- Parchi d'Abruzzo
-
- Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga
Data: 9/2/2018
Partenza/ritorno iazzale del Ceppo /Rocca S.Maria (TE)
Dislivello:circa 1050 mt
Quota massima 2411mt
Livello di difficoltà EE/EAI
Difficoltà: ultima ora di salita (molto salita) su mezzo metro di neve fresca dove se si scivola (e si scivola) meglio avere una Piccozza in Mano. La prima ora e mezzo nel bosco,su trenta cm minimo di neve fresca, era meglio avere delle ciaspole ai piedi per evitare un intenso sforzo fisico. Fitti banchi di nebbia al ritorno.
Periodo consigliato:sempre.
Tempi di percorrenza: mi sono incamminato alle 9 per stare in cima alle 12:30.Alla macchina quasi al tramonto.
Descrizione:
Quando si ha la fortuna di abitare vicino alle montagne, può capitare di cambiare programma anche in macchina o addirittura sul posto,perche tanto puoi sempre tornarci agevolmente. Se da un lato questa è una gran fortuna , dall'altro può minare la determinazione nel momento più duro dell'escursione e oggi quasi quasi .... oppure trasformare un uscita senza meta, in un una grande Avventura.
In macchina diretto verso il Gran Sasso dopo il caffè ero già in direzione opposta ,verso la cascata della Morricana che mi manca di vedere in veste invernale. Zaino in spalla alle 9 ,il sole sereno mi invitava a non chiudermi nei boschi, ma ad avviarmi verso il panoramico e scoperto Lago dell'orso.La salita ,oltre che ripida,si fa subito dura nel bosco dove la neve fresca sprofondava tutti i miei scarponi. Al primo bivio nel bosco è passata solo mezz'ora ma io sono già fradicio e lascio il sentiero Italia per proseguire su una tagliabosco che pare con un manto più compatto e senza grossi accumuli scaricati da scarni faggi invernali. Dalla direzione dovrei tagliare un bel pezzo di strada ma sicuramente sarà più ripida. Intanto scopriamo un posto nuovo e ,nel caso,si fotta il Lago che oggi mi ha preso in giro ben bene di aver lasciato le ciaspole nel furgone.
Il bosco si apre presto su una baracca ,in un bellissimo stazzo tipico della laga.Una di quelle radure che diventano dei buoni riferimenti dalle alte quote....ma adesso la Laga è finalmente tutta segnata. La radura è vasta e assolata ma non apenna vi metto i piedi sopra il sole inizia a giocare con i primi cirri del giorno,sulla destra si vede chiaro ,ma molto in alto,il sentiero Italia lasciato prima. Ho tagliato veramente tanta strada ma adesso ho un bel "muro" davanti. Sullo scoperto la neve comincia a compattarsi ,per cui tiro fuori la picca e salgo ingaggiando una salita tra le numerose macchie di,ancora mordido,ghiaccio,e cuffi d'erba affioranti. Adesso la linea d'orizzonte diventa il piano della Casetta(nome del rifugio) ,ma per abbassare il mento ci vorranno quindici minuti di tensione e sudori,e intanto i cirri diventano Nembi Sopra il Corno Grande. Le luci sono fantastiche,la curiosità di aprire lo sguardo al Lago e capire il meteo è tanta a questo punto,per cui la dura salita vola lesta fino al grande Stazzo del Pizzo di Moscio. Qui rimango estasiato tra il luccichio della neve , e le ombre che un sole caldo e giocoso instaura con un celo non piu sereno.
L'Adriatico ha già steso qualche piccola coperta nebbiosa qua e là ,tutte le catene attorno hanno appena cominciato a stampare nuvole ,ma la catena del Gran Sasso risulta molto più produttiva,e si copre tutta di grigio scuro.
