Uscita primo numero in edicola!! Survival & Reporter

Mi viene in mente che durante la mia lunga pratica di ateltica leggera (mezzofondo) ho fatto una volta anche una gara di orienteering o orientamento che consiste nel correre in un bosco, seguendo un percorso che non conosci ma che è riportato su di una mappa che ti consegnano immediatamente prima della partenza, partenza scaglionata per cui corri in solitudine. Alla fine però la discriminante era il cronometro, ossia vinceva chi compiva il corretto tragitto nel minor tempo.

Però non è applicable pienamente ai concetti di "bushcraft" e "survival".
Questa cosa io lo facevo quando ero scout, o meglio pioniere.:woot: In più durante il percorso c'eranno un sacco di prove da fare. Partivi alla mattina e tornavi alla sera. I primi (i vincitori) tornavano verso mezzogiorno. :biggrin:
 
Caro maduva, a parte il fatto che spero che tu stia decisamente meglio, diciamocela tutta, le gare di corsa in montagna sono un po' delle perversioni, c'è chi è morto in scarpette running, pantaloncini e maglietta ed una bottiglietta d'acqua per un repentini cambio meteo, le gare di arrampicata esistono perchè sono spesso facili da riprendere, brevi, veloci e spettacolari e facili da mettere in sicurezza. Condizioni base per le televisioni.
Ma anche qua, le arrampicate VERE anche in free climbing non sono quelle competitive. Mi ricordo dei documentari sull'argomento dove dei grandi freeclimbers tentavano ripetutamente e pervicacemente di superare certi ostacoli. E non sempre ci riuscivano. E al massimo rimaneva un po' di polvere di magnesio in parete.

Quindi chi va in piscina dovrebbe andare al mare a nuotare perchè lì provi davvero cosa vuol dire andare contro le correnti, chi va a caccia dovrebbe farlo come lo facevano i veri cacciatori con lance e frecce sennò di che parliamo (!?), l'arrampicatore non è arrampicatore se lo fa in palestra e non in montagna, chi fa tapiroulant è un illuso a cui manca la terra sotto i piedi, chi vuole allenare tattiche di guerriglia dovrebbe arruolarsi nei marines e non in una partita di softair, chi vuole imparare a difendersi non lo dovrà fare in palestra, ma vestendosi da comunista sotto la sede di casapound , chi vuole imparare ad usare un'ascia deve fare il falegname rigorosamente con la camicia a quadri e chi vuole praticare gare survival, deve farsi catapultare per forza in un'isola deserta con un acciarino e un pallone che chiamerà Wilson, sennò non vale.

Non staremmo peccando un po' di presunzione ed esagerando? In fin dei conti credo nessuno di noi sia mai stato in una reale situazione di sopravvivenza se non dal macdonald! Basterebbe semplicemente abbandonare i clichè per comprendere le potenzialità di questa "disciplina".
 
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Excuse me, ma stai andando O.T. e con argomentazioni artefatte o stiracchiate.

Alcuni sport preparano le persone ad affrontare anche le condizioni critiche reali, ma nel momento in cui si devono affrontare le condizioni critiche reali si deve sapere come fare.
Alcune attività multidisciplinari fanno lo stesso con gli stessi limiti.

E non è detto che chi è campione in materia sia in grado di gestire la situazione anomala. Tant'è che i professionisti se devono muoversi in ambiti a loro non familiari, prima di partire si allenano o si addestrano nelle condizioni più vicine a quelle in cui andranno ad operare. Non si allenano con tecniche da jungla tropicale, magari anche nella jungla tropicale per intervenire nel deserto.

Ma anche il fatto che ogni attività debba avere una componente agonistica a tutti i costi è un cliché.

Detto questo, sarebbe meglio lasciare il campo a chi vuole discutere della rivista e dell'uscita del primo numero della stessa e aprire un altro topic dedicato, dove analizzare quanto si sta fino ad ora dicendo senza annoiare il resto del mondo con elucubrazioni filosofiche.
 
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@olasvadas sto meglio si, camminare decentemente ancora no ma insomma si procede. Riguardo alla scalata come detto io non amo gare e competizioni, sono a disagio pure nelle palestre, detto ciò però ho visto (nel bene e nel male) che negli anni c'è stata una evoluzione, accanto al discorso in ambiente, di tutta una filosofia, chiamiamola così, dello sport/arrampicata con tutta una serie di regole e codici che non mi attirano per nulla, ma ci sono e pare che funzionino e che dire, penso che una cosa del genere possa accadere anche nelle discipline di permanenza in ambiente, non mi fa impazzire la cosa, ma se nascerà qualcosa di ludico, in parte istruttivo e soprattutto rispettoso dell'ambiente nel quale lo si pratica beh, mi lascerà indifferente che è diverso dall'essere turbato ad esempio dalla spazzatura lasciata ai piedi delle vie di alcune falesie
 
Quindi chi va in piscina dovrebbe andare al mare a nuotare perchè lì provi davvero cosa vuol dire andare contro le correnti, chi va a caccia dovrebbe farlo come lo facevano i veri cacciatori con lance e frecce sennò di che parliamo (!?), l'arrampicatore non è arrampicatore se lo fa in palestra e non in montagna, chi fa tapiroulant è un illuso a cui manca la terra sotto i piedi, chi vuole allenare tattiche di guerriglia dovrebbe arruolarsi nei marines e non in una partita di softair, chi vuole imparare a difendersi non lo dovrà fare in palestra, ma vestendosi da comunista sotto la sede di casapound , chi vuole imparare ad usare un'ascia deve fare il falegname rigorosamente con la camicia a quadri e chi vuole praticare gare survival, deve farsi catapultare per forza in un'isola deserta con un acciarino e un pallone che chiamerà Wilson, sennò non vale.

