Trekking Tour completo del parco nazionale del Gran sasso e dei Monti della Laga

Parchi d'Abruzzo
  1. Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Dati

Data: Dal 15 giugno al 23 giugno
Regione e provincia: Abruzzo, provincia di Teramo e dell'Aquila
Località di partenza: Prati di tivo
Località di arrivo: Prati di tivo
Tempo di percorrenza: 9 giorni
Chilometri: 250 circa
Grado di difficoltà: EE
Descrizione delle difficoltà: sentieri difficili da individuare, logistica per cibo, acqua e pernotti
Periodo consigliato: dalla seconda settimana di luglio in poi
Segnaletica: discreta
Dislivello in salita: 12.000?
Dislivello in discesa: 12.000?
Quota massima: 2533 (Pizzo Cefalone)
Accesso stradale: Pullman da Teramo per Prati di tivo, coincidenza a Montorio
Traccia GPS: Purtroppo e incredibilmente, mi si è cancellata l'intera traccia proprio all'inizio dell'ultimo giorno! Il cellulare in tasca era rimasto con lo schermo attivo e in qualche modo mi si è cancellata. Uso mytrails. Tragedia totale. Non c'è mica qualcuno che sa se è possibile recuperare in qualche modo tracce non salvate? Quindi conservo solo la traccia dell'ultimo giorno. Inoltre ho ricreato artificialmente il percorso che ho fatto attraverso delle tracce gpx che seguivo. Ho provato a unirle in un'unica traccia ma ho combinato solo casini, quindi mi sono arreso e la pubblico così com'è, con tante traccette separate: download. In questo modo comunque sarete sicuri di prendere la strada giusta e di non andare fuori sentiero come ho fatto io più volte, unica eccezione un paio di tratti di cui parlerò qui sotto.


Descrizione
Viaggio in solitaria, tenda e sacco a pelo. Zaino: 60+10 litri, mi son portato dietro mezzo chilo di biscotti, mezzo kg di frutta secca, mezzo kg di pasta (da mangiare in caso di emergenza facendola ammorbidire in acqua fredda perchè non ho voluto portarmi il peso di fornello e gavetta, comunque mandarla giù è stata un'agonia), 2.3 litri d'acqua (riempivo le bottiglie presso le fonti che incontravo), poncho, torcia, coperchio della gavetta + acciarino e pietra focaia (mai usati), felpa, maglietta termica, 2 paia di calze di ricambio, 1 di mutande di ricambio, una canottiera e una maglietta di ricambio, una maglia tecnica indosso, un pantaloncino di ricambio, tubetto di shampoo biologico, spazzolino e dentifricio, soldi, astuccetto impermeabile, kindle, cellulare, ricarica cellulare, powerbank per ricarica cellulare, coltellino. Tenda+sacco a pelo + materassino tutti fuori allo zaino. In questo modo lo zaino era sufficientemente pieno ma senza farmi fare eccessivi sforzi per chiuderlo. Peso medio 13kg. Chi dice che in trekking di più giorni può bastare uno zaino di 40-50l o giù di lì, o mente o è un masochista.

Giorno 1: Partenza da Prati di tivo ore 15, diretto verso Prato selva passando per il sentiero che porta a Pietracamela dalla Giumenta (la radura pre-ingresso alla discesa nella Val Maone), poi si imbocca la deviazione a sinistra (inversione a V) per Prato selva, si segue il sentiero fra radure, alberelli e cavalli al pascolo finchè ci si immette in un bosco (ben segnato dai paletti fino a qui, anche se nelle radure bisogna comunque fare molta attenzione perchè il sentiero quasi scompare, ora invece segni sugli alberi) bello spazioso e senza sottobosco come piace a me, e si scende fino in piana grande a 1100m circa. Qui si svolta a destra verso Prato selva/Intermesoli, si continua lungo una carrereccia molto ampia fino a una sbarra al livello che, superata, si deve svoltare immediatamente a sinistra per andare verso Prato selva (altrimenti andando dritti si arriva a Intermesoli attraverso una lunghissima strada brecciata). Da qui il sentiero è segnato maluccio e si ha difficoltà ogni tanto, comunque dopo vari saliscendi si esce dal bosco e si entra in una radura "sporca" di cespugli e ginepri, dove il sentiero infine giunge alla sterrata che sale da prato selva e che quindi la si segue fino a giungere a destinazione. Arrivo ore 19:40, mi accampo vicino a un fontanino poco sotto gli impianti.

Giorno 2: Si scende lungo la strada ufficiale di Prato selva finchè non si incontra un cartello che indica direzione Nerito sulla sinistra, quindi si entra nel bosco e si scende. Abbastanza ben segnato, il sentiero conduce infine a una lunghissima strada brecciata che conduce a Nerito. Qui a un negozio di alimentari mi rifornisco un po' di viveri: salamino e caciotta, mentre al bar faccio colazione. In ogni bar che ho visitato comunque ne ho approfittato per ricaricare il cellulare, cosa fondamentale per non farlo scaricare mai. Riparto in direzione Paladini, ma purtroppo non trovo il sentiero (che invece c'era, sulla sinistra di Nerito risalendo un po' la strada) e quindi me lo faccio via strada. Un attimo prima dell'ingresso nella galleria Paladini, si imbocca il sentiero sulla destra che con un'inversione a V porta verso Tottea e, successivamente, al lago di campotosto. Fino a Tottea il sentiero è chiaro come il sole, mentre da qui al lago la traccia gps che avevo mi ha aiutato molto perchè ci sono stati un paio di bivi non indicati dove non avrei saputo che strada scegliere. Dal lago di campotosto zona case Isaia, si continua verso il paese di Campotosto e poco dopo un tornante con una diga si imbocca un sentiero che sale verso destra, direzione Cesacastina (anche se ci porterà a Frattoli). Questo sentiero è molto ben segnato, ma c'è da fare un appunto sulla parte finale: il giorno seguente ho preso un sentiero che da Frattoli porta a Cesacastina, ma il sentiero è tenuto malissimo e dopo poco inevitabilmente ci si perde. Quindi consiglio di non arrivare a Frattoli ma di prendere la deviazione per Cesacastina, un sentiero il cui inizio è segnato con un paletto e scendendo verso frattoli bisogna fare un'inversione a V, quindi bisogna prestare attenzione. Questo porterebbe alla parte alta di Cesacastina, da cui si può direttamente proseguire verso il ceppo oppure scendere in paese e poi risalire. Comunque io pernotto a Frattoli in un vecchio tendone per terremotati.

Giorno 3: Prendo il sentiero per Cesacastina ma dopo un po' il sentiero scompare e mi ritrovo nella giungla o quasi. Dopo un po' incontro un signore straniero con una motosega vicino al ruscello a cui chiedo spiegazioni ma non fa altro che darmele sbagliate e mi perdo ancora di più. Dopo altro tergiversare sembra di reincrociare il sentiero ufficiale, che mi porterà però non proprio a Cesacastina ma un po' sotto la strada. A Cesacastina mi rifornisco di viveri al bar, unico locale aperto in paese. Da qui riparto diretto al Ceppo, salendo lungo la strada brecciata fino al bivio per le 100 cascate: qui non si scende ma si continua a salire lungo la strada verso destra. Questa bella e lunga strada sale e sale, e dopo un po' si arriva a un rifugio e a un incrocio per Padula: noi lo ignoriamo e non scendiamo, ma continuiamo verso sinistra facendo lunghi e costanti traversi fra un ruscello e l'altro, fra cui uno alquanto difficile da attraversare senza bagnarsi (per questo e altri ruscelli consiglio infatti di fare il tour in un periodo più secco). Questa è l'unica parte dove purtroppo manca un bel pezzo di traccia registrata, ma la segnaletica Cai è discreta e non dovreste perdervi anche perchè la direzione del sentiero è piuttosto intuitiva. Insomma continuando così si arriva al colle sopra il Ceppo, e scendiamo facendo attenzione a non prendere il sentiero di un auto che scende verso sinistra, evidentemente diretto da qualche altra parte. Pernotto al ceppo.

Giorno 4: Mi rifornisco al Bar/Stand nel piazzale, aperto alle 7:30, anche questo unico punto di rifornimenti nella zona. Compro anche una bottiglia d'acqua supplementare perchè ora mi aspettano le cascate della Morricana e la cresta della laga, e non so quando ritroverò l'acqua. Si imbocca il sentiero per le cascate della Morricana, molto largo e indicato anche da un grande cartello (sbiadito però). Il sentiero per la prima parte è monotono e sempre in piano, per la seconda parte comincia a salire nel bosco ed è pieno di zone fangose e torrenti difficili da attraversare. Ok le cascate alla fine sono piuttosto belle, ma stendiamo un velo pietoso sul sentiero! Dalle cascate si attraversa il fiume e si prende un sentiero che sembra tornare indietro, ma dopo poco risale con un'inversione verso il bosco e con una salita piuttosto ripida ci porta dopo un po' all'aperto e sotto Cima Lepri. Qui finisce il sentiero come ogni buon monte della Laga che si rispetti, e per raggiungere Cima Lepri si va ad occhio. Arrivati qui in cima, seguire le creste è più semplice sia perchè non ci sono più le impettate sia perchè a tratti il sentiero è segnato: vado a Pizzo di Moscio, poi Monte Pelone, Gorzano (dove trovo un nevaio ad alta quota che mi rifornisce d'acqua, in effetti la bottiglia d'acqua acquistata si è rivelata superflua) e mi accampo sulla sella fra il Gorzano e la Cima della Laghetta, forse la zona più bella della Laga (a proposito, si chiamerà così perchè in quella zona c'è appunto un laghetto?) anche se in cresta è comunque sempre molto bella. La notte dormo benissimo, non tira un filo di vento.

