Ciao Gentagliaaaa!!!
un paio di settimane fa sono finalmente riuscito a partecipare ad un corso sotto la guida di Daniele Dal Canto, e qui condividerò con voi foto e report di due splendidi giorni strapieni di attività.
Ma chi è Daniele dal Canto? Innanzitutto un amico, che ho conosciuto un paio di anni fa, e che ho portato anche nei “miei” boschi qualche mese fa.
Daniele è istruttore master esperto della FISSS, consulente di diverse aziende come SOD Gear, designer e consulente di Extrema Ratio (suoi il Kreios, Selvans e Sethlans), soccorritore, formatore per soccorritori e altre enti come CR, organizzatore di spedizioni come lo S.N.A.K.E. in Kenya (cui parteciperanno tra un paio di settimane 3 miei cari amici), Kilimangiaro, nord Europa; e probabilmente molte altre qualifiche ed esperienze che ad ora non ricordo.
L’idea di partecipare ad un corso con Dal Canto mi frulla per la testa da anni, concretizzato dopo aver conosciuto di persona Daniele (persona squisita), e se i presupposti non bastassero, dopo che Andrea, Ory e Vesto hanno deciso di partecipare allo Snake in Kenya, un corso con Daniele Dal Canto era quasi d’obbligo!
Buona parte dei partecipanti (9 su 11) li ho tirati in ballo io fra amici vari, ne è quindi uscito un gruppo davvero cazzuto, coeso, e che è stato davvero in grado di tenere alto il morale per tutto il tempo.
Ci si organizza per il Basic survival skills, ma l’asticella delle difficolta e delle attività è stata alzata abbastanza in quanto la maggior parte dei corsisti aveva già un pò di esperienza.
Basta chiacchiere….
Come di consueto, il rito della preparazione dello zaino, controllo attrezzatura, e affilatura coltello.
Il giorno prima del corso ospito a casa mia @simone (date un occhiata e iscrivetevi al suo canale YT , questo!), che arriva con Dario Trifelli in arte Neanderth.art , giovane coltellinaio già parecchio affermato, opera sua il mio amato ReWilder (trovate la recensione QUI).
Dario apre una valigia rigida con un grosso lucchetto, il contenuto lo vedete qui, l’accetta è solo un riferimento per le dimensioni!
in mezzo ci sono anche il mio ReWilder e il mio WT Smilodont.
Peccato che Daniele abbia preteso di portare solo ed unicamente coltelli max 5”



Facciamo un salto in avanti, immergiamoci già nel vivo!
Ci allontaniamo dalle macchine e come ci immergiamo nella macchia mediterranea; Daniele inizia con diverse piccole soste per illustrarci alcune piante e i loro utilizzi
ci affacciamo su di una piccola terrazza che si affaccia su di un panorama fantastico, si scorge il mare e la bellezza di questi luoghi.
Ascolto ogni singola parola e cerco di non farmi sfuggire nulla
Questo bosco è davvero impervio, Daniele si muove fra diversi sentieri di animali e mulattiere, più qualche fuori pista.
Si scavalcano alberi caduti, o ci si passa sotto
un pò di respiro su un sentiero più grande
E poi di nuovo dentro
Continuano le veloci nozioni sulla flora locale, usi come esche, commestibilità, intreccio, e molto altro.
Si arriva in uno spiazzo che sarà il nostro campo base per I prossimi due giorni, qui il nostro @Luccchino che prende appunti
e @simone
Si parte sul serio, si parte col fuoco.
Daniele non spiega nulla, chiede se pensiamo di riuscire ad accendere un fuoco con un singolo fiammifero.
La prova, onestamente, mi pare abbastanza semplice.
Ma fallisco; falliamo praticamente tutti.
Forse ho preso davvero sottogamba il test, o forse no, chissà; so solo che poi Dan ha spiegato come lui accende il fuoco, a cosa dobbiamo prestare attenzione, cosa dobbiamo fare/non fare per massimizzare le probabilità di successo.
