- Parchi d'Abruzzo
-
- Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Dati
Data: Dal 15 giugno al 23 giugno
Regione e provincia: Abruzzo, provincia di Teramo e dell'Aquila
Località di partenza: Prati di tivo
Località di arrivo: Prati di tivo
Tempo di percorrenza: 9 giorni
Chilometri: 250 circa
Grado di difficoltà: EE
Descrizione delle difficoltà: sentieri difficili da individuare, logistica per cibo, acqua e pernotti
Periodo consigliato: dalla seconda settimana di luglio in poi
Segnaletica: discreta
Dislivello in salita: 12.000?
Dislivello in discesa: 12.000?
Quota massima: 2533 (Pizzo Cefalone)
Accesso stradale: Pullman da Teramo per Prati di tivo, coincidenza a Montorio
Traccia GPS: Purtroppo e incredibilmente, mi si è cancellata l'intera traccia proprio all'inizio dell'ultimo giorno! Il cellulare in tasca era rimasto con lo schermo attivo e in qualche modo mi si è cancellata. Uso mytrails. Tragedia totale. Non c'è mica qualcuno che sa se è possibile recuperare in qualche modo tracce non salvate? Quindi conservo solo la traccia dell'ultimo giorno. Inoltre ho ricreato artificialmente il percorso che ho fatto attraverso delle tracce gpx che seguivo. Ho provato a unirle in un'unica traccia ma ho combinato solo casini, quindi mi sono arreso e la pubblico così com'è, con tante traccette separate: download. In questo modo comunque sarete sicuri di prendere la strada giusta e di non andare fuori sentiero come ho fatto io più volte, unica eccezione un paio di tratti di cui parlerò qui sotto.
Descrizione
Viaggio in solitaria, tenda e sacco a pelo. Zaino: 60+10 litri, mi son portato dietro mezzo chilo di biscotti, mezzo kg di frutta secca, mezzo kg di pasta (da mangiare in caso di emergenza facendola ammorbidire in acqua fredda perchè non ho voluto portarmi il peso di fornello e gavetta, comunque mandarla giù è stata un'agonia), 2.3 litri d'acqua (riempivo le bottiglie presso le fonti che incontravo), poncho, torcia, coperchio della gavetta + acciarino e pietra focaia (mai usati), felpa, maglietta termica, 2 paia di calze di ricambio, 1 di mutande di ricambio, una canottiera e una maglietta di ricambio, una maglia tecnica indosso, un pantaloncino di ricambio, tubetto di shampoo biologico, spazzolino e dentifricio, soldi, astuccetto impermeabile, kindle, cellulare, ricarica cellulare, powerbank per ricarica cellulare, coltellino. Tenda+sacco a pelo + materassino tutti fuori allo zaino. In questo modo lo zaino era sufficientemente pieno ma senza farmi fare eccessivi sforzi per chiuderlo. Peso medio 13kg. Chi dice che in trekking di più giorni può bastare uno zaino di 40-50l o giù di lì, o mente o è un masochista.
Giorno 1: Partenza da Prati di tivo ore 15, diretto verso Prato selva passando per il sentiero che porta a Pietracamela dalla Giumenta (la radura pre-ingresso alla discesa nella Val Maone), poi si imbocca la deviazione a sinistra (inversione a V) per Prato selva, si segue il sentiero fra radure, alberelli e cavalli al pascolo finchè ci si immette in un bosco (ben segnato dai paletti fino a qui, anche se nelle radure bisogna comunque fare molta attenzione perchè il sentiero quasi scompare, ora invece segni sugli alberi) bello spazioso e senza sottobosco come piace a me, e si scende fino in piana grande a 1100m circa. Qui si svolta a destra verso Prato selva/Intermesoli, si continua lungo una carrereccia molto ampia fino a una sbarra al livello che, superata, si deve svoltare immediatamente a sinistra per andare verso Prato selva (altrimenti andando dritti si arriva a Intermesoli attraverso una lunghissima strada brecciata). Da qui il sentiero è segnato maluccio e si ha difficoltà ogni tanto, comunque dopo vari saliscendi si esce dal bosco e si entra in una radura "sporca" di cespugli e ginepri, dove il sentiero infine giunge alla sterrata che sale da prato selva e che quindi la si segue fino a giungere a destinazione. Arrivo ore 19:40, mi accampo vicino a un fontanino poco sotto gli impianti.
Giorno 2: Si scende lungo la strada ufficiale di Prato selva finchè non si incontra un cartello che indica direzione Nerito sulla sinistra, quindi si entra nel bosco e si scende. Abbastanza ben segnato, il sentiero conduce infine a una lunghissima strada brecciata che conduce a Nerito. Qui a un negozio di alimentari mi rifornisco un po' di viveri: salamino e caciotta, mentre al bar faccio colazione. In ogni bar che ho visitato comunque ne ho approfittato per ricaricare il cellulare, cosa fondamentale per non farlo scaricare mai. Riparto in direzione Paladini, ma purtroppo non trovo il sentiero (che invece c'era, sulla sinistra di Nerito risalendo un po' la strada) e quindi me lo faccio via strada. Un attimo prima dell'ingresso nella galleria Paladini, si imbocca il sentiero sulla destra che con un'inversione a V porta verso Tottea e, successivamente, al lago di campotosto. Fino a Tottea il sentiero è chiaro come il sole, mentre da qui al lago la traccia gps che avevo mi ha aiutato molto perchè ci sono stati un paio di bivi non indicati dove non avrei saputo che strada scegliere. Dal lago di campotosto zona case Isaia, si continua verso il paese di Campotosto e poco dopo un tornante con una diga si imbocca un sentiero che sale verso destra, direzione Cesacastina (anche se ci porterà a Frattoli). Questo sentiero è molto ben segnato, ma c'è da fare un appunto sulla parte finale: il giorno seguente ho preso un sentiero che da Frattoli porta a Cesacastina, ma il sentiero è tenuto malissimo e dopo poco inevitabilmente ci si perde. Quindi consiglio di non arrivare a Frattoli ma di prendere la deviazione per Cesacastina, un sentiero il cui inizio è segnato con un paletto e scendendo verso frattoli bisogna fare un'inversione a V, quindi bisogna prestare attenzione. Questo porterebbe alla parte alta di Cesacastina, da cui si può direttamente proseguire verso il ceppo oppure scendere in paese e poi risalire. Comunque io pernotto a Frattoli in un vecchio tendone per terremotati.
