Svolta storica: I Lloyds parlano del picco…

Trevi Città di Transizione

Ebbene sì, quando anche i Lloyds, la più famosa compagnia assicurativa del mondo, cominciano a spiegare alle aziende come stanno le cose, allora vuole proprio dire che ci siamo: è arrivato il momento in cui il tema petrolio/energia deve essere portato all’attenzione generale perché non è più possibile ignorarlo.

Potete scaricare qui il report “Sustainable Energy Security” che rappresenta una nuova svolta per le attività di Transizione. Vi traduco alcune frasi tratte dalle conclusioni del documento tanto per farvi capire come questo tipo di materiale possa aiutare a portare consapevolezza a chi ancora non ha capito cosa ci riserva il futuro.

Conclusioni

Possiamo aspettarci cambiamenti drammatici nel settore dell’energia nella prossima decade. Questo rapporto incoraggia le imprese del comparto energia e non solo, a indagare sull’impatto che questo avrà sulle loro aziende. La transizione verso una economia low-carbon e la volatilità nei mercati tradizionali dei carburanti fossili, si presenteranno alle aziende con numerosi rischi e opportunità. Per ridurre la potenziale vulnerabilità e cogliere le opportunità, le aziende dovrebbero essere consapevoli che:

1 La sicurezza energetica è ora inseparabile dalla transizione a una economia low-carbon e le aziende dovrebbero prepararsi per questa nuova realtà. Gli obiettivi di sicurezza negli approvigionamenti e riduzione delle emissioni dovrebbero essere perseguiti in eguale misura, in quanto dare la preferenza a uno dei due rispetto all’altro aumenterà il rischio di investimenti infruttuosi o di costose riorganizzazioni.

2 I carburanti fossili trandizionali subiranno una seria riduzione di disponibilità e è probabile una scarsità di disponibilità di petrolio (supply crunch) nel breve e medio termine con conseguenze profonde sul modo in cui le imprese funzionano oggi. Trarranno benefici quelle aziende che terranno in considerazione l’impatto e degli shock prodotti dall’impennata del prezzo del petrolio nel 2008 e implementeranno appropriate azioni di mitigazione. Pianificare un piano di approccio a questo scenario potrà aiutare i potenziali eventi futuri e aiutare a prendere decisioni strategiche informate.


3. Una terza rivoluzione industriale nel settore energetico presenta enormi opportunità ma porta con sè anche nuovi rischi. Di particolare importanza per le nuove tecnologie è il rischio di scarsità di materie prime quali ad esempio metalli rari il cui costo potrebbe essere fatto crescere dalla scarsità. La rapida e ampia diffusione di alcune nuove tecnologie potrebbe anche produrre implicazioni negative per l’ambiente.

4. Le infrastrutture energetiche diventeranno sempre più vulnerabili a eventi metereologici severi e poco prevedibili causati dai cambiamenti climatici che portano a una maggiore frequenza di black-out e problemi di erogazione nelle aziende. Questo comporta una sfida per i produttori di energia, gli investitori e i pianificatori che devono scegliere la collocazione di nuove infrastrutture e irrobustire gli impianti esistenti e le reti di distribuzione. Le imprese per cui l’accesso ininterrotto all’energia è di fondamentale importanza dovrebbero considerare attivamente di investire in sistemi di approvigionamento alternativi.

5. I costi crescenti per l’energia derivanti dalla riduzione della disponibilità, crescita della domanda e costi ambientali possono essere meglio affrontati nel breve periodo con cambiamenti nelle pratiche o attraverso l’uso della tecnologia per ridurre il consumo di energia. Un più ampio uso delle energie rinnovabili e della autogenerazione portano a costi aggiuntivi e a benefici per la sicurezza degli approvigionamenti.

6. Prima le aziende riorganizzeranno le catene di approvvigionamento e i modelli just-in-time e aumenteranno la resilienza della propria logistica nei confronti delle interruzione di forniture energetiche, meglio sarà.