Di nuovo,come di solito capita con il socio,mi trovo in un Oasi irreale, perché tutto attorno si copre ma il Pizzo di Moscio mi guarda assolato e lucente. Faccio una pausa contemplativa e penso dove poter fare un giretto: la cascata della cavata e tutto il suo fosso non sembrano invitanti se non per un tentativo di suicidio su cornici freschissime e fiumi sotterranei ricoperti,il rifugio appare quasi sommerso ma ancora in piedi li sotto.....ma il Pizzo continua a chiamare seducente,e poi visto da qui appare sempre più semplice di quel che è.Decido di lanciarmi almeno fino alla storna, che ,a quanto pare, il vento ha pulito a dovere per evitarmi di montare le lame. Arrivo in un lampo alla storna dove monto i ramponi dato che da adesso la neve pare buona e abbondante. Arrivare crocchiando sul ghiaccio è un piacere unico fino allo stazzo della solagna, dove La montagna spazza tutte le illusioni ottiche e ci pone di fronte il significato del nome Pizzo. Manca un'ora alla vetta ,e una gran pendenza da superare,ma stavolta mi trovo immerso fino al ginocchio dal primo passo. I paletti aggirano un poco quest'ultima piramide,ma da quella parte il vento ne ha ammucchiato troppo di bianco,per cui punto dritto.Scalcio due volte ogni passo,per fare prendere le lame anteriori lo strato più vecchio,profondo e stabile del manto nevoso.
La fatica è tanta ma oggi lo scenario è unico.
Un ora di silenzio,fatica e ripensamenti accentuati dal fatto che il tempo par volgere a chiudersi velocemente. Il celo si chiude a metà salita.Sono all'ombra ,solo, stanco,e questi saranno i trecento passi più duri che ricordo: già! Perché ad un certo punto li ho contati per farmi coraggio!Mi fermo in bilico perché non esiste posizione comoda,e penso seriamente di lasciarmi indietro la vetta a soli 5 muniti,ma sono sfinito.
No dai!Muoviti piuttosto!che il tempo sta cambiando!! Fai un bel respiro! Stringi i denti che ci siamo! Dai che sopra ti puoi cambiare la maglia fradicia,e che l'altra appesa dietro si ormai asciutta!! .....
Ed ecco la Vetta. Sopra di me, è solo celo!!
La vista del versante nord mi lascia senza parole,ma il tempo cambia e L'Adriatico stavolta ha steso la sua coperta anche all'entroterra. Nuvole sotto ,ai lati e dietro.Un grosso nembo mi guarda dritto negli occhi e neanche mezzo panino in piedi, che scappo verso il ritorno. Stavolta scendo per i paletti ma il primo pezzo è veramente difficile frenare ,tanto che mi lascio andare un paio di volte alla mia disciplina preferita da bambino,quando con una busta di plastica si faceva una slitta. Mi sarei sdraiato volentieri su questa morbida neve ad ammirare il panorama, ma il Pizzo di Moscio mi invita ad uscire rapido dal teatro che presto chiude ai visitatori. Divertente camminare in discesa come sui cuscini ma le gambe sono esauste,il crampo al polpaccio destro, che sussurrava nello strappo finale, ora grida stiraggio ed accontento. Tanta fame che non resisto ,per cui allo stretching unisco il resto del panino e sali minerali:Linda Apprezza!
Alla storna i piedi chiamano pausa ,ma la orribile vista del Lago dell'orso che si chiude di nebbia, non mi fanno stare fermo e rotolando stanco arrivo alla grande pianura.Giusto al cartello e la visibilità si fa nulla:anche la vicina Linda sparice.Senza GPS ,tiro fuori bussola,cartina e tanta paura. Punto la direzione della Casetta e comincio lentamente a contare i 250 passi del cm della mappa,ma invece del paletto mi devo rassegnare al dito sulla carta. I piedi fanno male ma devo fare altre 250 passi. Oggi è la seconda volta che mi trovo a contare i passi,ma certamente quelli del ritorno sono gli unici importanti. Settanta,settantuno....non c'è la faccio più.Attacco di fame tremenda: le gambe come marmo e sensazione identica a quando andavo i bici se di colpo non si pedala più se non si immette carburante.Ravano nello zaino e dove trovo latte condensato e uva passa, non mi siedo ma avidamente mangio tutto e bevo tanto.
