Trekking Traversata del Parco dell'Appennino Tosco-Emiliano

Parchi della Toscana
  1. Parco Nazionale Appennino Tosco-Emiliano
Dati

Data: 17-22/10/2022
Regione e provincia: Emilia Romagna (Parma)
Località di partenza: Rifugio Lagdei
Località di arrivo: Passo delle Radici
Tempo di percorrenza: 6 giorni
Chilometri: 80km
Grado di difficoltà: E
Descrizione delle difficoltà: nessuna
Periodo consigliato: sempre
Segnaletica: a volte CAI
Dislivello in salita: +6.155mt
Dislivello in discesa: -5.990 mt
Quota massima: 2052
Accesso stradale: Rifugio Lagdei
Traccia: vedi immagine pdf allegata


Descrizione
Mi piace cambiare, mi piace crescere. Con gradualità. Così dopo i cammini (Valle Santa di Rieti, Briganti, Borghi Silenti), le uscite col CAI, le uscite giornaliere in solitaria e le uscite su due giorni in tenda, era finalmente il tempo di un vero e proprio trekking in autonomia di diversi giorni. E per iniziare ho scelto un trekking organizzato da The Walking Robin ("Wild Appennino"): 6 giorni sull'Appennino Tosco-Emiliano. Una scelta guidata da due fattori: da una parte la curiosità per una zona a me del tutto sconosciuta, rivelatasi molto più suggestiva di quanto mi sarei atteso ed anche più sfidante del previsto, con dislivelli concentrati su distanze brevi e quindi spesso abbastanza ripidi (almeno per i miei standard); dall'altra il desiderio di testare la risposta a 6 giorni in autonomia, rispetto a pesi e difficoltà, imparare alcuni accorgimenti organizzativi ... e anche conoscere altre persone.

Alcune note tecniche.
  • L'attrezzatura che mi sono portato dietro la trovate qui. Volendo, Robin affitta tutta l'attrezzatura hard (zaino, sistema notte, sistema cucina), ma io ho preso solo lo zaino (il mio Stratos 36 sarebbe stato troppo piccolo e, visto che sto cercando qualcosa di più grande e leggero, volevo provare uno zaino diverso: in questo caso il One Tigris Lite Roamer) e la tenda (la 3F UL Pedestrian, tenda single wall da 1 persona che pesa 780gr).
  • Qui sotto la foto del mio materiale.
  • In un altro thread qui sul sito, la lista del mio cibo.
  • Quanto al mio sistema di cottura e relative performance, ho utilizzato l'originario kit di @paiolo , comprato da lui e descritto qui, per scaldare complessivamente 2400ml di acqua (200ml a colazione per il caffè liofilizzato, 400ml a cena per reidratare le buste liofilizzate decathlon, il tutto x 4gg) consumando complessivamente circa 120ml di alcool, quindi una media di 20ml/gg.
Di quanto sopra ho utilizzato tutto, a meno del kit di primo soccorso e di una quota di cibo risultata eccessiva.

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(*) nelle sacche blu il vestiario (sacca grande) e il kit freddo (sacca piccola: guanti, scaldacollo, zuccotto, manicotti); nelle sacche verdi cibo (sacca grande: pranzo, sacca media: cena) e elettronica (sacca piccola).

L'esperienza dell'attraversamento in autonomia di un territorio così vasto è stata per me non solo nuova ma soprattutto entusiasmante, confermandomi il parere più volte espresso da @Montinvisibili e @mezcal sulla differenza e la maggior signidicatività di quetso tipo di percorso. Un po' per la varietà dei luoghi, che solo la lunga traversata può offrire, passando dalle onnipresenti faggete in avanzato foliage, ad altipiani che sarebbero stati bene nelle highlands scozzesi, ai numerosi laghetti ove abbiamo spesso sostato. Un po' per la dimensione del tempo, molto più vasta e diversa dalla semplice somma dei giorni, che non ha solo dilatato all'infinito il tempo percepito, ma soprattutto ha trasformato l'esperienza in una esplorazione del territorio, in un percorso di empatia con l'ambiente circostante ed in un viaggio dentro me stesso, popolato da sogni notturni ed emozioni diurne. Un po' infine per l'opportunità di sperimentare ed apprendere praticamente una serie di conoscenze ed abilità necessarie in questo ambito, dalla scelta dei luoghi dove fare campo, alla gestione della cucina, alla gestione dei percorsi e delle percorrenze. In questo senso, l'esperienza con Robin è stata assolutamente positiva, confermando tutte le alte aspettative che avevo, di trovare non tanto un trekking organizzato, quanto un percorso esperienziale e formativo in un territorio e lungo un percorso fuori dall'ordinario.