Giorno 3: Prendo il sentiero per Cesacastina ma dopo un po' il sentiero scompare e mi ritrovo nella giungla o quasi. Dopo un po' incontro un signore straniero con una motosega vicino al ruscello a cui chiedo spiegazioni ma non fa altro che darmele sbagliate e mi perdo ancora di più. Dopo altro tergiversare sembra di reincrociare il sentiero ufficiale, che mi porterà però non proprio a Cesacastina ma un po' sotto la strada. A Cesacastina mi rifornisco di viveri al bar, unico locale aperto in paese. Da qui riparto diretto al Ceppo, salendo lungo la strada brecciata fino al bivio per le 100 cascate: qui non si scende ma si continua a salire lungo la strada verso destra. Questa bella e lunga strada sale e sale, e dopo un po' si arriva a un rifugio e a un incrocio per Padula: noi lo ignoriamo e non scendiamo, ma continuiamo verso sinistra facendo lunghi e costanti traversi fra un ruscello e l'altro, fra cui uno alquanto difficile da attraversare senza bagnarsi (per questo e altri ruscelli consiglio infatti di fare il tour in un periodo più secco). Questa è l'unica parte dove purtroppo manca un bel pezzo di traccia registrata, ma la segnaletica Cai è discreta e non dovreste perdervi anche perchè la direzione del sentiero è piuttosto intuitiva. Insomma continuando così si arriva al colle sopra il Ceppo, e scendiamo facendo attenzione a non prendere il sentiero di un auto che scende verso sinistra, evidentemente diretto da qualche altra parte. Pernotto al ceppo.
Giorno 4: Mi rifornisco al Bar/Stand nel piazzale, aperto alle 7:30, anche questo unico punto di rifornimenti nella zona. Compro anche una bottiglia d'acqua supplementare perchè ora mi aspettano le cascate della Morricana e la cresta della laga, e non so quando ritroverò l'acqua. Si imbocca il sentiero per le cascate della Morricana, molto largo e indicato anche da un grande cartello (sbiadito però). Il sentiero per la prima parte è monotono e sempre in piano, per la seconda parte comincia a salire nel bosco ed è pieno di zone fangose e torrenti difficili da attraversare. Ok le cascate alla fine sono piuttosto belle, ma stendiamo un velo pietoso sul sentiero! Dalle cascate si attraversa il fiume e si prende un sentiero che sembra tornare indietro, ma dopo poco risale con un'inversione verso il bosco e con una salita piuttosto ripida ci porta dopo un po' all'aperto e sotto Cima Lepri. Qui finisce il sentiero come ogni buon monte della Laga che si rispetti, e per raggiungere Cima Lepri si va ad occhio. Arrivati qui in cima, seguire le creste è più semplice sia perchè non ci sono più le impettate sia perchè a tratti il sentiero è segnato: vado a Pizzo di Moscio, poi Monte Pelone, Gorzano (dove trovo un nevaio ad alta quota che mi rifornisce d'acqua, in effetti la bottiglia d'acqua acquistata si è rivelata superflua) e mi accampo sulla sella fra il Gorzano e la Cima della Laghetta, forse la zona più bella della Laga (a proposito, si chiamerà così perchè in quella zona c'è appunto un laghetto?) anche se in cresta è comunque sempre molto bella. La notte dormo benissimo, non tira un filo di vento.
Giorno 5: Continuo per le creste arrivando sulla Cima della Laghetta e poi sul Monte di Mezzo che sembra non arrivare mai. A un certo punto comunque la cresta si "rompe" e non si può proseguire direttamente in cima a causa di un grosso masso, quindi occorre piegare sulla destra su un sentierino roccioso un po' esposto, dopodichè ci si rimette in cresta e si arriva sul Monte di mezzo. Dal monte di mezzo non è segnato e non è semplice tornare alla zona di Case Isaia (volendo allungare il giro si può anche scendere al paese di Campotosto ma poi tocca farsi diversi chilometri di strada). Comunque seguendo la traccia dovreste farcela. Dovreste entrare in un bosco e poi di nuovo in una radura, e da lì il sentiero è nuovamente segnato. Ma in ogni caso non è un grosso problema perchè in questi boschi ci si muove abbastanza comodamente. A case Isaia ci sono due ristoranti e un bar, mi rifornisco al bar "da Serena", che è gentilissima nell'offrirmi del pane per la sera. Da qui arrivo alla val Chiarino attraverso la scorciatoia chiusa per Ortolano e poi il passo delle capannelle fino alla diga di provvidenza, qui si svolta a sinistra lungo la diga e si risale la strada brecciata per diversi chilometri incontrando prima diversi ruderi abbandonati e poi una bellissima zona con valle, bosco, area picnic e il bellissimo rifugio Fioretti. Mi accampo nell'area pic-nic/campeggio.
Giorno 6: Qui c'è un bivio: prima di arrivare al rifugio Fioretti imbocco la strada brecciata che svolta a destra, se non ricordo male c'è un cartello "divieto ai mezzi non autorizzati". Si inoltra nel bosco e poco dopo un altro cartello indica di non proseguire a meno che si è addetti ai lavori. Poco male, si continua tranquillamente e fra una radura e l'altra si rischia di smarrire il sentiero, che è tratti comunque segnato. Alla fine si esce definitivamente dal bosco e si sale fuori sentiero lungo collinoni non troppo ripidi che portano sulla sella fra il Monte San Franco e il Monte Ienca. Da qui in poi è un paradiso. Dal punto di vista panoramico è forse la cresta più bella d'Abruzzo, e le mandrie di mucche e di cavalli sulle creste ci mettono il carico. Si continua e si arriva sul monte Ienca, da cui si scende fuori sentiero in maniera abbastanza ripida. Sulla sella del pizzo Camarda c'è anche un laghetto oltre che i soliti cavalli e/o mucche. Si continua a salire in cresta fino al Pizzo Camarda, il sentiero è sempre intuitivo: si arriva al monte Malecoste, poi cresta delle Malecoste (diversi tratti esposti, prestare attenzione soprattutto in prossimità del Pizzo Cefalone), Pizzo Cefalone, Cresta della portella, Passo del lupo e finalmente Campo imperatore che sembra non arrivare mai. Qui sembra tutto chiuso, all'ostello hanno finito i panini ma mi possono comunque fare una cena per 12€ tutto incluso, che accetto volentieri. Credo di aver mangiato il pollo più buono della mia vita qui: al sangue alla griglia. Mi accampo sotto gli impianti di risalita.
