Ciao a tutti,
oggi vi presento il mio ultimo "acquisto": un calabrese di Scarperia.
Scarperia è un paese toscano in provincia di Firenze, noto per la produzione di coltelli insieme agli altri due famosi centri di produzione di ferri taglienti italiani: Maniago e Frosolone.
Nel tempo a Scarperia sono stati prodotti non solo i coltelli tipici della Toscana ma anche quelli provenienti da altre regioni quali il gobbo di Loreto Aprutino (Abruzzo), il coltello Anconetano o del pescatore (Abruzzo/Marche), il Bergamasco (Lombardia),per citarne alcuni.
I coltelli prodotti a Scarperia però non sono una semplice copia dei coltelli tipici italiani ma sono una interpretazione in chiave locale degli stessi ed il calabrese che vado a presentare ne è un esempio. Sfogliando la bibbia della coltelleria italiana, "Coltelli d'Italia" di Giancarlo Baronti, infatti si nota che i coltelli calabresi presentati sono diversi da quello in mio possesso: hanno una lama più larga ed un manico più tozzo; nello stesso libro però, nel capitolo dedicato ai centri di produzione dell'Italia centro-settentrionale, si trova una foto di un modello "calabrese" di Scarperia che è identico al mio.
Se conoscete il modello fiorentino ed il senese non faticherete ad individuare similitudini con questo calabrese di Scarperia: i dischetti in fondo al manico sono tipici del coltello fiorentino, così come la forma del manico che è in comune al fiorentino e al senese (ma anche alla zuava di Scarperia). L'assenza di fascette si ha sul senese e su alcune versioni del fiorentino. Insomma, questo modello detto calabrese sembra aver ereditato il manico dai due classici della produzione di Scarperia.
Nel libro "La passione di un collezionista", di Luciano Salvatici, in cui sono presentati diversi coltelli regionali italiani purtroppo non è presentato alcun modello calabrese mentre è mostrato un "coltello a stile (o a stiletto)" che è simile al calabrese ed infatti Salvatici scrive che il modello "a stile" venne abbandonato in favore del coltello calabrese con cui ha forti somiglianze. Evidentemente nel tempo il cotello calabrese ha perso la sua forma tozza in favore di una più snella che poi è stata ripresa a Scarperia.
Veniamo ora al coltello in mio possesso.
La lama è lunga 9,5 centimetri di cui 8.7 di tagliente, sul tallone è presente la scritta S.B. Scarperia su due righe; il manico è composto da due cartelle in metallo su cui sono fissate le guancette in plastica (potrebbe essere bachelite). Il perno della lama è ribattuto su due dischetti in metallo, così come il perno che si trova in fondo al manico stesso. Il manico è lungo 12 centimetri.
Il coltello è del tipo a molla semplice.
La lavorazione la definirei grezza, i dischetti sul manico sono irregolari, sul dorso della molla si vedono i segni della molatura, le guancette non sono perfettamente a pari con le cartelle ma eccedono di circa un millimetro in alcuni punti e sul lato sinistro si vede luce fra la molla e la cartella però non definirei questa lavorazione come eseguita da una persona poco esperta, la definirei invece una lavorazione grezza votata a contenere il costo del coltello che è evidentemente destinato ad un uso agricolo pastorale e non ad una vetrina. Dico questo perché, sebbene la lavorazione sia grezza e gli accoppiamenti non perfetti, il coltello ha una molla bella tosta, la lama ben affilata (anche se so che gli è stata data una passata sulla pietra dopo l'acquisto) e non c'è gioco fra le varie parti che compongono il coltello. Insomma è un utensile che è destinato al lavoro duro ed a persone che non hanno soldi da spendere per ricercare il lavoro di fino.
Si è capito che il coltello mi piace molto?
Non conosco il tipo di acciaio usato, finora l'ho usato e pulito dopo ogni uso e non ho notato problemi sulla lama, solo ieri mi ha lasciato un sapore metallico sul cocomero mentre non ho avuto problemi su altri cibi (pomodori, salsicce, pane, ecc.).
