- Parchi della Lombardia
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- Parco Regionale della Valle del Lambro
Parco di Monza: presentazione - camminate e colori autunnali.
Terzo racconto per focalizzare la bellezza del Parco di Monza.
Essendo un pantofolaio , sfrutto l'occasione che ogni lunedì e giovedì di ogni singola settimana all'anno il sottoscritto compie le sue belle camminate nelle ore pomeridiane all'interno di queste due meravigliose strutture che abbiamo nella nostra realtà.
Oggi è il pomeriggio del giorno 29 settembre 2014 ore 14.00 .
Inizio della camminata in senso orario con tanto di contapassi perfetto nella misurazione dei Km .
Totale passi fatti 19.704 con corrispettivi Km. 15 e 890 metri.
Ritorno : ore 17.30
Percorso tutto in piano.
Entrata: Collinetta Vedano al Lambro – Via Villa.
Uscita: porta centrale Monza
Inizio il cammino indirizzandomi speditamente verso l'entrata principale di Vedano al Lambro e subito da quel punto in direzione nord verso Biassono seguendo il sentiero che costeggia il muro di Villa Litta.
Da questo punto si entra nell'aera dell'autodromo di Monza .
Da cacciare e non finirò mai di ripeterlo, dopo che avrete visto dalle fotografie le cose stupende: boschi – alberi – cascine ecc.
Inizia questa nuova avventura per ammirare e far conoscore la bellezza del nostro Parco.
Direzione Biassono – giro prolungato all'interno dell 'autodromo – direzione sud nella parte centrale del Parco verso Monza – Uscita Porta di Monza .
Percorro la lunga strada ( ben oltre 2 Km. ) che porta all' uscita di Biassono.
Il bosco è stupendo e in estate durante i periodi caldissimi , la temperatura è sopportabile in questa galleria di verde.
Premetto alcune note sulla flora del Parco di Monza.
Storicamente erano attestate, grazie all'opera abbastanza recente anno 1923 d iLuigi Villoresi, numerose specie vegetali, sia autoctone, sia esotiche; al tempo erano addirittura attestate 43 specie di Quercus, di Fraxinus, di Prunus e di Magnolia. Al giorno d'oggi, pur aver perso gran parte dell'originaria fisionomia, il Parco conserva una buona varietà arborea, particolarmente significativa e importante, se contestualizzata nel panorama quasi interamente urbanizzato di Monza e dei comuni subito a nord di quest'ultima.
Particolarmente significativa inoltre la presenza del Bosco Bello , una delle ultime testimonianze delle antiche foreste di pianura presenti in Lombardia, circoscritta tuttavia nell'area nord del Parco, ripetutamente compromessa per via dell'Autodromo e dei relativi continui interventi di disboscamento.
Fra le specie più caratteristiche e maggiormente diffuse nel parco si citano il Carpino bianco (Carpinus betulus), l'Ippocastano (Aesculus hippocastanum), il Liriodendro (Liriodendron tulipifera), varie specie di Platano, il Ciliegio selvatico (Prunus avium) e il Tiglio (Tilia cordata);fra gli arbusti il Biancospino (Crataegus monogyna), il Corniolo (Cornus mas) e l'Evonimo (Euonymus europaeus).
Il Parco ha avuto continui arricchimenti fino al 1923, come detto grazie all'opera del Villoresi (primo responsabile della gestione del giovane parco).
Il Villoresi è noto soprattutto per le qualità ed il numero delle piante esotiche introdotte, per le quali il Parco divenne in breve famoso.
Il catalogo del Rossi riporta una tale ricchezza di specie vegetali da rimanerne meravigliati.
La specie più diffusa in aggiunta a quelle sopra elencate all'interno dei boschi è la Farnia (Quercus robur), specie principe dell'antica foresta planiziale lombarda, sovente ibridata con altre specie quercine, in particolare la Rovere (Quercus petraea).
Altri alberi tipici locali molto diffusi nei boschi del Parco sono gli Aceri (Acer campestre e pseudoplatanus) ed il Frassino (Fraxinus excelsior).
Accanto agli alberi citati sono molto rappresentate alcune piante esotiche, provenienti da altri continenti, tra cui si segnalano per la loro diffusione la Robinia (Robinia pseudoacacia) e la Quercia rossa (Quercus rubra); l'Ailanto (Ailanthus altissima) ed il Ciliegio tardivo (Prunus serotina) per la loro capacità infestante.