Tocca a tutti replicare, e questa volta sembra fin troppo facile (come mi sarei aspettato dovesse andare anche la prima volta)
Accendo fra I primi e poi mi godo il tran tran degli altri ragazzi alle prese ognuno col loro fuoco.
Vai Lucchinoooo!
Qui sotto, assieme ad Dario e Ory, si vede Luca, uno studente di Daniele di vecchia data che oggi gli fa da assistente, peccato averlo dovuto salutare già dal sabato sera.
SI continua a parlare di fuoco, esche, e utilità dello stesso.
Poi via con ripari di emergenza e non!
Riparo di emergenza con poncho, velocissimo, nel dettaglio Dan spiega quando e perchè utilizzarlo, per ogni tipologia di riparo ne spiega pregi e difetti.
Replichiamo
Pochissimi minuti di relax..
Poi si parte con quello che sarà (o almeno doveva esserlo) il nostro riparo per la notte.
Prendiamo due vecchi teli e del cordame, ed assieme improvvisiamo questa tettoia
Accendiamo il fuoco, E finalmente arriva un momento atteso da molti, sono circa le 15 del pomeriggio, nella lista del materiale da portare non era menzionato alcun cibo, ma Dan aveva garantito che non saremmo stati a digiuno, conoscendolo non mi aspettavo la classica grigliata serale però…
E niente..
Un pugno di farina e una manciata di mandorle, questo il nostro cibo per I due giorni.
Dan mostra il semplice processo per preparare del pane chapati.
Il mio “banco da lavoro” con metà della farina impastata un qualche mandorla che ho sbriciolato da aggiungere all’impasto.
Le scarne “piadine” di @AndreaWoodsman
Devo dire che il pane chapati, se condito da una discreta dose di fame e appetito, è davvero buonissimo!
E’ sera inoltrata, il grande rifugio è pronto, abbiamo mangiato una parte del cibo è ci sentiamo sazi, si chiacchiera e si provano I giacigli di erica, si stacca la spina….
E invece no.
“disfate il rifugio, raccogliete le fronde, preparate gli zaini, e si parte tra 5 minuti”
Un primo istante di smarrimento poi iniziamo a darci da fare in fretta e furia.
Partiamo che Dan già ci aspetta più avanti
Di notte è tutto molto diverso
In questi boschi fatico davvero molto ad orientarmi
Anche in questo frangente non mancano nozioni contestuali.
Si cammina per circa 40 minuti, e arriviamo in una zona fuori dal bosco, sotto un manto di stelle splendido, circondati da pini e altra flora tipica della zona, la costa non dista molto.
Giaciglio rapido per tutti.
Io avevo con me alcune fronde di erica dell’altro rifugio, in più la zona in cui ci troviamo è particolarmente colpita dal vento costiero e si trovano diversi rami di pini spezzati di recente da cui possiamo ricavarne ottimi giacigli.
Ne metto assieme parecchi, poi li lego assieme con lo spago utilizzato precedentemente per il riparo col poncho, lego utilizzando un canadian jam knot come si fa solitamente con lo yukon pack, poi avvolgo tutto nel poncho, metto la maglia di pile sotto la mia swanndri di lana, allento gli scarponi, e apri la coperta di mylar alluminata.
Accendiamo un unico fuoco e facciamo a turno per tenerlo acceso.
Mi sveglio alle 4
Davanti al fuoco per scaldarmi mi rendo conto che, in fondo, siamo un pò tutti come il pane chapati: parti cuocendone un lato
Ma poi devi girarlo per evitare che si bruci
L’alba è fenomenale in questo posto
Colazione con infuso di aghi di pino e, per chi ne ha ancora, pane chapati.
Si torna al campo e ci si mette di nuovo a fare attività, si ripassano I nodi visti il giorno precedente, si parla di equipaggiamento, di nozioni utili in situazioni di emergenza, poi si passa all’intreccio di fibre naturali.
