Trekking TREKKING nel PNFC

Trekking nel PNFC
Martedì parcheggiato dove la SP86 incrocia il sentiero 553 lo abbiamo percorso sino all'incrocio con il 561 a P. Gurioli, lasciato il sentiero e preso la pista forestale in direzione Ovest.
A Pian Dragoni (dove ci hanno fatto visita due agenti del Corpo Forestale gentilissimi) abbiamo pernottato alla casa del lupo dopo aver fatto legna.
Mercoledì percorsa la pista forestale in direzione Nord verso Colle del Tramazzo ed infine all'auto.
All'incrocio tra la SP86 ed il sentiero 557 abbiamo lasciato l'auto e percorso il sentiero 557 e 549a fino all'eremo di Trebbana ( dove ci sarebbe piaciuto conoscere Luca Ceroni) e ritorno.
Bellissime passeggiate in compagnia di Matteo Benatti.
 

Allegati

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Aggiungo qui un breve resoconto della mia escursione in solitaria con pernottamento alla Casa del Lupo.

Sono andato dopo la prima nevicata della stagione, che ha lasciato una discreta devastazione lungo la strada provinciale sterrata del Colle del Tramazzo: alberi abbattuti, cime delle conifere spezzate.
La strada era stata percorsa fino a un certo punto ma oltre era vergine, causa un albero abbattuto che blocca il transito. Non ero preparato a camminare con lo zainone con tutta quella neve ed è stata una faticaccia. Mi sono completamente bagnato i piedi nonostante gli scarponi di buona fattura. Fortunatamente avevo avuto l'idea di portare un secondo paio di calzettoni tecnici di lana che ho usato una volta arrivato al bivacco, fino al momento di ripartire. Scaroponi e calze sono riuscite ad asciugarsi davanti al fuoco.
Il bivacco era fornito di legna, che ho usato in quantità, benché con parsimonia, perchè fuori era tutto bagnato. Sono riuscito ad abbattere col Silky due alberelli che ho sezionato, ma solo uno era sufficientemente asciutto da bruciare. Il resto è rimasto nel bivacco ad asciugarsi, per chi dovesse averne bisogno in futuro.
La porta del bivacco non chiude bene, sono riuscito a limitare gli spifferi e col fuoco sempre acceso (più o meno) la temperatura è sempre stata sui 3,9°C. Ho dormito vestito.
Come indumenti avevo:
- maglia intima termica a maniche lunghe
- slip tecnici
- calzamaglia tecnica
- calzettoni al ginocchio: 1 cotone; 1 lana
- maglia traspirante
- pile traspirante
- giacca in primaloft
- buff/passamontagna termico/cuffia/guanti
Mi sono trattato bene con zuppe, salsiccia alla brace e cous-cous, frutta, tisane, ecc.
Avevo con me 2.5L d'acqua, tutti usati. (come sempre bisogna essere ben idratati alla partenza e tenere una borraccia piena in auto, specie se ci attende un lungo viaggio senza altre sorgenti d'acqua).

Alcune riflessioni e dritte per chi legge:
- Sarebbero state molto utili le ghette e le ciaspole; senza fuoco sarei andato in ipotermia così bagnato.
- Nel bosco di faggio, d'estate è facile capire quali alberi sono secchi, mentre d'inverno, quando non ci sono più foglie e il bosco è bagnato o innevato, non è affatto agevole distinguere quali alberi abbattere.
- Il tinder diventa fondamentale. Ho usato una combinazione di fatwood di pino e corteccia di betulla, a mio avviso le migliori esche che si possano trovare in italia (pino in zona peninsulare; betulla in zona alpina).
- Il forellino sulla scatola che usate per carbonizzare le esche di cotone può essere un ottimo foro stenopeico per guardare in lontananza, specie per chi è a credito di diottrie, che elimina anche il riverbero della neve.
- Il seghetto Silky ha battuto sia la mia sega a telaio costruita in bamboo, sia la sega da falegname presente nel bivacco. Il merito è la lama sottilissima, che riduce lo sforzo.

Qualche foto:



































 
Aggiungo qui un breve resoconto della mia escursione in solitaria con pernottamento alla Casa del Lupo.

Sono andato dopo la prima nevicata della stagione, che ha lasciato una discreta devastazione lungo la strada provinciale sterrata del Colle del Tramazzo: alberi abbattuti, cime delle conifere spezzate.
La strada era stata percorsa fino a un certo punto ma oltre era vergine, causa un albero abbattuto che blocca il transito. Non ero preparato a camminare con lo zainone con tutta quella neve ed è stata una faticaccia. Mi sono completamente bagnato i piedi nonostante gli scarponi di buona fattura. Fortunatamente avevo avuto l'idea di portare un secondo paio di calzettoni tecnici di lana che ho usato una volta arrivato al bivacco, fino al momento di ripartire. Scaroponi e calze sono riuscite ad asciugarsi davanti al fuoco.
Il bivacco era fornito di legna, che ho usato in quantità, benché con parsimonia, perchè fuori era tutto bagnato. Sono riuscito ad abbattere col Silky due alberelli che ho sezionato, ma solo uno era sufficientemente asciutto da bruciare. Il resto è rimasto nel bivacco ad asciugarsi, per chi dovesse averne bisogno in futuro.
La porta del bivacco non chiude bene, sono riuscito a limitare gli spifferi e col fuoco sempre acceso (più o meno) la temperatura è sempre stata sui 3,9°C. Ho dormito vestito.
Come indumenti avevo:
- maglia intima termica a maniche lunghe
- slip tecnici
- calzamaglia tecnica
- calzettoni al ginocchio: 1 cotone; 1 lana
- maglia traspirante
- pile traspirante
- giacca in primaloft
- buff/passamontagna termico/cuffia/guanti
Mi sono trattato bene con zuppe, salsiccia alla brace e cous-cous, frutta, tisane, ecc.
Avevo con me 2.5L d'acqua, tutti usati. (come sempre bisogna essere ben idratati alla partenza e tenere una borraccia piena in auto, specie se ci attende un lungo viaggio senza altre sorgenti d'acqua).

Alcune riflessioni e dritte per chi legge:
- Sarebbero state molto utili le ghette e le ciaspole; senza fuoco sarei andato in ipotermia così bagnato.
- Nel bosco di faggio, d'estate è facile capire quali alberi sono secchi, mentre d'inverno, quando non ci sono più foglie e il bosco è bagnato o innevato, non è affatto agevole distinguere quali alberi abbattere.
- Il tinder diventa fondamentale. Ho usato una combinazione di fatwood di pino e corteccia di betulla, a mio avviso le migliori esche che si possano trovare in italia (pino in zona peninsulare; betulla in zona alpina).
- Il forellino sulla scatola che usate per carbonizzare le esche di cotone può essere un ottimo foro stenopeico per guardare in lontananza, specie per chi è a credito di diottrie, che elimina anche il riverbero della neve.
- Il seghetto Silky ha battuto sia la mia sega a telaio costruita in bamboo, sia la sega da falegname presente nel bivacco. Il merito è la lama sottilissima, che riduce lo sforzo.

Qualche foto:




































Esperienza interessante. Grazie per aver condiviso.
 
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