Giorno 7: Torno all'ostello per fare colazione e per prendere dei panini da portar via... ma è finito il pane! Molto grave di prima mattina, ma glielo perdono perchè il pollo di ieri era memorabile. Da qui mi dirigo direttamente verso Calascio attraverso una traccia che ho creato da google earth fra un collinone e l'altro. Nonostante questo sono riuscito a passare quasi sempre su sentieri battuti o segnati. Da Campo imperatore ci si avvia verso il monte Scindarella, ma non si sale su quello, bensì su quello a destra, dove dovreste incrociare un sentiero. Si continua andando sempre un po' verso sinistra (ma evitando di salire sullo Scindarella) fino a che ci si ritrova davanti la bellissima fossa Paganica dove giacciono i resti di una località sciistica di tanto tempo fa. Anche qui mucche a volontà. Si continua nella valle fino a raggiungere la strada soprastante: si svolta verso destra dove c'è un cartello "Salita Marco Pantani", qui si scende fuori sentiero nella valle sottostante, piena di mucche anche questa. Arrivati in fondo si prosegue dritti e dopo un po' si gira a sinistra seguendo una specie di carrereccia mooolto lunga e immersa in una pianura bellissima che attraversa prima il lago di Passaneta e poi quello di Barisciano (o viceversa, non ricordo). Questi posti sono meravigliosi anche perchè sono in mezzo al nulla: ci si guarda intorno e non si notano segni di civiltà. Comunque il secondo lago non va attraversato ma pieghiamo sulla destra (evitando così anche dei rognosi pastori che fanno la guardia a un rifugio) e poi attraversiamo (un po' fuori sentiero un po' dentro) la curva di livello del collinone sulla sinistra, in mezzo a qualche abete sparso qui e là. Seguendo la traccia gps si scende poi verso sinistra e ci si ricongiunge a un'altra carrereccia che ci porterà alla strada che da Santo Stefano sale verso Campo imperatore. Si può seguire la traccia gps per tagliare un po' di strada con un fuori sentiero, altrimenti si continua normalmente lungo la strada verso destra fino a imboccare, a un tornante, una strada brecciata che sale verso sinistra, quella che ci porterà verso Calascio o Rocca Calascio. Per il primo, al bivio occorre continuare sulla sinistra, mentre per il secondo occorre salire sulla destra dove per altro c'è un divieto per i veicoli. Dalla mai troppo splendida Rocca Calascio si scende nell'altrettanto bellissimo e sottovalutato paese di Calascio, dove pranzo/ceno al bar Vittoria (lungo la circonvallazione) e ordino per il giorno seguente delle pizzette da portar via e il pecorino più buono del mondo, cioè quello fatto da loro, in particolare dal marito Mimì. Mi accampo sul terrazzino di mia zia, altrimenti consiglio di accamparsi vicino al fontanile dell'incrocio per Castel del monte.
Giorno 8: Da Calascio si risale verso la Rocca e al fontanile si imbocca la strada brecciata. La si segue per un po' dopodichè al primo bivio si gira a destra e si segue la carrereccia per un bel po' fino a quando dovremo abbandonarla (poichè vira troppo a sinistra tornando in mezzo al nulla) per un breve tratto fuori sentiero fino a congiungerci con un'altra carrereccia visibile a fondovalle lungo una fila di alberi e cespugli. Seguendola, ci porterà alla strada sotto Castel del monte, a qualche tornante prima del paese. Mi hanno detto che c'è un sentiero che arriva fino in paese ma forse passava da un'altra parte. A Castel del monte mi rifornisco di viveri presso un negozio di alimentari (due buonissime salsicce di fegato), dopodichè si sale nella parte alta del paese, si va verso destra fin quando la strada e il paese finiscono e comincia una strada brecciata con segnaletica che indica Rigopiano e altri paeselli. La si segue a lungo (sempre seguendo la traccia gps) fino ad arrivare a Capo La Serra, proprio di fianco alla strada. Qui mi sembra un po' stucchevole costeggiare la strada con un sentiero sinceramente, anche perchè dopo un po' si perdono le tracce e tocca andare fuori sentiero. Comunque si giunge fino al rifugio Ricotta e da qui si seguono i segnali scendendo verso la pianura di Campo imperatore tagliando la strada più e più volte e camminando in bellissime radure, segnate sì ma fino a un certo punto, qui la direzione è piuttosto intuitiva comunque. Si giunge ad una specie di vecchio fiume secco, e qui verso la fine invece di continuare lungo il fiume sulla sinistra ed entrare in una specie di canyon, si gira a destra risalendo una collinetta, sopra la quale si nota tutta la vastità e la bellezza di questa pianura. Si segue una specie di sentiero che porta prima ad una fonte e poi a quel monumento della famiglia di pastori che avevano perso la vita tanti anni fa. Da qui si arriva al ristoro Mucciante (inconfondibile anche per via di tutte le macchine parcheggiate intorno) e poi si tira dritto verso il vado di Siella, ossia la parte più bassa della catena montuosa che continua dopo il centeneario, con un sentiero ben visibile e intuibile anche da lontano. Eppure avvicinandosi alla montagna questa sembra non arrivare mai, ci si sente deliziosamente persi in questo mare d'erba che è la pianura di campo imperatore. Comunque il sentiero come dicevo è super intuitivo e si arriva facilmente in cima al vado. Qui si scavalla la montagna e si passa dalla provincia dell'Aquila a quella di Teramo. Si scende fino ad entrare nel bosco, si segue un sentiero non ben visibile che dopo poco comunque giunge a una carrereccia che scende con qualche tornante. Poi la carrereccia diventa sentiero e arriva anche a costeggiare la strada, qui è dove pernotto.
