossimita’ di un cantiere autostradale della A3,abbiamo scavalcato la recinzione e subito dopo ,con il sentiero davanti,iniziamo a salire. Dopo circa 1 chilometro, per il buio inforchiamo nell’ordine: lampade frontali,ghette e racchette.
La neve da li’ in avanti è tanta e cammineremo sempre su circa un metro di neve .Individuare il sentiero diventa sempre piu’ difficile perche’ i segnavia seppur presenti sono abbondantemente coperti dalla neve. Saliamo, aumenta il dislivello, si procede con fatica e intanto inizia a venir giu’ del nevischio che ci accompagnera’ per l’intero percorso.
Proseguire e’ una scommessa con noi stessi. Ognuno di noi infatti ammettera’ piu’ tardi,se avessimo affrontato il sentiero da soli, saremmo gia’ tornati indietro dopo il primo dei 4,5 chilometri percorsi.Per evitare di scoraggiare gli altri, alle loro frequenti richieste di info circa il tempo per raggiungere la meta,progredendo, divento sempre meno credibile.Quanto manchera’?.... mahhh circa un’ora.. ed invece…. Ad un certo punto sto’ benedetto sentiero diventa invisibile…improvviamo, soprattutto il grande James Bond, impareggiabile ed inarrestabile nella progressione. Per lui i forti dislivelli sono uno stimolo ad aumentare l’andatura, per me…non ne parliamo.
La progressione su neve con forte dislivello,al buio,con un venticello gelido che inizia a farsi sentire,il nevischio incessante, mi stava facendo invidiare chi era a casa a vedere l’anticipo di serie A. Proseguiamo.. ma dove?.. ed ecco il lampo di genio o di follia…decidiamo di affidarci alle tracce di una lepre..gia’ come nella maratona, solo che qui se entro una – due ore non troviamo il rifugio, senza tenda e con le condizioni climatiche che peggioravano di metro in metro, rischiavamo di fare la fine delle belle statuine.
Insomma,grazie anche ad Alberto che per tutta la progressione ha racchettato da apri pista senza mai chiedere il cambio…ed alla capacita’ di orientamento sul terreno coperto di neve, e grazie soprattutto alle impronte della lepre,abbiamo,non chiedetemi come,raggiunto il piano dove e’ situato un ‘santo’ rifugio. Alla sua vista,volevo esplodere di gioia,mi sarei inginocchiato baciando il terreno ma avevamo gia’ un altro problema. La neve arrivava al tetto.
Gia’ un po’ piu’ giu’ avevo perso le speranze di riempire la borraccia ormai vuota alla fontana di un abberatoio sepolto sotto due metri di neve,sciogliero' la neve piu' tardi con il fornellino, e adesso dovevamo trovare il modo di entrare,accendere un fuoco e riscaldarci.Trovato l’ingresso e stremati da 4 ore e mezza di cammino su neve con un dislivello a tratti da paura,con pause rigorosamente in piedi, raccattiamo alla meglio un po’ di legna che definire secca diventa difficile e dopo vari infruttuosi ed angoscianti tentativi di accendere un misero fuoco, tutto inizia a girare per il verso giusto riuscendo persino nell’impresa di rifocillarci secondo una ormai consolidata abitudine (grigliata di carne).Subito dopo, le 01.30 circa, frettolosamente i nostri materassini gonfiabili prendono forma e dopo una veloce buonanotte ci infiliamo nei sacchi per , a detta di tutti,una delle migliori dormite fatte in quota. Il paesaggio al mattino e’ impagabile. Le racchette iniziano a sbriciolare la neve sul percorso di ritorno tra inciampi, voli spettacolari e tante risate. Dopo circa due ore e mezza circa, ritorniamo al punto di partenza. La prossima? Sto’ pensando di darmi alla pesca….piu’ rilassante…
Data: 16 febbraio 013 -17.15 - arrivo ore 21.45
Regione e provincia: Calabria del Nord - Cosenza
Località di partenza: Vicinanze rovine del Colloreto (antico Monastero nei pressi di Morano Calabro(Cs)
Località di arrivo: Piano Gaudolino
Tempo di percorrenza: 4.5 ore
Chilometri: 4.3 chilometri
Grado di difficoltà: EEA
Descrizione delle difficoltà: tratti con forti dislivelli e neve abbondante.
Periodo consigliato: Tutto l'anno,in inverno con neve scarsa.
Segnaletica: presente
Quota massima: 1650 circa
Accesso stradale: impervio,presenza di un cantiere autostradale aperto.