L'albero più utilizzato per i filari è il Tiglio (Tilla spp.). Numerosi sono pure le piante del Platano.
Molti sono i parassiti che colpiscono le piante, alcuni di essi sono specifici, cioè attaccano una sola specie o più specie simili fra loro, mentre altri sono generici ed aggrediscono specie anche molto diverse, per questo da qualche anno si curano alcune patologie come la Cameraria ohridella, un microlepidottero che si sviluppa sulle foglie degli ippocastani.
Negli ambienti naturali un gran numero di parassiti viene controllato da predatori evolutisi parallelamente ad essi, mentre negli ambienti molto antropizzati la semplificazione e l'artificializzazione dell'ecosistema non ne permettono la sopravvivenza cosicché le "malattie" si manifestano con maggior facilità.
Fra i parassiti che colpiscono più specie di piante, ricordiamo gli insetti defogliatori come la Limantria e quelle che scavano gallerie nel legno come, Cerambicidi, Scolitidi, un patrimonio scientifico-naturalistico di grande importanza.
Numerosi studi sugli aspetti naturalistici del Parco hanno evidenziato la presenza di oltre 400 specie fungine, alcune delle quali di particolare importanza.
Entro nel viale a sinistra che porta alla Cascina Costa Alta.
Sono a Costa Alta e presento questa bellissima cascina recentemente rimessa a nuovo ( anno 2013 ).
Anno costruzione: 1824
Superficie coperta: mq. 427
Uso attuale: ostello dei giovani, centro di educazione ambientale alimentare, sede della Cooperativa Sociale Meta Onlus
Premessa storico-descrittiva
Progettata dall'architetto Giacomo Tazzini , nelle vesti di architetto di corte in sostituzione di Luigi Canonica, la Cascina Costa Alta presenta una facciata con finestre ad arco e timpano di coronamento che richiama le tipologie compositive delle ville signorili, completata da belvedere. L'edificio, caratterizzato da tre corpi di fabbrica attorno a una corte rustica, presenta un portico con sei colonne in pietra a pianterreno che introduce, attraverso una scala centrale, a due locali per lato, uno dei quali è dotato di forno. Sotto il porticato è invece visibile un vecchio pozzo in sasso sulla destra, mentre sul lato sinistro la struttura si presenta con un'appendice in muratura.
E' interessante anche la presenza
oltre alla facciata cuspidata, nella parte centrale di un piccolo balconcino con finestra ad ogiva; al di sotto di questo sei colonne in pietra sostengono un bellissimo soffitto a travature bianche.
Alla base delle colonne sono stati ricavati dei vasconi per i fiori.
Planimetria
Pianta a U.
Scendo nel bosco per raggiungere la cascina Costa Bassa.
Siamo sempre all'interno della zona autodromo.
Cascina Costa Bassa,conosciuta anche come Ospedale dei Cavalli .
Premessa storico-descrittiva.
Di chiaro gusto neoclassico, la Cascina Costa Bassa presenta una pianta compatta con salone centrale di forma quadrata caratterizzato da quattro colonne, dal quale si accede ai due locali laterali e alla scala interna che conduce al piano superiore.
La facciata principale è caratterizzata da pronaos a quattro colonne doriche, sormontato da timpano triangolare, mentre lateralmente presenta una serie di arcate decorate in laterizio.
Il tetto centrale è a padiglione, le ali laterali hanno il tetto a tre falde.
L'edificio, un tempo utilizzato come luogo di sosta per i cavalli durante le passeggiate reali, era noto come "ospedale dei cavalli", mentre oggi ospita un Centro diurno per anziani.
Epoca di costruzione: 1824- 25
Autore: Tazzini, Giacomo,
Planimetria
Pianta centrale, quadrata, con avancorpi sui quattro lati.
Misure
Superficie coperta mq 416.
Il mio percorso arriva fino alla uscita con la vista della Porta di Biassono.
Ritorno sui miei passi e per entrare direttamente nella parte dove sono state sviluppate tutte le strutture e piste autodromo.
Da cacciare.
Al sottoscritto interessa mostrare con il percorso la bellezza dei boschi – prati ecc.
Uno dei tanti belvedere. Durante l'autunno inoltrato e in inverno , nei giorni tersi, si vedono parte delle Prealpi comasce e lecchesi.