Dopodichè dimostrazione di fuoco di segnalazione
Dalle foto forse non si capisce bene, ma da questo fuoco, che è molto più piccolo di come dovrebbe essere in realtà, ne nasceva una quantità di fumo davvero notevole che si levava lentamente in cielo.
Poi di nuovo accensione per noi, questa volta a tempo.
Si riparte per I sentieri.
Daniele mostra alcune tecniche di discesa
Poi proviamo tutti
Ci spostiamo in una zona in cui, un anno prima, era stato fatto un rifugio, è molto simile ad un wikiup.
Nonostante il tempo è ancora in piedi, le legature sono state fatte con della salsapariglia, o stracciabraghe per gli amici.
Disfiamo tutto, ripuliamo l’area, e lo rifacciamo da zero.
Dan spiega diverse cose in merito ai rifugi
Dentro è davvero molto spazioso per due persone, e sarebbe possibile accendere un fuoco posto all’apertura, lo trovate del tutto simile anche nel manuale pratico di sopravvivenza di Ray Mears,
Non è ancora finita.
Improvvisiamo una barella di emergenza utilizzando tre felpe, ci carichiamo Dario, e ci tocca trasportarlo per tutto il tragitto fino all’uscita del bosco.
E’ stata una faticaccia!
Sono le 16:30 di Domenica ed il corso giunge al termine.
Scambiamo un pò di chiacchiere su pareri e feedback personali.
Per quanto mi riguarda è stato un corso davvero illuminante, non avrei mai pensato fosse possibile fare così tante attività in così poco tempo, il gruppo ha sempre tenuto alto il morale rilegando nell’ombra la parziale mancanza di cibo o comfort (la partenza notturna prima della nanna sarebbe potuta essere traumatica per qualcuno), Daniele è stato davvero in gamba nelle spiegazioni, contestualizzando ogni tema toccato, rispondendo con grande cognizione di causa a tutte le domande che gli sono state poste, non mi stupisco che da molti venga considerato uno dei migliori istruttori in circolazione.
Simone mentre prende il suo diploma
Attendo di leggere le impressioni di Simone e Luca, e ovviamente anche le vostre!
A presto
un paio di settimane fa sono finalmente riuscito a partecipare ad un corso sotto la guida di Daniele Dal Canto, e qui condividerò con voi foto e report di due splendidi giorni strapieni di attività.
Ma chi è Daniele dal Canto? Innanzitutto un amico, che ho conosciuto un paio di anni fa, e che ho portato anche nei “miei” boschi qualche mese fa.
Daniele è istruttore master esperto della FISSS, consulente di diverse aziende come SOD Gear, designer e consulente di Extrema Ratio (suoi il Kreios, Selvans e Sethlans), soccorritore, formatore per soccorritori e altre enti come CR, organizzatore di spedizioni come lo S.N.A.K.E. in Kenya (cui parteciperanno tra un paio di settimane 3 miei cari amici), Kilimangiaro, nord Europa; e probabilmente molte altre qualifiche ed esperienze che ad ora non ricordo.
L’idea di partecipare ad un corso con Dal Canto mi frulla per la testa da anni, concretizzato dopo aver conosciuto di persona Daniele (persona squisita), e se i presupposti non bastassero, dopo che Andrea, Ory e Vesto hanno deciso di partecipare allo Snake in Kenya, un corso con Daniele Dal Canto era quasi d’obbligo!
Buona parte dei partecipanti (9 su 11) li ho tirati in ballo io fra amici vari, ne è quindi uscito un gruppo davvero cazzuto, coeso, e che è stato davvero in grado di tenere alto il morale per tutto il tempo.
Ci si organizza per il Basic survival skills, ma l’asticella delle difficolta e delle attività è stata alzata abbastanza in quanto la maggior parte dei corsisti aveva già un pò di esperienza.
Basta chiacchiere….
Come di consueto, il rito della preparazione dello zaino, controllo attrezzatura, e affilatura coltello.
Il giorno prima del corso ospito a casa mia @simone (date un occhiata e iscrivetevi al suo canale YT , questo!), che arriva con Dario Trifelli in arte Neanderth.art , giovane coltellinaio già parecchio affermato, opera sua il mio amato ReWilder (trovate la recensione QUI).