Giorno 5: Continuo per le creste arrivando sulla Cima della Laghetta e poi sul Monte di Mezzo che sembra non arrivare mai. A un certo punto comunque la cresta si "rompe" e non si può proseguire direttamente in cima a causa di un grosso masso, quindi occorre piegare sulla destra su un sentierino roccioso un po' esposto, dopodichè ci si rimette in cresta e si arriva sul Monte di mezzo. Dal monte di mezzo non è segnato e non è semplice tornare alla zona di Case Isaia (volendo allungare il giro si può anche scendere al paese di Campotosto ma poi tocca farsi diversi chilometri di strada). Comunque seguendo la traccia dovreste farcela. Dovreste entrare in un bosco e poi di nuovo in una radura, e da lì il sentiero è nuovamente segnato. Ma in ogni caso non è un grosso problema perchè in questi boschi ci si muove abbastanza comodamente. A case Isaia ci sono due ristoranti e un bar, mi rifornisco al bar "da Serena", che è gentilissima nell'offrirmi del pane per la sera. Da qui arrivo alla val Chiarino attraverso la scorciatoia chiusa per Ortolano e poi il passo delle capannelle fino alla diga di provvidenza, qui si svolta a sinistra lungo la diga e si risale la strada brecciata per diversi chilometri incontrando prima diversi ruderi abbandonati e poi una bellissima zona con valle, bosco, area picnic e il bellissimo rifugio Fioretti. Mi accampo nell'area pic-nic/campeggio.

Giorno 6: Qui c'è un bivio: prima di arrivare al rifugio Fioretti imbocco la strada brecciata che svolta a destra, se non ricordo male c'è un cartello "divieto ai mezzi non autorizzati". Si inoltra nel bosco e poco dopo un altro cartello indica di non proseguire a meno che si è addetti ai lavori. Poco male, si continua tranquillamente e fra una radura e l'altra si rischia di smarrire il sentiero, che è tratti comunque segnato. Alla fine si esce definitivamente dal bosco e si sale fuori sentiero lungo collinoni non troppo ripidi che portano sulla sella fra il Monte San Franco e il Monte Ienca. Da qui in poi è un paradiso. Dal punto di vista panoramico è forse la cresta più bella d'Abruzzo, e le mandrie di mucche e di cavalli sulle creste ci mettono il carico. Si continua e si arriva sul monte Ienca, da cui si scende fuori sentiero in maniera abbastanza ripida. Sulla sella del pizzo Camarda c'è anche un laghetto oltre che i soliti cavalli e/o mucche. Si continua a salire in cresta fino al Pizzo Camarda, il sentiero è sempre intuitivo: si arriva al monte Malecoste, poi cresta delle Malecoste (diversi tratti esposti, prestare attenzione soprattutto in prossimità del Pizzo Cefalone), Pizzo Cefalone, Cresta della portella, Passo del lupo e finalmente Campo imperatore che sembra non arrivare mai. Qui sembra tutto chiuso, all'ostello hanno finito i panini ma mi possono comunque fare una cena per 12€ tutto incluso, che accetto volentieri. Credo di aver mangiato il pollo più buono della mia vita qui: al sangue alla griglia. Mi accampo sotto gli impianti di risalita.

Giorno 7: Torno all'ostello per fare colazione e per prendere dei panini da portar via... ma è finito il pane! Molto grave di prima mattina, ma glielo perdono perchè il pollo di ieri era memorabile. Da qui mi dirigo direttamente verso Calascio attraverso una traccia che ho creato da google earth fra un collinone e l'altro. Nonostante questo sono riuscito a passare quasi sempre su sentieri battuti o segnati. Da Campo imperatore ci si avvia verso il monte Scindarella, ma non si sale su quello, bensì su quello a destra, dove dovreste incrociare un sentiero. Si continua andando sempre un po' verso sinistra (ma evitando di salire sullo Scindarella) fino a che ci si ritrova davanti la bellissima fossa Paganica dove giacciono i resti di una località sciistica di tanto tempo fa. Anche qui mucche a volontà. Si continua nella valle fino a raggiungere la strada soprastante: si svolta verso destra dove c'è un cartello "Salita Marco Pantani", qui si scende fuori sentiero nella valle sottostante, piena di mucche anche questa. Arrivati in fondo si prosegue dritti e dopo un po' si gira a sinistra seguendo una specie di carrereccia mooolto lunga e immersa in una pianura bellissima che attraversa prima il lago di Passaneta e poi quello di Barisciano (o viceversa, non ricordo). Questi posti sono meravigliosi anche perchè sono in mezzo al nulla: ci si guarda intorno e non si notano segni di civiltà. Comunque il secondo lago non va attraversato ma pieghiamo sulla destra (evitando così anche dei rognosi pastori che fanno la guardia a un rifugio) e poi attraversiamo (un po' fuori sentiero un po' dentro) la curva di livello del collinone sulla sinistra, in mezzo a qualche abete sparso qui e là. Seguendo la traccia gps si scende poi verso sinistra e ci si ricongiunge a un'altra carrereccia che ci porterà alla strada che da Santo Stefano sale verso Campo imperatore. Si può seguire la traccia gps per tagliare un po' di strada con un fuori sentiero, altrimenti si continua normalmente lungo la strada verso destra fino a imboccare, a un tornante, una strada brecciata che sale verso sinistra, quella che ci porterà verso Calascio o Rocca Calascio. Per il primo, al bivio occorre continuare sulla sinistra, mentre per il secondo occorre salire sulla destra dove per altro c'è un divieto per i veicoli. Dalla mai troppo splendida Rocca Calascio si scende nell'altrettanto bellissimo e sottovalutato paese di Calascio, dove pranzo/ceno al bar Vittoria (lungo la circonvallazione) e ordino per il giorno seguente delle pizzette da portar via e il pecorino più buono del mondo, cioè quello fatto da loro, in particolare dal marito Mimì. Mi accampo sul terrazzino di mia zia, altrimenti consiglio di accamparsi vicino al fontanile dell'incrocio per Castel del monte.

Giorno 8: Da Calascio si risale verso la Rocca e al fontanile si imbocca la strada brecciata. La si segue per un po' dopodichè al primo bivio si gira a destra e si segue la carrereccia per un bel po' fino a quando dovremo abbandonarla (poichè vira troppo a sinistra tornando in mezzo al nulla) per un breve tratto fuori sentiero fino a congiungerci con un'altra carrereccia visibile a fondovalle lungo una fila di alberi e cespugli. Seguendola, ci porterà alla strada sotto Castel del monte, a qualche tornante prima del paese. Mi hanno detto che c'è un sentiero che arriva fino in paese ma forse passava da un'altra parte. A Castel del monte mi rifornisco di viveri presso un negozio di alimentari (due buonissime salsicce di fegato), dopodichè si sale nella parte alta del paese, si va verso destra fin quando la strada e il paese finiscono e comincia una strada brecciata con segnaletica che indica Rigopiano e altri paeselli. La si segue a lungo (sempre seguendo la traccia gps) fino ad arrivare a Capo La Serra, proprio di fianco alla strada. Qui mi sembra un po' stucchevole costeggiare la strada con un sentiero sinceramente, anche perchè dopo un po' si perdono le tracce e tocca andare fuori sentiero. Comunque si giunge fino al rifugio Ricotta e da qui si seguono i segnali scendendo verso la pianura di Campo imperatore tagliando la strada più e più volte e camminando in bellissime radure, segnate sì ma fino a un certo punto, qui la direzione è piuttosto intuitiva comunque. Si giunge ad una specie di vecchio fiume secco, e qui verso la fine invece di continuare lungo il fiume sulla sinistra ed entrare in una specie di canyon, si gira a destra risalendo una collinetta, sopra la quale si nota tutta la vastità e la bellezza di questa pianura. Si segue una specie di sentiero che porta prima ad una fonte e poi a quel monumento della famiglia di pastori che avevano perso la vita tanti anni fa. Da qui si arriva al ristoro Mucciante (inconfondibile anche per via di tutte le macchine parcheggiate intorno) e poi si tira dritto verso il vado di Siella, ossia la parte più bassa della catena montuosa che continua dopo il centeneario, con un sentiero ben visibile e intuibile anche da lontano. Eppure avvicinandosi alla montagna questa sembra non arrivare mai, ci si sente deliziosamente persi in questo mare d'erba che è la pianura di campo imperatore. Comunque il sentiero come dicevo è super intuitivo e si arriva facilmente in cima al vado. Qui si scavalla la montagna e si passa dalla provincia dell'Aquila a quella di Teramo. Si scende fino ad entrare nel bosco, si segue un sentiero non ben visibile che dopo poco comunque giunge a una carrereccia che scende con qualche tornante. Poi la carrereccia diventa sentiero e arriva anche a costeggiare la strada, qui è dove pernotto.

