Una riflessione su tracce GPS e sicurezza presunta - Articolo di Stefano Ardito

Comunque tanto per dire il GPS del mio cellulare è improvvisamente defunto mentre correvo dietro casa e non ha funzionato mai più. Mi fosse successo in montagna, magari in luoghi impervi raggiunti con la sicurezza di avere il dispositivo, sarebbero stati cavoli amari.
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Certo alcuni potrebbero dire, legittimamente: Ardito conserva la memoria e l'affezione al modo di andare in montagna di 40 anni fa, e non accetta quello dei contemporanei.
Oppure : cambiano i tempi, e lui non è cambiato con essi.
Tutte lecite queste obiezioni, tuttavia se ne potrebbero trovare anche altre di opposte. Ad esempio, che il suo lunghissimo articolo potrebbe condensarsi in una sola frase : "oggi la grande maggioranza di persone non saprebbe andare in montagna senza gps". O in senso esteso: non saprebbe vivere la natura senza tecnologia.
Tutto qui.
Ma allora, in questo caso, smettiamola almeno con la retorica della fuga e dell'avventura.
Al netto del discorso più strettamente legato alla sicurezza mi interessa particolarmente il lato esperienziale: quanto si perde a livello di immersività, sensazioni percepite, incertezza, imprevedibilità con lo strumento tecnologico?
Una delle più fighe giornate escursionistiche che io ricordi, nel canyon del Verdon in Francia, l'ho vissuta grazie ad un errore di percorso sul sentiero Vidal.
Mi viene da citare i Verdena.
 
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Articolo interessante, suggerisco anche di andare su Facebook nella pagina di Ardito e leggere i commenti che seguono, in particolare quelli tra un forte alpinista del centro Italia e un verricellista del Soccorso Alpino.
Il primo non ha mai utilizzato il GPS, mentre il secondo ne fa un discorso di sicurezza. Quest'ultimo ha fatto degli esempi concreti sull'utilità del GPS in caso di bisogno: spesso si perdono dei minuti preziosi se non ore nei soccorsi, perché si danno informazioni imprecise sulla posizione, mentre le coordinate sono univoche e precise.
Oppure ha fatto l'esempio delle due ragazze morte sotto la piramide Vencan colte dal maltempo e la nebbia (cito il suo messaggio: "Erano a forse 500 mt da un bivacco e comunque se avessero potuto orientarsi, bastava scendere un facile pendio fino al colle, per essere più al riparo. Invece hanno aspettato i soccorsi poco sotto la vetta, incapaci di orientarsi nella tormenta).

Detto questo, utilizzo sempre il gps, forse per pigrizia: insomma come fare i calcoli a mano o con la calcolatrice, oppure guidare con il cambio manuale o automatico. Questo mi fa vivere la montagna più rilassato e forse anche più immerso nella natura.
Spesso faccio delle variazioni nel percorso impostato. Per esempio l'ultima escursione ho tagliato un pendio con un pettata di 400 metri di dislivello andando fuori traccia, facendomi risparmiare più di 2 km di sentiero: sapevo di ricongiungermi alla traccia in cresta.

Disegno sempre le tracce per conto mio e non ho mai preso per buone quelle già fatte. Per questo spesso utilizzo una funzione molto utile che sta su wikiloc premium, ovvero 'ricerca per zona di passaggio': in un determinato punto so dove sono passate altre persone (e quando), se ci sono discordanze sui sentieri della mappa, etc.
 