Dario apre una valigia rigida con un grosso lucchetto, il contenuto lo vedete qui, l’accetta è solo un riferimento per le dimensioni!

in mezzo ci sono anche il mio ReWilder e il mio WT Smilodont.
Peccato che Daniele abbia preteso di portare solo ed unicamente coltelli max 5”




Facciamo un salto in avanti, immergiamoci già nel vivo!
Ci allontaniamo dalle macchine e come ci immergiamo nella macchia mediterranea; Daniele inizia con diverse piccole soste per illustrarci alcune piante e i loro utilizzi
ci affacciamo su di una piccola terrazza che si affaccia su di un panorama fantastico, si scorge il mare e la bellezza di questi luoghi.
Ascolto ogni singola parola e cerco di non farmi sfuggire nulla
Questo bosco è davvero impervio, Daniele si muove fra diversi sentieri di animali e mulattiere, più qualche fuori pista.
Si scavalcano alberi caduti, o ci si passa sotto
un pò di respiro su un sentiero più grande
E poi di nuovo dentro
Continuano le veloci nozioni sulla flora locale, usi come esche, commestibilità, intreccio, e molto altro.
Si arriva in uno spiazzo che sarà il nostro campo base per I prossimi due giorni, qui il nostro @Luccchino che prende appunti
e @simone
Si parte sul serio, si parte col fuoco.
Daniele non spiega nulla, chiede se pensiamo di riuscire ad accendere un fuoco con un singolo fiammifero.
La prova, onestamente, mi pare abbastanza semplice.
Ma fallisco; falliamo praticamente tutti.
Forse ho preso davvero sottogamba il test, o forse no, chissà; so solo che poi Dan ha spiegato come lui accende il fuoco, a cosa dobbiamo prestare attenzione, cosa dobbiamo fare/non fare per massimizzare le probabilità di successo.
Tocca a tutti replicare, e questa volta sembra fin troppo facile (come mi sarei aspettato dovesse andare anche la prima volta)
Accendo fra I primi e poi mi godo il tran tran degli altri ragazzi alle prese ognuno col loro fuoco.
Vai Lucchinoooo!
Qui sotto, assieme ad Dario e Ory, si vede Luca, uno studente di Daniele di vecchia data che oggi gli fa da assistente, peccato averlo dovuto salutare già dal sabato sera.
SI continua a parlare di fuoco, esche, e utilità dello stesso.
Poi via con ripari di emergenza e non!
Riparo di emergenza con poncho, velocissimo, nel dettaglio Dan spiega quando e perchè utilizzarlo, per ogni tipologia di riparo ne spiega pregi e difetti.
Replichiamo
Pochissimi minuti di relax..
Poi si parte con quello che sarà (o almeno doveva esserlo) il nostro riparo per la notte.
Prendiamo due vecchi teli e del cordame, ed assieme improvvisiamo questa tettoia
Accendiamo il fuoco, E finalmente arriva un momento atteso da molti, sono circa le 15 del pomeriggio, nella lista del materiale da portare non era menzionato alcun cibo, ma Dan aveva garantito che non saremmo stati a digiuno, conoscendolo non mi aspettavo la classica grigliata serale però…
E niente..
Un pugno di farina e una manciata di mandorle, questo il nostro cibo per I due giorni.

Dan mostra il semplice processo per preparare del pane chapati.
Il mio “banco da lavoro” con metà della farina impastata un qualche mandorla che ho sbriciolato da aggiungere all’impasto.
Le scarne “piadine” di @AndreaWoodsman
Devo dire che il pane chapati, se condito da una discreta dose di fame e appetito, è davvero buonissimo!
E’ sera inoltrata, il grande rifugio è pronto, abbiamo mangiato una parte del cibo è ci sentiamo sazi, si chiacchiera e si provano I giacigli di erica, si stacca la spina….
E invece no.