Giorno 9: Il sentiero dei 4 vadi (più o meno). Scendo sulla strada e dopo qualche metro si incrocia un cartello sulla destra (questa primissima parte non è segnata nella traccia gps) e si segue l'indicazione verso Castelli, ben segnata. Si incrociano altri cartelli e si va sempre verso Castelli, sempre seguendo la traccia. Arrivati a S. Salvatore però, una contrada sopra Castelli, non si prosegue verso quest'ultimo ma si imbocca la via per Isola del G. Sasso, segnata, che scende prima lungo un fosso e poi attraversa il fiume con un ponte e risale la collina. In questi posti si fa prima ad affidarsi alla traccia gps che non ai cartelli, che possono sviare. Fra una carrereccia e l'altra si giunge a un posto abbastanza frequentato sopra Pretara, forse sono le cascate del Ruzzo, e qui si prende l'ennesima carrereccia che sale sulla sinistra e, se non ricordo male, finisce su una strada asfaltata che porta a S. Pietro. Comunque sopra S. Pietro, invece di scendere lungo la strada, osservando la mappa e la traccia sembrerebbe più logico tirare dritto verso quella larga carrereccia nel bosco, ma il problema è che a un certo punto questa si interrompe bruscamente con un albero sul sentiero e immediatamente dopo un burrone con un fiume sul fondo, insuperabile. Insuperabile, eppure la traccia che avevo riusciva a passare dall'altra parte, ma forse lo aveva fatto prima che succedesse qualcosa come frane o valanghe che hanno distrutto rocce e terreno praticabile. Fatto sta che, anche se sono un avventuroso, mi è sembrato un suicidio cercare di oltrepassare questo burrone e quindi sono tornato indietro. Provo a imboccare un sentiero verso sinistra che sembra portare verso S. Pietro, ma è l'ennesimo falso sentiero che non porta da nessuna parte e così sono costretto a tornare sul sentiero principale passando fuori sentiero in mezzo alberelli e dislivelli scomodi. Comunque non vi preoccupate perchè questi passaggi li ho eliminati dalla traccia gps (l'ultimo giorno è stato l'unico in cui la traccia registrata è stata effettivamente dove ho messo i piedi io), quindi se seguite la traccia non avrete problemi. Sono quindi costretto a scendere verso S. Pietro lungo la strada. Verso la fine comunque si imbocca una carrereccia sulla sinistra abbastanza ben battuta (ma non segnata, quindi è sempre bene seguire il gps) e la si risale fino a qualche ettometro/chilometro dopo il burrone precedente. Si continua su questa quasi strada brecciata in piano che guada diversi fiumi e pseudo dighe, finchè non ci si imbatte nell'ennesimo problema: la strada è bruscamente interrotta dalla frana del Brancastello. Questa volta però non ho nessuna voglia di tornare indietro e scendere a Casale s. nicola per poi risalire, quindi tiro dritto lungo la frana e senza troppe difficoltà riesco a giungere dall'altra parte. Qui il sentiero continua fino a una chiesetta sopra Casale s. Nicola, quota 1000m circa, e poco dopo compare un cartello che indica La Madonnina a sinistra, ed è qui che ci dirigiamo, cioè verso Cima Alta di Prati di tivo. Il sentiero è molto ben segnato qui, peccato che io pensi che porti a Cima alta quando invece mi stava portando dalla Madonnina! Me ne accorgo troppo tardi e sono costretto a fare degli scomodissimi traversi nel bosco fuori sentiero fino a raggiungere il sentiero che porta a Cima alta. A un certo punto insomma bisognava deviare a destra e abbandonare le bandierine per un sentiero sì larghetto ma non segnato. Non proprio il massimo dell'intuibilità insomma. Comunque non preoccupatevi perchè anche questa parte è stata eliminata dalla traccia gps, quindi la traccia conserva il percorso corretto che avevo scaricato e che ho poi effettivamente raggiunto. Si raggiungono poco dopo i ruderi del rifugio San nicola, dopodichè da qui a Cima alta non ci sono problemi a seguire il sentiero ma rassegnatevi a infangarvi. Da Cima alta si scende lungo la strada fino a Prati di tivo senza problemi, e il cerchio si chiude.

E' stata un'esperienza mentalmente e fisicamente davvero appagante, e sono felice che me la porterò dietro per tutta la vita. Ringrazio wikiloc e mytrails senza i quali non mi sarebbe mai nemmeno venuto in mente di intraprendere quest'avventura (con le cartine ufficiali ci si perde e basta), e ringrazio anche la gentilezza di tutte le persone che ho incrociato sul mio cammino, dai comuni passanti ai baristi ai negozianti.
A dire il vero ho fatto questo tour anche per volerlo "ufficializzare", insomma per pubblicizzarlo e segnalarlo come si deve per renderlo un percorso importante come quelli sulle alpi (Tour monte bianco, tour cervino ecc), in modo da rilanciare il turismo montanaro nella nostra splendida regione e per rilanciare un po' quei poveri paeselli come Nerito, Tottea, Frattoli, Cesacastina, Prato selva, Il ceppo, Calascio e Castel del monte (vabbè quest'ultimo effettivamente non sembra passaserla così male). Mi dispiace non nominare i paesini dei 4 vadi come Castelli, Isola e Casale san nicola ma la verità è che questo tour ha poca ragion d'essere dalla parte del sentiero dei 4 vadi, andrebbe completato passando dal sentiero del Centenario e poi dalla Val Maone o dal Corno grande fino a Prati di tivo, se io non l'ho fatto è solo per la curiosità di conoscere il sentiero (e l'esistenza!) dei 4 vadi e soprattutto perchè sul sentiero del centenario c'erano ancora dei nevai che mi preoccupavano alquanto, non avendo l'attrezzatura con me.
Il percorso totale è di 250km circa e di 11.000m di dislivello (ad occhio, non ho contato), penso che sia mediamente fattibile in 12-13 giorni da una persona non molto allenata.
Secondo voi è possibile l'ufficializzazione di questo percorso? Bisogna chiedere al presidente della provincia, della regione o al Cai?
Grazie a tutti per l'attenzione.

p.s. i posti più belli? Io amo la roccia e le scalate in montagna, ma tolto l'alpinismo direi che la cresta delle malecoste e il tragitto Campo Imperatore - Calascio siano di una bellezza eccezionale in grado di rivaleggiare e forse superare anche le Alpi medie.
 

Allegati

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Bel giro! Il mio zaino è un 45+10 ed è sufficiente per7 gg se non ti porti la tenda (che non uso mai) e trovi acqua lungo il percorso. Meno peso ma soprattutto zaino bilanciato senza robe appese guadagni un sacco di tempo sulla strada. .e non mi sembra di essere masochista ;)
 
Davvero i miei complimenti per una grandiosa avventura... anche se non ho capito come hai fatto a perderti da Campotosto a Frattoli che l'hanno segnato di recente :p

Hai fatto anche una corposissima relazione, però devo dirti che ci sono alcune imprecisioni e che il fatto che il 4 vadi sia interrotto è una informazione piuttosto nota, mi dispiace che tu lo abbia appreso strada facendo.

Il sentiero da Casale piega per Cima Alta poco sopra il rifugio San Nicola (che è bello ma un rudere) e non è segnato perché la neve ha impedito di finire il lavoro lo scorso anno e si spera di finire quest'anno ma come hai costatato diventa una fanghiglia che forse è meglio davvero salire alla Madonnina...

L'idea di pubblicizzare il tuo poderoso giro è ottima, solo serve davvero una maggiore accuratezza nelle informazioni che fornisci perché per esempio io da come hai descritto il 4 vadi non mi ci ritrovo ed esso è piuttosto percorribile da Vado di Sole fino al Fondo della Salsa, poi oggettivamente conviene scendere ed arrivare diversamente a San Salvatore.

