Data: 22-11-2014
Regione e provincia: Lombardia - Como
Località di partenza: Brunate
Località di arrivo: Brunate
Tempo di percorrenza: 5 - 5.30
Chilometri: 22 circa
Grado di difficoltà: E
Descrizione delle difficoltà: nessuna
Periodo consigliato: primavera - autunno
Segnaletica: buona
Dislivello in salita: 600 mt
Dislivello in discesa: 600 mt
Quota massima: 1310
Descrizione
Da metà novembre fine marzo, le giornate corte e la neve (che su di me ha lo stesso effetto degli ultrasuoni sulle talpe) mi fanno abbandonare le zone dell'alto Lario per il ben più vicino Triangolo Lariano.
Il paesaggio è sicuramente molto più antropizzato, però sa essere ugualmente molto suggestivo.
E' però sconsigliato nei giorni festivi, in quanto parecchio frequentato, salvo seguire dei giri meno noti ai più.
Un percorso molto conosciuto è quello del Bolettone, che può essere sia di mezza giornata , sia più lunghetto, anche se sempre meno di un'intera giornata.
Qui vi porto in quello breve.
Questa è una delle 4 ex mulattiere che conducono al faro di San Maurizio;
ecco la seconda, più breve ma decisamente più ripida; ne segue una quarta dello stesso tenore.
In una ventina di minuti si arriva a San Maurizio e si prende la mulattiera che in una decina di minuti conduce fino alla capanna Cao (che in realtà è un normale ristorante albergo, visto che è servita da carrozzabile.
Da lì si prosegue verso le cosiddette Colme, passando su questa sterrata (ora in gran parte cementosassata, come vedete) vicino alla Baita Carla, alla baita Boletto e alla baita Bondella.
Siamo a fine novembre, ma è rispuntata in questo novembre una bell'erbetta verde, che crea un gradevole effetto dissonante con foglie e colori degli alberi di un autunno ormai al termine.
Dopo una ventina di minuti di salita poco impegnativa, dietro una curva appare la morbida sagoma del monte Boletto.
L'ultimo tratto di strada fino alla baita Boletto è pianeggiante; la domenica qui è più o meno affollato come il lungolago...
Una casetta poco prima della baita Bondella.
Subito dopo la baita, una breve e molto ripida salitina (su cui si "schiantano" molti ciclisti, costretti a scendere negli ultimi metri, anche perché molto dissestata) porta a una selletta da cui si possono fare gli ultimi cento metri per arrivare alla cima del monte Boletto.
Da qui si vedono sia la pianura padana sia il lago.
Questa è la cima del Monte Boletto; qui la visuale è evidentemente più ampia.
E giù là si vedono i "contrafforti" del monte Bolettone.
Questa è una zona molto frequentata dagli alianti, per le regolari correnti ascensionali. E' molto rilassante sdraiarsi, osservarne le lente evoluzioni e ascoltare il loro fruscio; a volte ce ne sono quattro o cinque tutti vicini.
Proseguiamo lungo il costone del Boletto e ci ricongiungiamo alla sterrata che avevamo lasciato alla selletta di cui sopra.
Siamo ormai prossimi alla Capanan San Pietro, ormai abbandonata da anni.
Subito dopo siamo in vista del cresta che porta a monte Boletto. A sinistra si va verso la cima, a destra si scende per arrivare in pianura oppure per circumnavigare il Bolettone.
I sentieri sono sfalciati un paio di volte all'anno; gli operatori talvolta si fanno prendere dalla sindrome di Nazca e - come vedete in centro foto - disegnano a capocchia aree in mezzo al prato.
Scendiamo e dopo un centinaio di metri circa troviamo questo bivio. Il cartello indica la strada "per la truppa", ma noi prendiamo l'invitante sentierino a sinistra.
Il sentierino corre a mezza costa lungo la montagna (è un percorso poco frequentato anche di sabato)
Finché arriva in fondo al promontorio; proseguendo scende a ricongiungersi al sentiero per la truppa visto prima.
