Uscita primo numero in edicola!! Survival & Reporter

ciao dico la mia che poi è un riassunto di molte cose corrette già dette negli altri interventi. Survival per me è solo uno stato mentale. Ovvero "ce la posso fare" in una situazione anomala, anche semplicemente anomala rispetto alla nostra routine e che ci può mettere in crisi, ed in determinati casi farci soccombere. E ciò può accadere in situazioni nelle quali altri non soccomberebbero. Ho un pò più di esperienza in sport ove l'adrenalina comanda e va dominata, e situazioni di stress mentale che affronto nel mio lavoro con clienti, ed alla fine la soluzione è sempre la stessa. L'esercizio. Provare, mettersi alla prova, anche divertendosi, ma allenare la nostra mente che "l'alieno" non è necessariamente nemico. A mio modesto parere la preparazione fisica viene dopo quella mentale, perchè anche il miglior atleta dopo 10 minuti di pulsazioni a 140 andrà in stress fisico. Detto questo il "survival" da noi può essere una necessità ed anche un sano divertimento, se ci fa venire la voglia di sperimentarci, anche semplicemente dormendo da soli nel bosco, che è una paura non facile da superare, in un mondo che ci ha abituati all'assistenzialismo. Detto questo, concordo con JackRyan che potrebbe anche essere una disciplina sportiva, con regole e prove da superare, molto divertente ed un pò meno fisica di gare come la Spartan Race; più accessibile, con una buona parte di tecnica e stato mentale, che farebbe avvicinare molti giovani. Un bello sport, inteso come tale. Con l'apporto di moltissimi di voi e della loro esperienza. Tornando alla rivista, che è anche "reportage", anche se sono un pò di parte, non credo voglia innovare in nulla, quanto piuttosto divulgare ed approfondire. Non tutti sono in grado di trovare ed approfondire sul web, e magari amano leggere, scoprire spunti che poi approfondiranno, trovare idee ( che la maggioranza di voi consce ad altri no) ed apprendere anche tecniche assolutamente di base ma che, per dirla filosoficamente, non sappiamo di non sapere. Credo che questo sia il compito della carta stampata e sono sicuro che l'editore apprezzerà consigli, richieste e spunti di approfondimento. E magari, a me l'idea divertirebbe, pensare in futuro ad organizzare una "gara" in tal senso, con lo scopo del puro divertimento. E lì, lì si, si vedrebbe chi tra i tanti esperti, esperto lo è davvero tanto da giustificare i soldi che chiede per i corsi; sto parlando di professionisti. Nessun giudizio, ma selezione naturale:) Grazie a chi ha avuto la pazienza di leggere il mio sproloquio.
 