Di seguito un breve resoconto dei singoli giorni.

Arrivo
L'arrivo è previsto domenica pomeriggio, con pernotto al Castello-Ostello di Corniglio, così da essere pronti ad iniziare il trekking la mattina presto del lunedì. Il viaggio in macchina, con uscita dall'autostrada LaSpezia-Parma a Berceto, regala da subito un anticipo dei prossimi giorni, con una trentina di km di tornanti e contro tornanti che passano per pochi aggregati di case su crinali di montagna boscosi ed i primi segni rigogliosi di foliage. Dopo il ritrovo con gli altri e la presa di possesso delle stanze, cena in un ristorantino della zona, con spettacolari tagliatelle al ragù di cinghiale e secondo di clamorosi funghi fritti!

Castello Corniglio
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Vista dal parco del Castello
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1 tappa: Rifugio Lagdei-Capanne di Badignana (11.5km, +1269mt, -1045mt)
La giornata è meravigliosa, luminosa e tiepida. Dopo una buona colazione al bar di Corniglio, ci spostiamo in auto al Rifugio di Lagdei. Di qui inizia il trekking, attraversando la prima di tante faggete, estremamente colorata e rigogliosa. Una breve ma ripida ascesa al M.Fosco ci porta sulla quota dei 1700mt, attorno alla quale ci muoveremo nei giorni a seguire, con un continuo saliscendi fatto di dislivelli di 100/200/300 metri che si cumulano ora dopo ora, superando in sequenza il M. Orsaro, il M. Braiola, il M. Marmagna, il M. Aquilotto, il M. Aquila. I panorami sono splendidi, con l'intera catena dell'Appennino Tosco-Emiliano che si dipana di fronte a noi come un serpente addormentato e più lontano sullo sfondo il profilo appuntito delle Alpi Apuane, alternati a dolci distese di "prati scozzesi". Io arranco dietro il gruppo, poco abituato come sono a questo tipo di crinali e di carico dello zaino. Finalmente inizia la discesa alle Capanne di Badignana, dove arriviamo alle 16.00 e dove troviamo una comoda fonte di acqua potabile e una splendida faggeta dove fare campo che terrà calda ed asciutta la mia tenda per tutta la notte. Preparo cena, inaugurando il mio filtro Miniwell, la mia sacca idrica Evernew da 2lt e la mia PaioloStove d'antan, e si va a letto.

Lagdei, ingresso nel bosco
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Vista della catena dell'appenino
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2 tappa: Capanne di Badignana-Lago di Lagastrello (16.3km, +1160mt, -1507mt)
Dopo una buona notte di sonno, sveglia alle 7.00, un'ottima colazione da campo e partenza alle 8.30: questo sarà lo standard della settimana, grazie anche ad un gruppo molto disciplinato. La tappa , sempre benedetta da un tempo fantastico, in teoria è molto più lunga e impegnativa della precedente, con numerosi alti e bassi in crinale (M.Matto, M.Paitino, M.Sillara con la vista dei due laghetti, M.Losanna, M.Bragalata, M.Uomo Morto) ed alcuni passaggi un po' più tecnici (tra Cima Pitturina, Cima Canuti e Monte Malopasso). Tuttavia la fatica percepita è minore. La vista in quota è suggestiva e ripaga degli sforzi, dopodiché inizia una lunga discesa in faggeta, resa complessa sia dalla pendenza che dal fondo coperto di foglie e sassi, per scendere prima al Lago Squincio e poi al Lago di Lagastrello, dove facciamo campo sul lato sud. Rinfrescarsi piedi e corpo con l'acqua del ruscello e prepararsi una nuova cena calda è un vero piacere. Questa volta, sapendo di farmi del male, provo a montare la tenda nel bel pratone prospicente il lago, ottenendo l'atteso cumulo di condensa e umidità durante la notte. Chi cerca l'esperienza, la trova!
Proseguiamo verso sud
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3 tappa: Lago di Lagastrello-Lago Padule (16.8km, +1024mt, -1043mt)
Risalito il Lago sulla sponda destra, inizia la consueta impettata che ci porta dai 1200mt di partenza ai 1600mt del Rifugio Città di Sarzana, vicino al Lago Monte Acuto, dove facciamo pausa. Lungo queste salite, la macchina fotografica resta serena sullo spallaccio, mentre io sbuffo e arranco dietro il gruppo che ha ben altro passo. Di lì una nuova ripida discesa in faggeta fino quasi al Bivacco dei Ghiaccioni, quindi una ulteriore risalita al Passo di Pietra Tagliata e quindi il discesone finale al Lago di Padule, dove torno a dormire nel bosco, ben caldo e protetto, in uno spiazzo alto sul lago: il clima è talmente dolce che fino alle 18.00 ci laviamo in una pozza gelida e montiamo campo a torso nudo, con sensazioni da fine estate. La cena tutti insieme nel nostro cerchio di fornelletti, tra chiacchiere e scherzi, è veramente intima e piacevole.
Faggeta
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Percorso in cresta
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Crinale verso sud, con vista lontano sulle Apuane
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Vista dal M.Sillaro
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Discesa al Lago Squincio
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Bosco

