Viaggio Transiberiana 1998

Oggi mi e tornato fra le mani in libriccino che nei primi anni ’90 aprì la strada a un sogno: In transiberiana, di Angelo Maria Pellegrino; scrittore, traduttore e anche attore in Fantozzi contro tutti.
E così nell’inverno 1998 andai a Londra per acquistare una guida da Stanfords (il più antico e fornito negozio di mappe e di guide del mondo, citato anche da Conan Doyle ne Il mastino dei Baskerville) e il primo agosto del 1998 parti da solo da Roma alla volta di Pechino.
Sì, perché ai tempi c’era un treno (o meglio una vetusta carrozza) che da Venezia partiva per Mosca un paio di volte a settimana, venendo variamente agganciata lungo il percorso ad altri treni, fino alla città delle mille cupole.

Da lì agguantai la Transiberiana, trainata dagli enormi locomotori Valdimir Lenin su treni di una lunghezza smodata (una volta misurai un convoglio lungo un chilometro e duecento metri!).
E il viaggio fu una sorta di navigazione via terra, con la visione di un mondo che da Piazza San Pietro e Piazza Tian An Men variava piano piano. Con incontri straordinari con un’umanità varia e colorata: dal commerciante cinese all’ex galeotto mongolo, dal ferroviere russo al militare reduce dall’Afghanistan.
Un mese di viaggio, 11.105 chilometri via terra, qualcosa come sette fusi orari e oltre 100° di latitudine da occidente verso oriente; ammirando il paesaggio e le genti mutare senza soluzione di continuità.
Non fu tutta una tirata, ma scesi a Venezia, Budapest, Kiev, Mosca, Irkutsk, il Lago Bajkal, Ulan Ude, Ulan Bator e infine Pechino. Tappa più lunga i quattro giorni di viaggio Mosca – Irkutsk. E poi tredici ore di volo per Roma che mi sono sembrate più lunghe del viaggio in treno.

Ecco qualche ex diapositiva.
 

Allegati

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Ultima modifica:
Che spettacolo complimenti.
per i visti all epoca come avevi fatto?
I visti ucraino, russo e cinesi li risolsi ai consolati qui a Roma. Per quello mongolo mi mossi per telefono e un corriere su Trieste (mi pare vi fosse un console onorario). Però per averli era necessario avere tutti gli alloggi già prenotati.

Quando sono tornato in Russia anni dopo ho letteralmente comprato un visto libero (proposta fattami in ambasciata) e così me ne sono potuto andare a spasso per la Grande Madre libero e bello (si fa per dire). Bastava avere all'uscita dal Paese una strisciata di timbri continua come date e luoghi... come i fogli di viaggio del militare.
 
Oggi mi e tornato fra le mani in libriccino che nei primi anni ’90 aprì la strada a un sogno: In transiberiana, di Angelo Maria Pellegrino; scrittore, traduttore e anche attore in Fantozzi contro tutti.
E così nell’inverno 1998 andai a Londra per acquistare una guida da Stanfords (il più antico e fornito negozio di mappe e di guide del mondo, citato anche da Conan Doyle ne Il mastino dei Baskerville) e il primo agosto del 1998 parti da solo da Roma alla volta di Pechino.
Sì, perché ai tempi c’era un treno (o meglio una vetusta carrozza) che da Venezia partiva per Mosca un paio di volte a settimana, venendo variamente agganciata lungo il percorso ad altri treni, fino alla città delle mille cupole.

Ecco qualche ex diapositiva.

E che tu giochi un campionato a parte...:D

Qui c'è tanti che fanno cose carine, belle cmq interessanti...
Ogni tanto qualcuno torna da un Kungsleden... una Rota Vicentina...

Poi arrivi tu, con il tuo bagaglio, tra l'altro molto ben documentato, e sbammmm
siamo in giro per il mondo...


Chapeau :si: e grazie per le condivisioni...
 
E che tu giochi un campionato a parte...:D

Qui c'è tanti che fanno cose carine, belle cmq interessanti...
Ogni tanto qualcuno torna da un Kungsleden... una Rota Vicentina...

Poi arrivi tu, con il tuo bagaglio, tra l'altro molto ben documentato, e sbammmm
siamo in giro per il mondo...


Chapeau :si: e grazie per le condivisioni...
Non è un campionato a parte....è proprio un altro sport, xhe si gioca su un altro pianeta!
Ora non esageriamo... vi ringrazio ma alla fine non ho fatto nulla di particolare, a parte andarmi a divertire in giro per il mondo. E la fotografia, con alterne fortune, è sempre stata un mio pallino.
 