Concordo, come concordo con Henry quando si riferisce all'appeal che certi produttori di materiali ed istruttori ricavano dal termine survival e da un'impostazione un a tratti molto militaresca. Certo fa più utenza una sorta di Rambo che ti addestra a "sopravvivere" nella "natura ostile" che un pacioso signore di mezza età che ti spiega come permanere in ambiente, poi ovviamente non voglio generalizzare e sono convinto che esistano anche scuole ed istruttori differenti, più vicini al mio modo di sentire, ci mancherebbe.
Detto ciò ribadisco le perplessità riguardo al trasformare in disciplina sportiva qualcosa che nasce differente. Diciamo che rispetto all'esempio che ho fatto per la scalata qui la cosa è ancora in divenire e chi decidesse di provare a fare di questa disciplina uno sport potrà premurarsi di legare alla questione tecnica anche tutta una serie di questioni etiche che non sono da trascurare come il rispetto per l'ambiente nel quale ci si trova ed il fatto che la natura non è un nemico, anche se certe volte può porci innanzi sfide complicate.
In quest'ottica una rivista che non fosse solo un contenitore di recensioni o articoli tecnici, ma anche un luogo dove si riflettesse il perché, il come andare per boschi e monti e le modalità per farlo rispettando l'ambiente che ci ospita non sarebbe male.
Non voglio fare il frikkettone ma semplicemente il montanaro che sa quanto sia bello ed utile errare tra gli alberi ma anche quanto sia necessario tutelare l'ambiente selvatico e di quanto questo possa essere potenzialmente rischioso.
Riguardo alla questione psicologica credo sia un nodo fondamentale. Il così detto "sangue freddo" non si insegna, casomai si impara (ma non è detto, ci vuole anche predisposizione) con il tempo e la pratica, muovendosi a passetti, senza esagerare e qui sta la responsabilità di chi scrive e di chi organizza corsi, lo spiegare e far capire che pur padroneggiando teorie e tecniche la differenza può farla solo la pratica costante.
La mia esperienza personale mi insegna che è necessario e fondamentale conoscere le tecniche che però da sole, senza una corretta valutazione della situazione e delle possibilità che il momento ci offre servono a poco.
A gennaio quando mi sono infortunato ho messo in pratica le nozioni che avevo nei campi in quel momento contingenti (primo soccorso, valutazione della situazione e gestione del tempo) e che nel tempo avevo già saggiato (in situazioni decisamente più soft) ma sarebbero servite a poco se la testa non mi avesse supportato e ciò è accaduto un po per disposizione naturale (non mi sgomento facilmente) ma soprattutto perché sentivo di avere l'esperienza necessaria per tirarmi fuori dai casini ed arrivare in ospedale. Il punto sta proprio nell'esperienza sul campo, corsi e riviste hanno senso, a mio vedere se a fianco della teoria e della tecnica legata ad una disciplina si premurano di specificare che tutto ciò è solo il principio, un infarinatura, e che l'esperienza nasce solo sul campo, con il provare e riprovare, senza esagerare, valutando la situazione in relazione alle nostre capacità (fisiche e mentali) del momento.
La questione sportiva a questo punto la vedrei legata più ad un raduno di pionieristica a tempo, nel quale paradossalmente il migliore potrebbe essere qualcuno che con la reale permanenza nel selvatico ha poca dimestichezza; nell'arrampicata succede già, ci sono tanti fortissimi arrampicatori da palestra che fanno gare e le vincono pure, che non escono quasi mai su roccia. Nulla di più lontano dal mio sentire ma legittimo.
 
si mi piace! Sono ottimi spunti. Anche io immaginavo una gara di abilità all'aperto con tecniche e prestazioni non prettamente sportive. Ma è solo un'idea vaga. Concordo con te che bisogna insistere sull'atteggiamento, più che su l'attrezzatura miracolosa! :)
 
ciao dico la mia che poi è un riassunto di molte cose corrette già dette negli altri interventi. Survival per me è solo uno stato mentale. Ovvero "ce la posso fare" in una situazione anomala, anche semplicemente anomala rispetto alla nostra routine e che ci può mettere in crisi, ed in determinati casi farci soccombere. E ciò può accadere in situazioni nelle quali altri non soccomberebbero. Ho un pò più di esperienza in sport ove l'adrenalina comanda e va dominata, e situazioni di stress mentale che affronto nel mio lavoro con clienti, ed alla fine la soluzione è sempre la stessa. L'esercizio. Provare, mettersi alla prova, anche divertendosi, ma allenare la nostra mente che "l'alieno" non è necessariamente nemico. A mio modesto parere la preparazione fisica viene dopo quella mentale, perchè anche il miglior atleta dopo 10 minuti di pulsazioni a 140 andrà in stress fisico. Detto questo il "survival" da noi può essere una necessità ed anche un sano divertimento, se ci fa venire la voglia di sperimentarci, anche semplicemente dormendo da soli nel bosco, che è una paura non facile da superare, in un mondo che ci ha abituati all'assistenzialismo. Detto questo, concordo con JackRyan che potrebbe anche essere una disciplina sportiva, con regole e prove da superare, molto divertente ed un pò meno fisica di gare come la Spartan Race; più accessibile, con una buona parte di tecnica e stato mentale, che farebbe avvicinare molti giovani. Un bello sport, inteso come tale. Con l'apporto di moltissimi di voi e della loro esperienza. Tornando alla rivista, che è anche "reportage", anche se sono un pò di parte, non credo voglia innovare in nulla, quanto piuttosto divulgare ed approfondire. Non tutti sono in grado di trovare ed approfondire sul web, e magari amano leggere, scoprire spunti che poi approfondiranno, trovare idee ( che la maggioranza di voi consce ad altri no) ed apprendere anche tecniche assolutamente di base ma che, per dirla filosoficamente, non sappiamo di non sapere. Credo che questo sia il compito della carta stampata e sono sicuro che l'editore apprezzerà consigli, richieste e spunti di approfondimento. E magari, a me l'idea divertirebbe, pensare in futuro ad organizzare una "gara" in tal senso, con lo scopo del puro divertimento. E lì, lì si, si vedrebbe chi tra i tanti esperti, esperto lo è davvero tanto da giustificare i soldi che chiede per i corsi; sto parlando di professionisti. Nessun giudizio, ma selezione naturale:) Grazie a chi ha avuto la pazienza di leggere il mio sproloquio.