Continua nel prossimo intervento.
A dopo.
Terzo racconto per focalizzare la bellezza del Parco di Monza.
Essendo un pantofolaio , sfrutto l'occasione che ogni lunedì e giovedì di ogni singola settimana all'anno il sottoscritto compie le sue belle camminate nelle ore pomeridiane all'interno di queste due meravigliose strutture che abbiamo nella nostra realtà.
Oggi è il pomeriggio del giorno 29 settembre 2014 ore 14.00 .
Inizio della camminata in senso orario con tanto di contapassi perfetto nella misurazione dei Km .
Totale passi fatti 19.704 con corrispettivi Km. 15 e 890 metri.
Ritorno : ore 17.30
Percorso tutto in piano.
Entrata: Collinetta Vedano al Lambro – Via Villa.
Uscita: porta centrale Monza
Inizio il cammino indirizzandomi speditamente verso l'entrata principale di Vedano al Lambro e subito da quel punto in direzione nord verso Biassono seguendo il sentiero che costeggia il muro di Villa Litta.
Da questo punto si entra nell'aera dell'autodromo di Monza .
Da cacciare e non finirò mai di ripeterlo, dopo che avrete visto dalle fotografie le cose stupende: boschi – alberi – cascine ecc.
Inizia questa nuova avventura per ammirare e far conoscore la bellezza del nostro Parco.
Direzione Biassono – giro prolungato all'interno dell 'autodromo – direzione sud nella parte centrale del Parco verso Monza – Uscita Porta di Monza .
Percorro la lunga strada ( ben oltre 2 Km. ) che porta all' uscita di Biassono.
Il bosco è stupendo e in estate durante i periodi caldissimi , la temperatura è sopportabile in questa galleria di verde.
Premetto alcune note sulla flora del Parco di Monza.
Storicamente erano attestate, grazie all'opera abbastanza recente anno 1923 d iLuigi Villoresi, numerose specie vegetali, sia autoctone, sia esotiche; al tempo erano addirittura attestate 43 specie di Quercus, di Fraxinus, di Prunus e di Magnolia. Al giorno d'oggi, pur aver perso gran parte dell'originaria fisionomia, il Parco conserva una buona varietà arborea, particolarmente significativa e importante, se contestualizzata nel panorama quasi interamente urbanizzato di Monza e dei comuni subito a nord di quest'ultima.
Particolarmente significativa inoltre la presenza del Bosco Bello , una delle ultime testimonianze delle antiche foreste di pianura presenti in Lombardia, circoscritta tuttavia nell'area nord del Parco, ripetutamente compromessa per via dell'Autodromo e dei relativi continui interventi di disboscamento.
Fra le specie più caratteristiche e maggiormente diffuse nel parco si citano il Carpino bianco (Carpinus betulus), l'Ippocastano (Aesculus hippocastanum), il Liriodendro (Liriodendron tulipifera), varie specie di Platano, il Ciliegio selvatico (Prunus avium) e il Tiglio (Tilia cordata);fra gli arbusti il Biancospino (Crataegus monogyna), il Corniolo (Cornus mas) e l'Evonimo (Euonymus europaeus).
Il Parco ha avuto continui arricchimenti fino al 1923, come detto grazie all'opera del Villoresi (primo responsabile della gestione del giovane parco).
Il Villoresi è noto soprattutto per le qualità ed il numero delle piante esotiche introdotte, per le quali il Parco divenne in breve famoso.
Il catalogo del Rossi riporta una tale ricchezza di specie vegetali da rimanerne meravigliati.
La specie più diffusa in aggiunta a quelle sopra elencate all'interno dei boschi è la Farnia (Quercus robur), specie principe dell'antica foresta planiziale lombarda, sovente ibridata con altre specie quercine, in particolare la Rovere (Quercus petraea).
Altri alberi tipici locali molto diffusi nei boschi del Parco sono gli Aceri (Acer campestre e pseudoplatanus) ed il Frassino (Fraxinus excelsior).
Accanto agli alberi citati sono molto rappresentate alcune piante esotiche, provenienti da altri continenti, tra cui si segnalano per la loro diffusione la Robinia (Robinia pseudoacacia) e la Quercia rossa (Quercus rubra); l'Ailanto (Ailanthus altissima) ed il Ciliegio tardivo (Prunus serotina) per la loro capacità infestante.