Per seguire il nostro percorso dobbiamo cercare sulla nostra sinistra un altro sentiero, inizialmente poco visibile, ma poi ben evidente.
Con un po' di attenzione, dopo qualche decina di metri si vede un sentiero che sale in mezzo alle betulle.
Al termine della salitina, ecco apparire la vetta del monte Bolettone. Notare a sinistra la lunga striscia di abeti piantumati come una sorta di criniera, visibile anche dalla pianura, per il forte contrasto di verde che crea.
La "criniera" prosegue fino al bosco. A destra il caratteristico profilo del lecchese Resegone.
Noi saliamo, ma non arriviamo in cima;
prendiamo infatti il sentierino che prosegue a mezzacosta, ricco di angoli molto gradevoli.
Siamo ormai quasi arrivati a metà del giro.
E qui ci si può anche riposare sotto un larice.
In estate la direttissima per il rifugio è nettamente più "vegetante".
Superata la criniera di conifere, appare il rifugio Bolettone.
In fondo appare la carrareccia che sale al Bolettone e che andiamo a raggiungere.
Non senza attraversare prima alcuni punti coreografici.
Al termine del sentiero, si imbocca la salita che con ampi tornanti si dirige verso la cima.
Se fate attenzione, vedrete un sentierino che parte da una curva e taglia i vari tornanti fino ad arrivare qui.
Dalla cima, poco prima del rifugio, potete vedere le montagne Lecchesi:
Grigne
e Resegone.
Le foschie autunnali fanno emergere i ripetitori delle ultime propaggini del costone montuoso che segue il Resegone.
Verso nord la catena del San Primo. punto più alto del Triangolo Lariano con circa 1680 metri;in basso a sinistra, l'abitato di Palanzo si gode gli ultimi raggi del sole.
A Est in un'ora e mezza scarsa si raggiunge la cima del Palanzone.
A Ovest il Monte Generoso e di fronte il Colmegnone;
Qui si vede anche cocuzzolo del Sasso Gordona.
Al ritorno si percorre la cresta.
Laggiù i tre alberi del sentiero fatto all'andata.
Sebbene il sole stia velocemente scendendo, laddove arriva illumina ancora con prepotenza.
Le ombre però salgono inesorabili, fra un'oretta o poco più cala il sipario.
Il Monte Rosa fra le nebbie.
Uno sguardo all'indietro.
L'imbrunire sul lago.
Un noccioleto poco prima della capanna San Pietro.
Il bivio per risalire al Boletto o per tagliare il costone. E' tardi, si va a destra.
La foto fa pena, ma è per dare l'idea dell'effetto incendio che gli ultimi raggi del sole davano nel bosco.
Una tempesta di vento qualche giorno prima aveva raccolto quasi un metro di foglie principalmente di faggio lungo la strada; bisognava letteralmente "guadarle".
Ed eccoci alla discesina prima della Baita Bondella; non so come siano usciti questi colori, ho idea che la macchina sia stata un po' stressata dal mio tentativo di fare foto controsole.
Dato che - come avete visto, il risultato era alquanto estemporaneo, ho rinunciato a fotografare controsole, quindi posso solo cercare di farvi intuire lo spettacolo meraviglioso del sole che tramonta dietro la catena alpina. A sinistra vedete il Monviso e le Alpi Liguri.
Dietro la betulla, il Monte Rosa
Qui l'autofocus s'è invaghito delle foglie di nocciolo, ridotte in misero stato dalla guerra mossa loro nei mesi precedenti da insetti, grandine & c); si intravvede in basso il faro voltiano.
La luna diventa sempre più luminosa.
E il sole si ritira nei suoi appartamenti...
Buonanotte (naturalmente di rigore avere la frontale)
Ed eccoci arrivati alla stazione della funicolare; il giretto, semplice ma sempre gradevole, è ormai finito.