Giorno 9: Il sentiero dei 4 vadi (più o meno). Scendo sulla strada e dopo qualche metro si incrocia un cartello sulla destra (questa primissima parte non è segnata nella traccia gps) e si segue l'indicazione verso Castelli, ben segnata. Si incrociano altri cartelli e si va sempre verso Castelli, sempre seguendo la traccia. Arrivati a S. Salvatore però, una contrada sopra Castelli, non si prosegue verso quest'ultimo ma si imbocca la via per Isola del G. Sasso, segnata, che scende prima lungo un fosso e poi attraversa il fiume con un ponte e risale la collina. In questi posti si fa prima ad affidarsi alla traccia gps che non ai cartelli, che possono sviare. Fra una carrereccia e l'altra si giunge a un posto abbastanza frequentato sopra Pretara, forse sono le cascate del Ruzzo, e qui si prende l'ennesima carrereccia che sale sulla sinistra e, se non ricordo male, finisce su una strada asfaltata che porta a S. Pietro. Comunque sopra S. Pietro, invece di scendere lungo la strada, osservando la mappa e la traccia sembrerebbe più logico tirare dritto verso quella larga carrereccia nel bosco, ma il problema è che a un certo punto questa si interrompe bruscamente con un albero sul sentiero e immediatamente dopo un burrone con un fiume sul fondo, insuperabile. Insuperabile, eppure la traccia che avevo riusciva a passare dall'altra parte, ma forse lo aveva fatto prima che succedesse qualcosa come frane o valanghe che hanno distrutto rocce e terreno praticabile. Fatto sta che, anche se sono un avventuroso, mi è sembrato un suicidio cercare di oltrepassare questo burrone e quindi sono tornato indietro. Provo a imboccare un sentiero verso sinistra che sembra portare verso S. Pietro, ma è l'ennesimo falso sentiero che non porta da nessuna parte e così sono costretto a tornare sul sentiero principale passando fuori sentiero in mezzo alberelli e dislivelli scomodi. Comunque non vi preoccupate perchè questi passaggi li ho eliminati dalla traccia gps (l'ultimo giorno è stato l'unico in cui la traccia registrata è stata effettivamente dove ho messo i piedi io), quindi se seguite la traccia non avrete problemi. Sono quindi costretto a scendere verso S. Pietro lungo la strada. Verso la fine comunque si imbocca una carrereccia sulla sinistra abbastanza ben battuta (ma non segnata, quindi è sempre bene seguire il gps) e la si risale fino a qualche ettometro/chilometro dopo il burrone precedente. Si continua su questa quasi strada brecciata in piano che guada diversi fiumi e pseudo dighe, finchè non ci si imbatte nell'ennesimo problema: la strada è bruscamente interrotta dalla frana del Brancastello. Questa volta però non ho nessuna voglia di tornare indietro e scendere a Casale s. nicola per poi risalire, quindi tiro dritto lungo la frana e senza troppe difficoltà riesco a giungere dall'altra parte. Qui il sentiero continua fino a una chiesetta sopra Casale s. Nicola, quota 1000m circa, e poco dopo compare un cartello che indica La Madonnina a sinistra, ed è qui che ci dirigiamo, cioè verso Cima Alta di Prati di tivo. Il sentiero è molto ben segnato qui, peccato che io pensi che porti a Cima alta quando invece mi stava portando dalla Madonnina! Me ne accorgo troppo tardi e sono costretto a fare degli scomodissimi traversi nel bosco fuori sentiero fino a raggiungere il sentiero che porta a Cima alta. A un certo punto insomma bisognava deviare a destra e abbandonare le bandierine per un sentiero sì larghetto ma non segnato. Non proprio il massimo dell'intuibilità insomma. Comunque non preoccupatevi perchè anche questa parte è stata eliminata dalla traccia gps, quindi la traccia conserva il percorso corretto che avevo scaricato e che ho poi effettivamente raggiunto. Si raggiungono poco dopo i ruderi del rifugio San nicola, dopodichè da qui a Cima alta non ci sono problemi a seguire il sentiero ma rassegnatevi a infangarvi. Da Cima alta si scende lungo la strada fino a Prati di tivo senza problemi, e il cerchio si chiude.
E' stata un'esperienza mentalmente e fisicamente davvero appagante, e sono felice che me la porterò dietro per tutta la vita. Ringrazio wikiloc e mytrails senza i quali non mi sarebbe mai nemmeno venuto in mente di intraprendere quest'avventura (con le cartine ufficiali ci si perde e basta), e ringrazio anche la gentilezza di tutte le persone che ho incrociato sul mio cammino, dai comuni passanti ai baristi ai negozianti.
A dire il vero ho fatto questo tour anche per volerlo "ufficializzare", insomma per pubblicizzarlo e segnalarlo come si deve per renderlo un percorso importante come quelli sulle alpi (Tour monte bianco, tour cervino ecc), in modo da rilanciare il turismo montanaro nella nostra splendida regione e per rilanciare un po' quei poveri paeselli come Nerito, Tottea, Frattoli, Cesacastina, Prato selva, Il ceppo, Calascio e Castel del monte (vabbè quest'ultimo effettivamente non sembra passaserla così male). Mi dispiace non nominare i paesini dei 4 vadi come Castelli, Isola e Casale san nicola ma la verità è che questo tour ha poca ragion d'essere dalla parte del sentiero dei 4 vadi, andrebbe completato passando dal sentiero del Centenario e poi dalla Val Maone o dal Corno grande fino a Prati di tivo, se io non l'ho fatto è solo per la curiosità di conoscere il sentiero (e l'esistenza!) dei 4 vadi e soprattutto perchè sul sentiero del centenario c'erano ancora dei nevai che mi preoccupavano alquanto, non avendo l'attrezzatura con me.
Il percorso totale è di 250km circa e di 11.000m di dislivello (ad occhio, non ho contato), penso che sia mediamente fattibile in 12-13 giorni da una persona non molto allenata.
Secondo voi è possibile l'ufficializzazione di questo percorso? Bisogna chiedere al presidente della provincia, della regione o al Cai?
Grazie a tutti per l'attenzione.
p.s. i posti più belli? Io amo la roccia e le scalate in montagna, ma tolto l'alpinismo direi che la cresta delle malecoste e il tragitto Campo Imperatore - Calascio siano di una bellezza eccezionale in grado di rivaleggiare e forse superare anche le Alpi medie.
Data: Dal 15 giugno al 23 giugno
Regione e provincia: Abruzzo, provincia di Teramo e dell'Aquila
Località di partenza: Prati di tivo
Località di arrivo: Prati di tivo
Tempo di percorrenza: 9 giorni
Chilometri: 250 circa
Grado di difficoltà: EE
Descrizione delle difficoltà: sentieri difficili da individuare, logistica per cibo, acqua e pernotti
Periodo consigliato: dalla seconda settimana di luglio in poi
Segnaletica: discreta
Dislivello in salita: 12.000?
Dislivello in discesa: 12.000?
Quota massima: 2533 (Pizzo Cefalone)
Accesso stradale: Pullman da Teramo per Prati di tivo, coincidenza a Montorio
Traccia GPS: Purtroppo e incredibilmente, mi si è cancellata l'intera traccia proprio all'inizio dell'ultimo giorno! Il cellulare in tasca era rimasto con lo schermo attivo e in qualche modo mi si è cancellata. Uso mytrails. Tragedia totale. Non c'è mica qualcuno che sa se è possibile recuperare in qualche modo tracce non salvate? Quindi conservo solo la traccia dell'ultimo giorno. Inoltre ho ricreato artificialmente il percorso che ho fatto attraverso delle tracce gpx che seguivo. Ho provato a unirle in un'unica traccia ma ho combinato solo casini, quindi mi sono arreso e la pubblico così com'è, con tante traccette separate: download. In questo modo comunque sarete sicuri di prendere la strada giusta e di non andare fuori sentiero come ho fatto io più volte, unica eccezione un paio di tratti di cui parlerò qui sotto.
