Trekking Terza presentazione Parco di Monza: camminate e colori autunnali.

Parchi della Lombardia
  1. Parco Regionale della Valle del Lambro
Parco di Monza: presentazione - camminate e colori autunnali.

Terzo racconto per focalizzare la bellezza del Parco di Monza.

Essendo un pantofolaio , sfrutto l'occasione che ogni lunedì e giovedì di ogni singola settimana all'anno il sottoscritto compie le sue belle camminate nelle ore pomeridiane all'interno di queste due meravigliose strutture che abbiamo nella nostra realtà.

Oggi è il pomeriggio del giorno 29 settembre 2014 ore 14.00 .

Inizio della camminata in senso orario con tanto di contapassi perfetto nella misurazione dei Km .

Totale passi fatti 19.704 con corrispettivi Km. 15 e 890 metri.

Ritorno : ore 17.30

Percorso tutto in piano.

Entrata: Collinetta Vedano al Lambro – Via Villa.

Uscita: porta centrale Monza




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Inizio il cammino indirizzandomi speditamente verso l'entrata principale di Vedano al Lambro e subito da quel punto in direzione nord verso Biassono seguendo il sentiero che costeggia il muro di Villa Litta.

Da questo punto si entra nell'aera dell'autodromo di Monza .
Da cacciare e non finirò mai di ripeterlo, dopo che avrete visto dalle fotografie le cose stupende: boschi – alberi – cascine ecc.

Inizia questa nuova avventura per ammirare e far conoscore la bellezza del nostro Parco.

Direzione Biassono – giro prolungato all'interno dell 'autodromo – direzione sud nella parte centrale del Parco verso Monza – Uscita Porta di Monza .

Percorro la lunga strada ( ben oltre 2 Km. ) che porta all' uscita di Biassono.

Il bosco è stupendo e in estate durante i periodi caldissimi , la temperatura è sopportabile in questa galleria di verde.



Premetto alcune note sulla flora del Parco di Monza.

Storicamente erano attestate, grazie all'opera abbastanza recente anno 1923 d iLuigi Villoresi, numerose specie vegetali, sia autoctone, sia esotiche; al tempo erano addirittura attestate 43 specie di Quercus, di Fraxinus, di Prunus e di Magnolia. Al giorno d'oggi, pur aver perso gran parte dell'originaria fisionomia, il Parco conserva una buona varietà arborea, particolarmente significativa e importante, se contestualizzata nel panorama quasi interamente urbanizzato di Monza e dei comuni subito a nord di quest'ultima.

Particolarmente significativa inoltre la presenza del Bosco Bello , una delle ultime testimonianze delle antiche foreste di pianura presenti in Lombardia, circoscritta tuttavia nell'area nord del Parco, ripetutamente compromessa per via dell'Autodromo e dei relativi continui interventi di disboscamento.

Fra le specie più caratteristiche e maggiormente diffuse nel parco si citano il Carpino bianco (Carpinus betulus), l'Ippocastano (Aesculus hippocastanum), il Liriodendro (Liriodendron tulipifera), varie specie di Platano, il Ciliegio selvatico (Prunus avium) e il Tiglio (Tilia cordata);fra gli arbusti il Biancospino (Crataegus monogyna), il Corniolo (Cornus mas) e l'Evonimo (Euonymus europaeus).



Il Parco ha avuto continui arricchimenti  fino al 1923, come detto grazie all'opera del Villoresi (primo responsabile della gestione del giovane parco).
Il Villoresi è noto soprattutto per le qualità ed il numero delle piante esotiche introdotte, per le quali il Parco divenne in breve famoso.
Il catalogo del Rossi riporta una tale ricchezza di specie vegetali da rimanerne meravigliati.

La specie più diffusa in aggiunta a quelle sopra elencate  all'interno dei boschi è la Farnia (Quercus robur), specie principe dell'antica foresta planiziale  lombarda, sovente ibridata con altre specie quercine, in particolare la Rovere (Quercus petraea).

Altri alberi tipici locali molto diffusi nei boschi del Parco sono gli Aceri (Acer campestre e pseudoplatanus) ed il Frassino (Fraxinus excelsior).

Accanto agli alberi citati sono molto rappresentate alcune piante esotiche, provenienti da altri continenti, tra cui si segnalano per la loro diffusione la Robinia (Robinia pseudoacacia) e la Quercia rossa (Quercus rubra); l'Ailanto (Ailanthus altissima) ed il Ciliegio tardivo (Prunus serotina) per la loro capacità infestante.