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Incidentalmente, segnalo che il corso di orientamento in natura che abbiamo fatto qui su avventurosamente segue proprio la filosofia alla base di molte delle riflessioni di questo thread: prima di tutto saper "leggere" l'ambiente naturale in cui ci si muove, poi usare gli strumenti inventati dall'essere umano (mappa, bussola, coordinatometro, altimetro... e sì, anche GPS)
 
Io invece uso quasi solo cartina e bussola.
Il GPS lo uso solo come strumento di backup in condizioni critiche o avendo già caricato la traccia o usando il trackback oppure inserendo manualmente i waypoint.
 
mi sono perso almeno 5 volte seriamente .....l ultima 20 giorni fa per 'attraversando un bosco tagliato con mooolta ricrescita di cespugli' e praticamente al buio ! e il mio etrex ? A CASA!

a me mi ha salvato spesso sopratutto quando c e' neve e nebbia ma lo uso solo in extremis quando mi arrendo alla natura::31::
 
Con Stefano ci conosciamo da trent’anni. Oltre ad essere un collega, abitiamo uno di fronte all’altro, ogni tanto passeggiamo insieme nel “nostro” Parco del Pineto (speriamo ne sia rimasto abbastanza dopo il recente incendio), ma questa volta, pur condividendo l’idea sentimentale che muove il suo intervento, non mi sento di essere d’accordo.

Per quanto mi riguarda mai senza gippiese, come mai senza airbag, cinture di sicurezza e ABS. La tecnologia non è né buona né cattiva: buoni o cattivi possono essere solo i suoi utilizzatori.

Cattivi possono essere quelli che si mettono nel gps una traccia sconosciuta (un po’ come la moglie di Alberto Sordi: “e che mi metto una sconosciuta in casa!”) e partono all’arrembaggio. Sicuramente buoni sono coloro che costruiscono la propria traccia con una pianificazione attenta (anche sulla base di tracce scaricate) su una solida base cartografica.

E allora il gps diviene uno strumento di consapevolezza e di analisi del territorio che si va ad attraversare: di studio della sua morfologia, delle sue emergenze storiche e ambientali, delle fonti d’acqua, delle vie di fuga e dei possibili rifugi. Così come nella successiva analisi della traccia registrata e degli errori che si sono eventualmente compiuti durante il cammino. Altro che “l’aiutino elettronico” di cui scrive Stefano: l’aiuto, e pure grande, me lo sono costruito da solo!

Per entrambi è comunque sicuramente uno strumento di sicurezza che in caso di guai (a me è accaduto) ti aiuta a cavarti d’impaccio.

Sicuramente il gps è uno strumento evoluto, ben diverso dal semplice navigatore automobilistico praticamente a prova di stupido. Un suo uso consapevole richiede anni pregressi di carta e bussola che comunque non devono mancare mai nello zaino (io porto sempre altre due bussole di back up) ma non tornerei ai vecchi cari tempi che dovevi fermarti ogni ora a fare il punto con le IGM al 25 000 e il goniometro (che pure insegno agli scout), quando questo lavoro posso farlo a casa e poi godermi solo la natura e la passeggiata. Senza contare che col vecchio sistema mi ci vorrebbero tre giorni per percorrere un itinerario (non parlo di sentiero perché dove vado spesso non ci sono) che ce ne posso mettere uno: e la famiglia ringrazia.

Quello che mi sento di stigmatizzare non è l’uso del gps, ma vedere che tanti utilizzano uno smartphone come fosse un gps. Uno strumento assolutamente non adatto per uscite impegnative a motivo della fragilità del sistema e della sua autonomia. Lì veramente se ti pianta in asso e non sei capace ti trovi nei guai e probabilmente non hai più neanche la possibilità di chiamare i soccorsi.

Per concludere, in tanti anni di gps (più di venti) ho imparato che lui ha sempre ragione: se ho la ragionevole certezza di aver fatto le cose per bene nella pianificazione della rotta, non cado nella tentazione di seguire il mio intuito, ma mi fido delle indicazioni dello strumento.
 
Concordo: il tempo da spendere sulla carta, fisica o elettronica che sia, è quello a casa per pianificare e far giocare la mente: in uscita il gps mi fa andare sicuro e veloce.

Io mi sto divertendo a usare la carta nelle soste per traingolare e identificare cime e "ri-coniscere" il territorio.