7. Per quanto la vasta maggioranzza degli investimenti nella transizione energetica arriveranno dal settore privato, i governi hanno un ruolo importante nel diffondere politiche e misure che creino le necessarie condizioni e incentivi. Il mercato globale delle emissioni deve diventare una realtà e di conseguenza le azione governative dovranno essere prese per produrre stabilità di prezzo addizionale e trasparenza. Investire in un futuro sicuro e a basse emissioni di C02 potrebbe avere un più alto costo iniziale ma distribuità un più basso costo dell’energia in futuro. Risulta che le energie rinnovabili e le misurazioni sul versante della domanda siano elementi cruciali nel produrre i servizi energetici necessari per le imprese e il ritorno immaginato sull’investimento.

Anche solo con questi pochi punti ora possiamo parlare davvero con chiunque senza più grandi dubbi sull’essere creduti. Davvero una svolta importante. Con un po’ di calma analizzeremo poi più a fondo il documento.
 
Per fortuna la svolta storica è iniziata già da qualche anno e sta avvenendo anche adesso con una presa di posizione dei governi di molti stati che hanno iniziato o inizieranno a finanziare fortemente le energie rinnovabili e questa volta l'Italia non è il solito fanalino di coda.

Sono fortemente ottimista in questo senso. Come scrivevo altrove... spero vivamente che la grande opportunità di riscatto che stiamo avendo in questo tempo grazie alle rinnovabili ci faccia rinsavire su aspetti della nostra società che a lungo termine non sono sostenibili.

Altro che ritorno al nucleare (tanto dibattuto in questi tempi), sono dell’dea che se si capisce qual’è la strada da percorrere (e in questo mi sembra di poter dire che siamo tutti pro-rinnovabili, anche chi nostro malgrado ha interessi economici diversi) disperdere le risorse in altro non fa che rallentare il tanto agoniato progresso. Purtroppo molti confondono il progresso con il guadagno, il commercio, il consumo.
Attualmente nel mondo la potenza installata da rinnovabili (principalmente eolico e fotovoltaico) è di gran lunga superiore a quella del nucleare e le previsioni per i prossimi anni confermano questo dato con una crescita delle rinnovabili e un calo di nucleare e soprattutto combustibili fossili, tanto che la roadmap2050 ( L'Europa del 2050: emissioni ridotte dell'80% e confini ridisegnati in base alle rinnovabili ) sembra sempre più probabile, se le scelte politiche saranno quelle giuste.

Si pensi solo che meno di mezzo milione di km nel deserto del sahara (che è esteso 9 milioni di km quadrati) sfruttato con il solare può sopperire a tutta la potenza mondiale. E’ chiaro che non è pensabile fare tutto con il solare, ma questo dato ci fa pensare su che potenzialità ci sono a costi che su larga scala sono paragonabili a quelli delle centrali “convenzionali”. E’ chiaro anche che nel breve termine tutto ciò non è realizzabile, ma per accorciare i tempi le risorse dovrebbero andare in questa direzione, come in parte sta già avvenendo.

Poi di fonti rinnovabili ce ne sono molte oltre al solare e sono abbastanza varie da garantire una certa continuita elettrica che potrà comunque essere integrata da poche altre fonti non rinnovabili.
Penso che avere la totalità della potenza mondiale da fonti rinnovabili non è pensabile con le tecnologie attuali, ma in futuro lo sfruttamento di elementi con grandi potenzialità e continuità (ad es il mare e le correnti d’alta quota) ci possa portare in tempi non pronosticabili alla totale autonomia energetica da fonti rinnovabili.
L’obiettivo a medio termine per adesso non è e non deve essere questo (anche se molte ricerche stanno andando già in questa direzione e i risultati ci sono, ma sono appunto ricerche), l’obiettivo per adesso dovrebbe essere spingere nella direzione migliore nell’ottica del “vero progresso”: le rinnovabili. Come disse Pasquale Pistorio al SolarExpo del mese scorso: “Per avere una politica che abbia un impatto sostanziale in questi settori bisogna mettere sempre insieme tre soggetti e tre strumenti. I tre soggetti sono le istituzioni, le imprese e i cittadini. I tre strumenti sono gli incentivi, le normative, l’educazione. Allora i risultati sarebbero formidabili”. Questo in parte sta già avvenendo!

Le fonti rinnovabili, le tecnologie domotiche per il risparmio energetico e la bioedilizia volenti o nolenti saranno elementi essenziali per un futuro energetico sostenibile.
 