L'albero più utilizzato  per i filari è il Tiglio (Tilla spp.). Numerosi sono pure le piante del Platano.

Molti sono i parassiti che colpiscono le piante, alcuni di essi sono specifici, cioè attaccano una sola specie o più  specie simili fra loro, mentre altri sono generici ed aggrediscono specie anche molto diverse, per questo da qualche anno si curano alcune patologie come la Cameraria ohridella, un microlepidottero che si sviluppa sulle foglie degli ippocastani.

Negli ambienti naturali un gran numero di parassiti viene controllato da predatori evolutisi parallelamente ad essi, mentre negli ambienti molto antropizzati la semplificazione e l'artificializzazione dell'ecosistema non ne permettono la sopravvivenza cosicché le "malattie" si manifestano con maggior facilità.

Fra i parassiti che colpiscono più specie di piante, ricordiamo gli insetti defogliatori come la Limantria e quelle che scavano gallerie nel legno come, Cerambicidi, Scolitidi, un patrimonio scientifico-naturalistico di grande importanza.
Numerosi studi sugli aspetti naturalistici del Parco hanno evidenziato la presenza di oltre 400 specie fungine, alcune delle quali di particolare importanza.



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Entro nel viale a sinistra che porta alla Cascina Costa Alta.



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Sono a Costa Alta e presento questa bellissima cascina recentemente rimessa a nuovo ( anno 2013 ).


Anno costruzione: 1824
Superficie coperta: mq. 427
Uso attuale: ostello dei giovani, centro di educazione ambientale alimentare, sede della Cooperativa Sociale Meta Onlus


Premessa storico-descrittiva
Progettata dall'architetto Giacomo Tazzini , nelle vesti di architetto di corte in sostituzione di Luigi Canonica, la Cascina Costa Alta presenta una facciata con finestre ad arco e timpano di coronamento che richiama le tipologie compositive delle ville signorili, completata da belvedere. L'edificio, caratterizzato da tre corpi di fabbrica attorno a una corte rustica, presenta un portico con sei colonne in pietra a pianterreno che introduce, attraverso una scala centrale, a due locali per lato, uno dei quali è dotato di forno. Sotto il porticato è invece visibile un vecchio pozzo in sasso sulla destra, mentre sul lato sinistro la struttura si presenta con un'appendice in muratura.
E' interessante anche la presenza
oltre alla facciata cuspidata, nella parte centrale di un piccolo balconcino con finestra ad ogiva; al di sotto di questo sei colonne in pietra sostengono un bellissimo soffitto a travature bianche.

Alla base delle colonne sono stati ricavati dei vasconi per i fiori.

Planimetria
Pianta a U.



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Scendo nel bosco per raggiungere la cascina Costa Bassa.

Siamo sempre all'interno della zona autodromo.



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Cascina Costa Bassa,conosciuta anche come Ospedale dei Cavalli .


Premessa storico-descrittiva.


Di chiaro gusto neoclassico, la Cascina Costa Bassa presenta una pianta compatta con salone centrale di forma quadrata caratterizzato da quattro colonne, dal quale si accede ai due locali laterali e alla scala interna che conduce al piano superiore.
La facciata principale è caratterizzata da pronaos a quattro colonne doriche, sormontato da timpano triangolare, mentre lateralmente presenta una serie di arcate decorate in laterizio.
Il tetto centrale è a padiglione, le ali laterali hanno il tetto a tre falde.


L'edificio, un tempo utilizzato come luogo di sosta per i cavalli durante le passeggiate reali, era noto come "ospedale dei cavalli", mentre oggi ospita un Centro diurno per anziani.

Epoca di costruzione: 1824- 25
Autore: Tazzini, Giacomo,

Planimetria
Pianta centrale, quadrata, con avancorpi sui quattro lati.
Misure
Superficie coperta mq 416.



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Il mio percorso arriva fino alla uscita con la vista della Porta di Biassono.




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Ritorno sui miei passi e per entrare direttamente nella parte dove sono state sviluppate tutte le strutture e piste autodromo.

Da cacciare.


Al sottoscritto interessa mostrare con il percorso la bellezza dei boschi – prati ecc.



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Uno dei tanti belvedere. Durante l'autunno inoltrato e in inverno , nei giorni tersi, si vedono parte delle Prealpi comasce e lecchesi.



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Continua nel prossimo intervento.


A dopo.
 
Parco di Monza: presentazione - camminate e colori autunnali.

Parco di Monza: presentazione - camminate e colori autunnali.


Continua il terzo racconto.