Va meglio l'umore e si apre un attimo,giusto il tempo di vedere Linda che annusa il segnavia a 10mt avanti. Era meglio aspettare un attimo forse visto che va a ondate,ma continuo a sottovalutare un aspetto fondamentale:da stamattina ti sei fermato 10 minuti,devi riposare!!! Si apre ancora un attimo e l'ombra della Casetta appare amica a duecento metri,ma poi si copre ancora ,ma le tracce della Lupa, adesso su neve fresca, sono un valido aiuto. Finalmente una vera pausa: via gli scarponi,zampe per aria e un the fumante. Una fumatina rilassante ed i pensieri tornano in alto dove un rapidissimo sguardo in tutte le direzioni ha cmq catturato immagini indelebili ,soprattutto lungo quella faticosa salita finale.
Forse 10 minuti di sonno ma la Guida mi richiama all'ordine con una bella slinguata sul naso. Usciamo e siamo di nuovo nel vuoto ma stavolta Linda intercetta subito i passi dell'andata ,ed io ,che mi risento in forze, gli complico le cose, per evitare il muro della baracca.Sentiero ufficiale?Approvato! Il segugio fiuta sulla neve immacolata e in un attimo siamo sulla pista dei paletti fino alle visibilissime bandierine del Bosco. Immerso nella nebbia il bosco si fa magico e spettrale ,ed io , finalmente senza tensione,siedo tranquillo nel vuoto a godermi lo spettacolo offerto dal Nulla.Pace e coccole per la Lupa sopiscono i patimenti e accendono gli occhi di dei ricordi intensi del Viaggio appena concluso. Laga, infinita Laga.
Alla prossima e buon viaggio a tutti.
P.S.: scusate le tante foto ma oggi erano tutte bellissime.Ho messo quelle più significative per l'ordine cronologico del racconto.
Partenza/ritorno iazzale del Ceppo /Rocca S.Maria (TE)
Dislivello:circa 1050 mt
Quota massima 2411mt
Livello di difficoltà EE/EAI
Difficoltà: ultima ora di salita (molto salita) su mezzo metro di neve fresca dove se si scivola (e si scivola) meglio avere una Piccozza in Mano. La prima ora e mezzo nel bosco,su trenta cm minimo di neve fresca, era meglio avere delle ciaspole ai piedi per evitare un intenso sforzo fisico. Fitti banchi di nebbia al ritorno.
Periodo consigliato:sempre.
Tempi di percorrenza: mi sono incamminato alle 9 per stare in cima alle 12:30.Alla macchina quasi al tramonto.
Descrizione:
Quando si ha la fortuna di abitare vicino alle montagne, può capitare di cambiare programma anche in macchina o addirittura sul posto,perche tanto puoi sempre tornarci agevolmente. Se da un lato questa è una gran fortuna , dall'altro può minare la determinazione nel momento più duro dell'escursione e oggi quasi quasi .... oppure trasformare un uscita senza meta, in un una grande Avventura.
In macchina diretto verso il Gran Sasso dopo il caffè ero già in direzione opposta ,verso la cascata della Morricana che mi manca di vedere in veste invernale. Zaino in spalla alle 9 ,il sole sereno mi invitava a non chiudermi nei boschi, ma ad avviarmi verso il panoramico e scoperto Lago dell'orso.La salita ,oltre che ripida,si fa subito dura nel bosco dove la neve fresca sprofondava tutti i miei scarponi. Al primo bivio nel bosco è passata solo mezz'ora ma io sono già fradicio e lascio il sentiero Italia per proseguire su una tagliabosco che pare con un manto più compatto e senza grossi accumuli scaricati da scarni faggi invernali. Dalla direzione dovrei tagliare un bel pezzo di strada ma sicuramente sarà più ripida. Intanto scopriamo un posto nuovo e ,nel caso,si fotta il Lago che oggi mi ha preso in giro ben bene di aver lasciato le ciaspole nel furgone.
