Dati
Data: 24/03/2012
Regione e provincia: Umbria, Terni
Località di partenza: Madonna dell'Olivo
Località di arrivo: Madonna dell'Olivo
Tempo di percorrenza: ca 4h
Grado di difficoltà: III, IV, pass V/V+
Descrizione delle difficoltà: arrampicata su roccia
Periodo consigliato: tutto l'anno
Segnaletica: bolli rossi
Dislivello in salita: 110-120 m
Dislivello in discesa: 110-120 m
Accesso stradale: da Terni per Madonna dell'Olivo
Descrizione
Comincia così la stagione di roccia. Venerdì sera ricevo una telefonata cui non posso dire di no (e che mi precluderà la Direttissima al GS domenica
), così sabato mattina sveglia alle 7,00, colazione con il compagno alle 8,00 e poi via verso la vicinissima parete di Rocca della Penna per fare una vietta di roccia.
Questa volta faccio il cliente e sono contentissimo di ciò perchè sento subito la tensione: i preparativi, l'ignoto che mi aspetta, l'idea delle difficoltà che incontrerò, tutte cose che acuiscono una maligna tensione che non aiuta la scalata.
Comunque arriviamo velocemente. Dal parcheggio, con un quarto d'ora per un evidente sentiero che si inerpica verso la parete in mezzo al boschetto, si arriva. E' incredibile la qualità della roccia, un calcare solido e sicuro, anche se sporco di vegetazione che Carlo con grande fatica aveva provveduto a ripulire. In futuro sarà il caso di dargli una mano perchè il posto lo merita davvero.
Tira un fastidioso venticello che in alto ci darà problemi per comunicare.
Ci prepariamo e poi via. In men che non si dica Carlo è già a metà del primo tiro, circa 40/45 lungo un linea dritta e logica che passa per una placchetta nera di IV, all'apparenza infida ma ottima per l'aderenza dei piedi.
Lungo la via ci sono diversi chiodi e qualche placchetta, soprattutto sul secondo tiro, dove c'è il passaggio chiave.
Ad un tratta sento urlare "assicurato". Libero la corda, mi preparo, glielo urlo, e poi vado.
Il primo tiro è bello, non faticoso, molto intuitivo e con varie possibilità per piedi e mani. La placchetta si passa bene da secondo, forse da primo mi verrebbe da pensare, ma in fondo è facile.
Arrivo in sosta, su una cengietta, ancorato a due viti. Dietro un bel po' di vuoto, buttarsi col sedere in fuori è un po' problematico... psicologicamente parlando.
Carlo riparte e affronta facilmente il secondo tiro, ad un certo punto sparisce e non lo vedo più. Continuo a dare corda finchè non sento "assicurato".
Tocca a me, smonto la sosta e parto. L'arrampicata è un terzo sostenuto, non difficile, fino al passaggio chiave. Lì ci sono due chiodi, i rinvii e una passaggio per nulla banale (almeno per me) lo tento. Non sono convinto, sento la mia testa che inizia a farmi la tiritera del "chi te lo ha fatto fare", "digli che sei cotto", "bloccati così è costretto a calarti". Devo dire che il cervello è veramente bastardo: un passaggio di placca che in falesia non avrei problemi a passare anche da primo, lì, da secondo, con chiodi robusti ad evitarmi pendoli fastidiosi (e dolorosi data la verdura che c'è intorno) mi mette in difficoltà.
Faccio un paio di tentatativi contro la mia testa più che verso la roccia e in breve mi cuocio per davvero. Non volendo perdere il confronto con la testa azzero il passaggio e continuo nonostante le proteste interne.
Arrivo in sosta sotto un bell'alberello e di nuovo la trafila per alloggiarsi: barcaiolo, cerco un cantuccio per permettere a Carlo di prepararsi, passaggio dei materiali recuperati.
La stanchezza alle braccia e ai piedi vincono sul timore di caricare longe e sosta: mi metto seduto e la sensazione è bellissima, sotto un ottanta novanta di metri di vuoto.
Il terzo tiro è un III pieno senza particolari difficoltà. Si esce su una crestina esposta al termine della quale Carlo ha attrezzato una sosta su uno spuntone roccioso. Più in là inizia il quarto tiro, di una ventina di metri, qualcosa in più forse. Si è fatto tardi e dobbiamo scendere considerando che abbiamo una corda singola ci metteremo una vita.
Vengo calato infatti per due soste e faccio la doppia solo all'ultimo salto, avendo sfruttato la prima sosta di un'altra via per la calata finale.
Bella scalata come prima della stagione!
L1 - 40/45 m - III, a tratti IV
Si parte dalla base della parete in prossimità di un cordino azzurro sbiadito dentro una clessidra. Si punta ad una placca di roccia nera e poi dritto per linea logica seguendo le occasionali protezioni. Sosta su fix.
L2 - 40/45 m - III, IV pass V/V+
Dalla sosta si parte per linea logica e si seguono le chiodature. Il passaggio chiave è una pancia ben protetta di placca liscia con, a destra, delle lame sfruttabili per aggirare il passaggio. Sosta su albero dentro inizio di camino.
L3 - 30 m - III
Dalla sosta si esce a decisamente a dx e si sale dritti fino a spuntare in cresta (attenzione rocce un po' instabili). Facile attrezzare una sosta sugli spuntoni presenti.
Per la discesa corda doppia (portatevi due mezze corde!).