Nel complesso è un coltello gradevole da tenere in mano perché mi fa pensare (come il gobbo di Loreto Aprutino di Antonio Rossi che ho) ad un pastore che si affetta pane e companatico (scegliete voi quale) sulle montagne quando porta(va) il pascolo in transumanza.
Da ultimo, prima di lasciarvi alle foto, vorrei fare un ringraziamento ad una persona davvero gentile che, sulla base di un mio post, si è presa la briga di prendermi questo coltello: Francesco77. Eh sì perché Francesco in un suo post accennava a dei coltelli di poco valore ma di molta sostanza fatti a mano che aveva, io allora chiesi se poteva postare una foto perché ero curioso, in fondo se da un lato apprezzo la maestria di Stefano Trentini che tende alla perfezione (riuscendoci perfettamente) in ogni suo coltello, dall'altro sono affascinato da questi coltelli "poveri" che però erano lo strumento d'uso quotidiano per pastori, contadini, operai; sarà che ne ho tre appartenuti alla mia famiglia e a quella di mia moglie e mi hanno avvicinato al mondo dei coltelli (insieme al classico Victorinox di Mac Gyver e al mio compare di battesimo che, stranamente, ha avuto la folgorazione sulla via di Damasco nello stesso periodo in cui l'ho avuta io).
Bene, dopo qualche tempo dal mio post Francesco mi contatta in mp, ci sentiamo al telefono e mi dice che avrebbe provato a passare dal negozio che vendeva questi coltelli contadini (come li chiamo io) e che se volevo ne avrebbe preso uno. Io ovviamente accettai e sono rimasto in trepidante attesa finché un giorno non ho trovato l'avviso del postino nella buca delle lettere. Il resto è storia.
Ah, dimenticavo, Francesco non ha voluto nulla per il coltello e quindi l'"acquisto" (messo di proposito tra virgolette anche all'inizio di questo post) si è trasformato in un graditissimo regalo; ovviamente Francesco quando passerai da Roma sarò ben felice di bermi una birra (facciamo un paio almeno ) in tua compagnia ed in compagnia degli altri avventurosi coltellofili della Capitale e dintorni.
oggi vi presento il mio ultimo "acquisto": un calabrese di Scarperia.
Scarperia è un paese toscano in provincia di Firenze, noto per la produzione di coltelli insieme agli altri due famosi centri di produzione di ferri taglienti italiani: Maniago e Frosolone.
Nel tempo a Scarperia sono stati prodotti non solo i coltelli tipici della Toscana ma anche quelli provenienti da altre regioni quali il gobbo di Loreto Aprutino (Abruzzo), il coltello Anconetano o del pescatore (Abruzzo/Marche), il Bergamasco (Lombardia),per citarne alcuni.
I coltelli prodotti a Scarperia però non sono una semplice copia dei coltelli tipici italiani ma sono una interpretazione in chiave locale degli stessi ed il calabrese che vado a presentare ne è un esempio. Sfogliando la bibbia della coltelleria italiana, "Coltelli d'Italia" di Giancarlo Baronti, infatti si nota che i coltelli calabresi presentati sono diversi da quello in mio possesso: hanno una lama più larga ed un manico più tozzo; nello stesso libro però, nel capitolo dedicato ai centri di produzione dell'Italia centro-settentrionale, si trova una foto di un modello "calabrese" di Scarperia che è identico al mio.
Se conoscete il modello fiorentino ed il senese non faticherete ad individuare similitudini con questo calabrese di Scarperia: i dischetti in fondo al manico sono tipici del coltello fiorentino, così come la forma del manico che è in comune al fiorentino e al senese (ma anche alla zuava di Scarperia). L'assenza di fascette si ha sul senese e su alcune versioni del fiorentino. Insomma, questo modello detto calabrese sembra aver ereditato il manico dai due classici della produzione di Scarperia.
Nel libro "La passione di un collezionista", di Luciano Salvatici, in cui sono presentati diversi coltelli regionali italiani purtroppo non è presentato alcun modello calabrese mentre è mostrato un "coltello a stile (o a stiletto)" che è simile al calabrese ed infatti Salvatici scrive che il modello "a stile" venne abbandonato in favore del coltello calabrese con cui ha forti somiglianze. Evidentemente nel tempo il cotello calabrese ha perso la sua forma tozza in favore di una più snella che poi è stata ripresa a Scarperia.