Il bosco si apre presto su una baracca ,in un bellissimo stazzo tipico della laga.Una di quelle radure che diventano dei buoni riferimenti dalle alte quote....ma adesso la Laga è finalmente tutta segnata. La radura è vasta e assolata ma non apenna vi metto i piedi sopra il sole inizia a giocare con i primi cirri del giorno,sulla destra si vede chiaro ,ma molto in alto,il sentiero Italia lasciato prima. Ho tagliato veramente tanta strada ma adesso ho un bel "muro" davanti. Sullo scoperto la neve comincia a compattarsi ,per cui tiro fuori la picca e salgo ingaggiando una salita tra le numerose macchie di,ancora mordido,ghiaccio,e cuffi d'erba affioranti. Adesso la linea d'orizzonte diventa il piano della Casetta(nome del rifugio) ,ma per abbassare il mento ci vorranno quindici minuti di tensione e sudori,e intanto i cirri diventano Nembi Sopra il Corno Grande. Le luci sono fantastiche,la curiosità di aprire lo sguardo al Lago e capire il meteo è tanta a questo punto,per cui la dura salita vola lesta fino al grande Stazzo del Pizzo di Moscio. Qui rimango estasiato tra il luccichio della neve , e le ombre che un sole caldo e giocoso instaura con un celo non piu sereno.
L'Adriatico ha già steso qualche piccola coperta nebbiosa qua e là ,tutte le catene attorno hanno appena cominciato a stampare nuvole ,ma la catena del Gran Sasso risulta molto più produttiva,e si copre tutta di grigio scuro.
Di nuovo,come di solito capita con il socio,mi trovo in un Oasi irreale, perché tutto attorno si copre ma il Pizzo di Moscio mi guarda assolato e lucente. Faccio una pausa contemplativa e penso dove poter fare un giretto: la cascata della cavata e tutto il suo fosso non sembrano invitanti se non per un tentativo di suicidio su cornici freschissime e fiumi sotterranei ricoperti,il rifugio appare quasi sommerso ma ancora in piedi li sotto.....ma il Pizzo continua a chiamare seducente,e poi visto da qui appare sempre più semplice di quel che è.Decido di lanciarmi almeno fino alla storna, che ,a quanto pare, il vento ha pulito a dovere per evitarmi di montare le lame. Arrivo in un lampo alla storna dove monto i ramponi dato che da adesso la neve pare buona e abbondante. Arrivare crocchiando sul ghiaccio è un piacere unico fino allo stazzo della solagna, dove La montagna spazza tutte le illusioni ottiche e ci pone di fronte il significato del nome Pizzo. Manca un'ora alla vetta ,e una gran pendenza da superare,ma stavolta mi trovo immerso fino al ginocchio dal primo passo. I paletti aggirano un poco quest'ultima piramide,ma da quella parte il vento ne ha ammucchiato troppo di bianco,per cui punto dritto.Scalcio due volte ogni passo,per fare prendere le lame anteriori lo strato più vecchio,profondo e stabile del manto nevoso.
La fatica è tanta ma oggi lo scenario è unico.
Un ora di silenzio,fatica e ripensamenti accentuati dal fatto che il tempo par volgere a chiudersi velocemente. Il celo si chiude a metà salita.Sono all'ombra ,solo, stanco,e questi saranno i trecento passi più duri che ricordo: già! Perché ad un certo punto li ho contati per farmi coraggio!Mi fermo in bilico perché non esiste posizione comoda,e penso seriamente di lasciarmi indietro la vetta a soli 5 muniti,ma sono sfinito.
No dai!Muoviti piuttosto!che il tempo sta cambiando!! Fai un bel respiro! Stringi i denti che ci siamo! Dai che sopra ti puoi cambiare la maglia fradicia,e che l'altra appesa dietro si ormai asciutta!! .....