Mi dirigo verso il Bosco Bello e la relativa cascina Serraglio.

Questo bosco è veramente stupendo, nonostante, come già sopra accennato, fosse continuamente deturpato per ampliamenti e sorie varie dell'autodromo.

Un poco di storia di questo classico bosco locale.


Nel aera Parco di Monza a suo tempo furono individuate tre zone principali, corrispondenti ad ambienti naturali diversi: 
la zona vicina alla Villa Reale, a Sud, mantenuta a giardino e campagna aperta; 
la zona a Nord, sicuramente la più indicata allo scopo, venne piantumata a bosco, il cosiddetto "Bosco Bello", funzionale soprattutto alla caccia; 
la fascia lungo il fiume Lambro, in posizione inferiore rispetto alle ville e alla parte agricola centrale, mantenuta con vegetazione riparia da zona umida.
Per collegare le diverse zone del Parco, Canonica creò un asse principale Nord-Sud, il viale Mirabello e il suo proseguimento, il viale del Gernetto, che porta sino al "Rondò della Stella", al centro del "Bosco Bello". Trasversalmente a tale viale una rete di viali secondari distribuisce i percorsi in tutto il Parco.
 
La strutturazione del vasto territorio, agricolo e boschivo con l'adattamento e la trasformazione delle cascine e delle importanti architetture di ville esistenti all'interno del territorio del Parco, la costruzione e il riordinamento di ampi viali rettilinei alberati, il modellamento del terreno e l'adeguamento del sistema idrico alle nuove esigenze del Parco, hanno dato vita ad un Parco senza precedenti, ancora oggi, unico nel suo genere.

Qui rimane una parte del Bosco Bello. Il Mezzotti, nella sua guida del 1841, narra tante cose di questa presenza .
“Tutti i nazionali e gli stranieri visitatori del Parco Monzese ammirano il Bosco Bello; e in nessun altro parco sì d'Italia, che d'oltremonte asseriscono aver giammai incontrato una selva si maestosa con una serie di viste si sorprendenti. Crescono assai i pregi di questo bosco, per chi sappia che sino dal secolo  XIV egli godeva di storica fama”.
Dalle aperture del Bosco si coglieva interamente il paesaggio sino alle lontane montagne “ E' d'uopo confessare che è difficile rinvenire un pezzo di consimile visuale, un si sorprendente panorama, e tutto ciò in mezzo ad un' annosa romantica  selva, …”. 
Ricorda il Mezzotti che prima si chiamava la Selva dei Gavanti “così denominata da un'antica e nobil famiglia Monzese in allora proprietaria”, di grandi dimensioni “cinque miglia di circuito”. Racconta poi della costruzione interna alla Selva della cappelletta dedicata a Nostra Signora del Soccorso, della festa e fiera che vi si svolgeva “la costumanza di una festa che si facea celebrare annualmente il 15 d'agosto  nella chiesa dei devoti di Nostra Signora… vi si aggiunse una fiera di galanterie e di manifatture di que' tempi… che fu frequentatissima”, di come la festa, come era costume “in allora generale presso gli abitatori delle rive del Lambro” terminasse in grandi balli e mangiate sino a notte inoltrata.
Egli sostiene che fu per questo che la Selva prese il nome di Bosco Bello.

Ricorda anche le battaglie tra Guelfi e Ghibellini, il disagio economico che ne derivò e l'occupazione spagnola che certo non aiutò sviluppo ed economia  “dominando l'ignoranza, la superbia e l'errore” nel  XVII secolo “il Bosco bello era venuto il ricetto dei folletti e della matta tapina di cui havvi tradizione che solesse recarsi in Monza di notte tempo a scorrere le contrade col così detto carro matto a spargere la superstizione e il terrore.” 
E poi la tragedia, quasi un Romeo e Giulietta nostrani,”seguita circa due secoli orsono e conservataci dalla tradizione… Rosa de Peregalli invaghì di sua beltà Gian Guidotto de' Lesmi. La corrispondenza fu da principio furtiva, clandestino il matrimonio… Ma avvenne improvvisamente la morte di Rosa, non senza sospetto di veleno, e Guidotto qualche tempo dopo si rinvenne pugnalato nel Bosco Bello… L'urna sepolcrale degli infelici amanti esisteva ancora nel secolo scorso con una lapide latina che ne rammentava la dolorosa tragica fine”.
Dalle descrizioni anche di altri emerge il ricordo e l'importanza di questa Selva in Brianza ed a Monza, il legame profondo con l'economia, la cultura e l'immaginazione popolare.
Poi il Parco, che rinchiuse parte di questa Selva e la separò in buona misura dal fiume e dalla continuità nella valle. La Selva diventa anche ricondotta a disegno planimetrico attraversato e sezionato per consentirne il passaggio in carrozzella e a cavallo e per offrire profonde visuali e cannocchiali panoramici al fondo dei viali che si dipartono da un grande Rondò, dove il Bosco diventa ”della Stella”.
La Selva è circoscritta a parte “naturale”, ma ridisegnata e modificata nella sua funzione, nel Parco, e sottratta al contesto generale del paesaggio di Monza e Brianza. Nella mappa del 1810 (si veda la precedente cartolina del Mirabello) appare questa “forzatura”, forse eccessiva anche per i tempi, della naturalità dei luoghi. La Selva non c'è più ed è rimasto il Bosco Bello del grande Parco (si veda lo scritto di Rosario Assunto  e quello di Annalisa Maniglio Calcagno ne “il Parco Reale di Monza”)