Descrizione
Viaggio in solitaria, tenda e sacco a pelo. Zaino: 60+10 litri, mi son portato dietro mezzo chilo di biscotti, mezzo kg di frutta secca, mezzo kg di pasta (da mangiare in caso di emergenza facendola ammorbidire in acqua fredda perchè non ho voluto portarmi il peso di fornello e gavetta, comunque mandarla giù è stata un'agonia), 2.3 litri d'acqua (riempivo le bottiglie presso le fonti che incontravo), poncho, torcia, coperchio della gavetta + acciarino e pietra focaia (mai usati), felpa, maglietta termica, 2 paia di calze di ricambio, 1 di mutande di ricambio, una canottiera e una maglietta di ricambio, una maglia tecnica indosso, un pantaloncino di ricambio, tubetto di shampoo biologico, spazzolino e dentifricio, soldi, astuccetto impermeabile, kindle, cellulare, ricarica cellulare, powerbank per ricarica cellulare, coltellino. Tenda+sacco a pelo + materassino tutti fuori allo zaino. In questo modo lo zaino era sufficientemente pieno ma senza farmi fare eccessivi sforzi per chiuderlo. Peso medio 13kg. Chi dice che in trekking di più giorni può bastare uno zaino di 40-50l o giù di lì, o mente o è un masochista.
Giorno 1: Partenza da Prati di tivo ore 15, diretto verso Prato selva passando per il sentiero che porta a Pietracamela dalla Giumenta (la radura pre-ingresso alla discesa nella Val Maone), poi si imbocca la deviazione a sinistra (inversione a V) per Prato selva, si segue il sentiero fra radure, alberelli e cavalli al pascolo finchè ci si immette in un bosco (ben segnato dai paletti fino a qui, anche se nelle radure bisogna comunque fare molta attenzione perchè il sentiero quasi scompare, ora invece segni sugli alberi) bello spazioso e senza sottobosco come piace a me, e si scende fino in piana grande a 1100m circa. Qui si svolta a destra verso Prato selva/Intermesoli, si continua lungo una carrereccia molto ampia fino a una sbarra al livello che, superata, si deve svoltare immediatamente a sinistra per andare verso Prato selva (altrimenti andando dritti si arriva a Intermesoli attraverso una lunghissima strada brecciata). Da qui il sentiero è segnato maluccio e si ha difficoltà ogni tanto, comunque dopo vari saliscendi si esce dal bosco e si entra in una radura "sporca" di cespugli e ginepri, dove il sentiero infine giunge alla sterrata che sale da prato selva e che quindi la si segue fino a giungere a destinazione. Arrivo ore 19:40, mi accampo vicino a un fontanino poco sotto gli impianti.
Giorno 2: Si scende lungo la strada ufficiale di Prato selva finchè non si incontra un cartello che indica direzione Nerito sulla sinistra, quindi si entra nel bosco e si scende. Abbastanza ben segnato, il sentiero conduce infine a una lunghissima strada brecciata che conduce a Nerito. Qui a un negozio di alimentari mi rifornisco un po' di viveri: salamino e caciotta, mentre al bar faccio colazione. In ogni bar che ho visitato comunque ne ho approfittato per ricaricare il cellulare, cosa fondamentale per non farlo scaricare mai. Riparto in direzione Paladini, ma purtroppo non trovo il sentiero (che invece c'era, sulla sinistra di Nerito risalendo un po' la strada) e quindi me lo faccio via strada. Un attimo prima dell'ingresso nella galleria Paladini, si imbocca il sentiero sulla destra che con un'inversione a V porta verso Tottea e, successivamente, al lago di campotosto. Fino a Tottea il sentiero è chiaro come il sole, mentre da qui al lago la traccia gps che avevo mi ha aiutato molto perchè ci sono stati un paio di bivi non indicati dove non avrei saputo che strada scegliere. Dal lago di campotosto zona case Isaia, si continua verso il paese di Campotosto e poco dopo un tornante con una diga si imbocca un sentiero che sale verso destra, direzione Cesacastina (anche se ci porterà a Frattoli). Questo sentiero è molto ben segnato, ma c'è da fare un appunto sulla parte finale: il giorno seguente ho preso un sentiero che da Frattoli porta a Cesacastina, ma il sentiero è tenuto malissimo e dopo poco inevitabilmente ci si perde. Quindi consiglio di non arrivare a Frattoli ma di prendere la deviazione per Cesacastina, un sentiero il cui inizio è segnato con un paletto e scendendo verso frattoli bisogna fare un'inversione a V, quindi bisogna prestare attenzione. Questo porterebbe alla parte alta di Cesacastina, da cui si può direttamente proseguire verso il ceppo oppure scendere in paese e poi risalire. Comunque io pernotto a Frattoli in un vecchio tendone per terremotati.
Giorno 3: Prendo il sentiero per Cesacastina ma dopo un po' il sentiero scompare e mi ritrovo nella giungla o quasi. Dopo un po' incontro un signore straniero con una motosega vicino al ruscello a cui chiedo spiegazioni ma non fa altro che darmele sbagliate e mi perdo ancora di più. Dopo altro tergiversare sembra di reincrociare il sentiero ufficiale, che mi porterà però non proprio a Cesacastina ma un po' sotto la strada. A Cesacastina mi rifornisco di viveri al bar, unico locale aperto in paese. Da qui riparto diretto al Ceppo, salendo lungo la strada brecciata fino al bivio per le 100 cascate: qui non si scende ma si continua a salire lungo la strada verso destra. Questa bella e lunga strada sale e sale, e dopo un po' si arriva a un rifugio e a un incrocio per Padula: noi lo ignoriamo e non scendiamo, ma continuiamo verso sinistra facendo lunghi e costanti traversi fra un ruscello e l'altro, fra cui uno alquanto difficile da attraversare senza bagnarsi (per questo e altri ruscelli consiglio infatti di fare il tour in un periodo più secco). Questa è l'unica parte dove purtroppo manca un bel pezzo di traccia registrata, ma la segnaletica Cai è discreta e non dovreste perdervi anche perchè la direzione del sentiero è piuttosto intuitiva. Insomma continuando così si arriva al colle sopra il Ceppo, e scendiamo facendo attenzione a non prendere il sentiero di un auto che scende verso sinistra, evidentemente diretto da qualche altra parte. Pernotto al ceppo.