Ed ecco la Vetta. Sopra di me, è solo celo!!
La vista del versante nord mi lascia senza parole,ma il tempo cambia e L'Adriatico stavolta ha steso la sua coperta anche all'entroterra. Nuvole sotto ,ai lati e dietro.Un grosso nembo mi guarda dritto negli occhi e neanche mezzo panino in piedi, che scappo verso il ritorno. Stavolta scendo per i paletti ma il primo pezzo è veramente difficile frenare ,tanto che mi lascio andare un paio di volte alla mia disciplina preferita da bambino,quando con una busta di plastica si faceva una slitta. Mi sarei sdraiato volentieri su questa morbida neve ad ammirare il panorama, ma il Pizzo di Moscio mi invita ad uscire rapido dal teatro che presto chiude ai visitatori. Divertente camminare in discesa come sui cuscini ma le gambe sono esauste,il crampo al polpaccio destro, che sussurrava nello strappo finale, ora grida stiraggio ed accontento. Tanta fame che non resisto ,per cui allo stretching unisco il resto del panino e sali minerali:Linda Apprezza!
Alla storna i piedi chiamano pausa ,ma la orribile vista del Lago dell'orso che si chiude di nebbia, non mi fanno stare fermo e rotolando stanco arrivo alla grande pianura.Giusto al cartello e la visibilità si fa nulla:anche la vicina Linda sparice.Senza GPS ,tiro fuori bussola,cartina e tanta paura. Punto la direzione della Casetta e comincio lentamente a contare i 250 passi del cm della mappa,ma invece del paletto mi devo rassegnare al dito sulla carta. I piedi fanno male ma devo fare altre 250 passi. Oggi è la seconda volta che mi trovo a contare i passi,ma certamente quelli del ritorno sono gli unici importanti. Settanta,settantuno....non c'è la faccio più.Attacco di fame tremenda: le gambe come marmo e sensazione identica a quando andavo i bici se di colpo non si pedala più se non si immette carburante.Ravano nello zaino e dove trovo latte condensato e uva passa, non mi siedo ma avidamente mangio tutto e bevo tanto.
Va meglio l'umore e si apre un attimo,giusto il tempo di vedere Linda che annusa il segnavia a 10mt avanti. Era meglio aspettare un attimo forse visto che va a ondate,ma continuo a sottovalutare un aspetto fondamentale:da stamattina ti sei fermato 10 minuti,devi riposare!!! Si apre ancora un attimo e l'ombra della Casetta appare amica a duecento metri,ma poi si copre ancora ,ma le tracce della Lupa, adesso su neve fresca, sono un valido aiuto. Finalmente una vera pausa: via gli scarponi,zampe per aria e un the fumante. Una fumatina rilassante ed i pensieri tornano in alto dove un rapidissimo sguardo in tutte le direzioni ha cmq catturato immagini indelebili ,soprattutto lungo quella faticosa salita finale.
Forse 10 minuti di sonno ma la Guida mi richiama all'ordine con una bella slinguata sul naso. Usciamo e siamo di nuovo nel vuoto ma stavolta Linda intercetta subito i passi dell'andata ,ed io ,che mi risento in forze, gli complico le cose, per evitare il muro della baracca.Sentiero ufficiale?Approvato! Il segugio fiuta sulla neve immacolata e in un attimo siamo sulla pista dei paletti fino alle visibilissime bandierine del Bosco. Immerso nella nebbia il bosco si fa magico e spettrale ,ed io , finalmente senza tensione,siedo tranquillo nel vuoto a godermi lo spettacolo offerto dal Nulla.Pace e coccole per la Lupa sopiscono i patimenti e accendono gli occhi di dei ricordi intensi del Viaggio appena concluso. Laga, infinita Laga.
Alla prossima e buon viaggio a tutti.
P.S.: scusate le tante foto ma oggi erano tutte bellissime.Ho messo quelle più significative per l'ordine cronologico del racconto.
Allegati
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