Ciao
Roberto
Regione e provincia: Lombardia - Como
Località di partenza: Brunate
Località di arrivo: Brunate
Tempo di percorrenza: 5 - 5.30
Chilometri: 22 circa
Grado di difficoltà: E
Descrizione delle difficoltà: nessuna
Periodo consigliato: primavera - autunno
Segnaletica: buona
Dislivello in salita: 600 mt
Dislivello in discesa: 600 mt
Quota massima: 1310
Descrizione
Da metà novembre fine marzo, le giornate corte e la neve (che su di me ha lo stesso effetto degli ultrasuoni sulle talpe) mi fanno abbandonare le zone dell'alto Lario per il ben più vicino Triangolo Lariano.
Il paesaggio è sicuramente molto più antropizzato, però sa essere ugualmente molto suggestivo.
E' però sconsigliato nei giorni festivi, in quanto parecchio frequentato, salvo seguire dei giri meno noti ai più.
Un percorso molto conosciuto è quello del Bolettone, che può essere sia di mezza giornata , sia più lunghetto, anche se sempre meno di un'intera giornata.
Qui vi porto in quello breve.
Questa è una delle 4 ex mulattiere che conducono al faro di San Maurizio;
ecco la seconda, più breve ma decisamente più ripida; ne segue una quarta dello stesso tenore.
In una ventina di minuti si arriva a San Maurizio e si prende la mulattiera che in una decina di minuti conduce fino alla capanna Cao (che in realtà è un normale ristorante albergo, visto che è servita da carrozzabile.
Da lì si prosegue verso le cosiddette Colme, passando su questa sterrata (ora in gran parte cementosassata, come vedete) vicino alla Baita Carla, alla baita Boletto e alla baita Bondella.
Siamo a fine novembre, ma è rispuntata in questo novembre una bell'erbetta verde, che crea un gradevole effetto dissonante con foglie e colori degli alberi di un autunno ormai al termine.
Dopo una ventina di minuti di salita poco impegnativa, dietro una curva appare la morbida sagoma del monte Boletto.
L'ultimo tratto di strada fino alla baita Boletto è pianeggiante; la domenica qui è più o meno affollato come il lungolago...
Una casetta poco prima della baita Bondella.
Subito dopo la baita, una breve e molto ripida salitina (su cui si "schiantano" molti ciclisti, costretti a scendere negli ultimi metri, anche perché molto dissestata) porta a una selletta da cui si possono fare gli ultimi cento metri per arrivare alla cima del monte Boletto.
Da qui si vedono sia la pianura padana sia il lago.
Questa è la cima del Monte Boletto; qui la visuale è evidentemente più ampia.
E giù là si vedono i "contrafforti" del monte Bolettone.
Questa è una zona molto frequentata dagli alianti, per le regolari correnti ascensionali. E' molto rilassante sdraiarsi, osservarne le lente evoluzioni e ascoltare il loro fruscio; a volte ce ne sono quattro o cinque tutti vicini.
Proseguiamo lungo il costone del Boletto e ci ricongiungiamo alla sterrata che avevamo lasciato alla selletta di cui sopra.
Siamo ormai prossimi alla Capanan San Pietro, ormai abbandonata da anni.
Subito dopo siamo in vista del cresta che porta a monte Boletto. A sinistra si va verso la cima, a destra si scende per arrivare in pianura oppure per circumnavigare il Bolettone.
I sentieri sono sfalciati un paio di volte all'anno; gli operatori talvolta si fanno prendere dalla sindrome di Nazca e - come vedete in centro foto - disegnano a capocchia aree in mezzo al prato.
Scendiamo e dopo un centinaio di metri circa troviamo questo bivio. Il cartello indica la strada "per la truppa", ma noi prendiamo l'invitante sentierino a sinistra.
Il sentierino corre a mezza costa lungo la montagna (è un percorso poco frequentato anche di sabato)
Finché arriva in fondo al promontorio; proseguendo scende a ricongiungersi al sentiero per la truppa visto prima.