Ricordiamoci che (almeno in Italia, a quanto ne so) gli incentivi per le energie rinnovabili provengono in parte dalla tassazione dei combustibili fossili. Questo, però, le rende competitive al livello economico, ma al livello di rendimento non risolve comunque uno dei problemi fondamentali, e cioè la loro discontinuità nella fornitura. L'altro grosso problema è che neanche un sistema integrato di differenti fonti rinnovabili potrebbe sopperire alla discontinuità dell'una o dell'altra (basti pensare che pure l'idroelettrico, che virtualmente potrebbe fornire energia elettrica in modo continuo, in realtà la produce solo nelle ore diurne).
Inoltre, quando questi incentivi verranno tolti (perchè verranno tolti, prima o poi), il rapporto fra costi ed efficacia cambierà sensibilmente, e temo che allora le rinnovabili perderanno gran parte della loro "appetibilità".

Ovviamente, questo non vuol dire "fregarsene e continuare a bruciare petrolio", ma, a prescindere dagli aspetti ecologici, senza un radicale cambiamento dei nostri stili di vita è impensabile basarsi solo sulle rinnovabili. E per "radicale" non intendo rinunciare all'auto per i brevi spostamenti, o spegnere la tv per non consumare energia col led rosso, ma proprio rinunciare a gran parte del nostro "benessere", dato che le industrie, le infrastrutture, gli ospedali e via discorrendo è davvero impensabile mandarle avanti con l'eolico o il fotovoltaico. Potremmo, per iniziare, concentrarci sul risparmio energetico (tema a me particolarmente caro), ma nonostante ritengo debba essere un dovere morale, lo considero comunque una goccia nell'oceano.
 
Ai nostri giorni "stiamo rubando al futuro, vendendo al presente, e lo chiamiamo Prodotto Interno Lordo" e questo è un dato di fatto.
Mi dispiace andare, in un certo senso Off-topic, ma lo sfruttamento eccessivo del nostro pianeta deriva anche dal fatto che siamo troppi, siamo cioè "eccessivi" da sopportare per il nostro pianeta, e grossomodo consumiamo il 30% in più di quello che si potrebbe, levandolo al futuro e appunto vendendolo al presente.
Siamo "animali" che amano accumulare "cose" e riteniamo indispensabile tutto.
Non ci domandiamo mai "quanto costa" se non in termini monetari, e nell'immediato, nella nostra vita non cambia niente! stasera torno a casa, metto rai1 e mi vedo la nazionale, e lo posso fare quando mi pare...
Io l'evoluzione dell'uomo dal troglodita a oggi ancora non riesco ad apprezzarla, come loro viviamo alla giornata e ci curiamo poco del futuro.
 
In realtà quello che si sta facendo con le rinnovabili non è un semplice contentino finito il quale siamo stati tutti amici e torniamo a bruciare carbone. Gli incentivi scendono di anno in anno proporzionalmente al calo del costo della tecnologia e ti assicuro che in pochi anni il costo del foltovoltaico, proprio grazie agli incentivi, si è dimezzato. Tra qualche anno sarà una tecnologia conveniente anche senza incentivi.

Lo scenario Energy [R]evolution è tutt'altro che utopico, si tratta solo di fare le scelte politiche giuste. Attualmente il 13% dell'energia consumata nel mondo deriva da fonti rinnovabili, nel 2050 grazie ad una politica volta alle rinnovabili e all'efficienza energetica tale percentuale potrebbe salire fino a diventare la fonte principale di approviggionamento energetico.

Per la continuità delle fonti rinnovabili non mi preoccupo più di tanto, già attualmente la biomassa e il geotermico a bassa entalpia (che ha una grande potenzialità per il futuro) sono fonti rinnovabili con fornitura continua, poi la variabilità del vento non fa più paura dei rischi di guasti e fermi delle centrali elettriche tradizionali. Inoltre il futuro ci riserva progetti attualmente ancora in via di sperimentazione che riguardano due fonti rinnovabili con grandi potenzialità: le correnti d'alta quota (kite generator) e l'energia del mare (moto ondoso, correnti, variazioni entalpiche).
Come ho scritto sopra non è una cosa attuabile a breve, ma una politica che vada adesso in quella direzione (cosa che sta già avvenendo) sarà determinante per il futuro (non più così remoto come si pensava, vista l'info che ci riporta sopra Federico) in cui il ricorso alle rinnovabili e all'efficienza energetica, troppo ignorati fino a poco fa, sarà obbligato.