“disfate il rifugio, raccogliete le fronde, preparate gli zaini, e si parte tra 5 minuti”
Un primo istante di smarrimento poi iniziamo a darci da fare in fretta e furia.
Partiamo che Dan già ci aspetta più avanti
Di notte è tutto molto diverso
In questi boschi fatico davvero molto ad orientarmi
Anche in questo frangente non mancano nozioni contestuali.
Si cammina per circa 40 minuti, e arriviamo in una zona fuori dal bosco, sotto un manto di stelle splendido, circondati da pini e altra flora tipica della zona, la costa non dista molto.
Giaciglio rapido per tutti.
Io avevo con me alcune fronde di erica dell’altro rifugio, in più la zona in cui ci troviamo è particolarmente colpita dal vento costiero e si trovano diversi rami di pini spezzati di recente da cui possiamo ricavarne ottimi giacigli.
Ne metto assieme parecchi, poi li lego assieme con lo spago utilizzato precedentemente per il riparo col poncho, lego utilizzando un canadian jam knot come si fa solitamente con lo yukon pack, poi avvolgo tutto nel poncho, metto la maglia di pile sotto la mia swanndri di lana, allento gli scarponi, e apri la coperta di mylar alluminata.
Accendiamo un unico fuoco e facciamo a turno per tenerlo acceso.
Mi sveglio alle 4
Davanti al fuoco per scaldarmi mi rendo conto che, in fondo, siamo un pò tutti come il pane chapati: parti cuocendone un lato
Ma poi devi girarlo per evitare che si bruci
L’alba è fenomenale in questo posto
Colazione con infuso di aghi di pino e, per chi ne ha ancora, pane chapati.
Si torna al campo e ci si mette di nuovo a fare attività, si ripassano I nodi visti il giorno precedente, si parla di equipaggiamento, di nozioni utili in situazioni di emergenza, poi si passa all’intreccio di fibre naturali.
Dopodichè dimostrazione di fuoco di segnalazione
Dalle foto forse non si capisce bene, ma da questo fuoco, che è molto più piccolo di come dovrebbe essere in realtà, ne nasceva una quantità di fumo davvero notevole che si levava lentamente in cielo.
Poi di nuovo accensione per noi, questa volta a tempo.
Si riparte per I sentieri.
Daniele mostra alcune tecniche di discesa
Poi proviamo tutti
Ci spostiamo in una zona in cui, un anno prima, era stato fatto un rifugio, è molto simile ad un wikiup.
Nonostante il tempo è ancora in piedi, le legature sono state fatte con della salsapariglia, o stracciabraghe per gli amici.
Disfiamo tutto, ripuliamo l’area, e lo rifacciamo da zero.
Dan spiega diverse cose in merito ai rifugi
Dentro è davvero molto spazioso per due persone, e sarebbe possibile accendere un fuoco posto all’apertura, lo trovate del tutto simile anche nel manuale pratico di sopravvivenza di Ray Mears,
Non è ancora finita.
Improvvisiamo una barella di emergenza utilizzando tre felpe, ci carichiamo Dario, e ci tocca trasportarlo per tutto il tragitto fino all’uscita del bosco.
E’ stata una faticaccia!
Sono le 16:30 di Domenica ed il corso giunge al termine.
Scambiamo un pò di chiacchiere su pareri e feedback personali.
Per quanto mi riguarda è stato un corso davvero illuminante, non avrei mai pensato fosse possibile fare così tante attività in così poco tempo, il gruppo ha sempre tenuto alto il morale rilegando nell’ombra la parziale mancanza di cibo o comfort (la partenza notturna prima della nanna sarebbe potuta essere traumatica per qualcuno), Daniele è stato davvero in gamba nelle spiegazioni, contestualizzando ogni tema toccato, rispondendo con grande cognizione di causa a tutte le domande che gli sono state poste, non mi stupisco che da molti venga considerato uno dei migliori istruttori in circolazione.
Simone mentre prende il suo diploma
Attendo di leggere le impressioni di Simone e Luca, e ovviamente anche le vostre!
A presto