Non so se dopo la fatica ti sei rimesso a tavolino sovrapponendo la traccia (anche ipotetica) alla sentieristica su mappa: secondo me è un lavoro da fare o - se lo hai fatto - da rimodulare soprattutto se vuoi proporre il giro ad altri ;)

Ancora complimenti e se ti serve, nel mio piccolo, su qualcosa possiamo confrontarci ma ovviamente un pezzo alla volta che 250km so tanti :lol:
 
Innanzitutto ti faccio i miei complimenti!
Questa per me è un'impresa.
Mi colpisce soprattutto il kilometraggio relativo ai giorni 5 e 6: non ho cifre da confrontare ma mi sembrano due tappe estremamente lunghe, forse troppo per la tipologia di trekker di cui tu hai dato la definizione (mediamente fattibile da persona non molto allenata).
Riguardo al giorno 9, ipotizzi di non sconfinare sul versante teramano (che conosco poco o niente) e di fare il Centenario a ritroso (che invece conosco abbastanza bene). Su questa possibilità ti esprimo parere decisamente negativo perchè le difficoltà aumenterebbero, il dislivello pure e il grado di difficoltà (considerando che si viene da 8 giorni molto intensi) risulterebbe amplificato. Quindi giusto passare per il Sentiero dei 4 Vadi, in modo da restare comunque nella disciplina dell'escursionismo. Io comunque spezzerei in due quest'ultima tappa, perchè 35 km sono troppi.
In alternativa, considera la via delle Cimette con scollinamento al Vado del Pioverano (sentiero non ufficiale e comunque abbastanza tosto).

Per il problema su Wikiloc, hai provato a collegare il telefono al PC?
Inoltre, la traccia era solamente una (che mettevi in pausa alla sera e riprendevi a registrare al mattino) oppure erano diverse tracce giornaliere?
 
Dati

Data: Dal 15 giugno al 23 giugno
Regione e provincia: Abruzzo, provincia di Teramo e dell'Aquila
Località di partenza: Prati di tivo
Località di arrivo: Prati di tivo
Tempo di percorrenza: 9 giorni
Chilometri: 250 circa
Grado di difficoltà: EE
Descrizione delle difficoltà: sentieri difficili da individuare, logistica per cibo, acqua e pernotti
Periodo consigliato: dalla seconda settimana di luglio in poi
Segnaletica: discreta
Dislivello in salita: 12.000?
Dislivello in discesa: 12.000?
Quota massima: 2533 (Pizzo Cefalone)
Accesso stradale: Pullman da Teramo per Prati di tivo, coincidenza a Montorio
Traccia GPS: Purtroppo e incredibilmente, mi si è cancellata l'intera traccia proprio all'inizio dell'ultimo giorno! Il cellulare in tasca era rimasto con lo schermo attivo e in qualche modo mi si è cancellata. Uso mytrails. Tragedia totale. Non c'è mica qualcuno che sa se è possibile recuperare in qualche modo tracce non salvate? Quindi conservo solo la traccia dell'ultimo giorno. Inoltre ho ricreato artificialmente il percorso che ho fatto attraverso delle tracce gpx che seguivo. Ho provato a unirle in un'unica traccia ma ho combinato solo casini, quindi mi sono arreso e la pubblico così com'è, con tante traccette separate: download. In questo modo comunque sarete sicuri di prendere la strada giusta e di non andare fuori sentiero come ho fatto io più volte, unica eccezione un paio di tratti di cui parlerò qui sotto.


Descrizione
Viaggio in solitaria, tenda e sacco a pelo. Zaino: 60+10 litri, mi son portato dietro mezzo chilo di biscotti, mezzo kg di frutta secca, mezzo kg di pasta (da mangiare in caso di emergenza facendola ammorbidire in acqua fredda perchè non ho voluto portarmi il peso di fornello e gavetta, comunque mandarla giù è stata un'agonia), 2.3 litri d'acqua (riempivo le bottiglie presso le fonti che incontravo), poncho, torcia, coperchio della gavetta + acciarino e pietra focaia (mai usati), felpa, maglietta termica, 2 paia di calze di ricambio, 1 di mutande di ricambio, una canottiera e una maglietta di ricambio, una maglia tecnica indosso, un pantaloncino di ricambio, tubetto di shampoo biologico, spazzolino e dentifricio, soldi, astuccetto impermeabile, kindle, cellulare, ricarica cellulare, powerbank per ricarica cellulare, coltellino. Tenda+sacco a pelo + materassino tutti fuori allo zaino. In questo modo lo zaino era sufficientemente pieno ma senza farmi fare eccessivi sforzi per chiuderlo. Peso medio 13kg. Chi dice che in trekking di più giorni può bastare uno zaino di 40-50l o giù di lì, o mente o è un masochista.

Giorno 1: Partenza da Prati di tivo ore 15, diretto verso Prato selva passando per il sentiero che porta a Pietracamela dalla Giumenta (la radura pre-ingresso alla discesa nella Val Maone), poi si imbocca la deviazione a sinistra (inversione a V) per Prato selva, si segue il sentiero fra radure, alberelli e cavalli al pascolo finchè ci si immette in un bosco (ben segnato dai paletti fino a qui, anche se nelle radure bisogna comunque fare molta attenzione perchè il sentiero quasi scompare, ora invece segni sugli alberi) bello spazioso e senza sottobosco come piace a me, e si scende fino in piana grande a 1100m circa. Qui si svolta a destra verso Prato selva/Intermesoli, si continua lungo una carrereccia molto ampia fino a una sbarra al livello che, superata, si deve svoltare immediatamente a sinistra per andare verso Prato selva (altrimenti andando dritti si arriva a Intermesoli attraverso una lunghissima strada brecciata). Da qui il sentiero è segnato maluccio e si ha difficoltà ogni tanto, comunque dopo vari saliscendi si esce dal bosco e si entra in una radura "sporca" di cespugli e ginepri, dove il sentiero infine giunge alla sterrata che sale da prato selva e che quindi la si segue fino a giungere a destinazione. Arrivo ore 19:40, mi accampo vicino a un fontanino poco sotto gli impianti.

Giorno 2: Si scende lungo la strada ufficiale di Prato selva finchè non si incontra un cartello che indica direzione Nerito sulla sinistra, quindi si entra nel bosco e si scende. Abbastanza ben segnato, il sentiero conduce infine a una lunghissima strada brecciata che conduce a Nerito. Qui a un negozio di alimentari mi rifornisco un po' di viveri: salamino e caciotta, mentre al bar faccio colazione. In ogni bar che ho visitato comunque ne ho approfittato per ricaricare il cellulare, cosa fondamentale per non farlo scaricare mai. Riparto in direzione Paladini, ma purtroppo non trovo il sentiero (che invece c'era, sulla sinistra di Nerito risalendo un po' la strada) e quindi me lo faccio via strada. Un attimo prima dell'ingresso nella galleria Paladini, si imbocca il sentiero sulla destra che con un'inversione a V porta verso Tottea e, successivamente, al lago di campotosto. Fino a Tottea il sentiero è chiaro come il sole, mentre da qui al lago la traccia gps che avevo mi ha aiutato molto perchè ci sono stati un paio di bivi non indicati dove non avrei saputo che strada scegliere. Dal lago di campotosto zona case Isaia, si continua verso il paese di Campotosto e poco dopo un tornante con una diga si imbocca un sentiero che sale verso destra, direzione Cesacastina (anche se ci porterà a Frattoli). Questo sentiero è molto ben segnato, ma c'è da fare un appunto sulla parte finale: il giorno seguente ho preso un sentiero che da Frattoli porta a Cesacastina, ma il sentiero è tenuto malissimo e dopo poco inevitabilmente ci si perde. Quindi consiglio di non arrivare a Frattoli ma di prendere la deviazione per Cesacastina, un sentiero il cui inizio è segnato con un paletto e scendendo verso frattoli bisogna fare un'inversione a V, quindi bisogna prestare attenzione. Questo porterebbe alla parte alta di Cesacastina, da cui si può direttamente proseguire verso il ceppo oppure scendere in paese e poi risalire. Comunque io pernotto a Frattoli in un vecchio tendone per terremotati.

Giorno 3: Prendo il sentiero per Cesacastina ma dopo un po' il sentiero scompare e mi ritrovo nella giungla o quasi. Dopo un po' incontro un signore straniero con una motosega vicino al ruscello a cui chiedo spiegazioni ma non fa altro che darmele sbagliate e mi perdo ancora di più. Dopo altro tergiversare sembra di reincrociare il sentiero ufficiale, che mi porterà però non proprio a Cesacastina ma un po' sotto la strada. A Cesacastina mi rifornisco di viveri al bar, unico locale aperto in paese. Da qui riparto diretto al Ceppo, salendo lungo la strada brecciata fino al bivio per le 100 cascate: qui non si scende ma si continua a salire lungo la strada verso destra. Questa bella e lunga strada sale e sale, e dopo un po' si arriva a un rifugio e a un incrocio per Padula: noi lo ignoriamo e non scendiamo, ma continuiamo verso sinistra facendo lunghi e costanti traversi fra un ruscello e l'altro, fra cui uno alquanto difficile da attraversare senza bagnarsi (per questo e altri ruscelli consiglio infatti di fare il tour in un periodo più secco). Questa è l'unica parte dove purtroppo manca un bel pezzo di traccia registrata, ma la segnaletica Cai è discreta e non dovreste perdervi anche perchè la direzione del sentiero è piuttosto intuitiva. Insomma continuando così si arriva al colle sopra il Ceppo, e scendiamo facendo attenzione a non prendere il sentiero di un auto che scende verso sinistra, evidentemente diretto da qualche altra parte. Pernotto al ceppo.