Purtroppo anche lo stile di vita a livello globale, che lo vogliamo o no dipende anch'esso in parte dalla politica. Ad esempio vedi la raccolta differenziata, adesso (in alcune città italiane) siamo (giustamente) obbligati a farla perchè non esistono più i secchioni per le strade e piano piano la gente sta capendo che è una cosa che serve. Vedi il risparmio energetico, se mi fanno capire che serve dandomi incentivi o detrazioni all'inizio li sfrutto perchè magari devo rifare le finestre di casa e le faccio più efficienti, ma poi capisco anche che mi sarebbe comunque convenuto perchè ho risparmiato tot euro/anno per il riscaldamento. Questo per dire che anche lo stile di vita si cambia e se le scelte sono giuste i risultati si vedono, anche se c'è sempre chi dice che va tutto male e non ha fiducia nel futuro.
 
Andrea, però attenzione: il fotovoltaico ora costa 4k di euro al kw perchè quest'anno, da gennaio, il conto energia Spagnolo ha chiuso l'erogazione; pertanto c'è stato un surplus di pannelli che hanno abbassato il costo.
...sicuramente il conto energia ha abbassato i costi, mi aspetto comunque un loro rialzo nel momento in cui si dovrà per forza transitare da un modello economico basato sul petrolio & carbone, ad un modello basato sulle rinnovabili...per la semplice legge della domanda/offerta.
comunque condivido quel che dici.
l'unica mia vera preoccupazione è relativa all'agricoltura: la popolazione è cresciuta insieme al consumo di petrolio... e ora come ora l'agricoltura dipende al 100% dal petrolio...anche la biologica, anche la biodinamica.
quindi quindi quindi...per il resto si riuscirà a risolvere piuttosto semplicemente..
per l'alimentazione...non so...c'è anche il grosso problema della biodiversità.
 
il fotovoltaico ora costa 4k di euro al kw perchè quest'anno, da gennaio, il conto energia Spagnolo ha chiuso l'erogazione; pertanto c'è stato un surplus di pannelli che hanno abbassato il costo.
Veramente le aziende produttrici del settore attualmente hanno arretrati sugli ordini, tanto che se ordini pannelli adesso li avrai in media ad ottobre. Questo lo so per certo. Poi sta partendo il mercato con gli incentivi in Giappone.
sicuramente il conto energia ha abbassato i costi, mi aspetto comunque un loro rialzo nel momento in cui si dovrà per forza transitare da un modello economico basato sul petrolio & carbone, ad un modello basato sulle rinnovabili...per la semplice legge della domanda/offerta.
Considera comunque che il mercato del petrolio e del carbone ha delle dinamiche completamente diverse da quelle delle rinnovabili. In campo fotovoltaico ad esempio c'è una concorrenza molto spinta per le "materie prime" (celle, pannelli, inverter, ecc.) cosa che tiene bassi i prezzi e alta la tecnologia.

L'agricoltura e il settore alimentare in genere dovrà puntare molto sulle biomasse e produrre energia in casa con gli scarti della produzione (potature, scarti alimentari, ecc..) per soddisfare i fabbisogni energetici dei propri processi produttivi. Ti può sembrare bizzarro ma anche un'azienda di allevamento di galline ruspanti (che ho personalmente visitato, circa 9000 galline che razzolano in campi recintati) può usare le biomasse e produrre fior di KWh con le feci delle galline.

Il sole ha un'energia enorme e non è solo fotovoltaico e termico, è anche biomassa (fotosintesi e scarti alimentari e animali). Se vogliamo ancora più indirettamente è anche eolico e energia del mare. Il sole è tutto! Sfruttiamolo cavoloooo! :D
 
Andrea: considera che l'EROEI delle biomasse è ridicolo se rapportato ad altre fonti rinnovabili, inoltre toglie campi ad uso alimentare, cosa che secondo me è di un grosso sbaglio.
riguardo il discorso delle galline: considera la sostenibilità di quella fabbrica: senza petrolio non sarebbe in grado di esistere, non arriverebbero i mangimi per le galline e, in realtà, non ci sarebbero proprio i mangimi in quanto concimati con sostanze derivate dal petrolio (azoto ecc).
uno potrebbe dire: "beh, allora concimiamo con il guano di gallina!" certo! sarebbe ottimo...solo che servirebbero 100 braccianti che tutto il giorno spalerebbero guano di gallina per disperderlo sui campi....perchè non ci sarebbe piu petrolio per muovere le macchine spargiconcime.

ci sono delle alternative, già applicate in australia...basta solo copiarle!
è questa la bellezza di questo problema: c'è già la soluzione! basta copiarla da altre nazioni più sveglie della nostra.
 