Poi negli anni venti l'Autodromo e poi ancora il Golf che intaccarono profondamente il paesaggio, tanto che in buona misura non è più riconducibile all'aspetto originario, modificato dal disegno del Parco e poi dagli interventi successivi .
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Qualche anno fa l'architetto Bellini ed altri, raccolsero gli articoli dei giornali di allora. Ne esce un complesso panorama tra chi cercava di resistere alla “occupazione” del Parco e chi spingeva per una futuristica forma di modernità.
In ragione anche del momento politico vinsero questi ultimi e c'è chi dice che così i carri della “matta tapina” ripresero la loro corsa.  Ma questa è una storia.



Vedi l'allegato 49009



Vedi l'allegato 49010



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Presentazione della cascina Serraglio dei cervi

l Serraglio dei Cervi è una curiosa costruzione anch'essa tra le più antiche del parco è opera, in stile neogotico, del Canonica. Il Canonica aveva elaborato nel corso del 1808 diversi progetti; la scelta definitiva cadde sul particolare arco ogivale, che nasce direttamente dal terreno, affiancato da due torrette slanciate, e risulta già concluso nell'agosto del 1809. L'edificio originario consisteva in un arco gotico in mattoni rossi con archetti pensili nel sottogronda caratterizzato da due torrette con lo stemma dei Visconti, dal quale si accede alla casa del custode e a un porticato con mangiatoie. Qui venivano rinchiusi gli animali destinati alle battute di caccia.

Successivi lavori sul complesso sono documentati nel 1829 (rifacimento delle torrette) e nel 1831 (realizzazione di un nuovo portico). Il complesso è formato oltre che dal monumentale portone d'ingresso anche da una cascina detta dei guardiani, un edificio di forma quadrata, con muratura in mattoni pieni e copertura a padiglione, con solai lignei ad orditura semplice.
Si erge all'interno del Bosco Bello.



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La mia camminata continua all'interno dell'area autodromo e mi dirigo verso il Viale Mirabello con i prati e boschi.

Il Viale Mirabello è il più lungo cannochiale prospettico del Parco di Monza.

Originariamente era lungo oltre 4 Km.
Attualmente per dare, putroppo, posto alla pista autodromo ha perso ben un Km.

L'obiettivo del Canonica era di mostrare da Monza la vista ravvicinata dell Grigne e dei Corni di Canzo.

Ci sono diversi roccoli che vado anche a fotografare,




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Percorro per tutta la lunghezza il Viale Mirabello e presento la bellezza che sta attorno a questo viale.


Sono uscito dall'area autodromo.



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Iniziamo con la Cascina Costalta
Superficie coperta:
mq. 2.409


La Cascina Casalta è una delle architetture che si trovano all'interno del Parco di Monza.
Originariamente il complesso comprendeva diverse abitazione, disposte secondo un insolito schema ad H, su due corpi di fabbrica divergenti e un terzo ortogonale. Particolare anche la lunga e ampia scalinata, collocata ad est del complesso, con un portale d'ingresso settecentesco, riutilizzato come ingresso laterale della Villa Mirabello. Nel 1808 la cascina venne destinata a canile e abitazione per i cacciatori al servizio del Parco; le sarebbe poi subentrata in questa funzione la Cascina Caimi. I primi interventi di rifacimento sono documentati a partire dal novembre del 1811.
Il complesso si costituisce oggi di due distinte cascine (la nuova e la vecchia), attorno alle quali sono disposti tre fienili. Il corpo più antico, del XVIII secolo, risistemato dal Canonica fra il 1805 e il 1825 si caratterizza per un loggiato sporgente, articolato su due piani, sostenuto da colonnine neoclassiche in granito, dalla base ottagonale. Ha subito un ampliamento verso la fine del XIX secolo, condotto dall'ingegnere di corte Luigi Tarantola, che ne esaspera i caratteri neoclassici.
La seconda cascina, detta nuova, venne realizzata nel 1826 insieme ai tre fienili dalla forma rettangolare dal Tazzini, presenta una muratura in mattoni pieni, con solai lignei e copertura a falde, con manto in coppi, esattamente come la vecchia cascina.
Le due cascine sono state riconvertite interamente ad abitazione, mentre i fienili vengono utilizzati come magazzino.