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Fantastico pediluvio in pozza con foglie
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Cena con Paiolo Stove
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4 tappa: Lago Padule-Passo della Pradarena (14.1km, +939mt, -519mt)
Arrivati al quarto giorno il gruppo ormai è formato, con le sue dinamiche e le sue peculiarità....ed è un bel gruppo, di gamba, di spirito e di reciproca disponibilità e rispetto dei tempi. La giornata è tutta spesa in un lungo e alla fine ripetitivo attraversamento di una faggeta sempre uguale, dove la siccità ha appiattito i colori del foliage in un onnipresente e noioso color mattone. Alle 9.30 arriviamo a Cerreto Laghi, piccolo borgo sciistico dove possiamo fare una seconda colazione al bar :))) e - per chi vuole - rimpolpare le scorte alimentari. Io non lo faccio, avendo scoperto di aver ecceduto in taralli, frutta secca e barrette. La sera si arriva al Passo Pradena, dove di ospita il Rifugio/Albergo/Ristorante Carpe Diem: doccia, cena vera e letto non hanno prezzo, anche se la qualità non è altissima.

La faggeta attraversata (tutta)
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5 tappa: Passo della Pradarena-Rifugio Battisti (17.3km, +1304mt, -1294mt)
Sarà che il pernotto nella civiltà ha interrotto una qualche continuità sottile, fatto sta che dopo quattro giorni di tempo estivo, arriva il vento. Un vento freddo, tagliente e robusto. Che si adatta perfettamente ad un paesaggio improvvisamente nuovo anche lui, con vaste praterie di altura spazzate dagli sbuffi gelidi, che si mangiano le cime e regalano sensazioni di highlands. E' anche la giornata della cima più alta dell'intero trekking, con la tappa al M.Prado (2054mt) ... ma non si direbbe. La sera facciamo campo non lontano dal Rifugio Cesare Battisti, ma questa volta la serata è tutta diversa. Sarà che il campo è ben più alto dei giorni prima (1750mt), sarà che il vento gelido ha portato anche un cielo grigio e livido, sarà che l'aspetto del bosco è piuttosto spettrale con i tanti tronchi abbattuti...ma la cena dura poco e ci si rifugia tutti subito nei sacchi a pelo per stare caldi. Siamo dentro una nuvola! Sarà per me la notte più bella, con le improvvise folate di vento che agitano violente le cime degli alberi, con un fragore che arriva da lontano e si schianta sopra le nostre teste, passando oltre senza lasciar danno giù da noi, in questo mare fatto di alberi e di onde fatte di chiome. Una suggestione profonda, animale.

Salita al M.Prado
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Vista dal M.Prado
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Discesa al bosco in cui dormiremo, nella nuvola
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6 tappa: Rifugio Battisti-Passo delle Radici (12km, +450mt, -582mt)
L'ultimo giorno si apre più freddo del precedente e presto regala anche una pioggia non violenta, ma continua e fitta, che mi suggerisce di tenere la macchina fotografica inoperosa dentro lo zaino e che ci accompagna per tutto il breve percorso fino al Passo delle Radici. Era l'ultimo colore che mancava alla paletta del pittore. Qui arriviamo già alle 11.30, ben 3 ore prima del taxi che ci deve riportare alla partenza. Decidiamo quindi di camminare un altro paio di km fino al paese vicino di S.Pellegrino in Alpe, per raggiungere un ristorante dove attendere mangiando e scaldandoci. Arrivato il taxi, in 2,5 ore (!!) ci riporta a Corniglio dove ci salutiamo, riprendendo ciascuno la via per casa propria. Con la voglia di rifare una esperienza simile quanto prima.
 

