Un duro risveglio (la fine del petrolio)

Salve a tutti,
ho da poco riguardato questo documentario e volevo condividerlo con voi...
Penso che ci siano pochi altri documenti così istruttivi sul tema del rapporto tra il petrolio e la nostra società moderna.
Le immagini dei pozzi esauriti di McCamey e Maracaibo mettono uno stato di angoscia terribile, preannunciando il destino di molte zone dell'Occidente...

 
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più che parlare del destino del petrolio è il destino di altri popoli che vivono sul petrolio e del quale a noi occidentali non deve importare nulla. In occidente le tecnologie già c'erano per non usarlo e quando noi ammazzavamo giulio cesare loro andavano ancora in giro con il gonnellino di paglia e lo zizì di fuori.
Con la sintesi chimica si può fare tutto e per gli spostamenti nel vecchio continente c'è carbone e corrente elettrica fatta con altri metodi a sufficenza. Almeno se si riducono gli sprechi,cosa che nessuno vuole fare. Le navi a vela già viaggiavano prima del petrolio e le vaporiere a legna e carbone pure.
Anzi paradossalmente mi auspico che finisca quanto prima quest'era di sprechi. Che ci sia qualche aereo in meno a rompere i maroni,che di notte il cielo sia finalmente nero,visto che la notte è stata di fatto uccisa.
Molti che usano la macchina anche per fare il giro dell'isolato,altri girano in canottiera in case troppo riscaldate.Ci sarebbe da dire di tutto e di più. Ma quello che più mi auspico è la fine di quest'era caotica.
Poi per carità la carenza di petrolio e la sua fine magari porteranno dei cambiamenti nello stile di vita di molte persone. E questo deve portare a prendere a frustate i ricercatori perchè tirino fuori valide alternative in un tempo breve.
 
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@busdriver:

Il solo fatto che la produzione petrolifera non cresca dal 2004 ha impoverito milioni di persone in Italia e nell'Europa meridionale, ha falciato buona parte della piccola e media borghesia e ha messo in ginocchio le economie.
Ti lascio solo immaginare cosa succederà quando, a partire dal quinquiennio 2015-2020, la produzione di petrolio calerà. Le grandi major del petrolio stanno già provvedendo a disinvestire dai progetti e redistribuire gli utili, perchè il prezzo di 110-120 dollari al barile non ripaga gli investimenti per estrarre qualche goccia di petrolio nell'artico o a chilometri sotto il fondale oceanico. L'impatto economico e sociale di questo andazzo sarà DEVASTANTE e porterà la società al collasso (in realtà il collasso è già sotto gli occhi di tutti e sta lavorando dal basso). Le conseguenze saranno molto più dolorose di un semplice cambiamento di stile di vita, credimi.
 
questo non lo so,ma non facciamo allarmismi,sicuramente come in ogni cambiamento c è chi ci perdera e chi ci guadagnera
 
Già oggi conosco tante persone che vorrebbero curarsi ma non hanno un lavoro o i soldi per farlo, specie quando si tratta di cure specialistiche. Qui non si tratta di creare allarmismi: la situazione è già allarmante.
Chi dorme sonni tranquilli lo fa perchè non è ancora stato colpito dal collasso.
 
stiamo divagando un po troppo,ai ragione,ma il problema sociale non dipende SOLO da una causa,ma da una serie di cause sia politiche che sociali,i giganti del petrolio anno le loro colpe,come i politici e le grandi multinazionali che sfruttano i popoli del terzo mondo,ma cosa si puo fare??
 
Cosa fare non lo so...o meglio lo saprei ma la solidarietà umana è quasi prossima allo zero per realizzare una società migliore basata sullo spirito di comunità. Per cui credo che sarà un tutti contro tutti che porterà alla miseria l'80 per cento della popolazione, concentrerà la ricchezza nelle mani del 10 per cento, e lascerà qualche briciola al rimanente 10 per cento costituito da servi/lecchini/ruffiani dei ricchi. Questo periodo di transizione in cui le risorse iniziano a declinare sarà caratterizzato da tecnocrazie e dittature (la Troika ne è un esempio) e, quando tutti gli idrocarburi saranno esauriti, saremo tornati ai livelli preindustriali sia come economie che come popolazione. Il ciclo si chiuderà, volenti o nolenti. Torneremo a sfruttare solo l'energia del sole e del vento, l'energia dei fiumi, la biomassa e quel poco di torba/carbone che sarà rimasto, come accadeva prima delle rivoluzioni industriali, e vivremo in maniera semplice, dedicandoci in gran parte all'agricoltura ed all'artigianato. Ma questo significherà anche povertà diffusa, elevata mortalità, assenza di cure specialistiche.
 
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@busdriver:

Il solo fatto che la produzione petrolifera non cresca dal 2004 ha impoverito milioni di persone in Italia e nell'Europa meridionale, ha falciato buona parte della piccola e media borghesia e ha messo in ginocchio le economie.