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Continua nel prossimo intervento.

A dopo.
 
Parco di Monza: presentazione - camminate e colori autunnali.

DSCN1626.jpg Aggiungo le due fotografie che mancano nel secondo racconto.


Vedi l'allegato 49057



Vedi l'allegato 49058


Parco di Monza: presentazione - camminate e colori autunnali.

Continua il terzo racconto.



Proseguo per pochissimi metri e incontro tutta la struttura della Villa Mirabello.

Presentazione della Villa e di tutte le dipendenze annesse.

E' una presentazione molto lunga ma ne vale la pena.

Notizie storiche.


La Villa Mirabello, mirabile esempio di architettura e dimora seicentesca, preesistente alla creazione del Parco, venne costruita verso la metà del XVII secolo dalla famiglia Durini, la quale aveva acquistato il feudo di Monza nel 1648.
Propulsore fu Giuseppe Durini, figlio cadetto di Giacomo, che commissionò la costruzione del-la Villa all'ingegner Gerolamo Quadrio.uno dei maggiori architetti della seconda metà del Seicento, responsabile della Veneranda Fabbrica del Duomo di Milano.

I lavori iniziarono nel 1656 e terminarono nel 1675.

Si racconta che la Villa sia stata costruita sulle rovine di un antico castello di proprietà dei de Leyva, nobile famiglia d'origine spagnola, da cui nacque Virginia Maria de Leyva, meglio conosciuta come la Monaca di Monza. II Quadrio strutturò il Mirabello attorno a una corte nobile e a una rustica La reale conformazione dell'edificio preesistente non è certa, probabilmente situato in corrispondenza dell'attuale corpo centrale, nelle varie trasformazioni vennero inglobati settori importanti di muri vecchi.
L'impianto seicentesco di villa Mirabello è molto simile all'attuale, per quanto riguarda il nucleo centrale ad U; l'ampia corte, sulla quale si affaccia il fronte principale, era attraversata da un viale rettilineo d'accesso ed era suddivisa in aiuole, di forma regolare e simmetrica, secondo i canoni del giardino all'italiana. La sua struttura a U aperta verso il paesaggio fluviale, con corte d'onore, ha una grande rilevanza dal punto di vista strutturale, perché segna il passaggio dalla tipologia del castello/palazzo  chiuso fra mura, tipico del 1400-500, al nuovo concetto di palazzo-villa di campagna aperta verso uno scenografico giardino o parco.

La cappella, a pianta centrale, anch'essa su disegno di Quadrio, fu conclusa nel 1673. Nel 1715 la villa subì danni per un incendio al quale seguì, in breve tempo (1715), un ripristino. Dopo vari passaggi di proprietà per eredità, negli anni tra 1776 e 1788, divenne la residenza preferita del cardinale Angelo Maria Durini (1725-1796). Il cardinale la rese luogo di cultura e di incontri mondani, tanto da commissionare anche la costruzione di un edificio poco distante, villa Mirabellino, per ospitare i suoi illustri invitati.

Durante il periodo in cui fu abitata dal cardinale Angelo Maria Durini (1725-1796), la Villa, abbellita con affreschi e ristrutturata, divenne “luogo di delizie e cenacolo di letterati”. Furono suoi ospiti Giuseppe Parini (che dedicò al porporato un’ode, “La gratitudine”) e il Metastasio.

Durante questo arco temporale furono apportate modifiche all'apparato decorativo esterno, al loggiato del primo piano (chiusura) ed allo scalone monumentale. Quest'ultimo conservò l'aspetto originario, ma subì modifiche ai portali degli ingressi con timpani curvilinei e cornici di pietra. Il cardinale intervenne, inoltre, nella cappella, dove fece costruire una nuova tribuna e modificò l'apparato decorativo, togliendo le statue dei quattro evangelisti e chiudendo le nicchie entro cui erano contenute. Fece anche costruire i balconcini in testa alle ali della villa, con motivi analoghi a quelli dell balcone centrale, e due torrette, laterali al fronte principale, usate una come belvedere, l'altra come campanile a servizio della cappella.
Dal 1793 la villa non fu più abitata se non saltuariamente.