Allegati

  • Percorso.pdf
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  • 1666770035007.jpeg
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Domanda: perchè alcune foto le vedo più scure nei bordi?!?
Perchè - da ignorante - credevo fosse un effetto di condensa sull'obiettivo alla prima mattina e invece solo dopo (al 5° giorno!!) ho scoperto di aver inavvertitamente ruotato un selettore della mia fuji, che applica alle foto quell'orrendo filtro dai colori quasi seppiati e con le vignettature periferiche.

Avendo fatto lo scatto in raw, dovrei poterlo eliminare in postproduzione...ma è una cosa con cui non mi sono ancora mai cimentato, devo scaricarmi lightroom o altro software analogo (suggerimenti per software affidabili ma grauiti? io non ne faccio un uso professionale e mi rompe pagare un abbonamento per sistemare 4 foto) e in questo periodo non ho tutto questo tempo...ma temo dovrò decidermi.

Tra parentesi, ho messo solo queste foto perchè erano quelle dove questo sgradevolissimo effetto si nota un po' meno...
 
Bellissimo percorso e, come sempre, resoconto !!
Dalle foto, come tu avevi anticipato, non sembra banale...

Farlo poi in compagnia condotti dal Team TheWalkingRobin...:si:

Mi immagino, vista la tua curva di crescita con "gradualità"..., quando leggeremo le tue impressioni su, ad esempio, l' Annapurna Circuit ? :D
 
Mi immagino, vista la tua curva di crescita con "gradualità"..., quando leggeremo le tue impressioni su, ad esempio, l' Annapurna Circuit ? :D
vista la mia gradualit, credo che i miei nipoti se ce ne saranno potrebbero mostrarvi una ferratina!;)
comunque grazie dell'apprezzamento, sempre gradito. Il percorso era tecnicamente facile, a parte due zone con passaggi un po’ esposti (uno fatto e uno aggirato), mentre c'erano tratti con pendenze superiori al 50% decisamente faticosi andhe perché spesso scivolosi, con foglie e sassetti...
 
Non entravo sul forum da qualche giorno, apro per dare un'occhiata e mi ritrovo @Montinvisibili e i suoi ricordi dell'Alaska e @C2C7 con questa perla di trekking di più giorni mentre io sono inchiodato con il lavoro ormai da mesi.

Siete entrambi responsabili di uno stato d'animo tra invidia e depressione. Grazie ragazzi!
 
E io che ero rimasto colpito dall’atmosfera onirica che eri riuscito a imprimere ai tuoi scatti.

Splendida esperienza e splendido territorio. L’ho diversamente attraversato più volte e anche io sono rimasto affascinato da quell’atmosfera scozzese di cui scrivi. E non è un caso perché il suolo e la vegetazione sono in molte parti uguali a quelle di quelle lande nordiche, visto che l’Appennino Tosco Emiliano è ricco di quella torba che rende così particolare il paesaggio, con le distese di brughiera, dai toni caldi e rugginosi dell’erica e del mirtillo. (La più grande torbiera appenninica era quella del lago di Campotosto che appunto perché la torba è impermeabile fu fatto lì).

Del Tosco Emiliano mi aveva colpito anche il sentore da “parco europeo” così diverso da quelli che siamo soliti frequentare in centro Italia: ottima e puntuale segnaletica, indicazione del numero dei sentieri, sempre ben tracciati, puliti e frequentati da numerosi camminatori.

E grazie per la citazione che mi trova ovviamente pienamente concorde.
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Non entravo sul forum da qualche giorno, apro per dare un'occhiata e mi ritrovo @Montinvisibili e i suoi ricordi dell'Alaska e @C2C7 con questa perla di trekking di più giorni mentre io sono inchiodato con il lavoro ormai da mesi.

Siete entrambi responsabili di uno stato d'animo tra invidia e depressione. Grazie ragazzi!
Diversi studi individuano proprio nei social media la causa dell’aumento della depressione fra i giovani, perché amplificano i segnali di un mondo esterno da invidiare in rapporto al nostro che ci sembra statico. Meno male che noi non siamo giovani...
 