Veniamo ora al coltello in mio possesso.
La lama è lunga 9,5 centimetri di cui 8.7 di tagliente, sul tallone è presente la scritta S.B. Scarperia su due righe; il manico è composto da due cartelle in metallo su cui sono fissate le guancette in plastica (potrebbe essere bachelite). Il perno della lama è ribattuto su due dischetti in metallo, così come il perno che si trova in fondo al manico stesso. Il manico è lungo 12 centimetri.
Il coltello è del tipo a molla semplice.
La lavorazione la definirei grezza, i dischetti sul manico sono irregolari, sul dorso della molla si vedono i segni della molatura, le guancette non sono perfettamente a pari con le cartelle ma eccedono di circa un millimetro in alcuni punti e sul lato sinistro si vede luce fra la molla e la cartella però non definirei questa lavorazione come eseguita da una persona poco esperta, la definirei invece una lavorazione grezza votata a contenere il costo del coltello che è evidentemente destinato ad un uso agricolo pastorale e non ad una vetrina. Dico questo perché, sebbene la lavorazione sia grezza e gli accoppiamenti non perfetti, il coltello ha una molla bella tosta, la lama ben affilata (anche se so che gli è stata data una passata sulla pietra dopo l'acquisto) e non c'è gioco fra le varie parti che compongono il coltello. Insomma è un utensile che è destinato al lavoro duro ed a persone che non hanno soldi da spendere per ricercare il lavoro di fino.
Si è capito che il coltello mi piace molto?
Non conosco il tipo di acciaio usato, finora l'ho usato e pulito dopo ogni uso e non ho notato problemi sulla lama, solo ieri mi ha lasciato un sapore metallico sul cocomero mentre non ho avuto problemi su altri cibi (pomodori, salsicce, pane, ecc.).
Nel complesso è un coltello gradevole da tenere in mano perché mi fa pensare (come il gobbo di Loreto Aprutino di Antonio Rossi che ho) ad un pastore che si affetta pane e companatico (scegliete voi quale) sulle montagne quando porta(va) il pascolo in transumanza.
Da ultimo, prima di lasciarvi alle foto, vorrei fare un ringraziamento ad una persona davvero gentile che, sulla base di un mio post, si è presa la briga di prendermi questo coltello: Francesco77. Eh sì perché Francesco in un suo post accennava a dei coltelli di poco valore ma di molta sostanza fatti a mano che aveva, io allora chiesi se poteva postare una foto perché ero curioso, in fondo se da un lato apprezzo la maestria di Stefano Trentini che tende alla perfezione (riuscendoci perfettamente) in ogni suo coltello, dall'altro sono affascinato da questi coltelli "poveri" che però erano lo strumento d'uso quotidiano per pastori, contadini, operai; sarà che ne ho tre appartenuti alla mia famiglia e a quella di mia moglie e mi hanno avvicinato al mondo dei coltelli (insieme al classico Victorinox di Mac Gyver e al mio compare di battesimo che, stranamente, ha avuto la folgorazione sulla via di Damasco nello stesso periodo in cui l'ho avuta io).
Bene, dopo qualche tempo dal mio post Francesco mi contatta in mp, ci sentiamo al telefono e mi dice che avrebbe provato a passare dal negozio che vendeva questi coltelli contadini (come li chiamo io) e che se volevo ne avrebbe preso uno. Io ovviamente accettai e sono rimasto in trepidante attesa finché un giorno non ho trovato l'avviso del postino nella buca delle lettere. Il resto è storia.
Ah, dimenticavo, Francesco non ha voluto nulla per il coltello e quindi l'"acquisto" (messo di proposito tra virgolette anche all'inizio di questo post) si è trasformato in un graditissimo regalo; ovviamente Francesco quando passerai da Roma sarò ben felice di bermi una birra (facciamo un paio almeno ) in tua compagnia ed in compagnia degli altri avventurosi coltellofili della Capitale e dintorni.