- Parchi della Valle d'Aosta
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- Massiccio del Monte Rosa
Dati
Data: 29-30/07/2018
Regione e provincia: Valle d'Aosta
Località di partenza: Staffal (Punta Indren)
Località di arrivo: Staffal (Colle Bettaforca)
Tempo di percorrenza: 6 ore da bivacco a rifugio
Chilometri:
Grado di difficoltà: AD
Descrizione delle difficoltà: qualcuno ha detto esposizione, creste affilate, salite ripide (fino a 50°), roccette
Periodo consigliato: estate
Segnaletica: assente
Dislivello in salita: 1.400
Dislivello in discesa: 2.000
Quota massima: 4.527
Accesso stradale: arrivati a Staffal lasciare la macchina davanti agli impianti
Descrizione
Questa è una di quelle gite, che sognavo da qualche anno e che ho sempre considerato fuori dalla mia portata, per fortuna mi sbagliavo.
Stupenda cavalcata di cresta a oltre 4.400 metri di quota, ho dovuto spostare ancora una volta il concetto di esposizione, lo scivolo della nord è senza fine visto da lassù.
Un grazie ai miei compagni di avventura @giuliof e atoki, che hanno condiviso questo viaggio con me.
Giorno 1 - salita al bivacco Giordano
Decidiamo di pernottare al bivacco Giordano sul Balmenhorn (Cristo delle vette) è un azzardo, se lo troviamo pieno ci aspetta una notte da incubo, ma è quello che ci permette di partire da più in alto e prima degli altri.
Partiamo come sempre da Staffal il biglietto che ci permette di salire da una parte e scendere dall'altra costa 40€.
Arrivati a punta Indren il ghiacciaio è ancora in discrete condizioni.
Decidiamo di passare dal canalino, la neve ha un buon rigelo, come sempre è bello ripido, fa caldo.
Sbucati dal canale vediamo la nostra meta di domani.
Il ghiacciaio dietro il Gnifetti è quasi tutto chiuso meno due crepacci, con solidi ponti di neve.
Sul crepaccio più profondo, saranno stati almeno 50 metri, un incosciente , si ferma slegato sul ponte di neve a fare le foto, che gente gira per i ghiacciai.
La foto non rende giustizia, era senza fondo.
Cammina, cammina, spunta il Balmenhorn.
E dopo anche il Corno Nero.
Il nostro sguardo si rivolge al bivacco, speriamo non ci sia nessuno invece è pieno di gente.
In realtà non si fermerà nessuno di quelli già presenti, scopriamo che il giorno prima erano in 19, noi siamo i primi occupiamo subito le brandine, poi un'occhiata alla traversata che ci aspetta.
Nel bivacco c'è un viavai di persone, ma alla fine si fermeranno solo altri 2 italiani diretti alla Capanna Margherita.
La serata passa piacevolmente, non sto molto bene, mangio solo metà della cena, andiamo a dormire presto, ma uno dei due nostri ospiti russa come una motosega , mai sentito una cosa del genere, tra altitudine e motosega dormire è un'utopia.
Giorno 2 - Traversata
Sveglia alle 3:30, anche se eravamo già svegli da mo, sto ancora male, non riesco a fare colazione ed ho un mal di testa fotonico, anche atoki non sta molto bene, ha problemi di cervicale. Prendiamo un antidolorifico e un'aspirina, per fortuna saranno sufficienti.
Partiamo alla luce delle frontali, facciamo il traverso che ci porta all'attacco della salita dell'Orientale, inizia un tratto ripido, superiamo la prima terminale sulla sinistra, la seconda è chiusa, il tratto è duro abbastanza verticale, superatolo terminiamo in cresta, e abbiamo un'amara sorpresa è subito affilatissima , da farti venire i dubbi se proseguire o meno, se la partenza è così, cosa ci aspetta più avanti?
Ma non molliamo e proseguiamo.
Finalmente arriva la luce e posso fare qualche foto decente, ecco la Zumstein e la Gnifetti,
Il tratto di cresta percorsa finora, da entrambe le parti non si può scivolare, decidiamo di stare slegati, se scivola uno, se ne va da solo e non si porta dietro gli altri.
L'orientale sullo sfondo.
Arriva il sole, non fa molto freddo, ma è più che benvenuto.
Inizia il pezzo più ripido della salita, ma è ben scalinato.
La cresta percorsa vista dall'alto.
La salita è lunga almeno 150 metri verticali, ma arriviamo alla fine. Adesso spiana e sullo sfondo la cima.
Ci aspettano pochi metri di roccette
C'è un passo non banalissimo, ma lo superiamo.
Eccoci sulla vetta dell'Orientale (4.527 metri) la prima cima è fatta.
Ci dovrebbe essere una croce, ma non ce n'è traccia, sarà sotto la neve. Ci aspetta oltre un km di traversata per raggiungere l'Occidentale.