E io che ero rimasto colpito dall’atmosfera onirica che eri riuscito a imprimere ai tuoi scatti.
:lol::lol::lol:

Splendida esperienza e splendido territorio. L’ho diversamente attraversato più volte e anche io sono rimasto affascinato da quell’atmosfera scozzese di cui scrivi. E non è un caso perché il suolo e la vegetazione sono in molte parti uguali a quelle di quelle lande nordiche, visto che l’Appennino Tosco Emiliano è ricco di quella torba che rende così particolare il paesaggio, con le distese di brughiera, dai toni caldi e rugginosi dell’erica e del mirtillo. (La più grande torbiera appenninica era quella del lago di Campotosto che appunto perché la torba è impermeabile fu fatto lì).
sempre un maestro! grazie mille e ....chapeaux!

Diversi studi individuano proprio nei social media la causa dell’aumento della depressione fra i giovani, perché amplificano i segnali di un mondo esterno da invidiare in rapporto al nostro che ci sembra statico. Meno male che noi non siamo giovani...
:biggrin::biggrin::si::si::si:
 
Ma che meraviglia!
Mi piace il tuo modo di affrontare la natura: step by step.
Le foto sono molto suggestive e insieme al racconto a corredo mi hanno fatto conoscere questa parte dell'Appennino.
Ho fatto la via degli Dei un paio di anni fa e non mi era piaciuta molto, ma questo tratto di Appennino Tosco-emiliano è ben altro, molti panorami ricordano molto le Highlands scozzesi.
Prossimo obiettivo per te allora la WHW (West Highland Ways).
 
Ma che meraviglia!
Mi piace il tuo modo di affrontare la natura: step by step.
Le foto sono molto suggestive e insieme al racconto a corredo mi hanno fatto conoscere questa parte dell'Appennino.
Ho fatto la via degli Dei un paio di anni fa e non mi era piaciuta molto, ma questo tratto di Appennino Tosco-emiliano è ben altro, molti panorami ricordano molto le Highlands scozzesi.
Prossimo obiettivo per te allora la WHW (West Highland Ways).
Grazie @mezcal . Credo che quello iniziato ormai quasi tre anni fa sia un percorso più "personale" che "naturalistico". E devo dire che l'abbondanza ma soprattutto la varietà di spunti di questo forum - che ospita "i nazisti del grammo" (come qualcuno li ha chiamati), gli appassionati di survival e i più semplici escursionisti giornalieri - mi ha dato tanti spunti per cercare la mia strada e il mio passo.
Grazie soprattutto per la dritta del WHW, che non conosco e su cui adesso mi dovrò documentare.:si:
 
Complimenti per avermi descritto così bene...casa mia!
E' un percorso che feci la prima volta in coppia con un amico scout nel 1986, nell'altro senso però, in direzione est per intenderci. E poi è il nostro percorso preferito ancora adesso (dalle Radici al Sillano) in inverno con gli sci e le slitte con i cani.
D'altra parte lo "00", come lo chiamiamo noi (dalla numeratura del sentiero di crinale), è un classico su cui tutti devono fare esperienza.
La stessa foto del mio avatar è infatti presa sul sentiero che hai fatto dal Passo di Pradarena verso il Sillano, in direzione ovest.
Il prossimo step potrebbe esserlo farlo d'inverno con la neve, ma quegli inverni con metri di neve, come negli anni 2000.
A quel punto Ti accorgerai che assomiglia addirittura all'Alaska! e non c'è bisogno di prendere l'aereo per provare l'Avventura con la A maiuscola!
 
Complimenti per avermi descritto così bene...casa mia!
E' un percorso che feci la prima volta in coppia con un amico scout nel 1986, nell'altro senso però, in direzione est per intenderci. E poi è il nostro percorso preferito ancora adesso (dalle Radici al Sillano) in inverno con gli sci e le slitte con i cani.
D'altra parte lo "00", come lo chiamiamo noi (dalla numeratura del sentiero di crinale), è un classico su cui tutti devono fare esperienza.
La stessa foto del mio avatar è infatti presa sul sentiero che hai fatto dal Passo di Pradarena verso il Sillano, in direzione ovest.
Il prossimo step potrebbe esserlo farlo d'inverno con la neve, ma quegli inverni con metri di neve, come negli anni 2000.
A quel punto Ti accorgerai che assomiglia addirittura all'Alaska! e non c'è bisogno di prendere l'aereo per provare l'Avventura con la A maiuscola!
:rofl::rofl::rofl:
 
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