Complimenti!

La cosa per me è più affascinante, oltre il dove, è il quando: immagino che organizzare un viaggio simile senza internet/app/forum fosse molto diverso rispetto ad oggi. L'aneddoto su Londra e la guida la dice lunga... oggi probabilmente basterebbe un click.
 
Che colori ! Peccato che non c'era più la Valigia delle indie sennò prendevi pure quella ! :si:
Ne sai una più del diavolo: non l'avevo mai sentito questa Valigia delle Indie. Però sul treno ricordo che c'era una coppia inglese che non ricordo in quale stazione avrebbe cambiato per Nuova Delhi.
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Complimenti!

La cosa per me è più affascinante, oltre il dove, è il quando: immagino che organizzare un viaggio simile senza internet/app/forum fosse molto diverso rispetto ad oggi. L'aneddoto su Londra e la guida la dice lunga... oggi probabilmente basterebbe un click.
Hai colto esattamente uno degli aspetti più ardui e interessanti del viaggio. Preparare avventure del genere richiedeva generalmente tutto l'inverno. E allora comunque non sapevi esattamente cosa ti aspettava (basti pensare che oggi arriviamo in un albergo che abbiamo già visto cento volte la nostra stanza su booking o chi per lui).
Un tempo qualsiasi viaggio o escursione era un po' un'esplorazione: ora con internet, smartphone e carte digitali, facciamo pianificazione.
Bisogna anche dire che in quegli anni ero ricchissimo... nel senso che lavoravo e non avevo famiglia e potevo concedermi il lusso di dedicare le mie finanze ai viaggi. Ora che qualsiasi spostamento lo devi moltiplicare per 3... per tacer del cane...
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spettacolo puro!!!

qualcosa in piu' sull'avventura e sulla gente sul treno? :)
Hai detto niente... un mese di emozioni e di ricordi...
- Il mio compagno di scompartimento parlava solo russo, ma era convinto che io potessi capirlo se parlava lentamente
- Allo frontiera con l'Ucraina attraversammo un complicato sistema di recinzioni concentriche che avvolgeva l’ex impero sovietico e poi degli enormi ponti sollevatori alzarono il treno e cambiarono i carrelli con quelli russi a scartamento maggiorato
- Ogni vagone aveva un Titan, la versione ferroviaria del samovar, che forniva acqua bollente in abbondanza per te, zuppe e abluzioni. La torba che lo alimentava pervadeva tutto il treno del suo acre ma gradevole odore.
- Alla partenza alla stazione di Mosca una folla di mongoli stava tesa sotto il tabellone come davanti al totalizzatore di un ippodromo: apparso il numero del binario scattò l’assalto al treno. Il convoglio veniva infatti usato per commerciare tonnellate di merce: marmellata, scarpe, vestiti, libri, elettrodomestici e quant’altro potesse essere venduto fino alla frontiera con la Mongolia. Fino a notte fonda è stato tutto un brulichio di mongoli affaccendati a riordinare al meglio le loro mercanzie, non trascurando neanche gli spazi liberi negli scompartimenti dei pochi turisti. Giam, di Ulan Bator, mi disse che faceva questo viaggio due volte al mese, più uno a Pechino per approvvigionarsi; e così manteneva la sua famiglia in condizioni relativamente agiate.
- A ogni fermata si scatenava la fiera: dal treno le mercanzie venivano offerte alla folla radunata sulla banchina; ma anche chi stava a terra aveva le sue merci da proporre: pesce secco, fragole, birra, vodka, piatti pronti e giornali. Nei venti minuti di sosta quintali di oggetti passavano di mano in un’atmosfera surreale da suk mediorientale. Ma bastava il fischio del locomotore e in un attimo il mercato si svuotava e per le ore successive tutto era tranquillo.
- Notai come in quel paesi non esistasse il rispetto dell’ambiente e dal finestrino del treno paesaggi incantevoli si alternavano a impressionanti scene di degrado ambientale: centrali nucleari dall’aspetto poco rassicurante, fiumi ormai morti e discariche a cielo aperto all’ingresso delle città. Lo stesso cestino che solo noi pochi stranieri diligentemente riempivamo, venivo poi svuotato dal controllore dal treno in corsa.
- Conobbi Dmitrij, professore all’università di Mosca che parlava quattro lingue e che mi disse che in Russia i ritmi della vita non avevano ancora raggiunto il parossismo europeo e che ogni vero russo preferiva rilassarsi con un viaggio in treno piuttosto che prendere un pericoloso volo interno, e non solo per ragioni economiche; così dava più valore al suo denaro.
 