Non staremmo peccando un po' di presunzione ed esagerando? In fin dei conti credo nessuno di noi sia mai stato in una reale situazione di sopravvivenza se non dal macdonald! Basterebbe semplicemente abbandonare i clichè per comprendere le potenzialità di questa "disciplina".

L'arrampicata sportiva, non si chiama alpinismo, sul tapis rulant non si disputano maratone, chi taglia legna con un seghetto silky, non si definisce boscaiolo, sennò io che mi faccio un rifugio nel bosco mi dovrei definire muratore-carpentiere- imprenditore edile, e dato che posseggo una moto di grossa cilindrata, dovrei correre come un pazzo e farmi appellare "pilota di moto GP."
Per questo ed altri argomenti, meno faceti, che preferisco risparmiarmi di specificare, non concordo con le tue opinioni, anche solo per il fatto che con la sopravvivenza di vite umane non mi piace scherzare.
E con questo ultimo mio, dato che non voglio prolungare l'OT. ulteriormente, ti auguro tutto il bene ed il divertimento possibile, nel praticare i tuoi hobby, in qualsiasi modo tu li chiami.
 
io però, e premetto che è davvero solo un esercizio di stile, ma che con i dovuti sostegni potrebbe essere realizzabile, pensavo a qualcosa di meno atletico. Nella filosofia di chi ama o vuole riscoprire i boschi e le montagne. Per esempio un percorso di orientamento, con un minimo di roadbook, per i boschi, all'interno del quale ci sono vari esercizi a punteggio propri del bushcraft e del survival in senso generale. Per esempio fuochi, riconoscimento piante, trovare tracce ed indizi, costruire qualcosa rapidamente, orientarsi, etc..sto davvero immaginando. Ovviamente si cammina ma non sono richieste doti atletiche da iron man. Deve prima di tutto divertire, e reinsegnare cose che i nostri nonni conoscevano, e farci capire che possiamo vivere almeno un giorno senza supermercato. Magari chiedendo aiuto a sponsor e rivista. Vedo più complessa l'organizzazione che il trovare le prove a punteggio. Nelle gare di rally, in ampi scenari intendo, è inutile andare forte se sbagli strada. E' un pò come il concetto della rivista, è per forza un pò generalista, poichè approfondimenti tecnici, così come gare "toste", già ci sono e gli appassionati e praticanti già le conoscono
 
ciao a Tutti; riprendo questa discussione perchè è uscito il secondo numero e due articolo li ho scritti io. Mi piacerebbe sentire commenti e critiche da parte di chi lo leggerà, e anche suggerimenti su come migliorare. La rivista è divulgativa e rivolta ad un pubblico non necessariamente così "tecnico" ma abbiamo cercato comunque di essere precisi. Alcune nozioni saranno per voi più che naturali ma forse per molte persone no. Il survival è inteso più come "stato mentale" che come sola summa di conoscenze tecniche , ma liberi di commentare!
 
Bushcraft: skill at living in the bush.
Trad.: Capacità/abilità a vivere nella boscaglia.

Queste skills sono viste dai più con contaminazioni di derivazione tattico militare stile Rambo & co... ma vuoi mettere la goduria nel vedere certi signori di mezza età magari con l'addominale prospicente arrivare in un punto X e piantare un campo coi controc###i?
Ecco, io personalmente preferisco di gran lunga la seconda categoria. Se volevo fare uno sport o una qualsiasi disciplina facevo altro.
 
ho chiesto! Per ora sulla pesca non ci sono particolari intenzioni, intendo per il prossimo numero, ma credo che sarà un argomento trattato in futuro. Magari su qualche trucco per pescare facilmente in caso di necessità! ;)
 
benissimo, commenti suggerimenti e critiche ben accetti!
Ho letto giusto un paio di articoli e sfogliato velocemente la rivista.
Questo secondo numero a prima vista, lo reputo migliore del primo.
Mi piace che una rivista che tratta una disciplina così ampia come il survival non vada in un unica direzione ma anzi affronti tematiche e filosofie molto diverse fra loro, dall'articolo sulle fotografie naturalistiche passando per il cross shooting...
Ci sono però ancora alcuni punti in cui si evince una mancanza di esperienza o troppa fretta nella stesura degli articoli, da frasi sconnesse a refusi, come se a volte ci si fosse affidati ad un traduttore automatico dimenticandosi di correggere alcuni punti.
In generale mi piace e la trovo godibile, in più, in un momento come questo fa comodo avere una simile rivista da sfogliare sotto l'ombrellone accompagnati da una birra ghiacciata.
:)
 
Presa ma non ancora letta, vi farò sapere; se servisse approfondire qualche articolo sul tiro con l' arco inteso come simulazione di caccia, ben volentieri, fammi sapere, lo pratico da una ventina d'anni con quasi tutti gli archi, tradizionali e compound.
Ciao
 
ecco il link http://survivalreporter.it/ e grazie per i preziosi commenti, che la redazione legge. Non so ancora per caccia e pesca, sicuramente saranno argomenti che andranno affrontati, spiegando bene anche le relative normative. Così come in futuro di parlerà anche di "armi" survival, ovviamente solo modo filosofico, in un ipotetico scenario che speriamo mai si verifichi. Ma anche qui affronteremo tecnica e normativa, e credo potrò essere sufficientemente esauriente. Ma per ora ci stiamo pensando soltanto. Grazie a tutti
 
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