No ma non sto dicendo di coltivare biomasse, cosa sbagliatissima come giustamente dici te, ma di usare le biomasse disponibili come scarti, ad esempio invece di bruciare le potature in campo si trasformano in biomassa.
Poi esistono gassificatori che generano miscele di gas combustibili dalle biomasse appunto gassificandole e che hanno un buon rendimento.

E' chiaro che per tutto il giro a partire dal trasporto dei materiali il petrolio lo usi eccome, ma questo non dipende dall'agricoltura, bensì dalla dipendenza dei trasporti dal petrolio, questo problema penso si risolverà completamente solo quando banalmente il petrolio sarà finito. Nulla ti vieta però di usare l'energia rinnovabile che produci per i tuoi processi produttivi interni e questo si dipende dall'agricoltura.

ci sono delle alternative, già applicate in australia...basta solo copiarle!
Di che si tratta, mi interessa. Grazie :)
 
Di che si tratta, mi interessa. Grazie

riguarda sempre la permacultura...
in questi due forum:
permaculture forums
PRI's Permaculture Forum

trovi una badilata di informazioni che stò piano piano cercando di comprendere...
molto indicativo il fatto che esistano apposite sezioni riguardanti il ritorno economico delle attività...non è piu un discorso "ambiental-idealista"...
...è che queste attività funzionano meglio delle altre :)
 
A mio personale parere, il solo fatto che le fonti rinnovabili siano incentivate è indice della loro scarsa "competitività", sia al livello economico che energetico: se fossero davvero questa panacea, mi viene difficile credere che abbiano bisogno di questi "aiutini" per affermarsi.
Che poi possano rappresentare un ottimo coadiuvante alla fornitura di energia elettrica è più che auspicabile, ma siamo appunto al livello di coadiuvante: è praticamente impossibile alimentare, ad esempio, una fonderia con l'energia elettrica prodotta dai pannelli fotovoltatici, dalle pale eoliche o da chissà cos'altro.
Proprio a questo mi riferivo quando parlavo di cambiamento degli stili di vita: le fonti rinnovabili vanno benissimo per un consumo diciamo "domestico", ma non bastano a dare energia ad una nazione. E non importa che i dati siano incoraggianti e che chissà fra quanti anni la percentuale di efficienza potrebbe salire: al paese serve energia oggi, non speranza domani. Nel frattempo che facciamo? Fermiamo tutto?
Beninteso, la ricerca è fondamentale. Ma non possiamo campare con la speranza che un domani potremmo ricavare energia da chissà quale fonte, soprattutto considerato che molte di esse hanno dei limiti tecnico/fisici (quindi non tecnologici) che non si possono superare.
E comunque non dimentichiamo la questione dello smaltimento: ogni fonte di energia prevede l'utilizzo di strutture che, dopo un tempo variabile, dovranno essere sostituite: non so voi, ma io non sono per niente tranquillo all'idea che fra 20-30 anni (se verrà confermata questa tendenza) avremo tonnellate di pannelli fotovoltaici che dovranno essere smaltite. E se si scoprisse che riciclarli sarà fattibile ma antieconomico? Chi pagherà il conto?

Con questo, però, non vorrei che il mio passasse per un discorso pessimista o di sfiducia: che l'economia basata sui combustibili fossili sia destinata a subire una contrazione (per usare un eufemismo) è praticamente solo questione di tempo. Ma a quel punto sarà una questione di rinunce. E rinunciare al nostro "benessere", sinceramente, la vedo molto, molto dura...
 
le rinnovabili, per la loro intrinseca struttura, sono più portate ad un modello economico stabile.
l'attuale sistema economico che basa la propria ricchezza sull'aumento esponenziale dei consumi, non è compatibile con le rinnovabili.
MA!