Hai detto niente... un mese di emozioni e di ricordi...
- Il mio compagno di scompartimento parlava solo russo, ma era convinto che io potessi capirlo se parlava lentamente
- Allo frontiera con l'Ucraina attraversammo un complicato sistema di recinzioni concentriche che avvolgeva l’ex impero sovietico e poi degli enormi ponti sollevatori alzarono il treno e cambiarono i carrelli con quelli russi a scartamento maggiorato
- Ogni vagone aveva un Titan, la versione ferroviaria del samovar, che forniva acqua bollente in abbondanza per te, zuppe e abluzioni. La torba che lo alimentava pervadeva tutto il treno del suo acre ma gradevole odore.
- Alla partenza alla stazione di Mosca una folla di mongoli stava tesa sotto il tabellone come davanti al totalizzatore di un ippodromo: apparso il numero del binario scattò l’assalto al treno. Il convoglio veniva infatti usato per commerciare tonnellate di merce: marmellata, scarpe, vestiti, libri, elettrodomestici e quant’altro potesse essere venduto fino alla frontiera con la Mongolia. Fino a notte fonda è stato tutto un brulichio di mongoli affaccendati a riordinare al meglio le loro mercanzie, non trascurando neanche gli spazi liberi negli scompartimenti dei pochi turisti. Giam, di Ulan Bator, mi disse che faceva questo viaggio due volte al mese, più uno a Pechino per approvvigionarsi; e così manteneva la sua famiglia in condizioni relativamente agiate.
- A ogni fermata si scatenava la fiera: dal treno le mercanzie venivano offerte alla folla radunata sulla banchina; ma anche chi stava a terra aveva le sue merci da proporre: pesce secco, fragole, birra, vodka, piatti pronti e giornali. Nei venti minuti di sosta quintali di oggetti passavano di mano in un’atmosfera surreale da suk mediorientale. Ma bastava il fischio del locomotore e in un attimo il mercato si svuotava e per le ore successive tutto era tranquillo.
- Notai come in quel paesi non esistasse il rispetto dell’ambiente e dal finestrino del treno paesaggi incantevoli si alternavano a impressionanti scene di degrado ambientale: centrali nucleari dall’aspetto poco rassicurante, fiumi ormai morti e discariche a cielo aperto all’ingresso delle città. Lo stesso cestino che solo noi pochi stranieri diligentemente riempivamo, venivo poi svuotato dal controllore dal treno in corsa.
- Conobbi Dmitrij, professore all’università di Mosca che parlava quattro lingue e che mi disse che in Russia i ritmi della vita non avevano ancora raggiunto il parossismo europeo e che ogni vero russo preferiva rilassarsi con un viaggio in treno piuttosto che prendere un pericoloso volo interno, e non solo per ragioni economiche; così dava più valore al suo denaro.
grazie :)

il professore russo ha detto una cosa bellissima :)
 
Alaska, Siberia. Se sei andato anche in Patagonia ti faccio qualche rito Voodoo.
Scherzi a parte complimenti, queste foto storiche mi trasmettono il fascino di un tempo perduto e della sua (relativa) semplicità.
Mi hai fatto venire voglia di fare un reportage sul mio viaggio negli States: più recente ma anche lui prima o poi invecchierà e si ricoprirà di questa irresistibile patina dipinta dal tempo che è trascorso.

P.S. In Siberia c'è una catena montuosa poco conosciuta che secondo me è tra le più belle del mondo: gli Ergaki.
 
mmmmhhhh... temo che mi toccherà rispolverare i miei archivi patagonici.

Sì, il fascino di questi scatti e di quelle esperienze è sicuramente questa collocazione in un'era meno globalizzata, nella quale quello che scoprivi era effettivamente nuovo ai tuoi sensi.

Non li conoscevo. Meravigliosi. Può sembrare strano, ma l'attività escursionistica era molto sviluppata in era sovietica... ora non so.
 
mmmmhhhh... temo che mi toccherà rispolverare i miei archivi patagonici.

Sì, il fascino di questi scatti e di quelle esperienze è sicuramente questa collocazione in un'era meno globalizzata, nella quale quello che scoprivi era effettivamente nuovo ai tuoi sensi.

Non li conoscevo. Meravigliosi. Può sembrare strano, ma l'attività escursionistica era molto sviluppata in era sovietica... ora non so.
Singolare questa cosa, me lo dicevano anche in un altro topic che nei paesi sovietici si "escursionava" molto. Sarebbe interessante approfondire.
 
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