Giorno 4: Mi rifornisco al Bar/Stand nel piazzale, aperto alle 7:30, anche questo unico punto di rifornimenti nella zona. Compro anche una bottiglia d'acqua supplementare perchè ora mi aspettano le cascate della Morricana e la cresta della laga, e non so quando ritroverò l'acqua. Si imbocca il sentiero per le cascate della Morricana, molto largo e indicato anche da un grande cartello (sbiadito però). Il sentiero per la prima parte è monotono e sempre in piano, per la seconda parte comincia a salire nel bosco ed è pieno di zone fangose e torrenti difficili da attraversare. Ok le cascate alla fine sono piuttosto belle, ma stendiamo un velo pietoso sul sentiero! Dalle cascate si attraversa il fiume e si prende un sentiero che sembra tornare indietro, ma dopo poco risale con un'inversione verso il bosco e con una salita piuttosto ripida ci porta dopo un po' all'aperto e sotto Cima Lepri. Qui finisce il sentiero come ogni buon monte della Laga che si rispetti, e per raggiungere Cima Lepri si va ad occhio. Arrivati qui in cima, seguire le creste è più semplice sia perchè non ci sono più le impettate sia perchè a tratti il sentiero è segnato: vado a Pizzo di Moscio, poi Monte Pelone, Gorzano (dove trovo un nevaio ad alta quota che mi rifornisce d'acqua, in effetti la bottiglia d'acqua acquistata si è rivelata superflua) e mi accampo sulla sella fra il Gorzano e la Cima della Laghetta, forse la zona più bella della Laga (a proposito, si chiamerà così perchè in quella zona c'è appunto un laghetto?) anche se in cresta è comunque sempre molto bella. La notte dormo benissimo, non tira un filo di vento.

Giorno 5: Continuo per le creste arrivando sulla Cima della Laghetta e poi sul Monte di Mezzo che sembra non arrivare mai. A un certo punto comunque la cresta si "rompe" e non si può proseguire direttamente in cima a causa di un grosso masso, quindi occorre piegare sulla destra su un sentierino roccioso un po' esposto, dopodichè ci si rimette in cresta e si arriva sul Monte di mezzo. Dal monte di mezzo non è segnato e non è semplice tornare alla zona di Case Isaia (volendo allungare il giro si può anche scendere al paese di Campotosto ma poi tocca farsi diversi chilometri di strada). Comunque seguendo la traccia dovreste farcela. Dovreste entrare in un bosco e poi di nuovo in una radura, e da lì il sentiero è nuovamente segnato. Ma in ogni caso non è un grosso problema perchè in questi boschi ci si muove abbastanza comodamente. A case Isaia ci sono due ristoranti e un bar, mi rifornisco al bar "da Serena", che è gentilissima nell'offrirmi del pane per la sera. Da qui arrivo alla val Chiarino attraverso la scorciatoia chiusa per Ortolano e poi il passo delle capannelle fino alla diga di provvidenza, qui si svolta a sinistra lungo la diga e si risale la strada brecciata per diversi chilometri incontrando prima diversi ruderi abbandonati e poi una bellissima zona con valle, bosco, area picnic e il bellissimo rifugio Fioretti. Mi accampo nell'area pic-nic/campeggio.

Giorno 6: Qui c'è un bivio: prima di arrivare al rifugio Fioretti imbocco la strada brecciata che svolta a destra, se non ricordo male c'è un cartello "divieto ai mezzi non autorizzati". Si inoltra nel bosco e poco dopo un altro cartello indica di non proseguire a meno che si è addetti ai lavori. Poco male, si continua tranquillamente e fra una radura e l'altra si rischia di smarrire il sentiero, che è tratti comunque segnato. Alla fine si esce definitivamente dal bosco e si sale fuori sentiero lungo collinoni non troppo ripidi che portano sulla sella fra il Monte San Franco e il Monte Ienca. Da qui in poi è un paradiso. Dal punto di vista panoramico è forse la cresta più bella d'Abruzzo, e le mandrie di mucche e di cavalli sulle creste ci mettono il carico. Si continua e si arriva sul monte Ienca, da cui si scende fuori sentiero in maniera abbastanza ripida. Sulla sella del pizzo Camarda c'è anche un laghetto oltre che i soliti cavalli e/o mucche. Si continua a salire in cresta fino al Pizzo Camarda, il sentiero è sempre intuitivo: si arriva al monte Malecoste, poi cresta delle Malecoste (diversi tratti esposti, prestare attenzione soprattutto in prossimità del Pizzo Cefalone), Pizzo Cefalone, Cresta della portella, Passo del lupo e finalmente Campo imperatore che sembra non arrivare mai. Qui sembra tutto chiuso, all'ostello hanno finito i panini ma mi possono comunque fare una cena per 12€ tutto incluso, che accetto volentieri. Credo di aver mangiato il pollo più buono della mia vita qui: al sangue alla griglia. Mi accampo sotto gli impianti di risalita.

Giorno 7: Torno all'ostello per fare colazione e per prendere dei panini da portar via... ma è finito il pane! Molto grave di prima mattina, ma glielo perdono perchè il pollo di ieri era memorabile. Da qui mi dirigo direttamente verso Calascio attraverso una traccia che ho creato da google earth fra un collinone e l'altro. Nonostante questo sono riuscito a passare quasi sempre su sentieri battuti o segnati. Da Campo imperatore ci si avvia verso il monte Scindarella, ma non si sale su quello, bensì su quello a destra, dove dovreste incrociare un sentiero. Si continua andando sempre un po' verso sinistra (ma evitando di salire sullo Scindarella) fino a che ci si ritrova davanti la bellissima fossa Paganica dove giacciono i resti di una località sciistica di tanto tempo fa. Anche qui mucche a volontà. Si continua nella valle fino a raggiungere la strada soprastante: si svolta verso destra dove c'è un cartello "Salita Marco Pantani", qui si scende fuori sentiero nella valle sottostante, piena di mucche anche questa. Arrivati in fondo si prosegue dritti e dopo un po' si gira a sinistra seguendo una specie di carrereccia mooolto lunga e immersa in una pianura bellissima che attraversa prima il lago di Passaneta e poi quello di Barisciano (o viceversa, non ricordo). Questi posti sono meravigliosi anche perchè sono in mezzo al nulla: ci si guarda intorno e non si notano segni di civiltà. Comunque il secondo lago non va attraversato ma pieghiamo sulla destra (evitando così anche dei rognosi pastori che fanno la guardia a un rifugio) e poi attraversiamo (un po' fuori sentiero un po' dentro) la curva di livello del collinone sulla sinistra, in mezzo a qualche abete sparso qui e là. Seguendo la traccia gps si scende poi verso sinistra e ci si ricongiunge a un'altra carrereccia che ci porterà alla strada che da Santo Stefano sale verso Campo imperatore. Si può seguire la traccia gps per tagliare un po' di strada con un fuori sentiero, altrimenti si continua normalmente lungo la strada verso destra fino a imboccare, a un tornante, una strada brecciata che sale verso sinistra, quella che ci porterà verso Calascio o Rocca Calascio. Per il primo, al bivio occorre continuare sulla sinistra, mentre per il secondo occorre salire sulla destra dove per altro c'è un divieto per i veicoli. Dalla mai troppo splendida Rocca Calascio si scende nell'altrettanto bellissimo e sottovalutato paese di Calascio, dove pranzo/ceno al bar Vittoria (lungo la circonvallazione) e ordino per il giorno seguente delle pizzette da portar via e il pecorino più buono del mondo, cioè quello fatto da loro, in particolare dal marito Mimì. Mi accampo sul terrazzino di mia zia, altrimenti consiglio di accamparsi vicino al fontanile dell'incrocio per Castel del monte.