le rinnovabili le possiamo implementare, le altre cose no (mancanza di risorse PRIMARIE)
ad esempio: Risorse, Economia e Ambiente: Perchè sono contrario al programma nucleare del governo italiano

quindi quindi quindi...come si dice in Umbria : "o dente o ganassa" (o dente o mandibola) :D :D
 
Grazie della segnalazione, me li vedo con calma.
Hai qualche link o info diretta sulle alternative energetiche che scrivevi sopra?

mi sono spiegato male, io intendevo alternative ai metodi di conduzione agroalimentari attuali.
le alternative energetiche sono quelle classiche e riguardano le rinnovabili...
ma banalmente, le galline potrebbero razzolare a rotazione sui campi, invece di prendere 100 persone e a badilate spargere tutto il guano.
inoltre si avrebbe il controllo sui parassiti, diminuzione del contenuto ammoniacale...ecc ecc...
ma è un esempio banale...eh...
 
le rinnovabili, per la loro intrinseca struttura, sono più portate ad un modello economico stabile.
l'attuale sistema economico che basa la propria ricchezza sull'aumento esponenziale dei consumi, non è compatibile con le rinnovabili.
Su questo siamo d'accordo: ai ritmi attuali è impensabile poter sostenere l'intero fabbisogno energetico nei prossimi anni, di qualsiasi fonte di energia si tratti.
Il problema, secondo me, è che sulla stessa bilancia abbiamo:
- su un piatto, la "certezza" che, prima o poi, qualsiasi fonte non rinnovabile è, per definizione, destinata ad esaurirsi;
- sull'altro piatto, la medesima "certezza" che le fonti rinnovabili non riescono a sostenere neanche lontanamente la richiesta di energia attuale.
In altre parole, le prime garantiscono l'energia, ma non si sa fino a quando, mentre le seconde la garantiscono (quasi) sempre, ma non è sufficiente.
Alla fine si torna sempre lì: riduciamo tutti i consumi per renderli compatibili con una minore produzione di energia, oppure troviamo il modo di sostenere (almeno in parte) il fabbisogno attuale?
Io, sinceramente, ancora non so darmi una risposta precisa... :?
 
Con questo, però, non vorrei che il mio passasse per un discorso pessimista o di sfiducia
Più che pessimismo e sfiducia mi sembra disinformazione.

Per il riciclo dei pannelli già da tempo è attivo un consorzio di produttori e distributori a livello europeo (si chiama PVCycle ed è costituito da 36 aziende che rappresentano circa il 70% del settore fotovoltaico in Europa e che finanziano interamente il progetto) che si impegna a mettere in pratica un sistema volontario di raccolta e riciclaggio di pannelli a fine ciclo di vita recuperando l'85% dei materiali (silicio, alluminio, vetro, rame ecc..) e sarà pienamente operativo nel 2015 quando i primi pannelli installati negli anni '90 avranno bisogno di essere smaltiti.

Gli incentivi sono una saggia soluzione per accelerare i tempi di sviluppo del settore (visto che è indubbio un futuro rinnovabile... non ci sono alternative) favorendo un rapido abbassamento dei prezzi e un investimento in ricerca e sviluppo volto a migliorare l'efficienza e le tecnologie.

E' vero che al paese serve energia oggi ed attualmente le rinnovabili apportano solo il 13% del fabbisogno mondiale, ma molto si sta facendo e si farà nel risparmio energetico e le rinnovabili è un settore che ha una crescita annua enorme. Certo sicuramente sarà necessario integrare alla crescita delle rinnovabili la costruzione di altre centrali non rinnovabili.

Io sinceramente la vedevo dura 10-15 anni fa, ma adesso la sfida è fattibile perchè soprattutto abbiamo capito la direzione da percorrere e la stiamo percorrendo alla giusta velocità (non troppo piano, ma neanche troppo velocemente, cose entrambe deleterie).
 