Qualche panorama.
La vetta non è larghissima, e lo scivolo davanti poco rassicurante, decidiamo di partire subito.
All'inizio la traccia è comoda.
Ma non mancano i tratti affilati improteggibili.
Proseguiamo tra saliscendi su cresta nevosa.
Ci avviciniamo al tratto delle roccette.
Altri tratti affilati ed esposti, anche se oggi è sempre tutto maledettamente esposto.
Uno sguardo indietro alla Orientale.
Eccoci finalmente alle roccette, dove ci aspettano le ultime difficoltà.
Qui visto da dietro un paio di metri di disarrampicata (II)
Non ho la foto, perché troppo preso da uscirne indenne, ma qui c'è il tratto più difficile un paio di metri di disarrampicata molto insidiosi (III almeno, forse anche di più) il tutto con i ramponi, ma è l'unico tratto dove usiamo la corda per proteggerci, atoki scende per ultimo con assistenza dal basso.
A questo segue una placchetta con maniglioni per le mani ma zero per i piedi ramponati, qui ci aiutiamo con una fettuccia.
Davanti a noi l'ultimo tratto di roccette.
Ci sono due spezzoni di corda a semplificare la salita.
Il tratto di roccette visto dall'alto.
Qui ci aspetta l'ultimo tratto di cresta, molto affilata, ma molto tracciata e lunga non più di 10 metri.
Vista da dietro.
Questa è l'ultima difficoltà, la vetta dell'Occidentale è lì (4.481 metri) comoda comoda.
Qui stiamo un po' a goderci i panorami e la soddisfazione.
Dopo riprendiamo la discesa su ampia cresta.
La discesa presenta un tratto ripido, ma molto scalinato, si scende faccia a valle, qui visto dal basso.
C'è ancora un tratto di cresta affilata, ma ormai non ci fa più effetto.
Mentre scendiamo al colle del Felik riguardiamo la cresta percorsa.
In breve raggiungiamo il rifugio, dove facciamo una sosta mangerecca, anche per evitare di arrivare alla funivia in orario di chiusura.
Dopo tolti i ramponi scendiamo per il tratto attrezzato e per l'infinito sentiero 9 fino al colle Bettaforca.
Qui prima di scendere facciamo anche un avvistamento.
Che dire un'avventura grandiosa di quelle che mi ricorderò per molto tempo, ma non credo rifarò .
Fantastica gita in cresta in ambienti spettacolari in ottima compagnia.
Data: 29-30/07/2018
Regione e provincia: Valle d'Aosta
Località di partenza: Staffal (Punta Indren)
Località di arrivo: Staffal (Colle Bettaforca)
Tempo di percorrenza: 6 ore da bivacco a rifugio
Chilometri:
Grado di difficoltà: AD
Descrizione delle difficoltà: qualcuno ha detto esposizione, creste affilate, salite ripide (fino a 50°), roccette
Periodo consigliato: estate
Segnaletica: assente
Dislivello in salita: 1.400
Dislivello in discesa: 2.000
Quota massima: 4.527
Accesso stradale: arrivati a Staffal lasciare la macchina davanti agli impianti
Descrizione
Questa è una di quelle gite, che sognavo da qualche anno e che ho sempre considerato fuori dalla mia portata, per fortuna mi sbagliavo.
Stupenda cavalcata di cresta a oltre 4.400 metri di quota, ho dovuto spostare ancora una volta il concetto di esposizione, lo scivolo della nord è senza fine visto da lassù.
Un grazie ai miei compagni di avventura @giuliof e atoki, che hanno condiviso questo viaggio con me.
Giorno 1 - salita al bivacco Giordano
Decidiamo di pernottare al bivacco Giordano sul Balmenhorn (Cristo delle vette) è un azzardo, se lo troviamo pieno ci aspetta una notte da incubo, ma è quello che ci permette di partire da più in alto e prima degli altri.
Partiamo come sempre da Staffal il biglietto che ci permette di salire da una parte e scendere dall'altra costa 40€.
Arrivati a punta Indren il ghiacciaio è ancora in discrete condizioni.
Decidiamo di passare dal canalino, la neve ha un buon rigelo, come sempre è bello ripido, fa caldo.
Sbucati dal canale vediamo la nostra meta di domani.
Il ghiacciaio dietro il Gnifetti è quasi tutto chiuso meno due crepacci, con solidi ponti di neve.
Sul crepaccio più profondo, saranno stati almeno 50 metri, un incosciente , si ferma slegato sul ponte di neve a fare le foto, che gente gira per i ghiacciai.
La foto non rende giustizia, era senza fondo.
Cammina, cammina, spunta il Balmenhorn.
E dopo anche il Corno Nero.
Il nostro sguardo si rivolge al bivacco, speriamo non ci sia nessuno invece è pieno di gente.