Giorno 8: Da Calascio si risale verso la Rocca e al fontanile si imbocca la strada brecciata. La si segue per un po' dopodichè al primo bivio si gira a destra e si segue la carrereccia per un bel po' fino a quando dovremo abbandonarla (poichè vira troppo a sinistra tornando in mezzo al nulla) per un breve tratto fuori sentiero fino a congiungerci con un'altra carrereccia visibile a fondovalle lungo una fila di alberi e cespugli. Seguendola, ci porterà alla strada sotto Castel del monte, a qualche tornante prima del paese. Mi hanno detto che c'è un sentiero che arriva fino in paese ma forse passava da un'altra parte. A Castel del monte mi rifornisco di viveri presso un negozio di alimentari (due buonissime salsicce di fegato), dopodichè si sale nella parte alta del paese, si va verso destra fin quando la strada e il paese finiscono e comincia una strada brecciata con segnaletica che indica Rigopiano e altri paeselli. La si segue a lungo (sempre seguendo la traccia gps) fino ad arrivare a Capo La Serra, proprio di fianco alla strada. Qui mi sembra un po' stucchevole costeggiare la strada con un sentiero sinceramente, anche perchè dopo un po' si perdono le tracce e tocca andare fuori sentiero. Comunque si giunge fino al rifugio Ricotta e da qui si seguono i segnali scendendo verso la pianura di Campo imperatore tagliando la strada più e più volte e camminando in bellissime radure, segnate sì ma fino a un certo punto, qui la direzione è piuttosto intuitiva comunque. Si giunge ad una specie di vecchio fiume secco, e qui verso la fine invece di continuare lungo il fiume sulla sinistra ed entrare in una specie di canyon, si gira a destra risalendo una collinetta, sopra la quale si nota tutta la vastità e la bellezza di questa pianura. Si segue una specie di sentiero che porta prima ad una fonte e poi a quel monumento della famiglia di pastori che avevano perso la vita tanti anni fa. Da qui si arriva al ristoro Mucciante (inconfondibile anche per via di tutte le macchine parcheggiate intorno) e poi si tira dritto verso il vado di Siella, ossia la parte più bassa della catena montuosa che continua dopo il centeneario, con un sentiero ben visibile e intuibile anche da lontano. Eppure avvicinandosi alla montagna questa sembra non arrivare mai, ci si sente deliziosamente persi in questo mare d'erba che è la pianura di campo imperatore. Comunque il sentiero come dicevo è super intuitivo e si arriva facilmente in cima al vado. Qui si scavalla la montagna e si passa dalla provincia dell'Aquila a quella di Teramo. Si scende fino ad entrare nel bosco, si segue un sentiero non ben visibile che dopo poco comunque giunge a una carrereccia che scende con qualche tornante. Poi la carrereccia diventa sentiero e arriva anche a costeggiare la strada, qui è dove pernotto.

Giorno 9: Il sentiero dei 4 vadi (più o meno). Scendo sulla strada e dopo qualche metro si incrocia un cartello sulla destra (questa primissima parte non è segnata nella traccia gps) e si segue l'indicazione verso Castelli, ben segnata. Si incrociano altri cartelli e si va sempre verso Castelli, sempre seguendo la traccia. Arrivati a S. Salvatore però, una contrada sopra Castelli, non si prosegue verso quest'ultimo ma si imbocca la via per Isola del G. Sasso, segnata, che scende prima lungo un fosso e poi attraversa il fiume con un ponte e risale la collina. In questi posti si fa prima ad affidarsi alla traccia gps che non ai cartelli, che possono sviare. Fra una carrereccia e l'altra si giunge a un posto abbastanza frequentato sopra Pretara, forse sono le cascate del Ruzzo, e qui si prende l'ennesima carrereccia che sale sulla sinistra e, se non ricordo male, finisce su una strada asfaltata che porta a S. Pietro. Comunque sopra S. Pietro, invece di scendere lungo la strada, osservando la mappa e la traccia sembrerebbe più logico tirare dritto verso quella larga carrereccia nel bosco, ma il problema è che a un certo punto questa si interrompe bruscamente con un albero sul sentiero e immediatamente dopo un burrone con un fiume sul fondo, insuperabile. Insuperabile, eppure la traccia che avevo riusciva a passare dall'altra parte, ma forse lo aveva fatto prima che succedesse qualcosa come frane o valanghe che hanno distrutto rocce e terreno praticabile. Fatto sta che, anche se sono un avventuroso, mi è sembrato un suicidio cercare di oltrepassare questo burrone e quindi sono tornato indietro. Provo a imboccare un sentiero verso sinistra che sembra portare verso S. Pietro, ma è l'ennesimo falso sentiero che non porta da nessuna parte e così sono costretto a tornare sul sentiero principale passando fuori sentiero in mezzo alberelli e dislivelli scomodi. Comunque non vi preoccupate perchè questi passaggi li ho eliminati dalla traccia gps (l'ultimo giorno è stato l'unico in cui la traccia registrata è stata effettivamente dove ho messo i piedi io), quindi se seguite la traccia non avrete problemi. Sono quindi costretto a scendere verso S. Pietro lungo la strada. Verso la fine comunque si imbocca una carrereccia sulla sinistra abbastanza ben battuta (ma non segnata, quindi è sempre bene seguire il gps) e la si risale fino a qualche ettometro/chilometro dopo il burrone precedente. Si continua su questa quasi strada brecciata in piano che guada diversi fiumi e pseudo dighe, finchè non ci si imbatte nell'ennesimo problema: la strada è bruscamente interrotta dalla frana del Brancastello. Questa volta però non ho nessuna voglia di tornare indietro e scendere a Casale s. nicola per poi risalire, quindi tiro dritto lungo la frana e senza troppe difficoltà riesco a giungere dall'altra parte. Qui il sentiero continua fino a una chiesetta sopra Casale s. Nicola, quota 1000m circa, e poco dopo compare un cartello che indica La Madonnina a sinistra, ed è qui che ci dirigiamo, cioè verso Cima Alta di Prati di tivo. Il sentiero è molto ben segnato qui, peccato che io pensi che porti a Cima alta quando invece mi stava portando dalla Madonnina! Me ne accorgo troppo tardi e sono costretto a fare degli scomodissimi traversi nel bosco fuori sentiero fino a raggiungere il sentiero che porta a Cima alta. A un certo punto insomma bisognava deviare a destra e abbandonare le bandierine per un sentiero sì larghetto ma non segnato. Non proprio il massimo dell'intuibilità insomma. Comunque non preoccupatevi perchè anche questa parte è stata eliminata dalla traccia gps, quindi la traccia conserva il percorso corretto che avevo scaricato e che ho poi effettivamente raggiunto. Si raggiungono poco dopo i ruderi del rifugio San nicola, dopodichè da qui a Cima alta non ci sono problemi a seguire il sentiero ma rassegnatevi a infangarvi. Da Cima alta si scende lungo la strada fino a Prati di tivo senza problemi, e il cerchio si chiude.

E' stata un'esperienza mentalmente e fisicamente davvero appagante, e sono felice che me la porterò dietro per tutta la vita. Ringrazio wikiloc e mytrails senza i quali non mi sarebbe mai nemmeno venuto in mente di intraprendere quest'avventura (con le cartine ufficiali ci si perde e basta), e ringrazio anche la gentilezza di tutte le persone che ho incrociato sul mio cammino, dai comuni passanti ai baristi ai negozianti.
A dire il vero ho fatto questo tour anche per volerlo "ufficializzare", insomma per pubblicizzarlo e segnalarlo come si deve per renderlo un percorso importante come quelli sulle alpi (Tour monte bianco, tour cervino ecc), in modo da rilanciare il turismo montanaro nella nostra splendida regione e per rilanciare un po' quei poveri paeselli come Nerito, Tottea, Frattoli, Cesacastina, Prato selva, Il ceppo, Calascio e Castel del monte (vabbè quest'ultimo effettivamente non sembra passaserla così male). Mi dispiace non nominare i paesini dei 4 vadi come Castelli, Isola e Casale san nicola ma la verità è che questo tour ha poca ragion d'essere dalla parte del sentiero dei 4 vadi, andrebbe completato passando dal sentiero del Centenario e poi dalla Val Maone o dal Corno grande fino a Prati di tivo, se io non l'ho fatto è solo per la curiosità di conoscere il sentiero (e l'esistenza!) dei 4 vadi e soprattutto perchè sul sentiero del centenario c'erano ancora dei nevai che mi preoccupavano alquanto, non avendo l'attrezzatura con me.
Il percorso totale è di 250km circa e di 11.000m di dislivello (ad occhio, non ho contato), penso che sia mediamente fattibile in 12-13 giorni da una persona non molto allenata.
Secondo voi è possibile l'ufficializzazione di questo percorso? Bisogna chiedere al presidente della provincia, della regione o al Cai?
Grazie a tutti per l'attenzione.

p.s. i posti più belli? Io amo la roccia e le scalate in montagna, ma tolto l'alpinismo direi che la cresta delle malecoste e il tragitto Campo Imperatore - Calascio siano di una bellezza eccezionale in grado di rivaleggiare e forse superare anche le Alpi medie.
..... Senza parole! Complimenti. Territori che conosco bene e farlo con lo zainone davvero complimenti. Tanto di cappello e non ho ancora finito di leggere... Grazie della condivisione
 
Avventura pura, complimenti!
fare tutti quei km e quel dislivello con tutto quel peso, bisogna essere più che allenati: bravo!