Per seguire il nostro percorso dobbiamo cercare sulla nostra sinistra un altro sentiero, inizialmente poco visibile, ma poi ben evidente.
Con un po' di attenzione, dopo qualche decina di metri si vede un sentiero che sale in mezzo alle betulle.
Al termine della salitina, ecco apparire la vetta del monte Bolettone. Notare a sinistra la lunga striscia di abeti piantumati come una sorta di criniera, visibile anche dalla pianura, per il forte contrasto di verde che crea.
La "criniera" prosegue fino al bosco. A destra il caratteristico profilo del lecchese Resegone.
Noi saliamo, ma non arriviamo in cima;
prendiamo infatti il sentierino che prosegue a mezzacosta, ricco di angoli molto gradevoli.
Siamo ormai quasi arrivati a metà del giro.
E qui ci si può anche riposare sotto un larice.
In estate la direttissima per il rifugio è nettamente più "vegetante".
Superata la criniera di conifere, appare il rifugio Bolettone.
In fondo appare la carrareccia che sale al Bolettone e che andiamo a raggiungere.
Non senza attraversare prima alcuni punti coreografici.
Al termine del sentiero, si imbocca la salita che con ampi tornanti si dirige verso la cima.
Se fate attenzione, vedrete un sentierino che parte da una curva e taglia i vari tornanti fino ad arrivare qui.
Dalla cima, poco prima del rifugio, potete vedere le montagne Lecchesi:
Grigne
e Resegone.
Le foschie autunnali fanno emergere i ripetitori delle ultime propaggini del costone montuoso che segue il Resegone.
Verso nord la catena del San Primo. punto più alto del Triangolo Lariano con circa 1680 metri;in basso a sinistra, l'abitato di Palanzo si gode gli ultimi raggi del sole.
A Est in un'ora e mezza scarsa si raggiunge la cima del Palanzone.
A Ovest il Monte Generoso e di fronte il Colmegnone;
Qui si vede anche cocuzzolo del Sasso Gordona.
Al ritorno si percorre la cresta.
Laggiù i tre alberi del sentiero fatto all'andata.
Sebbene il sole stia velocemente scendendo, laddove arriva illumina ancora con prepotenza.
Le ombre però salgono inesorabili, fra un'oretta o poco più cala il sipario.
Il Monte Rosa fra le nebbie.
Uno sguardo all'indietro.
L'imbrunire sul lago.
Un noccioleto poco prima della capanna San Pietro.
Il bivio per risalire al Boletto o per tagliare il costone. E' tardi, si va a destra.
La foto fa pena, ma è per dare l'idea dell'effetto incendio che gli ultimi raggi del sole davano nel bosco.
Una tempesta di vento qualche giorno prima aveva raccolto quasi un metro di foglie principalmente di faggio lungo la strada; bisognava letteralmente "guadarle".
Ed eccoci alla discesina prima della Baita Bondella; non so come siano usciti questi colori, ho idea che la macchina sia stata un po' stressata dal mio tentativo di fare foto controsole.
Dato che - come avete visto, il risultato era alquanto estemporaneo, ho rinunciato a fotografare controsole, quindi posso solo cercare di farvi intuire lo spettacolo meraviglioso del sole che tramonta dietro la catena alpina. A sinistra vedete il Monviso e le Alpi Liguri.
Dietro la betulla, il Monte Rosa
Qui l'autofocus s'è invaghito delle foglie di nocciolo, ridotte in misero stato dalla guerra mossa loro nei mesi precedenti da insetti, grandine & c); si intravvede in basso il faro voltiano.
La luna diventa sempre più luminosa.
E il sole si ritira nei suoi appartamenti...
Buonanotte (naturalmente di rigore avere la frontale)
Ed eccoci arrivati alla stazione della funicolare; il giretto, semplice ma sempre gradevole, è ormai finito.
Ciao
Roberto