Necessaria NDA, in particolare friend medio piccoli per integrare e fettucce/cordini per la sosta alla fine del terzo tiro.
Data: 24/03/2012
Regione e provincia: Umbria, Terni
Località di partenza: Madonna dell'Olivo
Località di arrivo: Madonna dell'Olivo
Tempo di percorrenza: ca 4h
Grado di difficoltà: III, IV, pass V/V+
Descrizione delle difficoltà: arrampicata su roccia
Periodo consigliato: tutto l'anno
Segnaletica: bolli rossi
Dislivello in salita: 110-120 m
Dislivello in discesa: 110-120 m
Accesso stradale: da Terni per Madonna dell'Olivo
Descrizione
Comincia così la stagione di roccia. Venerdì sera ricevo una telefonata cui non posso dire di no (e che mi precluderà la Direttissima al GS domenica
Questa volta faccio il cliente e sono contentissimo di ciò perchè sento subito la tensione: i preparativi, l'ignoto che mi aspetta, l'idea delle difficoltà che incontrerò, tutte cose che acuiscono una maligna tensione che non aiuta la scalata.
Comunque arriviamo velocemente. Dal parcheggio, con un quarto d'ora per un evidente sentiero che si inerpica verso la parete in mezzo al boschetto, si arriva. E' incredibile la qualità della roccia, un calcare solido e sicuro, anche se sporco di vegetazione che Carlo con grande fatica aveva provveduto a ripulire. In futuro sarà il caso di dargli una mano perchè il posto lo merita davvero.
Tira un fastidioso venticello che in alto ci darà problemi per comunicare.
Ci prepariamo e poi via. In men che non si dica Carlo è già a metà del primo tiro, circa 40/45 lungo un linea dritta e logica che passa per una placchetta nera di IV, all'apparenza infida ma ottima per l'aderenza dei piedi.
Lungo la via ci sono diversi chiodi e qualche placchetta, soprattutto sul secondo tiro, dove c'è il passaggio chiave.
Ad un tratta sento urlare "assicurato". Libero la corda, mi preparo, glielo urlo, e poi vado.
Il primo tiro è bello, non faticoso, molto intuitivo e con varie possibilità per piedi e mani. La placchetta si passa bene da secondo, forse da primo mi verrebbe da pensare, ma in fondo è facile.
Arrivo in sosta, su una cengietta, ancorato a due viti. Dietro un bel po' di vuoto, buttarsi col sedere in fuori è un po' problematico... psicologicamente parlando.
Carlo riparte e affronta facilmente il secondo tiro, ad un certo punto sparisce e non lo vedo più. Continuo a dare corda finchè non sento "assicurato".
Tocca a me, smonto la sosta e parto. L'arrampicata è un terzo sostenuto, non difficile, fino al passaggio chiave. Lì ci sono due chiodi, i rinvii e una passaggio per nulla banale (almeno per me) lo tento. Non sono convinto, sento la mia testa che inizia a farmi la tiritera del "chi te lo ha fatto fare", "digli che sei cotto", "bloccati così è costretto a calarti". Devo dire che il cervello è veramente bastardo: un passaggio di placca che in falesia non avrei problemi a passare anche da primo, lì, da secondo, con chiodi robusti ad evitarmi pendoli fastidiosi (e dolorosi data la verdura che c'è intorno) mi mette in difficoltà.
Faccio un paio di tentatativi contro la mia testa più che verso la roccia e in breve mi cuocio per davvero. Non volendo perdere il confronto con la testa azzero il passaggio e continuo nonostante le proteste interne.
Arrivo in sosta sotto un bell'alberello e di nuovo la trafila per alloggiarsi: barcaiolo, cerco un cantuccio per permettere a Carlo di prepararsi, passaggio dei materiali recuperati.
La stanchezza alle braccia e ai piedi vincono sul timore di caricare longe e sosta: mi metto seduto e la sensazione è bellissima, sotto un ottanta novanta di metri di vuoto.
Il terzo tiro è un III pieno senza particolari difficoltà. Si esce su una crestina esposta al termine della quale Carlo ha attrezzato una sosta su uno spuntone roccioso. Più in là inizia il quarto tiro, di una ventina di metri, qualcosa in più forse. Si è fatto tardi e dobbiamo scendere considerando che abbiamo una corda singola ci metteremo una vita.
Vengo calato infatti per due soste e faccio la doppia solo all'ultimo salto, avendo sfruttato la prima sosta di un'altra via per la calata finale.
Bella scalata come prima della stagione!
L1 - 40/45 m - III, a tratti IV
Si parte dalla base della parete in prossimità di un cordino azzurro sbiadito dentro una clessidra. Si punta ad una placca di roccia nera e poi dritto per linea logica seguendo le occasionali protezioni. Sosta su fix.
L2 - 40/45 m - III, IV pass V/V+
Dalla sosta si parte per linea logica e si seguono le chiodature. Il passaggio chiave è una pancia ben protetta di placca liscia con, a destra, delle lame sfruttabili per aggirare il passaggio. Sosta su albero dentro inizio di camino.
L3 - 30 m - III
Dalla sosta si esce a decisamente a dx e si sale dritti fino a spuntare in cresta (attenzione rocce un po' instabili). Facile attrezzare una sosta sugli spuntoni presenti.
Per la discesa corda doppia (portatevi due mezze corde!).
Necessaria NDA, in particolare friend medio piccoli per integrare e fettucce/cordini per la sosta alla fine del terzo tiro.
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