No non si parla di un soldato dell'esercito svizzero ma di un uomo "multiuso", una specie di coltellino svizzero (swiss army knife), appunto.
Come è possibile? Chiariamo innanzitutto che l' "uomo" è in realtà un cadavere.
Chiariamo ancora che il film è del genere weird (quel tipo di storie che stanno tra lo strano, il soprannaturale, il grottesco, il surreale...).
Chiariamo che (a suo modo) è un film sulla sopravvivenza.
Ok, vuoto il sacco: un disperato (naufrago?) su un'isolotto deserto scorge un cadavere sulla spiaggia e ne scopre presto la utilità ai fini della sopravvivenza: come imbarcazione mossa "a reazione" dai gas intestinali, come otre per contenere l'acqua, come sasso (la testa) per spaccare le cose...
Ma, cosa più importante di tutte, il cadavere può perfino diventare amico, confidente, psicologo... ed alla fine risultare efficace per la più importante delle soprevvivenze: quella psicologica.
Tutto questo (e molto altro ancora) va inteso in senso letterale, non é né un sogno né un trucco ecc Semplicemente gli autori ci dicono: "immaginate che possa succedere, e noi vi intratterremo con una storia perfettamente logica e conseguenziale a questa premessa, una storia che vi divertirà e vi farà riflettere".
Ed intraprendono (gli autori) un viaggio nel mondo della solitudine umana per far vivere allo spettatore la condizione di chi è molto più solo nella vita di tutti i giorni di quanto non lo sarebbe sperduto in ambiente selvaggio con un cadavere.
Ed allora tutte le stranezze scompaiono, il film diventa crudamente realistico, e si comprende che, a suo modo, vuole essere un manuale di sopravvivenza, quella più difficile, quella alla quotidianità di una vita urbana vissuta in solitudine spirituale.
Che ci crediate o no, il film rende benissimo quegli strani percorsi mentali che molti di noi chiamano "cercare sé stessi" in un'avventura.
Come è possibile? Chiariamo innanzitutto che l' "uomo" è in realtà un cadavere.
Chiariamo ancora che il film è del genere weird (quel tipo di storie che stanno tra lo strano, il soprannaturale, il grottesco, il surreale...).
Chiariamo che (a suo modo) è un film sulla sopravvivenza.
Ok, vuoto il sacco: un disperato (naufrago?) su un'isolotto deserto scorge un cadavere sulla spiaggia e ne scopre presto la utilità ai fini della sopravvivenza: come imbarcazione mossa "a reazione" dai gas intestinali, come otre per contenere l'acqua, come sasso (la testa) per spaccare le cose...
Ma, cosa più importante di tutte, il cadavere può perfino diventare amico, confidente, psicologo... ed alla fine risultare efficace per la più importante delle soprevvivenze: quella psicologica.
Tutto questo (e molto altro ancora) va inteso in senso letterale, non é né un sogno né un trucco ecc Semplicemente gli autori ci dicono: "immaginate che possa succedere, e noi vi intratterremo con una storia perfettamente logica e conseguenziale a questa premessa, una storia che vi divertirà e vi farà riflettere".
Ed intraprendono (gli autori) un viaggio nel mondo della solitudine umana per far vivere allo spettatore la condizione di chi è molto più solo nella vita di tutti i giorni di quanto non lo sarebbe sperduto in ambiente selvaggio con un cadavere.
Ed allora tutte le stranezze scompaiono, il film diventa crudamente realistico, e si comprende che, a suo modo, vuole essere un manuale di sopravvivenza, quella più difficile, quella alla quotidianità di una vita urbana vissuta in solitudine spirituale.
Che ci crediate o no, il film rende benissimo quegli strani percorsi mentali che molti di noi chiamano "cercare sé stessi" in un'avventura.