Giorno 4: Mi rifornisco al Bar/Stand nel piazzale, aperto alle 7:30, anche questo unico punto di rifornimenti nella zona. Compro anche una bottiglia d'acqua supplementare perchè ora mi aspettano le cascate della Morricana e la cresta della laga, e non so quando ritroverò l'acqua. Si imbocca il sentiero per le cascate della Morricana, molto largo e indicato anche da un grande cartello (sbiadito però). Il sentiero per la prima parte è monotono e sempre in piano, per la seconda parte comincia a salire nel bosco ed è pieno di zone fangose e torrenti difficili da attraversare. Ok le cascate alla fine sono piuttosto belle, ma stendiamo un velo pietoso sul sentiero! Dalle cascate si attraversa il fiume e si prende un sentiero che sembra tornare indietro, ma dopo poco risale con un'inversione verso il bosco e con una salita piuttosto ripida ci porta dopo un po' all'aperto e sotto Cima Lepri. Qui finisce il sentiero come ogni buon monte della Laga che si rispetti, e per raggiungere Cima Lepri si va ad occhio. Arrivati qui in cima, seguire le creste è più semplice sia perchè non ci sono più le impettate sia perchè a tratti il sentiero è segnato: vado a Pizzo di Moscio, poi Monte Pelone, Gorzano (dove trovo un nevaio ad alta quota che mi rifornisce d'acqua, in effetti la bottiglia d'acqua acquistata si è rivelata superflua) e mi accampo sulla sella fra il Gorzano e la Cima della Laghetta, forse la zona più bella della Laga (a proposito, si chiamerà così perchè in quella zona c'è appunto un laghetto?) anche se in cresta è comunque sempre molto bella. La notte dormo benissimo, non tira un filo di vento.
Giorno 5: Continuo per le creste arrivando sulla Cima della Laghetta e poi sul Monte di Mezzo che sembra non arrivare mai. A un certo punto comunque la cresta si "rompe" e non si può proseguire direttamente in cima a causa di un grosso masso, quindi occorre piegare sulla destra su un sentierino roccioso un po' esposto, dopodichè ci si rimette in cresta e si arriva sul Monte di mezzo. Dal monte di mezzo non è segnato e non è semplice tornare alla zona di Case Isaia (volendo allungare il giro si può anche scendere al paese di Campotosto ma poi tocca farsi diversi chilometri di strada). Comunque seguendo la traccia dovreste farcela. Dovreste entrare in un bosco e poi di nuovo in una radura, e da lì il sentiero è nuovamente segnato. Ma in ogni caso non è un grosso problema perchè in questi boschi ci si muove abbastanza comodamente. A case Isaia ci sono due ristoranti e un bar, mi rifornisco al bar "da Serena", che è gentilissima nell'offrirmi del pane per la sera. Da qui arrivo alla val Chiarino attraverso la scorciatoia chiusa per Ortolano e poi il passo delle capannelle fino alla diga di provvidenza, qui si svolta a sinistra lungo la diga e si risale la strada brecciata per diversi chilometri incontrando prima diversi ruderi abbandonati e poi una bellissima zona con valle, bosco, area picnic e il bellissimo rifugio Fioretti. Mi accampo nell'area pic-nic/campeggio.
Giorno 6: Qui c'è un bivio: prima di arrivare al rifugio Fioretti imbocco la strada brecciata che svolta a destra, se non ricordo male c'è un cartello "divieto ai mezzi non autorizzati". Si inoltra nel bosco e poco dopo un altro cartello indica di non proseguire a meno che si è addetti ai lavori. Poco male, si continua tranquillamente e fra una radura e l'altra si rischia di smarrire il sentiero, che è tratti comunque segnato. Alla fine si esce definitivamente dal bosco e si sale fuori sentiero lungo collinoni non troppo ripidi che portano sulla sella fra il Monte San Franco e il Monte Ienca. Da qui in poi è un paradiso. Dal punto di vista panoramico è forse la cresta più bella d'Abruzzo, e le mandrie di mucche e di cavalli sulle creste ci mettono il carico. Si continua e si arriva sul monte Ienca, da cui si scende fuori sentiero in maniera abbastanza ripida. Sulla sella del pizzo Camarda c'è anche un laghetto oltre che i soliti cavalli e/o mucche. Si continua a salire in cresta fino al Pizzo Camarda, il sentiero è sempre intuitivo: si arriva al monte Malecoste, poi cresta delle Malecoste (diversi tratti esposti, prestare attenzione soprattutto in prossimità del Pizzo Cefalone), Pizzo Cefalone, Cresta della portella, Passo del lupo e finalmente Campo imperatore che sembra non arrivare mai. Qui sembra tutto chiuso, all'ostello hanno finito i panini ma mi possono comunque fare una cena per 12€ tutto incluso, che accetto volentieri. Credo di aver mangiato il pollo più buono della mia vita qui: al sangue alla griglia. Mi accampo sotto gli impianti di risalita.
Giorno 7: Torno all'ostello per fare colazione e per prendere dei panini da portar via... ma è finito il pane! Molto grave di prima mattina, ma glielo perdono perchè il pollo di ieri era memorabile. Da qui mi dirigo direttamente verso Calascio attraverso una traccia che ho creato da google earth fra un collinone e l'altro. Nonostante questo sono riuscito a passare quasi sempre su sentieri battuti o segnati. Da Campo imperatore ci si avvia verso il monte Scindarella, ma non si sale su quello, bensì su quello a destra, dove dovreste incrociare un sentiero. Si continua andando sempre un po' verso sinistra (ma evitando di salire sullo Scindarella) fino a che ci si ritrova davanti la bellissima fossa Paganica dove giacciono i resti di una località sciistica di tanto tempo fa. Anche qui mucche a volontà. Si continua nella valle fino a raggiungere la strada soprastante: si svolta verso destra dove c'è un cartello "Salita Marco Pantani", qui si scende fuori sentiero nella valle sottostante, piena di mucche anche questa. Arrivati in fondo si prosegue dritti e dopo un po' si gira a sinistra seguendo una specie di carrereccia mooolto lunga e immersa in una pianura bellissima che attraversa prima il lago di Passaneta e poi quello di Barisciano (o viceversa, non ricordo). Questi posti sono meravigliosi anche perchè sono in mezzo al nulla: ci si guarda intorno e non si notano segni di civiltà. Comunque il secondo lago non va attraversato ma pieghiamo sulla destra (evitando così anche dei rognosi pastori che fanno la guardia a un rifugio) e poi attraversiamo (un po' fuori sentiero un po' dentro) la curva di livello del collinone sulla sinistra, in mezzo a qualche abete sparso qui e là. Seguendo la traccia gps si scende poi verso sinistra e ci si ricongiunge a un'altra carrereccia che ci porterà alla strada che da Santo Stefano sale verso Campo imperatore. Si può seguire la traccia gps per tagliare un po' di strada con un fuori sentiero, altrimenti si continua normalmente lungo la strada verso destra fino a imboccare, a un tornante, una strada brecciata che sale verso sinistra, quella che ci porterà verso Calascio o Rocca Calascio. Per il primo, al bivio occorre continuare sulla sinistra, mentre per il secondo occorre salire sulla destra dove per altro c'è un divieto per i veicoli. Dalla mai troppo splendida Rocca Calascio si scende nell'altrettanto bellissimo e sottovalutato paese di Calascio, dove pranzo/ceno al bar Vittoria (lungo la circonvallazione) e ordino per il giorno seguente delle pizzette da portar via e il pecorino più buono del mondo, cioè quello fatto da loro, in particolare dal marito Mimì. Mi accampo sul terrazzino di mia zia, altrimenti consiglio di accamparsi vicino al fontanile dell'incrocio per Castel del monte.