Selezione naturale, nel senso che chi non sopravvive ha perso?
Darwin sarebbe d'accordo, anzi direbbe che chi perde non si dovrebbe nemmeno riprodurre.:biggrin::biggrin::rofl:
 
Mha, come attività all'aperto la sopravvivenza non ha praticamente paletti per quanto riguarda la tipologia di tecniche insegnate e la filosofia ad esse legate. Non per forza ci devono essere solamente corsi di sopravvivenza di tipo militare o che mettono in risalto il lato adrenalinico dell'outdoor , anzi in Italia anche se non ho praticato molti corsi mi pare di vedere che ci sono almeno due o tre scuole improntate in modo molto naturale, Insomma il mercato offre tanto, un po' come la sopravvivenza consente di essere praticata con diversi approcci.
Le scuole che offrono sopravvivenza military oriented sono facili da individuare, poi ci sono quelle che offrono nozioni più orientate alla salvaguardia dell'individuo cioè come ritrovare la strada, come segnalare la propria posizione ai soccorsi etc.. Poi ci sono scuole decisamente più action, mi pare di capire sua così anche la bear grylls survival Academy, dove l'atletica e le prove fisiche sono ponderanti; poi le scuole decisamente più naturali, poi orientate al bushcraft, e perfino corsi di sopravvivenza primitiva come quelli di linx vilden dove si vento no i panni (o meglio le pellicce) di uomini delle caverne..
È vero che spesso si offre ciò che la maggioranza degli utenti chiedono, ma è altresì vero che se uno vuole farsi una cultura sui corsi disponibili per scegliere più saggiamente il tipo di corso e di istruttore, allora basta passare qualche ora sul web e scrivere qualche mail per avere un idea più chiara.
Il survival come disciplina sportiva? Non riesco ad inquadrare questa idea, per me è più una semplice attività o passione outdoor che permette di essere vissuta in molti modi differenti, insomma alla stregua della caccia, che consente di scegliere fra moltissimi aspetti per essere praticata...
 
bene che ci siano corsi del genere, non essendo particolarmente interessato all'articolo non mi ero premurato di approfondire, meglio così :) Sulla questione sportiva ripeto, non fa per me ma la vedrei impostata più come una gara di abilità specifiche che altro
 
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Bushcraft: skill at living in the bush.
Trad.: Capacità/abilità a vivere nella boscaglia.

Bushcrat&Survival discipline sportive? per me no. Per me sono l'applicazione di tecniche apprese, quelle giuste al momento giusto. Si possono insegnare? Sì. Garantiscono i risultati? Non sempre, e questo è il nocciolo della questione.
In realtà il problema, in Italia, è più che altro legale, se vogliamo, ossia o si fa dell'attività puramente amatoriale e quindi non si parla di transazioni in denaro, salvo forse dei puri rimborsi spese e si rimane fuori da qualunque circuito, oppure queste attività vengono fatti anche a scopo di lucro e allora tra le prime cose che si và a chiedere c'è la partita IVA, poi magari la creazione di un Albo, ma questo prevede che ci siano delle qualifiche riconosciute e certificate.