Sulle orme della Lepre.
James Bond,Vincent ed io avevamo proprio voglia di fare un’uscita con i “ fiocchi”, di quelle che poi ti rimangono nelle gambe per giorni. Inizia sempre tutto con uno scambio di sms laconici. Arrivano le prime richieste di spostamento,si ritorna quindi alla carica limando le date e gli orari fino ad arrivare a fissare la partenza alle 17.00 con il buio che arriva alle 17.30.
Ormai ci siamo abituati a ste’ partenze al limite. Questa volta ,non potendo recarci sul pollino a causa della neve, abbiamo deciso di raggiungerlo da giu’ partendo da quota 700 per arrivare a circa 1.650 con le racchette al seguito. Dopo aver lasciato le macchine in prossimita’ di un cantiere autostradale della A3,abbiamo scavalcato la recinzione e subito dopo ,con il sentiero davanti,iniziamo a salire. Dopo circa 1 chilometro, per il buio inforchiamo nell’ordine: lampade frontali,ghette e racchette.
La neve da li’ in avanti è tanta e cammineremo sempre su circa un metro di neve .Individuare il sentiero diventa sempre piu’ difficile perche’ i segnavia seppur presenti sono abbondantemente coperti dalla neve. Saliamo, aumenta il dislivello, si procede con fatica e intanto inizia a venir giu’ del nevischio che ci accompagnera’ per l’intero percorso.
Proseguire e’ una scommessa con noi stessi. Ognuno di noi infatti ammettera’ piu’ tardi,se avessimo affrontato il sentiero da soli, saremmo gia’ tornati indietro dopo il primo dei 4,5 chilometri percorsi.Per evitare di scoraggiare gli altri, alle loro frequenti richieste di info circa il tempo per raggiungere la meta,progredendo, divento sempre meno credibile.Quanto manchera’?.... mahhh circa un’ora.. ed invece…. Ad un certo punto sto’ benedetto sentiero diventa invisibile…improvviamo, soprattutto il grande James Bond, impareggiabile ed inarrestabile nella progressione. Per lui i forti dislivelli sono uno stimolo ad aumentare l’andatura, per me…non ne parliamo.
La progressione su neve con forte dislivello,al buio,con un venticello gelido che inizia a farsi sentire,il nevischio incessante, mi stava facendo invidiare chi era a casa a vedere l’anticipo di serie A. Proseguiamo.. ma dove?.. ed ecco il lampo di genio o di follia…decidiamo di affidarci alle tracce di una lepre..gia’ come nella maratona, solo che qui se entro una – due ore non troviamo il rifugio, senza tenda e con le condizioni climatiche che peggioravano di metro in metro, rischiavamo di fare la fine delle belle statuine.
Insomma,grazie anche ad Alberto che per tutta la progressione ha racchettato da apri pista senza mai chiedere il cambio…ed alla capacita’ di orientamento sul terreno coperto di neve, e grazie soprattutto alle impronte della lepre,abbiamo,non chiedetemi come,raggiunto il piano dove e’ situato un ‘santo’ rifugio. Alla sua vista,volevo esplodere di gioia,mi sarei inginocchiato baciando il terreno ma avevamo gia’ un altro problema. La neve arrivava al tetto.
Gia’ un po’ piu’ giu’ avevo perso le speranze di riempire la borraccia ormai vuota alla fontana di un abberatoio sepolto sotto due metri di neve,sciogliero' la neve piu' tardi con il fornellino, e adesso dovevamo trovare il modo di entrare,accendere un fuoco e riscaldarci.Trovato l’ingresso e stremati da 4 ore e mezza di cammino su neve con un dislivello a tratti da paura,con pause rigorosamente in piedi, raccattiamo alla meglio un po’ di legna che definire secca diventa difficile e dopo vari infruttuosi ed angoscianti tentativi di accendere un misero fuoco, tutto inizia a girare per il verso giusto riuscendo persino nell’impresa di rifocillarci secondo una ormai consolidata abitudine (grigliata di carne).Subito dopo, le 01.30 circa, frettolosamente i nostri materassini gonfiabili prendono forma e dopo una veloce buonanotte ci infiliamo nei sacchi per , a detta di tutti,una delle migliori dormite fatte in quota. Il paesaggio al mattino e’ impagabile. Le racchette iniziano a sbriciolare la neve sul percorso di ritorno tra inciampi, voli spettacolari e tante risate. Dopo circa due ore e mezza circa, ritorniamo al punto di partenza. La prossima? Sto’ pensando di darmi alla pesca….piu’ rilassante…
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