Giorno 8: Da Calascio si risale verso la Rocca e al fontanile si imbocca la strada brecciata. La si segue per un po' dopodichè al primo bivio si gira a destra e si segue la carrereccia per un bel po' fino a quando dovremo abbandonarla (poichè vira troppo a sinistra tornando in mezzo al nulla) per un breve tratto fuori sentiero fino a congiungerci con un'altra carrereccia visibile a fondovalle lungo una fila di alberi e cespugli. Seguendola, ci porterà alla strada sotto Castel del monte, a qualche tornante prima del paese. Mi hanno detto che c'è un sentiero che arriva fino in paese ma forse passava da un'altra parte. A Castel del monte mi rifornisco di viveri presso un negozio di alimentari (due buonissime salsicce di fegato), dopodichè si sale nella parte alta del paese, si va verso destra fin quando la strada e il paese finiscono e comincia una strada brecciata con segnaletica che indica Rigopiano e altri paeselli. La si segue a lungo (sempre seguendo la traccia gps) fino ad arrivare a Capo La Serra, proprio di fianco alla strada. Qui mi sembra un po' stucchevole costeggiare la strada con un sentiero sinceramente, anche perchè dopo un po' si perdono le tracce e tocca andare fuori sentiero. Comunque si giunge fino al rifugio Ricotta e da qui si seguono i segnali scendendo verso la pianura di Campo imperatore tagliando la strada più e più volte e camminando in bellissime radure, segnate sì ma fino a un certo punto, qui la direzione è piuttosto intuitiva comunque. Si giunge ad una specie di vecchio fiume secco, e qui verso la fine invece di continuare lungo il fiume sulla sinistra ed entrare in una specie di canyon, si gira a destra risalendo una collinetta, sopra la quale si nota tutta la vastità e la bellezza di questa pianura. Si segue una specie di sentiero che porta prima ad una fonte e poi a quel monumento della famiglia di pastori che avevano perso la vita tanti anni fa. Da qui si arriva al ristoro Mucciante (inconfondibile anche per via di tutte le macchine parcheggiate intorno) e poi si tira dritto verso il vado di Siella, ossia la parte più bassa della catena montuosa che continua dopo il centeneario, con un sentiero ben visibile e intuibile anche da lontano. Eppure avvicinandosi alla montagna questa sembra non arrivare mai, ci si sente deliziosamente persi in questo mare d'erba che è la pianura di campo imperatore. Comunque il sentiero come dicevo è super intuitivo e si arriva facilmente in cima al vado. Qui si scavalla la montagna e si passa dalla provincia dell'Aquila a quella di Teramo. Si scende fino ad entrare nel bosco, si segue un sentiero non ben visibile che dopo poco comunque giunge a una carrereccia che scende con qualche tornante. Poi la carrereccia diventa sentiero e arriva anche a costeggiare la strada, qui è dove pernotto.
Giorno 9: Il sentiero dei 4 vadi (più o meno). Scendo sulla strada e dopo qualche metro si incrocia un cartello sulla destra (questa primissima parte non è segnata nella traccia gps) e si segue l'indicazione verso Castelli, ben segnata. Si incrociano altri cartelli e si va sempre verso Castelli, sempre seguendo la traccia. Arrivati a S. Salvatore però, una contrada sopra Castelli, non si prosegue verso quest'ultimo ma si imbocca la via per Isola del G. Sasso, segnata, che scende prima lungo un fosso e poi attraversa il fiume con un ponte e risale la collina. In questi posti si fa prima ad affidarsi alla traccia gps che non ai cartelli, che possono sviare. Fra una carrereccia e l'altra si giunge a un posto abbastanza frequentato sopra Pretara, forse sono le cascate del Ruzzo, e qui si prende l'ennesima carrereccia che sale sulla sinistra e, se non ricordo male, finisce su una strada asfaltata che porta a S. Pietro. Comunque sopra S. Pietro, invece di scendere lungo la strada, osservando la mappa e la traccia sembrerebbe più logico tirare dritto verso quella larga carrereccia nel bosco, ma il problema è che a un certo punto questa si interrompe bruscamente con un albero sul sentiero e immediatamente dopo un burrone con un fiume sul fondo, insuperabile. Insuperabile, eppure la traccia che avevo riusciva a passare dall'altra parte, ma forse lo aveva fatto prima che succedesse qualcosa come frane o valanghe che hanno distrutto rocce e terreno praticabile. Fatto sta che, anche se sono un avventuroso, mi è sembrato un suicidio cercare di oltrepassare questo burrone e quindi sono tornato indietro. Provo a imboccare un sentiero verso sinistra che sembra portare verso S. Pietro, ma è l'ennesimo falso sentiero che non porta da nessuna parte e così sono costretto a tornare sul sentiero principale passando fuori sentiero in mezzo alberelli e dislivelli scomodi. Comunque non vi preoccupate perchè questi passaggi li ho eliminati dalla traccia gps (l'ultimo giorno è stato l'unico in cui la traccia registrata è stata effettivamente dove ho messo i piedi io), quindi se seguite la traccia non avrete problemi. Sono quindi costretto a scendere verso S. Pietro lungo la strada. Verso la fine comunque si imbocca una carrereccia sulla sinistra abbastanza ben battuta (ma non segnata, quindi è sempre bene seguire il gps) e la si risale fino a qualche ettometro/chilometro dopo il burrone precedente. Si continua su questa quasi strada brecciata in piano che guada diversi fiumi e pseudo dighe, finchè non ci si imbatte nell'ennesimo problema: la strada è bruscamente interrotta dalla frana del Brancastello. Questa volta però non ho nessuna voglia di tornare indietro e scendere a Casale s. nicola per poi risalire, quindi tiro dritto lungo la frana e senza troppe difficoltà riesco a giungere dall'altra parte. Qui il sentiero continua fino a una chiesetta sopra Casale s. Nicola, quota 1000m circa, e poco dopo compare un cartello che indica La Madonnina a sinistra, ed è qui che ci dirigiamo, cioè verso Cima Alta di Prati di tivo. Il sentiero è molto ben segnato qui, peccato che io pensi che porti a Cima alta quando invece mi stava portando dalla Madonnina! Me ne accorgo troppo tardi e sono costretto a fare degli scomodissimi traversi nel bosco fuori sentiero fino a raggiungere il sentiero che porta a Cima alta. A un certo punto insomma bisognava deviare a destra e abbandonare le bandierine per un sentiero sì larghetto ma non segnato. Non proprio il massimo dell'intuibilità insomma. Comunque non preoccupatevi perchè anche questa parte è stata eliminata dalla traccia gps, quindi la traccia conserva il percorso corretto che avevo scaricato e che ho poi effettivamente raggiunto. Si raggiungono poco dopo i ruderi del rifugio San nicola, dopodichè da qui a Cima alta non ci sono problemi a seguire il sentiero ma rassegnatevi a infangarvi. Da Cima alta si scende lungo la strada fino a Prati di tivo senza problemi, e il cerchio si chiude.