Il problema come dici tu è l'uso. E nemmeno tanto l'uso dello smartphone (se usato in ambienti adatti, con back ups e senza usarlo per navigare ma solo x controllare offline ogni tanto può fare il suo), ma l'uso di tracce scaricate dalla rete, non consapevole, non preparato. In alcune occasioni ho volutamente preso tracce dalla rete non note, studiandomele su basecamp per poi mappare i punti di rischio e le vie di fuga. È stato divertente.
 
Concordo: il tempo da spendere sulla carta, fisica o elettronica che sia, è quello a casa per pianificare e far giocare la mente: in uscita il gps mi fa andare sicuro e veloce.

Io mi sto divertendo a usare la carta nelle soste per traingolare e identificare cime e "ri-coniscere" il territorio.

Il problema come dici tu è l'uso. E nemmeno tanto l'uso dello smartphone (se usato in ambienti adatti, con back ups e senza usarlo per navigare ma solo x controllare offline ogni tanto può fare il suo), ma l'uso di tracce scaricate dalla rete, non consapevole, non preparato. In alcune occasioni ho volutamente preso tracce dalla rete non note, studiandomele su basecamp per poi mappare i punti di rischio e le vie di fuga. È stato divertente.

Rispondo qui anche a @Montinvisibili per come la vedo io.
Questione preliminare, che - a quanto constato - viene data per scontata.
Ossia la capacità di utilizzare lo strumento.
La quale è innanzitutto una questione di predisposizione. Non ho mai capito - ed è la curiosità che mi piacerebbe togliermi - se tutti gli appassionati (non voglio dire "fanatici") della tecnologia, i cosiddetti "smanettoni" per capirsi, abbiano mai studiato e imparato da qualche fonte del tutto esterna (libri, corsi, altre persone) oppure, come immagino io, sia stato tutto un lavorio da autodidatti, un learning by doing, un po' come lo è il linguaggio per i bambini piccoli, che lo imparano ascoltandolo e non certo facendosi insegnare la grammatica.
Ma questo, se effettivamente è così, presuppone a sua volta quella predisposizione mentale di cui dicevo: se uno è "negato" (come suol dirsi), non riuscirà mai in questo. E non c'è cosa più dis-appassionante che prendere atto di una propria incapacità.
Io il GPS ho avuto più occasioni di averlo in mano, e nonostante le spiegazioni ricevute non sono mai riuscito a cavare un ragno dal buco. Una volta, ricordo, mi trovavo proprio con Andrea DB a Courmayeur, mi affidò il suo gps per andarmene in giro per conto mio, e mi ritrovai a fare una bella serie di giri quasi in tondo, senza mai riuscire ad allontanarmi dal paese...:cry::lol:.
Detto questo, poso il mio sguardo sugli altri e vedo che invece hanno una naturalezza nel suo uso che io semplicemente mi sogno: a partire dalla fase "preliminare" che vedo tante volte sottolineata, ossia la pianificazione del percorso a casa. Individuare tracce, scaricarle, studiarle appoggiandosi su base cartografica, addirittura individuare "vie di fuga"...
Detta così, francamente, ogni volta sembra di assistere a gente che sta progettando spedizioni himalayane, desertiche, amazzoniche, antartiche, insomma...cose estreme.