Rettifico: attualmente le aziende che fanno parte di PVCycle sono 81 (che rappresentano circa l'85% del settore fotovoltaico in Europa). Sono in crescita continua ed è pensabile che a breve la totalità delle aziende produttrici e distributrici del settore entreranno nell'associazione PVCycle, garantendo ai propri clienti un sicuro e gratuito recupero dei pannelli da smaltire.

greenme.it ha scritto:
L'associazione ha inoltre attuato una strategia informativa a livello europeo per incoraggiare l'intera industria fotovoltaica fornendo sufficienti e affidabili mezzi finanziari per sostenere le attività di recupero e riciclaggio dei moduli fotovoltaici. Lo slogan della prima campagna di raccolta? "Energia fotovoltaica = energia doppiamente verde". E doppiamente economica, aggiungeremmo, poiché, se gli obiettivi che si è posta la società belga venissero raggiunti, il risparmio ottenuto dal riutilizzo dei materiali, sortendo l'effetto di poter produrre a prezzi minori, favorirebbe una diffusione del fotovoltaico in tempi ancora più rapidi rispetto a quelli previsti.

C'è da dire che una cosa del genere è più unica che rara: preoccuparsi di chiudere il ciclo di vita di prodotti ancor prima dello scadere della loro vita utile.
 
Che i pannelli fotovoltaici siano riciclabili per un'alta percentuale è ormai appurato. Il "problema", secondo me, è che finora non si è riciclato chissà quanto, visto che i primi pannelli installati negli anni '90 devono ancora essere smaltiti. Quindi, si tratta sempre di stime e di "buone intenzioni", per così dire.
In ogni caso, io parlavo di "tendenza" proprio perchè, nel tempo, la quantità di impianti installati è cresciuta esponenzialmente: nel 2008, in Europa, sono state dismesse quasi 4.000 tonnellate di pannelli. Secondo alcune stime, questa cifra è destinata a raddoppiare ogni 2-4 anni, portando il totale intorno alle 35.000 tonnellate nel 2020, anno in cui si inizieranno a smaltire gli impianti installati sul finire degli anni '90, quindi ancora ben lontani dal boom di installazioni degli anni appena trascorsi.
Quindi, secondo me, la possibilità di essere altamente ricilati è slegata dalla quantità di pannelli da riciclare (e i relativi costi): al momento, molte delle aziende che fanno parte di quel consorzio da te citato (come anche di altri) operano su base volontaria, probabilmente perchè le quantità in gioco sono gestibili. Quando lo saranno meno (o non lo saranno affatto) è lecito pensare che la raccolta volontaria diventi un bel ricordo, soprattutto se interverrà qualche legge che ne imporrà il riciclo quale parte integrante dell'installazione.

Encomiabile, comunque sia, l'idea che già da ora gli impianti vengano progettati considerando anche lo smaltimento ed il riciclo degli stessi, cosa che non viene fatta praticamente per nessun altro prodotto tecnologico (basti pensare ai PC, che una volta dismessi sono difficilissimi da smaltire/riciclare).
 
Gli incentivi sono una saggia soluzione per accelerare i tempi di sviluppo del settore (visto che è indubbio un futuro rinnovabile... non ci sono alternative) favorendo un rapido abbassamento dei prezzi e un investimento in ricerca e sviluppo volto a migliorare l'efficienza e le tecnologie.

Io sinceramente la vedevo dura 10-15 anni fa, ma adesso la sfida è fattibile perchè soprattutto abbiamo capito la direzione da percorrere e la stiamo percorrendo alla giusta velocità (non troppo piano, ma neanche troppo velocemente, cose entrambe deleterie).


Sono appena reduce da un workshop in cui è stato presentato per l'Italia il terzo rapporto "Energy Technology Perspectives 2010. Scenarios Strategies to 2050", che annualmente viene redatto dall' International Energy Agency" (IEA), il massimo organismo ufficiale dei Paesi Ocse per il campo energetico.
E' stato abbastanza interessante perchè si è spaziato dal piano "alto" (quello degli scenari a livello mondiale di qui al 2050, con le roadmaps elaborate dalla stessa IEA settore per settore e tecnologia per tecnologia per giungere ad un abbattimento di almeno il 50% delle emissioni) fino al piano "basso" di come stanno andando attualmente le cose nei singoli Paesi a cominciare dall' Italia sui terreni della vschiosità amministrativa, della legislazione, dell'accettabilità sociale, e soprattutto della vera efficacia o meno degli incentivi a seconda di come siano strutturati e di cosa vadano realmente a incentivare (le tecnologie più mature ? quelle meno mature ? la ricerca ?) in presenza di vincoli finanziari sempre più stretti. (Per inciso: non per "smontare" Andrea, ma almeno su una cosa s registra triste univocità: l'Italia ha il recordo di incentivi più costosi e allo stesso tempo più inefficaci, in quanto di fatto finora sono serviti solo a finanziare importazioni massicce di tecnologia dall'estero anzichè svilupparne di propria e tra 20 anni tutti i pannelli finanziati adesso col conto energia saranno ultra obsoleti).