Perdonami ma non comprendo questo passaggio. Che vuol dire? Che la disoccupazione che c è dal 2008 o la "crisi" che morde ad esempio, è perché la produzione petrolifera non cresce? Ho fatto un esempio.... Spiegami meglio. Mi sfuggono alcune dinamiche.
 
Perdonami ma non comprendo questo passaggio. Che vuol dire? Che la disoccupazione che c è dal 2008 o la "crisi" che morde ad esempio, è perché la produzione petrolifera non cresce? Ho fatto un esempio.... Spiegami meglio. Mi sfuggono alcune dinamiche.
La nostra società si regge interamente sul petrolio, che è la nostra fonte di energia primaria. Se pensi ad un aula universitaria, qualsiasi cosa presente in essa è fatta di petrolio (plastiche e guaine speciali), è stata costruita usando petrolio (strutture in cemento armato, dispositivi di illuminazione, ecc) oppure si trova lì grazie al petrolio (il professore e gli studenti, che per arrivare all'univ hanno bruciato combustibili fossili).
Il nostro sistema economico si basa sulla crescita continua del PIL, cioè della quantità di scambi monetari, con l'obiettivo di ripagare il debito nazionale su cui poggia lo sviluppo. Una economia che cresce continuamente significa sempre nuove industrie, nuovi servizi, nuove attività, quindi nuovo lavoro e benessere per tutti. Ma, siccome qualsiasi attività consuma direttamente o indirettamente petrolio, affinchè l'economia cresca continuamente è necessario che cresca di pari passo la produzione di petrolio. Ciò non accade più dal 2004 ad oggi, contemporaneamente in questi 10 anni la domanda di petrolio è aumentata enormemente a causa della volontà di crescita economica da parte dei paesi in via di sviluppo (tra cui Cina, India e Brasile, che costituiscono da sole la metà della popolazione mondiale). Offerta piatta e domanda sempre crescente hanno fatto schizzare alle stelle il prezzo del petrolio (prima del 2004 era di circa 20-30 dollari al barile, ora viaggiamo a 110-120 dollari), ciò ha portato in recessione i paesi maggiormente indebitati, maggiormente dipendenti dal consumo di petrolio e con maggiori problemi strutturali, quali appunto l'Italia, la Spagna, la Grecia...
Recessione significa fallimento di imprese e licenziamento di operai e dipendenti. Quelle che hanno resistito, di solito le più grandi e le più sussidiate, hanno affrontato gli elevati costi dell'energia primaria andando a risparmiare sulla manodopera, ovvero delocalizzando la produzione. Ecco spiegata la disoccupazione galoppante, il conseguente crollo dei consumi, con quest'ultimo che ha generato ulteriore disoccupazione, e così via...in una spirale perversa da cui non riusciamo ad uscire.
Se tutto ciò è stato causato dalla produzione stagnante di petrolio, cosa succederà quando questa, a partire dai prossimi 5 anni, inizierà a declinare? E' facile, ma soprattutto terrificante, immaginarlo.
 
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E immagina allora questo ,giusto per fare meno "consumo" di petrolio,la stessa aula universitaria fatta usandone molto meno. I banchi abbandonano la plastica per il legno e il ferro. Non ci sono le omologazioni? Chisse. Impianto luci? cavi isolati in cotone agganciati al muro con chiodini ogni 30 cm. Interruttori in ceramica ovvio,cosa non è certificato? Bastonata sulla schiena del certificatore e lo diventa.I ragazzi e i professori arrivano con una fitta rete di mezzi su rotaia,elettrici che possono usare quindi l'idroelettrica e vari tipi di rinnovabili.
Per le strade la metà della metà della luce elettrica,potrei anche dire che i lampioni si possono fare a radioisotopi ma l'idea di una sventagliata di neutroni se il ragazzino ne rompe uno con la fionda non mi sfagiola. Abbiamo molte fibre tessili che possono fare a meno del petrolio. Ma in un paese nel quale le linee ferroviarie vengono dismesse e che si fa un ipermercato VOLUTAMENTE dove non ci sono mezzi pubblici non mi sembra una buona soluzione. Anzi l'ipermercato in se non è proprio una bella soluzione (parliamo di aria condizionata,prodotti con confezioni plasticose, luci sempre accese e altro)
Finchè ci sarà questa cultura saremo sempre a dire si badrone agli arabi e altri petrolieri in genere. Una cultura "meno petrolio" è sicuramente possibile ma non conviene agli avvoltoi incravattati che stanno in alto.
La possibilità di dire al petroliere "beviti il di più a me ne serve meno " c'è solo che a nessuno interessa. E anzi ,sebbene siamo in crisi vedo sorgere ancora case,palazzi e capannoni che resteranno vuoti per tanti anni ancora. Io lo sguardo oltre i miei confini non lo metto e obbiettivamente cosa può fare cina,brasile o altro non mi tocca. Anzi ,sparisse proprio la cina dormirei lo stesso e ci sarebbe più lavoro. Il "delocalizzare" non è solo dovuto al petrolio ma al fatto che qui in italia la manodopera costa troppo e la si fa costare troppo. Per ogni paia di mani che lavorano ci sono troppe bocche da sfamare.
Ti faccio un esempio "audio" visto che è una delle mie passioni,confrontando il giradischi "BSR" con i vari plasticumi a basso prezzo che si trovavano in giro negli anni 80 (15 anni dopo) .
-motore: sincrono a 220 il britannico ,a spazzole in c.c. gli altri. Risultato? il primo ha durata ETERNA,i secondi prima o dopo (vuoi per cedimento dell'elettronica,vuoi per la fine delle spazzole) vanno e poi si fermano.
-struttura :di metallo il primo,sempre montata su molle (e aggiungici pure il legno del mobile),gli altri plasticaccia che prima o poi si spacca o scricchiola ed è così male ammortizzata che se cammini per la stanza lo senti nelle casse.
-testina e puntina: piezo il primo (robusta e durevole) magnetica gli altri (che richiede un preamplificatore in più) inoltre nel bsr la puntina è fissata a un pezzettino di plastica microscopico,negli altri c'è più plastica che altro.
-trasmissione :a rullo di gomma vulcanizzata il primo (durevolissimo) a cinghia di gomma (molto più soggetta a usura) gli altri.
Tieni inoltre presente che i primi sono SEMPRE o quasi automatici con tutti ingranaggi in zama e ferro,i secondo sono quasi sempre semiautomatici con parti in plastica che prima o poi si rompono e butti via il tutto.
Che poi il bsr suoni come può ok,mi va bene ma fanno comunque entrambi la stessa funzione.
 