E non sono mai riuscito a comprendere come, invece, tutta questa parossistica "pianificazione" si riferisca invece quasi sempre a normali escursioni fatte nel nostro civilizzato ambiente, quasi sempre "dietro casa" (in senso lato: ovvero stessa regione o poco più). Dove si presuppone ci sia una reticolato di strade, una collaudata sentieristica, una normale cartografia cartacea reperibile ovunque (o comunque digitale, se proprio si vuole), e quindi - in definitiva - nulla che di per sè "imponga" di doversi adattare a un approccio da Indiana Jones. Se lo si fa, andando fuori sentiero, oppure cercando di raggiungere posti dove nessuno ha messo il piede, oppure azzardando distanze impossibili sulla base del presupposto di poter trovare sempre e comunque tagli e scorciatoie inedite, beh, allora magari sì, il gps può senz'altro aiutare: però diciamo pure che allora aiuta chi vuole togliersi sfizi da Indiana Jones, chi trova divertimento e adrenalina in tutto ciò, chi gli piace affrontare situazioni "avventurose" (e relativi rischi), ma non è certo indispensabile a un normale escursionismo che può essere appagante anche senza nulla di tutto ciò.
Certo, se uno si annoia a seguire un sentiero perchè si elettrizza a calpestare terreni mai battuti dove però può incappare da un momento all'altro in un burrone, allora è ovvio che gli serva "pianificare" il percorso con pc, cartografia digitale, gps, vie di fuga e quant'altro: ma a lui, non certo a chi trova stimolante e gratificante anche il semplice camminare su sentieri. Del resto, basta pensare proprio a tutti i vari "cammini" (peraltro proliferati in ogni dove), nei quali la necessità di orientamento è praticamente quasi azzerata, ma non per questo sono privi di fascino, anzi.
E basta pensare anche all'era pre-gps (o più in generale pre-tecnologica), che non significa secoli fa, ma anni nei quali anche la maggior parte di noi è vissuta, almeno chi ha i fatidici -anta. Si dovrebbe dire che allora, non essendoci questi strumenti, non si potesse andare in montagna ? Semmai, appunto, questi strumenti sono spesso serviti solo a "illudere" tanti - magari capacissimi nel loro uso, a tavolino, ma per nulla nella pratica escursionistica sul campo - di poterci andare...rendendo la montagna ciò che oggi è sotto i nostri occhi. E credo che forse fosse questo, in realtà, il retropensiero magari sottinteso dello stesso Stefano Ardito.
In poche parole, sembra quasi che al gps si applichi lo stesso approccio che in fondo da tempo è il presupposto dell'intero modello di business del nostro mondo: il concetto di "bisogno indotto". Propagato come le onde di un'eco, sicuramente in buona fede, da tutti coloro che magari ci si ritrovano a livello personale, ossia che effettivamente lo trovano utile, ma per sè (e magari anche per motivi del tutto personali che c'entrano poco o nulla con l'escursione in sè: ad esempio una famiglia da non voler far stare in ansia, come se fino a 15 anni fa le ansie non si sopportassero o se ne morisse): e soltanto per questo si convincono che lo sia o lo debba essere per tutti. Spingendo a ritenere necessario e imprescindibile ciò che intrinsecamente, e a un esame appena un po' obiettivo e meno parziale, non lo sarebbe affatto.