L'albero più utilizzato per i filari è il Tiglio (Tilla spp.). Numerosi sono pure le piante del Platano.
Molti sono i parassiti che colpiscono le piante, alcuni di essi sono specifici, cioè attaccano una sola specie o più specie simili fra loro, mentre altri sono generici ed aggrediscono specie anche molto diverse, per questo da qualche anno si curano alcune patologie come la Cameraria ohridella, un microlepidottero che si sviluppa sulle foglie degli ippocastani.
Negli ambienti naturali un gran numero di parassiti viene controllato da predatori evolutisi parallelamente ad essi, mentre negli ambienti molto antropizzati la semplificazione e l'artificializzazione dell'ecosistema non ne permettono la sopravvivenza cosicché le "malattie" si manifestano con maggior facilità.
Fra i parassiti che colpiscono più specie di piante, ricordiamo gli insetti defogliatori come la Limantria e quelle che scavano gallerie nel legno come, Cerambicidi, Scolitidi, un patrimonio scientifico-naturalistico di grande importanza.
Numerosi studi sugli aspetti naturalistici del Parco hanno evidenziato la presenza di oltre 400 specie fungine, alcune delle quali di particolare importanza.
Entro nel viale a sinistra che porta alla Cascina Costa Alta.
Sono a Costa Alta e presento questa bellissima cascina recentemente rimessa a nuovo ( anno 2013 ).
Anno costruzione: 1824
Superficie coperta: mq. 427
Uso attuale: ostello dei giovani, centro di educazione ambientale alimentare, sede della Cooperativa Sociale Meta Onlus
Premessa storico-descrittiva
Progettata dall'architetto Giacomo Tazzini , nelle vesti di architetto di corte in sostituzione di Luigi Canonica, la Cascina Costa Alta presenta una facciata con finestre ad arco e timpano di coronamento che richiama le tipologie compositive delle ville signorili, completata da belvedere. L'edificio, caratterizzato da tre corpi di fabbrica attorno a una corte rustica, presenta un portico con sei colonne in pietra a pianterreno che introduce, attraverso una scala centrale, a due locali per lato, uno dei quali è dotato di forno. Sotto il porticato è invece visibile un vecchio pozzo in sasso sulla destra, mentre sul lato sinistro la struttura si presenta con un'appendice in muratura.
E' interessante anche la presenza
oltre alla facciata cuspidata, nella parte centrale di un piccolo balconcino con finestra ad ogiva; al di sotto di questo sei colonne in pietra sostengono un bellissimo soffitto a travature bianche.
Alla base delle colonne sono stati ricavati dei vasconi per i fiori.
Planimetria
Pianta a U.
Scendo nel bosco per raggiungere la cascina Costa Bassa.
Siamo sempre all'interno della zona autodromo.
Cascina Costa Bassa,conosciuta anche come Ospedale dei Cavalli .
Premessa storico-descrittiva.
Di chiaro gusto neoclassico, la Cascina Costa Bassa presenta una pianta compatta con salone centrale di forma quadrata caratterizzato da quattro colonne, dal quale si accede ai due locali laterali e alla scala interna che conduce al piano superiore.
La facciata principale è caratterizzata da pronaos a quattro colonne doriche, sormontato da timpano triangolare, mentre lateralmente presenta una serie di arcate decorate in laterizio.
Il tetto centrale è a padiglione, le ali laterali hanno il tetto a tre falde.
L'edificio, un tempo utilizzato come luogo di sosta per i cavalli durante le passeggiate reali, era noto come "ospedale dei cavalli", mentre oggi ospita un Centro diurno per anziani.
Epoca di costruzione: 1824- 25
Autore: Tazzini, Giacomo,
Planimetria
Pianta centrale, quadrata, con avancorpi sui quattro lati.
Misure
Superficie coperta mq 416.
Il mio percorso arriva fino alla uscita con la vista della Porta di Biassono.
Ritorno sui miei passi e per entrare direttamente nella parte dove sono state sviluppate tutte le strutture e piste autodromo.
Da cacciare.
Al sottoscritto interessa mostrare con il percorso la bellezza dei boschi – prati ecc.
Uno dei tanti belvedere. Durante l'autunno inoltrato e in inverno , nei giorni tersi, si vedono parte delle Prealpi comasce e lecchesi.
Continua nel prossimo intervento.
A dopo.