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Sicuramente un mondo alimentato da meno petrolio è possibile, ma non facile da realizzare, soprattutto considerando gli standard cui ci siamo abituati. Sicuramente è possibile una mobilità elettrica, grazie ai flussi provenienti da idroelettrico, eolico e fotovoltaico. Il problema è che ciascuno di questi impianti ha una vita utile, al termina della quale bisogna sostituirli o ristrutturarli. Ad esempio, eolico e fotovoltaico vanno sostituiti dopo 20 anni, una centrale idroelettrica va ristrutturata dopo 35-40 anni. Dato che ciascuno di questi impianti è stato prodotto usando enormi quantità di petrolio e gas naturale, quando i combustibili fossili si esauriranno dove prenderemo l'energia per manutenerli e sostituirli? Inoltre, una rete di trasporti pubblici elettrici richiederebbe un investimento colossale, che non possiamo permetterci nell'attuale situazione finanziaria e soprattutto nella situazione di rendimenti marginali decrescenti in cui si è infilata la nostra società. Altro problema, la rete elettrica nazionale dovrebbe sopportare un carico enorme, quindi andrebbe ampliata e potenziata. Ed anche qui non c'è credito disponibile.
 
Una cosa può essere costruita robusta e durevole quanto basta .Ci sono alternatori da centrale della seconda guerra mondiale che ancora giravano e sono stati mandati allo sfascio perchè "non a norma" . O una cosa la fai riciclabile o la fai ETERNA e mandi in siberia chi ti dice che non va più bene. Per quanto riguarda la buona rete dei trasporti pubblici su rotaia snellendo procedure e pseudonormative per la sicurezza (controlli ridondanti,freni automatici in caso di guasto) i costi si riducono parecchio. Inoltre la corrente ci sarebbe sì visto che manco la metà delle centrali italiane sta funzionando e per motivi burocratici ci costa meno importare che produrre. E non dimentichiamo tutte le fabbriche che non lavorano più e non consumano. Staccarsi e ridurre il petrolio è possibile ma non sarà affatto indolore. Sicuramente salterà qualche testa ma se non è delle nostre non bisogna piangerci sopra. Inoltre rinnegando il debito pubblico e buttando a mare chi non deve esserci si può fare parecchio.
 
Volevo ringraziare raggiotralenuvole per il bel documentario.
Di energie alternative al petrolio, nel corso degli anni, ne sono state scoperte diverse, ma hanno pensato bene di insabbiare tutto e di non proseguire nello studio di queste energie.
Io penso che quando finirà ci troveremo sballottolati indietro di qualche centinaio di anni, se nel frattempo non verrà trovata una soluzione. Questo, come già è stato detto nei post precedenti, sarà un cambiamento molto doloroso sotto molti aspetti secondo me.
Su due piedi mi verrebbe da dire che probabilmente riuscirei a sopravvivere senza il petrolio, ma ormai è così radicato in tutto, che pur non volendo, ne sentirei la mancanza. :unsure:
 
il problema non sarà il petrolio ma la sovrapopolazione, siamo già troppi questo porta al sovrasfruttamento dell'ecosistema e prima o poi ne pagheremo le conseguenze specie nei paesi più poveri.
 
Le grandi compagnie petrolifere stanno già dividendo gli utili e diminuendo gli investimenti. Quando tra poco scoppierà la bolla del fracking americano ci sarà una nuova ondata recessiva a livello globale.
Tenetevi pronti.
 
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