P.S. aggiungo che addirittura questo approccio può essere persino controproducente e ingiustamente penalizzante per chi non vi si adegua. Il recente esempio, portato da Ardito, del Parco Velino Sirente che "impone" la dotazione di una "traccia" da seguire è sintomatico della deriva che può...derivarne (non è un gioco di parole): in altri termini, un soggetto si lava le mani delle proprie incombenze e responsabilità quale la cura ed il mantenimento della sentieristica e della segnaletica per le quali peraltro viene pagato con soldi pubblici - scaricandone l'onere su chi avrebbe il diritto di fruirne, e addossando all'escursionista ogni responsabilità. Basterebbe questo a rendere l'idea della distorsione. Chiunque abbia frequentato sia le Alpi che l'Appennino può rendersi conto della differenza, e non a caso - credo - lo stesso Ardito la sottolinea. Può anche essere vero che ad andare in Appennino il gps serva...sì, ma solo perchè i sentieri fanno schifo.
 
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Sinteticamente: sui cammini il gps di norma non serve; su sentieri ben segnati neanche; se si cominciano a fare percorsj che legano più sentieri e/o procedono in zo e poco battute e manute, il gps serve. Esempi ne sono già stari riportati: zone di taglio legname dove non resta traccia del sentiero; zone dove nemmeno il CAI passa da anni e i segni sono scomparsi o la vegetazione li ha coperti; percorsj riportato sulle mappe come tratteggiati dove non c'è segnaletica; e mille altri.
Quanto alla pianificazione, per me non è nulla di estremo: km, dislivelli e isoipse per sapere come disegnare un percorso fattibile; ricerca dei POI (per evitare che dl i passj sotto e nemmeno li vedi); punti approvvigionamento acqua o punti pernotto se giro su due giorni; possibilità di scorciatoie se il tempo cambia o mi faccio male o comunque ho imprevisti. Il tutto perché di solito faccio percorsi da solo o in due, in zone poco battute e con 20-30km quindj tante ore e tanta stanchezza.
 
Sinteticamente: sui cammini il gps di norma non serve; su sentieri ben segnati neanche; se si cominciano a fare percorsj che legano più sentieri e/o procedono in zo e poco battute e manute, il gps serve. Esempi ne sono già stari riportati: zone di taglio legname dove non resta traccia del sentiero; zone dove nemmeno il CAI passa da anni e i segni sono scomparsi o la vegetazione li ha coperti; percorsj riportato sulle mappe come tratteggiati dove non c'è segnaletica; e mille altri.
Quanto alla pianificazione, per me non è nulla di estremo: km, dislivelli e isoipse per sapere come disegnare un percorso fattibile; ricerca dei POI (per evitare che dl i passj sotto e nemmeno li vedi); punti approvvigionamento acqua o punti pernotto se giro su due giorni; possibilità di scorciatoie se il tempo cambia o mi faccio male o comunque ho imprevisti. Il tutto perché di solito faccio percorsi da solo o in due, in zone poco battute e con 20-30km quindj tante ore e tanta stanchezza.

Beh, di fronte ad uno che ha iniziato escursionismo da appena un paio d'anni e già si spara 20-30 km e sente la necessità imprescindibile del gps, io che lo pratico da 40 anni alzo le mani...
Mi conferma la mia impressione avuta da tempo guardandomi in giro: il Covid 19 ha sfornato o "prodotto" una marea di fenomeni che evidentemente prima lo erano a loro insaputa o_O (lo dico sul serio, non in tono provocatorio...:)). Cioè mi domando appunto: tutti costoro, PRIMA, dove e come la sfogavano tutta st'energia e st'adrenalina repressa ?

Salve a tutti, sono nuovo nel forum. Ho iniziato le mie attività escursionistiche da qualche mese, quindi sono nuovo anche in queste.
 
Beh, di fronte ad uno che ha iniziato escursionismo da appena un paio d'anni e già si spara 20-30 km e sente la necessità imprescindibile del gps, io che lo pratico da 40 anni alzo le mani...
Mi conferma la mia impressione avuta da tempo guardandomi in giro: il Covid 19 ha sfornato o "prodotto" una marea di fenomeni che evidentemente prima lo erano a loro insaputa o_O (lo dico sul serio, non in tono provocatorio...:)). Cioè mi domando appunto: tutti costoro, PRIMA, dove e come la sfogavano tutta st'energia e st'adrenalina repressa ?
:rofl: ero a farmi un sacco di pippe mentali ...poi qualcuno mi ha detto "tu dovresti camminare"...e come s.francesco con la riparazione della chiesa l'ho preso alla lettera ;)
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e cmq no, non è imprescindibile il gps...ma semplifica un sacco e mi aiuta a scoprire i percorsi ed affrontarli anche non avendo un bagaglio di esperienza diretta. Mi souta a farmela,stepbystep.
 
Io concordo con Montiinvisibili. Il problema non è lo strumento ma il suo uso.

L'uso "acritico" del GPS in montagna come fossimo in auto in città, non solo è potenzialmente insidioso, ma spegne quel poco di senso dell’orientamento che abbiamo naturalmente e poco a poco disimpariamo la lettura della carta.