Anche i relatori spaziavano tra i vari piani: per la IEA c'erano i responsabili della Divisione Politiche Energetiche e Tecnologiche (Peter Taylor) e quello della Divisione Energie Rinnovabili (Paolo Frankl); poi il Sottosegretario allo Sviluppo Economico con delega all' Energia, S. Saglia; il presidente del GSE, che è l'organismo pubblico competente in Italia su tutte le rinnovabili (incentivazione, dispacciamento, ecc.); e altre persone che per privacy non nomino solo perchè sono miei ...colleghi di lavoro (peraltro lo stesso Frankl è un ex collega di un collega, che come succede in questi casi, diventa una fonte privilegiata :D).

Il dibattito l'ho trovato interessante e animato sia sul piano generale e "nobile" degli scenari sia su quello nazionale di bottega (incentivi si, no, come, per cosa; nucleare si no, a quali condizioni) con vari retroscena di carattere lobbistico-politico rivelati senza troppe remore da Saglia e relativi alla sua attività di relatore di molti provvedimenti in materia energetica (es. certificazione energetica degli edifici) in questi anni, e che almeno hanno dato a chi non è direttamente "dentro" l'idea delle pressioni che si scontrano su questo campo.

Tutto questo per dire cosa ?
Solo per dire che, avendo notato ormai da tempo il notevole interesse o addirittura passione di alcune persone per questi temi (a cominciare ad esempio da Federico), e nel rispetto ideale di quello "spirito di condivisione" che può essere applicato a tutto (almeno credo), chi fosse interessato a informazioni, materiale, ecc. su questi temi può, se vuole, chiedermeli. O perlomeno per averli in anticipo (dopo alcune settimane sono sempre disponibili free) e soprattutto per sapere cosa si dice "in parallelo" allo scritto (altrimenti non si farebbero i workshop).
In un certo senso, si tratta dell'equivalente "ufficiale" di quello che spesso ha postato Federico nei suoi link. Ma va sottolineato perchè in questi ultimissimi anni, da quando ha cambiato direzione, la IEA si è molto de-istituzionalizzata nelle sue affermazioni (insomma, è molto meno paludata e "compiacente" e molto più autonoma rispetto ai Governi), tanto da aver abolito, ad esempio, l'espressione "b.a.u. scenario" (business as usual scenario).

Per quanto riguarda oggi, ad esempio, ho nella chiavetta USB tutte le varie schede di road map da adesso al 2050 (presentate oggi) per ciascuna Tecnologia energetica, spaziando da quelle ultramature (cemento) per passare al riscaldamento, ai veicoli elettrici, al solare termico, quello fotovoltaico, quello a concentrazione fino alle tecnologie tuttora in fase quasi sperimentale ma su cui si punta molto pur con i pro e i contro (CCS: cattura e stoccaggio del carbonio: significherebbe avere ad esempio i residui impianti termoelettrici senza più camini).

Il prossimo martedì 13 sarà presentato presso la sede di Confindustria proprio il rapporto sulle rinnovabili in Italia a cui hanno lavorato miei colleghi. Non è assolutamente per fare pubblicità (e infatti non cito nulla e nessuno, anzi auspico la cancellazione immediata se lo fosse anche di striscio) lo dico solo in quanto penso in totlae buona fede che possa essere utile a chi è interessato.
Pur essendo addentro da anni a queste questioni, i link di Federico li ho visitati tutti e devo dire che in alcuni casi mi hanno messo anche delle pulci nell'orecchio riguardo a certi temi tuttora non certo accettati ma anzi dibattuti come ad es. il tipping point petrolifero.
Sempre per i motivi di riservatezza prima accennati, mi scuso per il fatto di aver usato un post "pubblico": se fosse stato indirizzato a una sola persona avrei adoperato senz'altro il m.p. (come però d'ora in poi sarà, a meno di post di tipo generale), trattandosi però di una sorta di comunicazione indirizzata a diverse potenziali persone non ho trovato modo più adeguato di questo.


Un saluto
 
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