Escursione Val di Canneto

Parchi del Lazio
  1. Parco Nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise
Dati

Data: 10-11-2011
Regione e provincia: Lazio - FR
Località di partenza: Santuario Madonna di Canneto, Settefrati (FR)
Località di arrivo: Valico Passaggio dell'Orso (consigliato: rifugio Forca Resuni)
Tempo di percorrenza: ca. 5 ore a/r
Chilometri: non rilevati
Grado di difficoltà: facile
Descrizione delle difficoltà: nessuna. Richiesta normale diligenza (punti viscidi in salita/discesa, ecc.)
Periodo consigliato: autunno (ottobre) / primavera
Segnaletica: buona
Dislivello in salita: 650 m. (930 m. per Forca Resuni)
Dislivello in discesa: idem
Quota massima: 1672 m. (1953 m. per Forca Resuni)
Accesso stradale: rotabile fino al Santuario, poi eventuale breve tratto di sterrata.

Descrizione

E finalmente venne il giorno !
Il giorno di tornare (per me) nel PNALM dopo una quindicina d'anni da quando vi ero stato la prima e unica volta, quando era ancora "solo" PNA !
Il giorno del piacere unico che solo il forum può e sa offrire, quello di materializzare volto e voce di una persona il cui ritratto immaginario ha ormai finito da un bel pezzo di completarsi e aspetta soltanto di venir verificato nella realtà !
Il giorno della sensazione che soltanto un giorno feriale può dare: ritrovarsi un posto che la mattina alle 6,30 è la quintessenza brulicante e affannosa della nostra vita; un intreccio di flussi caotici di macchine, di gente che scompare nelle viscere del metrò, che cammina rapida con sguardo basso, occhi cerchiati, labbra serrate, un rumore incessante in sottofondo e io lì, ad attraversare questa sorta di tragi-commedia quotidiana col piacere di poterne essere per un giorno solo fugace spettatore e non attore.

Cari ragazzi, l'Escursione (con la E maiuscola) inizia da qui: dall'essere in un giorno feriale e dall'essere in tre.

Ho dormito appena 4 ore, ho perfino il timore di addormentarmi per strada, ho pure preso una sola tazzina di caffè anzichè le solite 3 stralunghe, ma poi il sonno svanisce.
Al punto stabilito, aspetto inconfondibile di trekkers in mezzo a quell'amorfa umanità urbana, ecco lì lui, Alessio (Oldrado) e il suo amico Michele.
Non c'eravamo mai visti prima d'ora, ma ci salutiamo come se ci fossimo conosciuti da sempre. Sì, il forum è anche questo, lo abbiam detto tante volte ma repetita iuvant: il privilegio di incontrare una persona la prima volta potendo dribblare le forche caudine dei salamelecchi e delle frasi fatte.
E così subito in macchina alla volta della Val di Canneto, una delle due estreme propaggini meridionali del PNALM, quella che rappresenta in pratica l'unica area laziale del medesimo.
Nè Alessio nè ovvimaente il sottoscritto ci sono mai stati, l'idea è di Michele sulla base di vecchi ricordi ormai ventennali: vecchi sì, ma non polverosi, ricordi del genere non si sbiadiscono mai !

(fine prima parte)
per non perdere tutto il messaggio come ieri sera, preferisco per sicurezza inviarlo a pezzi. A dopo il seguito.
 