Al contrario, ci sono tante situazioni in cui obiettivamente non si può ricavare la posizione con la classica triangolazione con carta e bussola. Basta essere in un bosco fitto. Situazione comunissima…

Bisogna secondo me tenere insieme "il meglio dei due mondi". Carta e GPS.
 
sembra di assistere a gente che sta progettando spedizioni himalayane, desertiche, amazzoniche, antartiche, insomma...cose estreme.
E non sono mai riuscito a comprendere come, invece, tutta questa parossistica "pianificazione" si riferisca invece quasi sempre a normali escursioni fatte nel nostro civilizzato ambiente, quasi sempre "dietro casa" (in senso lato: ovvero stessa regione o poco più)

In realta' questa pianificazione che ti sorprende, magari non parossistica, serve molto di piu' di quanto non sembri a te anche "dietro casa". Per esempio, in tutti quei casi in cui la normale escursione dura piu' di due giorni, non e' un anello, e nasce e finisce con mezzi pubblici (*).

Se vuoi fare una qualsiasi escursione del genere (almeno) in qualsiasi zona dell'Appennino centrosettentrionale, PRIMA di partire DEVI studiare su cartina/e (il GPS servirebbe giusto come fermacarte), quanti e quali paesi TEORICAMENTE (*) serviti da mezzi pubblici ci sono lungo il percorso.

Altrimenti se sul posto vuoi o devi cambiare itinerario per un qualsiasi motivo rischi seriamente di trovarti in un borgo abbandonato dalle corriere quando Zoff ancora giocava in Nazionale, da cui devi camminare altre 24 ore prima di raggiungere una stazione.

Io quando faccio giri del genere porto sempre anche una fotocopia di cartina **stradale** scala 1:200 o 300mila di tutta la zona, proprio per questo motivo.

(*) Nella civilizzatissima Toscana ci sono paesi che risultano serviti da corriere, da cui nella realta' ho raggiunto in tempo utile il treno per casa solo grazie all'autostop. E stazioni di corriere in cui per farti vendere il biglietto di una linea di corriere stampata sull'orario appeso di fuori devi trascinare i bigliettai davanti al medesimo e fargli poi telefonare in direzione, perche' loro erano certi che quella linea era stata dismessa da anni, o solo invernale. Non chiedetemi come le so queste cose...

A proposito del Velino che impone lo scaricamento di una traccia e la firma, io non ho trovato nulla del genere, qualcuno ha un link? Ammesso che serva ancora, se davvero ragionano cosi' dopo la Marmolada metteranno il filo spinato tutto intorno..
 
In realta' questa pianificazione che ti sorprende, magari non parossistica, serve molto di piu' di quanto non sembri a te anche "dietro casa". Per esempio, in tutti quei casi in cui la normale escursione dura piu' di due giorni, non e' un anello, e nasce e finisce con mezzi pubblici (*).

Se vuoi fare una qualsiasi escursione del genere (almeno) in qualsiasi zona dell'Appennino centrosettentrionale, PRIMA di partire DEVI studiare su cartina/e (il GPS servirebbe giusto come fermacarte), quanti e quali paesi TEORICAMENTE (*) serviti da mezzi pubblici ci sono lungo il percorso.

Altrimenti se sul posto vuoi o devi cambiare itinerario per un qualsiasi motivo rischi seriamente di trovarti in un borgo abbandonato dalle corriere quando Zoff ancora giocava in Nazionale, da cui devi camminare altre 24 ore prima di raggiungere una stazione.

Io quando faccio giri del genere porto sempre anche una fotocopia di cartina **stradale** scala 1:200 o 300mila di tutta la zona, proprio per questo motivo.

(*) Nella civilizzatissima Toscana ci sono paesi che risultano serviti da corriere, da cui nella realta' ho raggiunto in tempo utile il treno per casa solo grazie all'autostop. E stazioni di corriere in cui per farti vendere il biglietto di una linea di corriere stampata sull'orario appeso di fuori devi trascinare i bigliettai davanti al medesimo e fargli poi telefonare in direzione, perche' loro erano certi che quella linea era stata dismessa da anni, o solo invernale. Non chiedetemi come le so queste cose...