E' stata un'esperienza mentalmente e fisicamente davvero appagante, e sono felice che me la porterò dietro per tutta la vita. Ringrazio wikiloc e mytrails senza i quali non mi sarebbe mai nemmeno venuto in mente di intraprendere quest'avventura (con le cartine ufficiali ci si perde e basta), e ringrazio anche la gentilezza di tutte le persone che ho incrociato sul mio cammino, dai comuni passanti ai baristi ai negozianti.
A dire il vero ho fatto questo tour anche per volerlo "ufficializzare", insomma per pubblicizzarlo e segnalarlo come si deve per renderlo un percorso importante come quelli sulle alpi (Tour monte bianco, tour cervino ecc), in modo da rilanciare il turismo montanaro nella nostra splendida regione e per rilanciare un po' quei poveri paeselli come Nerito, Tottea, Frattoli, Cesacastina, Prato selva, Il ceppo, Calascio e Castel del monte (vabbè quest'ultimo effettivamente non sembra passaserla così male). Mi dispiace non nominare i paesini dei 4 vadi come Castelli, Isola e Casale san nicola ma la verità è che questo tour ha poca ragion d'essere dalla parte del sentiero dei 4 vadi, andrebbe completato passando dal sentiero del Centenario e poi dalla Val Maone o dal Corno grande fino a Prati di tivo, se io non l'ho fatto è solo per la curiosità di conoscere il sentiero (e l'esistenza!) dei 4 vadi e soprattutto perchè sul sentiero del centenario c'erano ancora dei nevai che mi preoccupavano alquanto, non avendo l'attrezzatura con me.
Il percorso totale è di 250km circa e di 11.000m di dislivello (ad occhio, non ho contato), penso che sia mediamente fattibile in 12-13 giorni da una persona non molto allenata.
Secondo voi è possibile l'ufficializzazione di questo percorso? Bisogna chiedere al presidente della provincia, della regione o al Cai?
Grazie a tutti per l'attenzione.
p.s. i posti più belli? Io amo la roccia e le scalate in montagna, ma tolto l'alpinismo direi che la cresta delle malecoste e il tragitto Campo Imperatore - Calascio siano di una bellezza eccezionale in grado di rivaleggiare e forse superare anche le Alpi medie.
Allegati
-
IMG_20190615_152509.jpg517,1 KB · Visite: 378
-
IMG_20190615_165726.jpg332,8 KB · Visite: 416
-
IMG_20190615_175824.jpg348,4 KB · Visite: 575
-
IMG_20190615_202055.jpg378,6 KB · Visite: 474
-
IMG_20190616_174342.jpg340,7 KB · Visite: 431
-
IMG_20190617_162522.jpg254,3 KB · Visite: 416
-
IMG_20190623_114600[1].jpg316,9 KB · Visite: 456
-
IMG_20190620_110633.jpg311,9 KB · Visite: 399
-
IMG_20190620_122623.jpg300,2 KB · Visite: 404
-
IMG_20190620_123502.jpg320,9 KB · Visite: 401
-
IMG_20190620_132810.jpg187,9 KB · Visite: 401
-
IMG_20190620_153244.jpg310,7 KB · Visite: 416
-
IMG_20190620_162035.jpg358,4 KB · Visite: 513
-
IMG_20190620_165449.jpg341,4 KB · Visite: 428
-
IMG_20190620_173120.jpg294,1 KB · Visite: 440
-
IMG_20190621_104215.jpg385 KB · Visite: 396
-
IMG_20190621_104624.jpg343,4 KB · Visite: 408
-
IMG_20190621_121007.jpg337,6 KB · Visite: 407
-
IMG_20190621_121730.jpg336,3 KB · Visite: 402
-
IMG_20190621_130039.jpg265,8 KB · Visite: 376
-
IMG_20190621_141111.jpg285,8 KB · Visite: 407
-
IMG_20190621_160222.jpg273,7 KB · Visite: 409
-
IMG_20190622_131225.jpg227,1 KB · Visite: 597
-
IMG_20190622_135149.jpg376,2 KB · Visite: 397
-
IMG_20190622_140053.jpg476,4 KB · Visite: 478
-
IMG_20190622_161817.jpg314,2 KB · Visite: 390
-
IMG_20190622_171441.jpg401,6 KB · Visite: 401
-
IMG_20190622_174602.jpg283,2 KB · Visite: 395
-
IMG_20190623_110637.jpg355,7 KB · Visite: 448
-
IMG_20190623_111124.jpg504,2 KB · Visite: 372
-
IMG_20190623_121125.jpg381,5 KB · Visite: 469
-
IMG_20190623_143522.jpg522,1 KB · Visite: 398
-
IMG_20190623_144211.jpg455,4 KB · Visite: 404
-
IMG_20190623_165951.jpg473,9 KB · Visite: 377
-
IMG_20190623_181019.jpg215,9 KB · Visite: 392