A mio parere per poter essere preso come percorso ufficiale deve avere due requisiti fondamentali:
ad ogni fine tappa ci deve essere un tipo di alloggio 'regolare', che sia un campeggio, rifugio, B&B, etc. e le tappe devono essere fattibili da un utente medio (come lunghezza e dislivello). Non penso che un'istituzione ufficializzi un itinerario dove è previsto il campeggio libero nel parco.
Insomma deve essere un percorso tipo questo: http://www.camminonaturaledeiparchi.it/

In ogni modo grazie per aver condiviso la tua esperienza
 
Scusate il ritardo nella risposta, ma non mi sono arrivate le segnalazioni via mail, non so perchè. Innanzitutto grazie a tutti per le risposte e per i complimenti. Ora rispondo uno alla volta.

@Ciccio: Da Campotosto a Frattoli è stato molto chiaro veramente, è da Frattoli a Cesacastina che è stato un macello.
Sul sentiero dei 4 vadi, io sapevo che fosse interrotto dalla frana, non da un fossato davvero insuperabile...
Sulle informazioni riguardo il tour, credo di averne date abbastanza anche se non proprio minuziosamente, ma comunque insieme alla traccia gps in download (è il massimo che sono riuscito a fare rimodularla in quel modo, sovrapporla ai sentieri delle cartine igm non sarebbe possibile perchè a volte il sentiero reale passa in posti della cartina igm dove non ci sono sentieri e viceversa) penso siano sufficienti per intraprendere il giro, però come ho detto nel reportage, il sentiero dei 4 vadi è appunto da dimenticare e per completare il tour sarebbe molto più il caso di fare il sentiero del centenario e la val maone, che tra l'altro sono moooolto più belli del sentiero dei 4 vadi.
p.s. immaginavo ci fosse qualche errore, l'ho scritto così di getto, ero anche stanco.

@Ulysses: sì, i giorni 4-5-6 in particolare sono stati una bella mazzata! Forse sono superficiale nel dire "non troppo allenato", non è ben chiaro come concetto. Sarà che io sono magro e ho il fisico adatto e a me basta un discreto allenamento per compiere un giro simile, ma magari per altri non sarà così.
Sui 4 vadi, penso sia meglio prendere il centenario sia per la sua bellezza sia per la semplicità e intuitività della segnaletica. Nel complesso c'è anche meno dislivello da Fonte vetica a Campo imperatore passando dal centenario rispetto al percorso dei 4 vadi che va da fonte vetica a prati di tivo. E poi come si è visto il sentiero dei 4 vadi è interrotto, è una forzatura completare il tour da qui... però è anche vero che è più coerente con la difficoltà di tipo "escursionistica" e non "alpinistica" come invece è il centenario.
Non conosco la via delle Cimette e il Pioverano, da che parte sta?
Sì, con wikiloc ho provato da pc e anche con altri programmi, mi vedono sempre la traccia gpx come contenente più tracce gpx. Comunque amen, penso cambi poco come risultato, è sufficiente scaricarla e caricarla nel cell.
La traccia purtroppo era solamente una e facevo come dici, perciò ho perso tutto...

@mezcal: hai ragione, in effetti per ufficializzarlo non si può considerare il campeggio libero, che è teoricamente vietato (anche se praticamente nessuno ti dice nulla). E bisogna anche pensare a un chilometraggio giornaliero inferiore per andare incontro alla persona media... ma non è sempre fattibile: ad esempio come si fa a non campeggiare liberamente dal ceppo a campotosto attraverso la cresta della laga? A meno che non ti fai tutta la cresta della laga in un giorno, ed è a dir poco estenuante, è impossibile. Tutto il resto si può fare invece, tranne però se si sceglie di completare il giro dal centenario: da fonte vetica a campo imperatore sono tanti chilometri e dislivello, non proprio per tutti... e il 4 vadi è ufficialmente interrotto per poterlo ufficializzare, anche se potrebbero sistemare la parte franata, non ci vorrebbe molto.
 
Da frattoli a Cesacastina conviene passare da sopra il paese di Frattoli dove il sentiero qualche anno fa era segnato in parte ma molto intuibile perché passa per chiuse dell'Enel in alcune parti dentro i boschi. Dal paese invece c'è una un sentiero locale di boscaioli o fungaioli, niente di ufficiale ma se non ci si perde (io mi ci sono perso) è molto più corto. La cresta della Laga è fattibile in un giorno da testimonianze qui sul forum(vedi @Montinvisibili sui grandi trekking) e anche secondo me magari non carico di vettovaglie. Se invece della cresta passi costeggiando il bosco troverai dei rifugi non più usati dai pastori per cui liberi, ma ridotti male. Uno molto bello tra la cavata e il rifugio della Fiumata inagibile dopo terremoti, con soppalco e tanto pentolame e coperte pulite a disposizione. Molto nascosto quello si. Quel pezzo di Laga è fattibile in un giorno ma sarebbe un vero peccato non fare stazzo alla fontana e rifugio del Colle della Pietra. Rinnovo i miei complimenti soprattutto per il giro stupendo dal lago di Campotosto a Tottea e altri paesi che hanno bisogno di essere vissuti anche di passaggio. Sul centenario al contrario non ti so dire per esperienza, mai fatto, però mi hanno più volte avvisato di un canalino dal Camicia al Prena che in discesa non sarebbe il caso di fare, con la mia Lupa bocciato del tutto poi. Per il Vado di Piaverano parte un sentiero dalle Piane del Fiume di Pretara verso la bruttissima(un cubo di cemento grigio) chiesetta di Santa Colomba, poi si scende dentro il canale di destra seguendo bolli che salgono zigzagando in pratoni molto verticali. Malopasso mi pare sia il toponimo o Mezzanotte, il che descrive la salita : spettacolare comunque la sensazione e la vista risalendo dentro quella voragine.
 
@Leo da solo si esatto, da Frattoli a Cesacastina è proprio come dici.
Sulla cresta della laga, certamente con i traversi bassi si può usufruire di quel paio di rifugi, ma quello è l'itinerario di andata, se lo si fa anche al ritorno non è più un tour/anello...
Sul centenario forse hai ragione che farlo al contrario è pericoloso in quel punto, ricordo un punto brutto salendo al camicia e forse è proprio quello che dici... Ci sono stato tanti anni fa e pensavo che fosse un tratto fuori sentiero, una scorciatoia insomma, ma se era un passaggio obbligato allora cambia tutto.
Sai che forse ho capito a cosa vi riferite col vado del piaverano? Proprio presso le cascate sopra pretara, in una zona molto turistica, c'era un indicazione per santa colomba che saliva nel bosco, forse portava dove dici tu.
 
@Leo da solo si esatto, da Frattoli a Cesacastina è proprio come dici.
Sulla cresta della laga, certamente con i traversi bassi si può usufruire di quel paio di rifugi, ma quello è l'itinerario di andata, se lo si fa anche al ritorno non è più un tour/anello...
Sul centenario forse hai ragione che farlo al contrario è pericoloso in quel punto, ricordo un punto brutto salendo al camicia e forse è proprio quello che dici... Ci sono stato tanti anni fa e pensavo che fosse un tratto fuori sentiero, una scorciatoia insomma, ma se era un passaggio obbligato allora cambia tutto.
Sai che forse ho capito a cosa vi riferite col vado del piaverano? Proprio presso le cascate sopra pretara, in una zona molto turistica, c'era un indicazione per santa colomba che saliva nel bosco, forse portava dove dici tu.
Esattamente... Il sentiero parte in mezzo alle fornacelle :biggrin:
 
Innanzitutto mi complimento con l’autore Franzelion di questa piccola impresa, zaino in spalla, in tenda.

Non faccio il gendarme di professione, ma sono pignolo di indole :). Pertanto ti inviterei prima di partire per la neo impresa a leggere le normative sui bivacchi, che cambiano da Parco a Parco, da regione a regione (al di fuori dei parchi) e talvolta addirittura da comune a comune! (attività dunque che spesso porta via molto tempo).

Nel caso specifico il Parco del Gran Sasso e dei Monti della Laga è ripartito nella zona 1 (posta alle quote più elevate ove il bivacco notturno itinerante non è lecito) e nella zona 2 (ove invece il bivacco itinerante dal tramonto all’alba è lecito senza chiedere alcuna autorizzazione). All’interno dell’area 1 ai divieti di bivacco fanno eccezione solo delle apposite aree attrezzate, previste dal regolamento e riportate (con il simbolo della tenda) anche nella mappa Il Lupo del Gran Sasso. Per bivaccare un giorno in esse serve chiedere l’autorizzazione o al centro servizi del Parco della zona interessata o, in sua mancanza, al comune competente.

Ecco le fonti da cui attingere:

https://www.avventurosamente.it/xf/threads/bivacco-tenda-permesso.989/page-5

http://www.gransassolagapark.it/public/documenti/attivcamp/Reg_attivitacampegg.pdf

http://www.gransassolagapark.it/public/documenti//Mod_rich_autoriz.pdf

http://www.gransassolagapark.it/immagini/Cartina175000.jpg

http://www.gransassolagapark.it/grafix/Confini-Parco.jpeg

Ora mi interessa invece avere delucidazioni su altri aspetti. Interesserebbe anche a me cominciare a svolgere dei trekking in tenda, analoghi a quello ora proposto.