A proposito del Velino che impone lo scaricamento di una traccia e la firma, io non ho trovato nulla del genere, qualcuno ha un link? Ammesso che serva ancora, se davvero ragionano cosi' dopo la Marmolada metteranno il filo spinato tutto intorno..

Forse non ci siamo capiti: io le cartine le uso eccome, d'altronde se vado in una zona sconosciuta la sentieristica come farei a conoscerla...per scienza infusa ? e la panoramica geografica come farei a saperla...stampata a memoria per spirito divino ?
Anch'io pianifico un percorso, ci mancherebbe, mi sembra una cosa scontata decidere dove andare prima di partire. A maggior ragione se pensassi di aver bisogno dei mezzi pubblici.

Ma in realtà, proprio per questo, io in vita mia ho scelto consapevolmente di non essere mai "appeso" alle corriere, che possono passare persino con mezz'ora di anticipo o non passare per nulla. Ma scherziamo ? E non è certo il gps che ti salva in quei casi. Se mezzi pubblici devono essere, si tratta al massimo di mezzi molto meno aleatori (treni o corriere di comprovata frequenza, per cui se ne perdi una puoi sempre avere la certezza di poter quantomeno contare sulla successiva). Dopo tutto la macchina a che serve ? Per uno che già non la usa mai in città, e spesso neppure sulle lunghe percorrenze, rimane l'ideale proprio per questa tipologia di spostamenti, dove occorre andar per paesetti: altrimenti è davvero inutile averla. Poi se uno non ce l'ha allora diventa tutt'altro discorso.
Analogamente esistono gli ostelli, i rifugi, gli alberghi (per i trekking di più giorni)... e anche questi si possono pianificare. Ma anche qui, cosa c'entra il gps e le app e quant'altro ?

In ogni caso, per i mezzi pubblici, torniamo allo stesso discorso dei sentieri: è una questione di civiltà e di zone.
Sono appena reduce per l'ennesima volta dall'Alto Adige e lì uno la macchina se la può davvero scordare. Usa la sua card (oltretutto gratuita per chi paga la tassa di soggiorno in residence o alberghi) e gira quanto vuole su una rete capillare con la sicurezza ferrea che gli orari vengono rispettati. Se resta a piedi è per colpa sua (come accadde a me due anni fa che - essendo in vacanza - mi ero scordato che fosse sabato e che quindi l'unica linea per tornare al paese non faceva l'ultima corsa feriale: risultato, altri 13 km. a piedi in salita, con zaino, al buio e a rischio investimento, dopo averne appena finiti una ventina in escursione).
Quindi: se in Appennino serve invece una tripla pianificazione supplementare, vie di fuga, ipotesi di itinerari alterativi, ecc. ecc. è solo perchè ci si trova immersi in tutt'altra dimensione...molto più incivile. O magari, per qualcuno a cui piace di più così... più avventurosa. Il confine è labile.
 
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Forse non ci siamo capiti: io le cartine le uso eccome, d'altronde se vado in una zona sconosciuta la sentieristica come farei a conoscerla...per scienza infusa ? e la panoramica geografica come farei a saperla...stampata a memoria per spirito divino ?
si, in effetti che anche tu ti prepari cosi' non si era capito. Tutto qui.
 
Non penso proprio che l'intento di Ardito fosse denigrare l'uso del GPS tout court ma avesse piuttosto intenzione di focalizzarsi sul suo scorretto utilizzo e su come porti a sottovalutare il proprio senso dell'orientamento e le criticità della montagna.
Il problema è sempre lo stesso ed è simile anche per altri "vizi" indotti dalla tecnologia: un conto è chi per anni ha usato la carta o le proprie capacità di orientamento e passa al GPS, un altro chi nasce già con lo strumento in mano e crede che andare in natura sia come seguire maps in città.
Si pone un po' lo stesso problema che si riscontra nell'avere a disposizione google e Youtube per cercare qualunque cosa ed avere invece un metodo di studio che contempla l'utilizzo dei manuali: è ovvio che nel primo caso l'apprendimento è scadente, nel secondo si mettono in campo capacità di ben altro livello.