Dopo la morte del cardinale, la Villa venne inizialmente  requisita dai soldati di Napoleone, nel 1805 fu acquisita da Carlo Vimercati Sanseverino, e infine, un anno dopo, venne venduta al Governo italico che la inglobò nel Real Parco di Monza , come possedimento all'interno del parco di Monza, recentemente costruito per volontà del vicerè Eugenio di Beauharnais.

In questo periodo, oltre alle funzioni di rappresentanza, in villa si ebbero usi agricoli e spazi per l'amministrazione del territorio. Il corpo centrale subì un lento decadimento, mentre si ampliarono le parti rustiche. L'edificio divenne in seguito proprietà dei Savoia, fu ben tenuta fino all'attentato ad Umberto I (1900). Ceduta (1919) al Demanio che la destinò all'Opera Nazionale Combattenti, l'edificio venne sottoposto, da allora in poi, a numerosi cambi di destinazione e passaggi di proprietà. Nel 1920, in particolare, fu data in gestione alla SIRE, Società per l'Incoraggiamento delle Razze Equine. Hanno continuato intanto a mutare d'aspetto le corti rustiche: nel 1962-63 furono costruiti due corpi di fabbrica a sud, uno a forma di I e l'altro a forma di L.

Nel 1925 il prato, che congiungeva le ville Mirabello e Mirabellino venne trasformato in ippodromo, con conseguente stravolgimento della zona e con soppressione del cannocchiale, formato da un viale di carpini, tra i due edifici. Quando, nel 1935, divennero proprietari i Comuni di Monza e Milano, il Mirabello fu deputato a sede degli uffici amministrativi del Parco; solo recentemente vi vennero insediate attività culturali.


Nel maggio 2005, sotto l'Amministrazione Sindaco Arch. Faglia, in concomitanza con i festeggiamenti per il bicentenario della nascita del Parco di Monza, il Salone centrale è stato riaperto al pubblico, dopo che importanti lavori di restauro conservativo hanno  riportato al loro splendore le figure dipinte a monocromo di grandi artisti e pensatori, abbigliati con abiti di foggia antica e posti entro riquadrature architettoniche con nicchie separate da colonne dipinte. Al piano inferiore è visibile la galleria dei personaggi della classicità antica e italiana e forse anche contemporanei famosi del Durini, il tutto composto sulla base di un’ornamentazione decorativa anch’essa di stile classicistico, in modo che il tutto ostentasse un’immagine di grandiosità e di aulicità che denuncia il clima neoclassicistico. Tra i letterati spiccano quattro poeti italiani (Ariosto, Boccaccio, Dante e Petrarca) e i più grandi artisti del Rinascimento: Michelangelo, Raffaello, Tiziano e Leonardo, mentre al piano superiore si possono ammirare quattro filosofi dell’antichità a confronto con i moderni Galileo, Cartesio e due personaggi non identificati.


Descrizione.

Tipologia generale: 

architettura per la residenza, il terziario e i servizi.

Tipologia specifica: villa

Configurazione strutturale: Insieme di fabbricati racchiusi da una cinta muraria, il cui blocco storico si sviluppa ad U sull'asse est-ovest.