Perchè nel momento in cui si succede l'indesiderato incidente, l'inquirente incaricato comincia a cercare eventuali responsabilità personali.

Nel secondo caso è tutto sommato più facile individuare chi deve rispondere, nel primo invece si deve capire chi ha organizzato, se nel gruppo c'era un leader, una persona di riferimento per esperienza, forza, capacità etc.etc. e per ora sto parlando di bushcraft.

Nel caso del survival poi possono essere insegnate le tecniche ma al momento dell'applicazione? Il panico può far cannare TUTTO, a partire dal momento in cui andare ad applicarle, al come applicarle etc. etc.

E in tutto quanto questo lo sport dov'è? L'attività subacquea è una disciplina sportiva, perchè unisce attività tipicamente sportive, nuoto e tuffi , con tecniche di respirazione, nozioni di fisica, di fisiopatologia, di fisiologia e molto altro ancora. C'è anche la parte di addestramento comportamentale, ma se panichi, panichi e amen e magari ci rimetti la pelle ma questo è un discorso diverso.
Ma nel bushcraft e nel survival la parte sportiva dov'è?
 
premetto sempre che non amo le competizioni, detto ciò quello che dici @olasvadas riguardo al bushcraft è condivisibile in toto ma credo che volendo sia possibile trovare una formula "sportiva" per discipline che per quanto mi riguarda hanno altro significato (come scrivevo più su). Quando nell'85 ci fu sportroccia a Bardonecchia, che per chi non lo sa fu la prima gara di scalata, gli organizzatori si trovarono davanti al problema di dover capire cosa e come giudicare nella competizione e trovarono poi la formula che è diventata standard (con qualche significativa modifica)...ora io son avverso alle competizioni riguardo scalata e -nel caso- attività di permanenza in ambiente, ma ciò non vuol dire che non possa essere fatto, certo ci vedo poco senso ma forse è un mio problema. La preoccupazione che ho è più per la tutela del selvatico, che altro
 
Mah ... credo che, avendo esperienza di lavoro con i minori, se improntata nel modo giusto potrebbe essere un forte terreno di incontro e divertimento per qualsiasi età. Piu rivolto alle abilità mentali e di ingegno e scoperta che prettamente fisiche. Non sarebbe “bushcraft” , è vero, ma potrebbe essere un’idea da approfondire. Ivi compreso, ed importantissimo, il sopracitato rispetto per l’ambiente. E, correttamente, anche di questo bisognerebbe parlare nella rivista, che ha principalmente una funzione di divulgazione.
 
Bushcraft: skill at living in the bush.
Trad.: Capacità/abilità a vivere nella boscaglia.

Bushcrat&Survival discipline sportive? per me no. Per me sono l'applicazione di tecniche apprese, quelle giuste al momento giusto. Si possono insegnare? Sì. Garantiscono i risultati? Non sempre, e questo è il nocciolo della questione.
In realtà il problema, in Italia, è più che altro legale, se vogliamo, ossia o si fa dell'attività puramente amatoriale e quindi non si parla di transazioni in denaro, salvo forse dei puri rimborsi spese e si rimane fuori da qualunque circuito, oppure queste attività vengono fatti anche a scopo di lucro e allora tra le prime cose che si và a chiedere c'è la partita IVA, poi magari la creazione di un Albo, ma questo prevede che ci siano delle qualifiche riconosciute e certificate.

Perchè nel momento in cui si succede l'indesiderato incidente, l'inquirente incaricato comincia a cercare eventuali responsabilità personali.