In realtà non si fermerà nessuno di quelli già presenti, scopriamo che il giorno prima erano in 19, noi siamo i primi occupiamo subito le brandine, poi un'occhiata alla traversata che ci aspetta.
Nel bivacco c'è un viavai di persone, ma alla fine si fermeranno solo altri 2 italiani diretti alla Capanna Margherita.
La serata passa piacevolmente, non sto molto bene, mangio solo metà della cena, andiamo a dormire presto, ma uno dei due nostri ospiti russa come una motosega , mai sentito una cosa del genere, tra altitudine e motosega dormire è un'utopia.
Giorno 2 - Traversata
Sveglia alle 3:30, anche se eravamo già svegli da mo, sto ancora male, non riesco a fare colazione ed ho un mal di testa fotonico, anche atoki non sta molto bene, ha problemi di cervicale. Prendiamo un antidolorifico e un'aspirina, per fortuna saranno sufficienti.
Partiamo alla luce delle frontali, facciamo il traverso che ci porta all'attacco della salita dell'Orientale, inizia un tratto ripido, superiamo la prima terminale sulla sinistra, la seconda è chiusa, il tratto è duro abbastanza verticale, superatolo terminiamo in cresta, e abbiamo un'amara sorpresa è subito affilatissima , da farti venire i dubbi se proseguire o meno, se la partenza è così, cosa ci aspetta più avanti?
Ma non molliamo e proseguiamo.
Finalmente arriva la luce e posso fare qualche foto decente, ecco la Zumstein e la Gnifetti,
Il tratto di cresta percorsa finora, da entrambe le parti non si può scivolare, decidiamo di stare slegati, se scivola uno, se ne va da solo e non si porta dietro gli altri.
L'orientale sullo sfondo.
Arriva il sole, non fa molto freddo, ma è più che benvenuto.
Inizia il pezzo più ripido della salita, ma è ben scalinato.
La cresta percorsa vista dall'alto.
La salita è lunga almeno 150 metri verticali, ma arriviamo alla fine. Adesso spiana e sullo sfondo la cima.
Ci aspettano pochi metri di roccette
C'è un passo non banalissimo, ma lo superiamo.
Eccoci sulla vetta dell'Orientale (4.527 metri) la prima cima è fatta.
Ci dovrebbe essere una croce, ma non ce n'è traccia, sarà sotto la neve. Ci aspetta oltre un km di traversata per raggiungere l'Occidentale.
Qualche panorama.
La vetta non è larghissima, e lo scivolo davanti poco rassicurante, decidiamo di partire subito.
All'inizio la traccia è comoda.
Ma non mancano i tratti affilati improteggibili.
Proseguiamo tra saliscendi su cresta nevosa.
Ci avviciniamo al tratto delle roccette.
Altri tratti affilati ed esposti, anche se oggi è sempre tutto maledettamente esposto.
Uno sguardo indietro alla Orientale.
Eccoci finalmente alle roccette, dove ci aspettano le ultime difficoltà.
Qui visto da dietro un paio di metri di disarrampicata (II)
Non ho la foto, perché troppo preso da uscirne indenne, ma qui c'è il tratto più difficile un paio di metri di disarrampicata molto insidiosi (III almeno, forse anche di più) il tutto con i ramponi, ma è l'unico tratto dove usiamo la corda per proteggerci, atoki scende per ultimo con assistenza dal basso.
A questo segue una placchetta con maniglioni per le mani ma zero per i piedi ramponati, qui ci aiutiamo con una fettuccia.
Davanti a noi l'ultimo tratto di roccette.
Ci sono due spezzoni di corda a semplificare la salita.
Il tratto di roccette visto dall'alto.
Qui ci aspetta l'ultimo tratto di cresta, molto affilata, ma molto tracciata e lunga non più di 10 metri.
Vista da dietro.
Questa è l'ultima difficoltà, la vetta dell'Occidentale è lì (4.481 metri) comoda comoda.
Qui stiamo un po' a goderci i panorami e la soddisfazione.
Dopo riprendiamo la discesa su ampia cresta.
La discesa presenta un tratto ripido, ma molto scalinato, si scende faccia a valle, qui visto dal basso.
C'è ancora un tratto di cresta affilata, ma ormai non ci fa più effetto.
Mentre scendiamo al colle del Felik riguardiamo la cresta percorsa.
In breve raggiungiamo il rifugio, dove facciamo una sosta mangerecca, anche per evitare di arrivare alla funivia in orario di chiusura.
Dopo tolti i ramponi scendiamo per il tratto attrezzato e per l'infinito sentiero 9 fino al colle Bettaforca.
Qui prima di scendere facciamo anche un avvistamento.
Che dire un'avventura grandiosa di quelle che mi ricorderò per molto tempo, ma non credo rifarò .
Fantastica gita in cresta in ambienti spettacolari in ottima compagnia.
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