Ho due domande da principiante (che purtroppo non ha trascorsi da boy scout):

1)dove lavavi i panni (anche perché avevi portato pochi ricambi con te)? Che tipo di sapone usavi? Come si fa ad evitare di inquinare il terreno (ed eventualmente anche le falde acquifere) nel bivaccare!

2)Dove facevi la doccia, o comunque dove ti lavavi a pezzi?

A me infatti risulta che non si può farlo vicino alle fonti d’acqua, perché si rischierebbe di inquinarle. Per caso riempivi delle bottiglie dalla fonte, poi ti allontanavi di 100m e ti lavavi là, a distanza di sicurezza?

Grazie,

discernitore
 
Innanzitutto mi complimento con l’autore Franzelion di questa piccola impresa, zaino in spalla, in tenda.

Non faccio il gendarme di professione, ma sono pignolo di indole :). Pertanto ti inviterei prima di partire per la neo impresa a leggere le normative sui bivacchi, che cambiano da Parco a Parco, da regione a regione (al di fuori dei parchi) e talvolta addirittura da comune a comune! (attività dunque che spesso porta via molto tempo).

Nel caso specifico il Parco del Gran Sasso e dei Monti della Laga è ripartito nella zona 1 (posta alle quote più elevate ove il bivacco notturno itinerante non è lecito) e nella zona 2 (ove invece il bivacco itinerante dal tramonto all’alba è lecito senza chiedere alcuna autorizzazione). All’interno dell’area 1 ai divieti di bivacco fanno eccezione solo delle apposite aree attrezzate, previste dal regolamento e riportate (con il simbolo della tenda) anche nella mappa Il Lupo del Gran Sasso. Per bivaccare un giorno in esse serve chiedere l’autorizzazione o al centro servizi del Parco della zona interessata o, in sua mancanza, al comune competente.

Ecco le fonti da cui attingere:

https://www.avventurosamente.it/xf/threads/bivacco-tenda-permesso.989/page-5

http://www.gransassolagapark.it/public/documenti/attivcamp/Reg_attivitacampegg.pdf

http://www.gransassolagapark.it/public/documenti//Mod_rich_autoriz.pdf

http://www.gransassolagapark.it/immagini/Cartina175000.jpg

http://www.gransassolagapark.it/grafix/Confini-Parco.jpeg

Ora mi interessa invece avere delucidazioni su altri aspetti. Interesserebbe anche a me cominciare a svolgere dei trekking in tenda, analoghi a quello ora proposto.

Ho due domande da principiante (che purtroppo non ha trascorsi da boy scout):

1)dove lavavi i panni (anche perché avevi portato pochi ricambi con te)? Che tipo di sapone usavi? Come si fa ad evitare di inquinare il terreno (ed eventualmente anche le falde acquifere) nel bivaccare!

2)Dove facevi la doccia, o comunque dove ti lavavi a pezzi?

A me infatti risulta che non si può farlo vicino alle fonti d’acqua, perché si rischierebbe di inquinarle. Per caso riempivi delle bottiglie dalla fonte, poi ti allontanavi di 100m e ti lavavi là, a distanza di sicurezza?

Grazie,

discernitore

Ciao, grazie dei complimenti.
Il divieto del bivacco libero penso sia uno dei divieti più stupidi e insensati di sempre, nel bivaccare non si fa male a nessuno, quindi non l'ho mai preso in considerazione.
La risposta ai punti 1-2 è la stessa: presso dei fontanini e fonti. Usavo un sapone liquido biologico proprio per non inquinare.
Mi sono sempre lavato a pezzi, anche perché è difficile trovare una piscinetta d'acqua presso un ruscello in cui ci si possa fare un bagno completo, ma anche se si trovasse, sarebbe probabilmente all'ombra o comunque a una certa altitudine quindi poi si soffrirebbe il freddo a meno di una forte afa.
 
Il divieto del bivacco libero penso sia uno dei divieti più stupidi e insensati di sempre, nel bivaccare non si fa male a nessuno, quindi non l'ho mai preso in considerazione.

Non concordo.
Il divieto di bivacco diventa importante quando sono in tanti a bivaccare (tutti i fenomeni in natura sono quantitativi), anche se tutti i bivaccatori siano così educati da riportare la spazzatura a valle. Pensa a quale impatto possa avere sull’ecosistema i bisognini di tanti esseri umani lasciati qua e là in giro, anziché nelle fogne, oppure le sostanze chimiche che impregnano le tende da campeggio e che lentamente percolano nel terreno con il calore o con la pioggia, oppure i saponi impiegati nei lavaggi (il concetto di biodegradabilità purtroppo non coincide con quello di salubrità ambientale), ecc.
Pertanto questi divieti servono a scoraggiare un eccessivo afflusso di bivaccatori nelle certe aree.

E’ vero che anche pecore e mucche lasciano i bisognini in giro, ma i bisognini degli esseri umani lasciano molte più sostanze dannose per l’ambiente, a lenta biodegradabilità, per esempio:

a) i farmaci o simili (che stimo molto maggiori negli umani che negli animali che pascolano in libertà),

b) supplementi-integratori alimentari in concentrazioni eccessive rispetto ai livelli standard che si trovano in natura (che alcuni umani ingeriscono)

c) sostanze chimiche di sintesi varie, di cui l’organismo umano si disfa dopo averle assorbite dalla pelle usando smartphone o simili (che contengono molti impregnati finalizzati per esempio a rendere ignifughi i prodotti tecnologici).

Per quanto possa sembrare incredibile, del problema di recente si stanno occupando anche alcuni ricercatori della comunità scientifica:

https://www.researchgate.net/publication/309637158_Mountaineer's_Waste_Past_Present_and_Future

www.researchgate.net/publication/266203954_Climbing_as_a_kind_of_human_impact_on_the_high_mountain_environment_-_based_on_the_selected_peaks_of_Seven_Summits/link/56dac03008aee73df6d2ab29/download

https://www.researchgate.net/public...of_human_waste_in_a_high-mountain_environment

Non voglio scoraggiare nessuno a bivaccare (d'altronde questa attività ancora interessa, in molte aree montane, un numero esiguo di avventurosi), l'importante è, in ogni gesto che si fa, porsi le domande:
1) "quale effetto avrà questa mia azione sull'ambiente?"
2) "se tutti facessero questo gesto come me allora quale sarebbe l'impatto sull'ecosistema?"

ciao e buone nuove avventure,

discernitore
 
Mi preme apportare precisazioni ed integrazioni a quanto ho scritto questa mattina sulla normativa del bivacco.

Premetto affermando che, a mio parere, rimane della confusione nella normativa sul bivacco in questo parco del Gran Sasso –Laga non solo fra gli escursionisti, ma anche fra chi lavora all’Ente Parco!

Ciò è testimoniato dai riferimenti n° 1 e 2 che seguono.

1)

Nel mio precedente post ho scritto che nella zona 2 non serve chiedere l’autorizzazione.

Ebbene preciso che il concetto di “autorizzazione” (che è sicura al 100% e pertanto non va richiesta) è diverso da quello di “comunicazione” (che invece va effettuata nei dettagli anche se si bivacca nella zona 2).

Infatti nel collegamento:

www.avventurosamente.it/xf/threads/luoghi-dove-%C3%A8-possibile-il-bivacco.2447/page-2

viene riportato quanto ha scritto l’ufficio relazioni con il pubblico del Parco ad un escursionista, ove si specifica che il bivacco itinerante, sia pur consentito nella zona 2, richiede di spedire la richiesta la comunicazione dettagliata sul percorso (concetto che ritengo diverso da quello di “autorizzazione”).

Questa comunicazione dovrebbe servire (credo) solo per sapere dove rintracciare un escursionista che non si faccia vivo da giorni.

www.avventurosamente.it/xf/threads/bivacco-tenda-permesso.989/page-5

2) Nel riferimento normativo:

www.gransassolagapark.it/public/documenti/RegAlpinismo/RegAlpinismo.pdf

creato dall’Ente Parco, si afferma che il bivacco giornaliero itinerante in quota (e pertanto nella zona 1) è consentito!

Non solo, ma ciò viene confermato dalla risposta che l’Ente Parco ha dato ad un altro escursionista, in questo post:

https://www.avventurosamente.it/xf/threads/luoghi-dove-è-possibile-il-bivacco.2447/post-845053

In esso si afferma che il bivacco giornaliero itinerante è consentito e non si distingue fra le due zone 1 e 2.

Ebbene ciò contrasta con quanto scritto dall’ente Parco e riportato nel precedente collegamento del punto 1:

www.avventurosamente.it/xf/threads/luoghi-dove-%C3%A8-possibile-il-bivacco.2447/page-2

///////////////////

Alla luce di questa apparente contraddizione, per essere sicuri di non sbagliare (e di non incappare nelle multe!), forse conviene bivaccare solo nella zona 2.

Ciao,

discernitore
 
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