La villa si trova all'interno del Parco di Monza, sul ciglio discendente verso la valle del fiume Lambro, in posizione dominante rispetto ai boschi sottostanti. L'edificio è collegato alla vicina villa Mirabellino tramite uno scenografico viale alberato, recentemente ricostituito, e si presenta oggi come un insieme di fabbricati racchiusi entro una cinta muraria. Il blocco più antico e nobile è quello centrale, sviluppato sull'asse est-ovest con conformazione ad U, ove le ali separano la corte nobile dai cortili di servizio laterali, a nord e a sud. 
Il fronte principale della villa, verso la corte d'onore, è messo in evidenza nella sua parte centrale da un un portico su colonne a tre fornici e dal sovrastante balcone, coronato da un timpano triangolare. Due volumi laterali più bassi, leggermente sporgenti verso la corte, connettono il corpo descritto alle ali laterali, più semplici dal punto di vista decorativo, interrotte al centro da passaggi coperti a volta che consentono l'accesso ad una cappella, nell'ala nord, e alle scuderie, in quella opposta; conducono pertanto alle corti rustiche. La cappella di Santa Maria Nascente risulta completamente inglobata nella struttura della villa, segnalata all'esterno solo dal portale in pietra di granito rosa; all'interno lo spazio ha struttura ottagonale con volta ellittica. Ai lati del corpo centrale si innalzano due torrette, una adibita a campanile della chiesa, l'altra usata come belvedere. Anche la distribuzione interna di villa Mirabello risponde a criteri di assialità, gli ambienti si dispongono simmetricamente sull'asse ovest-est; risultano in infilata allineati il portico d'ingresso e il salone centrale, un tempo utilizzato come salone da ballo e occupa l'altezza di due piani; al piano superiore una balconata è posta lungo tutto il perimetro e serviva sia come  luogo di passaggio per accedere alle camere sia come tribuna d'onore per  assistere al ballo; le pareti sono interamente affrescate,il soffitto a volta ha un medaglione centrale polilobato nel quale sono dipinti personaggi allegorici e scene mitologiche, attribuiti a Stefano Danesi, detto il Montalto.

Al lato del portico d'ingresso uno scalone d'onore,opera monumentale degno dei migliori palazzi milanesi, con balaustra in arenaria finemente lavorata, conduce all'ammezzato e al primo piano nobile. Nonostante l'incuria e i numerosi cambi d'uso dell'edificio, che hanno comportato ampi rimaneggiamenti, internamente rimangono ambienti di grandissimo pregio, stuccati e affrescati con motivi architettonici ed episodi mitologici, con soffitti a volta, generalmente a padiglione, in muratura, oppure con finte volte in incannicciato, o ancora solai lignei a cassettone, decorati con rosette dipinte e borchiette dorate. 
Attorno al nucleo più antico, si sono aggiunti altri corpi di fabbrica, diversamente databili.

Nell'ala laterale destra rispetto alla corte,superato il passaggio si incontra dapprima il "cortile degli stalloni", poi un secondo cortile a portici, di forma rettangolare, con un galoppatoio. è ubicata la scuderia a tre navate con volta a crociera.
Nella facciata spiccano i tre archi di gusto vagamente neoclassico, sopra i quali vi sono tre porte-finestre che si affacciano sul balcone sormontato da un timpano.

Anche a sud si trovano spazi analoghi: dopo la corte rustica, vi sono tre edifici ormai in disuso
Verso est è situato il giardino della villa, cintato da mura.


Misure
Superficie coperta mq 5.969.


Villa Mirabello nel suo complesso.



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Vedi l'allegato 49074



Vedi l'allegato 49075



Cannocchiale prospettico con vista Villa Mirabellino



Vedi l'allegato 49076



Lato sinistro , osservando la Villa.



Vedi l'allegato 49077



Vedi l'allegato 49078



Vedi l'allegato 49079



Vedi l'allegato 49080



Vedi l'allegato 49081



Vedi l'allegato 49082



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La solita immagine del leone. Ne abbiamo visti altri due.



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Lato destro , osservando la Villa. Ormai è tutto in distruzione.



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Continua nel prossimo intervento.

A dopo.
 
Parco di Monza: presentazione - camminate e colori autunnali.

Purtroppo sono mancate diverse fotografie....non mi spiego il motivo.

Rimetto le stesse perché sono importanti nel contesto del racconto.

Rimetto le prime due mancanti del Bosco Bello.


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Parco di Monza: presentazione - camminate e colori autunnali.

Continua il terzo racconto.


Rimetto le foto della parte centrale Villa Mirabello.



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Cannocchiale prospettico con vista Villa Mirabellino



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Lato sinistro , osservando la Villa.



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Mi scuso per il pasticcio.


Continua dopo la parte finale.
 

Allegati

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Parco di Monza: presentazione - camminate e colori autunnali.

Parco di Monza: presentazione - camminate e colori autunnali.

Continua il terzo racconto.



Dopo aver presentato la Villa Mirabelllo, la mia passeggiata prosegue sempre sul Viale Mirabello dove incontro altre due cascine e precisamente

La Cascina Cattabrega con i suoi stupendi puledri e la Cascina
Cernuschi.




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Cascina Cattabrega.
nno costruzione: 1805/1825
Superficie coperta: mq. 442



Situata accanto al Mirabello questa cascina è stata progettata dall'Architetto Tazzini nel 1884. Come la maggior parte delle cascine del Parco, Cattabrega è strutturata su due piani: al piano terreno la stanza per gli attrezzi, la stalla ed il fienile, mentre al piano superiore l'abitazione.