P.S. Ieri scendendo dalla Val di Fua il mio gps (un Garmin con tutti i crisimi, non quello del telefono) è impazzito dandomi una traccia spostata di diversi metri rispetto al sentiero. Non fatico a credere che se quel sentiero non fosse evidentissimo, ben segnato e da me più che conosciuto (tanto che il GPS era acceso solo per tracciare e non lo stavo nemmeno guardando), qualcuno sarebbe finito per impiccarsi in qualche forra con il sentiero sotto il naso.

@Henry Thoreau sull'Appennino segnato male dissento o meglio: ci sono posti segnati malissimo ed altri segnati bene e per "bene" non intendo i cartelli ad ogni bivio e i sentieri larghi 5 metri dell'Alto Adige che francamente fanno assomigliare la sentieristica più ad una strada statale che a dei percorsi di montagna. Personalmente trovo siano molto più discreti e interessanti quelli che abbiamo qui.
 
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questo e' un punto fondamentale:

@Henry Thoreau sull'Appennino segnato male dissento o meglio: ci sono posti segnati malissimo ed altri segnati bene e per "bene" non intendo i cartelli ad ogni bivio e i sentieri larghi 5 metri dell'Alto Adige che francamente fanno assomigliare la sentieristica più ad una strada statale che a dei percorsi di montagna. Personalmente trovo siano molto più discreti e interessanti quelli che abbiamo qui.

In alcune parti della GEA i sentieri sono larghi 30 cm, magari in mezzo a felci alte un metro o con fondo molto irregolare... ma puoi camminarci per giorni interi, facendo decine di km di GEA senza mai perderti e senza avere mai bisogno ne' di cartine ne' di GPS, ne' di bussola: soltanto leggendo le targhe.

e quando ci vado (sempre con carta, bussola eccetera in tasca) passo continuamente dalla consapevolezza che e' proprio per quel motivo che posso sia andare un po' piu' veloce che interessarmi ancora meglio al panorama e godermelo...

alla consapevolezza (soprattutto quando incrocio ciavattelle, cuffiette e iPhone in uso) che proprio l'assistenza continua di tutti quegli stessi segni e' uno dei tanti "costruttori" di quell'atmosfera generale per cui troppa gente che non e' certo Bonatti finisce tranquilla sui ghiacciai pure se sono le due del pomeriggio e non gela mai da settimane.

E per cui pure IO rischio di perdere l'allenamento all'orientamento.
 
questo e' un punto fondamentale:



In alcune parti della GEA i sentieri sono larghi 30 cm, magari in mezzo a felci alte un metro o con fondo molto irregolare... ma puoi camminarci per giorni interi, facendo decine di km di GEA senza mai perderti e senza avere mai bisogno ne' di cartine ne' di GPS, ne' di bussola: soltanto leggendo le targhe.

e quando ci vado (sempre con carta, bussola eccetera in tasca) passo continuamente dalla consapevolezza che e' proprio per quel motivo che posso sia andare un po' piu' veloce che interessarmi ancora meglio al panorama e godermelo...

alla consapevolezza (soprattutto quando incrocio ciavattelle, cuffiette e iPhone in uso) che proprio l'assistenza continua di tutti quegli stessi segni e' uno dei tanti "costruttori" di quell'atmosfera generale per cui troppa gente che non e' certo Bonatti finisce tranquilla sui ghiacciai pure se sono le due del pomeriggio e non gela mai da settimane.

E per cui pure IO rischio di perdere l'allenamento all'orientamento.
io quando ho fatto la Gea di segnali ne avrò visti 10 in tutto.. :)) infatti mi sono perso un paio di volte
 
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