Nel secondo caso è tutto sommato più facile individuare chi deve rispondere, nel primo invece si deve capire chi ha organizzato, se nel gruppo c'era un leader, una persona di riferimento per esperienza, forza, capacità etc.etc. e per ora sto parlando di bushcraft.

Nel caso del survival poi possono essere insegnate le tecniche ma al momento dell'applicazione? Il panico può far cannare TUTTO, a partire dal momento in cui andare ad applicarle, al come applicarle etc. etc.

E in tutto quanto questo lo sport dov'è? L'attività subacquea è una disciplina sportiva, perchè unisce attività tipicamente sportive, nuoto e tuffi , con tecniche di respirazione, nozioni di fisica, di fisiopatologia, di fisiologia e molto altro ancora. C'è anche la parte di addestramento comportamentale, ma se panichi, panichi e amen e magari ci rimetti la pelle ma questo è un discorso diverso.
Ma nel bushcraft e nel survival la parte sportiva dov'è?
Quoto !
 
Intendevo selezione naturale riferita alla professionalità dei possibili istruttori

Io no!
Io intendevo davvero quello che ho scritto.​
Ed è questo che toglie una bella prima fetta al concetto di sportività nel discorso del survival. Dov'è la sportività in un discorso dove c'è in ballo la pelle? Dove possono e talvolta DEVONO entrare in ballo concetti e comportamenti come l'egoismo e altre negatività varie? No, cioè, spiegatemelo: ho fatto i corsi di salvamento, quelli dei bagnini.
Regola aurea: Primo non morire in due. Leggi: piuttosto che morire, mollalo.

Sono propenso a chiamare entrambe le attività discipline (senza la parola sportive), attività propedeutiche, allenamenti, addestramenti, preparazioni.
Meglio ancora, mi è venuta una definizione, attività multidisciplinari.

Analizzando il concetto di competizione nell'ambito delle attività multidisciplinari in questione che gare facciamo? Chi accende il fuoco più in fretta? Chi costruisce il rifugio nel minor tempo? E qui siamo nel bushcraft, ma nel survival?
 
Caro maduva, a parte il fatto che spero che tu stia decisamente meglio, diciamocela tutta, le gare di corsa in montagna sono un po' delle perversioni, c'è chi è morto in scarpette running, pantaloncini e maglietta ed una bottiglietta d'acqua per un repentini cambio meteo, le gare di arrampicata esistono perchè sono spesso facili da riprendere, brevi, veloci e spettacolari e facili da mettere in sicurezza. Condizioni base per le televisioni.
Ma anche qua, le arrampicate VERE anche in free climbing non sono quelle competitive. Mi ricordo dei documentari sull'argomento dove dei grandi freeclimbers tentavano ripetutamente e pervicacemente di superare certi ostacoli. E non sempre ci riuscivano. E al massimo rimaneva un po' di polvere di magnesio in parete.
 
Io no!
Io intendevo davvero quello che ho scritto.​
Ed è questo che toglie una bella prima fetta al concetto di sportività nel discorso del survival. Dov'è la sportività in un discorso dove c'è in ballo la pelle? Dove possono e talvolta DEVONO entrare in ballo concetti e comportamenti come l'egoismo e altre negatività varie? No, cioè, spiegatemelo: ho fatto i corsi di salvamento, quelli dei bagnini.
Regola aurea: Primo non morire in due. Leggi: piuttosto che morire, mollalo.

Sono propenso a chiamare entrambe le attività discipline (senza la parola sportive), attività propedeutiche, allenamenti, addestramenti, preparazioni.
Meglio ancora, mi è venuta una definizione, attività multidisciplinari.

Analizzando il concetto di competizione nell'ambito delle attività multidisciplinari in questione che gare facciamo? Chi accende il fuoco più in fretta? Chi costruisce il rifugio nel minor tempo? E qui siamo nel bushcraft, ma nel survival?

Quoto.

Una disciplina sportiva prevede competizione, con delle regole e la valutazione della prestazione al fine di stilare una classifica con relativo vincitore.