I motivi che ornano questo edificio sono i medesimi che troviamo anche in altre costruzioni: arcate a sesto acuto sottolineate da mattoni rossi a vista.
Una curiosità della Cattabrega sono le stalle con il doppio accesso, infatti il primo è disposto lungo il perimetro esterno della facciata, mentre al secondo si accede tramite un corridoio coperto posto nel mezzo e trasversalmente all'edificio.

Attualmente la Cascina Cattabrega è sede di allevamento di cavalli e maneggio Valle Mulini.




La cascina sorge su progetto del Canonica su un precedente edificio di forma irregolare, a cui aggiunse un corpo di fabbrica quadrato e tripartito, con due portici laterali. La nuova facciata principale presenta a ovest una porzione centrale, conclusa triangolarmente con tre fornici al piano superiore e due ali con aperture circolari. Sarebbe stata riprogettata da Giacomo Tazzini intorno al 1836 e successivamente ampliata da Luigi Tarantola nel 1884. Si presenta oggi nelle sue forme ottocentesche, strutturata su due piani con stalla e vano per gli attrezzi al pian terreno e l'abitazione dei contadini al primo piano. Presenta un impianto quadrato e simmetrico, caratterizzato da un passaggio ad arco a tutta altezza che l'attraversa longitudinalmente. I pilastri sono in mattoni, le originarie balaustre in legno, i profili in cotto e il basamento in ceppo; scomparso un affresco presente in passato sulla facciata. Quest'ultima presenta finestre rettangolari, sovrastate da archetti in laterizio; è cuspidata e appare completata simmetricamente dai porticati a doppia altezza.
Storicamente utilizzata per l'allevamento dei cavalli, è stata in seguito convertita ad usi esclusivamente agricoli.




Giacomo Tazzini e quella del 1836, assegnabile allo stesso architetto, che registrano le modifiche messe in atto sulla parte più antica del



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La Cascina Cernuschi

Planimetria
Pianta a T.
Misure
Mq 478.


Premessa storico-descrittiva.
che imita la pietra. Durante i numerosi rimaneggiamenti, i primi dei quali assegnabili all'architetto Canonica, il disegno delle facciate è rimasto pressoché immutato, sebbene le finiture siano aggiornate secondo la moda
che si trovano all'interno del Parco di Monza.

La cascina si componeva originariamente di un corpo di un unico corpo di fabbrica, costituito da due locali e un'annessa stalla (o fienile). Il progetto di trasformazione del Canonica prevedeva il mantenimento delle murature originarie, con l'aggiunta di portici sul fronte principale, sul fronte opposto e su quello meridionale, così da rendere a forma di U l'impianto dell'edificio. Nei locali a nord sarebbero stati collocati la stalla e il pollaio; a sud la cucina e la scala d'accesso alle stanze superiori. Gli interventi condotti dal Canonica a partire dal 1809 si limitarono alla regolarizzazione del fabbricato, raggiunta attraverso una ricercata simmetria degli elementi che lo costituivano e una regolarizzazione delle coperture. L'attuale aspetto della cascina si deve invece alla ricostruzione realizzata dal Tazzini, approvata nel marzo del 1847 e collaudata nel 1850.

Originariamente sede dell'allevamento dei cavalli purosangue del Mirabello, si compone oggi di due distinte parti, la cascina, composta da due corpi disposti a T, e le scuderie. Lateralmente sorgono due cortili rustici, dei quali il più ampio conserva un abbeveratoio. Le facciate della cascina sono scandite da finestre, che si caratterizzano per la varietà di cornici e timpani, in rilievo sull'intonaco grigio che imita la pietra. Durante alcuni rimaneggiamenti successivi sono state introdotte alcune finiture con cementi decorativi e pietre sintetiche. Le scuderie, di forma rettangolare, presentano pareti in laterizio e solai prefabbricati in cemento.

L'edificio è tuttora utilizzata come caserma dei Carabinieri a cavallo.



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Faccio altre fotografie mentre mi dirigo all'uscita del Parco alla porta centrale di Monza.



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Fine della interessantissima camminata.


Che faticata.



Buona serata.
 
Grazie le numerose foto e per la tua dettagliata descrizione Pieranna, noto con piacere che le cascine e Villa Mirabello sono in ottime condizioni !! :)

:)
 
Sapevo del Parco di Monza,e dell'importanza storica,ma grazie alle tue descrizioni e foto adesso ho un motivo in più per visitarlo,ciao.
 
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