Nel "bushcraft" e "survival" queste cose proprio non ce le vedo...
 
Wombat, non è detto che "una disciplina sportiva preveda competizione, con delle regole e la valutazione della prestazione al fine di stilare una classifica con relativo vincitore", anzi.
Ti ho citato perchè chiarissimo.
Tornando all'attività subacquea, è una disciplina soprtiva dove non vedo serie possibilità di competizione e dove ci sono dei rischi che sconsigliano la competività.

Laddove c'è sforzo, c'è consumo di ossigeno o assorbimento di azoto o altri fattori che mettono a rischio la pelle. e quindi non è caso.
 
Rev, qualcuno che lo pratica fin da bambino mi corregga, ma questo è lo scoutismo, o almeno una parte di esso.

In fondo è quello che hanno fatto Alex&Co a Trebbana e altri che postano sul forum.

Io personalmente, mi scusino gli utenti del forum, non sento particolare bisogno di una nuova rivista, magari di aggiornamento di vecchi manuali con ottime foto al posto di disegni et similia, sì, Ma una rivista vive di vendita di copie e pubblicità e magari dare da mangiare ad un po' di gente.
Ecco se devo far soldi, con motivazioni peraltro perfettamente lecite e comprensibili, chi garantisce per l'assoluta onestà e libertà di giudizio su un prodotto pubblicizzato tre pagine più a valle?
 
SPORT - Attività intesa a sviluppare le capacità fisiche e insieme psichiche, e il complesso degli esercizi e delle manifestazioni, soprattutto agonistiche, in cui si realizza, praticati, nel rispetto di regole codificate da appositi enti, sia per spirito competitivo (s. dilettantistici, s. olimpici), differenziandosi così dal gioco in senso proprio, sia, fin dalle origini, per divertimento, senza quindi il carattere di necessità, di obbligo, che è proprio di ogni attività lavorativa.

Direi che sport e regole vanno a braccetto :)

Detto questo pur non capendo come il Bushcraft in senso lato ovvero nel ampiezza del termine possa essere una disciplina sportiva, non mi è poi così difficile immaginare, ad esempio, competizioni, per cui un qualcosa che possa essere considerato "sport", in base alla definizione di sopra, che possa riguardare pratiche che si riscontrano nel bushcraft, per tanto se si circoscrive, si pongono dei limiti precisi, si codifica ovvero si creano delle regole, allora sì; in fin dei conti chi ha avuto occasione di fare lo scout, in particolar modo nel periodo dell'adolescenza (12-18), gli sarà sicuramente capitato di fare attività di cucina trapper piuttosto che di realizzazione fuochi per esempio sia come gare ma anche come semplici attività (da quì la mia difficoltà a riconoscere il bushcraft nel senso ampio del termine in uno sport poichè molte attività scoutistiche mi sembrano coincidervi, e lo scoutismo non è uno sport).

In base a questa delimitazione allora tutto vi ci si può agganciare sino a giungere anche a definire dei parametri valutativi per istruttori, maestri, guru ect ect ., da quì al riconoscimento, di questi parametri, anche solo a livello nazionale la vedo più difficile visto che entità, come il CONI, non mi danno l'impressione che siano interessati inoltre mi sembra che le scuole principali siano personalistiche più che accademiche ed ovviamente molto poco propense ad allinearsi a parametri comuni.

Però questo non sarebbe "bushcraft" ma qualcos'altro, secondo me :)

Ciao :si:, Gianluca
 
Mi viene in mente che durante la mia lunga pratica di ateltica leggera (mezzofondo) ho fatto una volta anche una gara di orienteering o orientamento che consiste nel correre in un bosco, seguendo un percorso che non conosci ma che è riportato su di una mappa che ti consegnano immediatamente prima della partenza, partenza scaglionata per cui corri in solitudine. Alla fine però la discriminante era il cronometro, ossia vinceva chi compiva il corretto tragitto nel minor tempo.

Però non è applicable pienamente ai concetti di "bushcraft" e "survival".
 
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