Ultima modifica di un moderatore:
- 2 (segue) -

Dunque, come detto partenza alle 6,30, che il recente ritorno all'ora solare rende antelucana ma che alla fine ci ritroveremo a benedire, visto il tempo extra richiesto dal viaggio.
Non ci sarebbe da dir nulla di particolare su questo se non la necessità di avvertire chi si avventuri da quelle parti sul fatto di dover mettere in conto almeno 30-45 minuti in più del preventivato a causa della perfida Sora, emblema di quest'Italia che riesce a sommergersi di strade e, allo stesso tempo, di caos.
Sora è crocevia di due superstrade: quella che la collega all'uscita Frosinone dell'A1 (da cui noi provenivamo) e quella per Avezzano. Si riconosce subito come uno di quei classici vecchi paeselli trasformati dal boom economico in squinternati paesoni che hanno però conservato la vecchia rete viaria a spina di pesce col classico "corso" che fa da unico collettore a tutto il traffico: logica avrebbe voluto un collegamento esterno tra le due superstrade a far da tangenziale sia per evitare i flussi di puro attraversamento sia per snellire lo stesso traffico cittadino. Ma può mai esistere la logica in questo Paese ?
No che no ! "Ovviamente" non ci si fa pregare a costruire 99 strade inutili, salvo poi guardarsi bene dal realizzarne una sola di quelle che invece sarebbero utili e risolutive.
E così, eccoci ritrovati ad attraversare incolonnati l'intera Sora, tra ingorghi vari dovuti a ingressi scolastici, negozi che stanno aprendo, semafori, vigili che peggiorano le cose anzichè migliorarle.
Nel frattempo ammiriamo prima l'aspetto abominevole e alienante della peggior periferia urbana che si possa immaginare, poi di colpo - per fortuna - l'aspetto radicalmente diverso e armonioso del centro storico.
La riflessione che sorge spontanea di fronte a simili spettacoli è sempre la stessa: l'uomo evidentemente vien stravolto dalla ricchezza, il senso estetico ne esce annientato.
Paesi così rappresentano in modo plastico l' "assuefazione al brutto"; il contrasto con ciò che ci attende ad appena pochi km. è a dir poco stridente.

Finalmente usciamo da quel film horror e ancora prima di arrivare e scendere dall'auto la strada, che diventa stretta e tortuosa, ci inoltra nelle prime "quinte" dello scenario naturale che ci attende: la propaggine esterna della faggeta che qui l'autunno ha ancora (per poco) risparmiato da buona parte della caduta delle foglie, ed è quindi un tripudio di tonalità dell'ocra.
Giungiamo al Santuario, quota 1020 m., proseguiamo ancora per breve tratto sulla successiva sterrata e parcheggiamo.

Il percorso che ci attende è molto semplice, visibile nella cartina allegata in fondo al seguente link:

Rifugio Forca Resuni

In basso è segnato il Santuario.
Di lì si diparte il sentiero n. 1 (la sterrata) che si snoda per un tratto in parallelo al letto del torrente Melfa e incontra dapprima sulla sinistra il Rifugio Acquanera e poco oltre - sempre sulla sinistra - il sentiero n. 3 (attenzione al fatto che questa intersezione, per come è collocata, rischia di essere sorpassata qualora si proceda "tagliando" i tornanti della sterrata).
Proseguendo oltre, in corrispondenza dei cosiddetti Tre Confini (ca. 1500 m. di quota), il sentiero n. 1 termina biforcandosi in altri due: a destra il n. 5 per il rifugio di Forca Resuni, con un dislivello di circa 450 m; a sinistra il n. 4 per il Valico Passaggio dell'Orso, con un dislivello di circa 170 m.
A causa del ginocchio convalescente di Alessio che gli avrebbe reso problematica una discesa troppo ripida, a scopo precauzionale abbiamo preferito questa seconda alternativa.
Naturalmente, per chi avesse intenzione di recarsi in Val di Canneto, l'obiettivo "naturale" dell'escursione non dovrebbe però che essere il rifugio di Forca Resuni, al bordo dell'area di Riserva integrale e punto panoramico sulla Val Fondillo e buona parte del PNALM, laghi compresi.

(fine 2 - segue)
 
- 3 (segue) -

L'escursione non presenta chiaramente alcuna difficoltà. Il sentiero 1 (la larga sterrata carrozzabile), costeggia il letto del torrente - di cui abbiamo ammirato, in questo periodo, il probabile "carsismo" stante il fatto che le acque ne zampillavano in pozze alquanto intermittenti - e si sviluppa con pendenza poco più che percettibile, prima di cominciare a inerpicarsi verso i Tre Confini con tornanti abbastanza ampi da poter essere tagliati - volendo - in modo anche sistematico (cosa consigliabile se si vuol risparmiare un po' di tempo in vista di una andata/ritorno a Forca Resuni in periodi di scarsa durata di luce, come questo).
Il sentiero 4 che poi conduce al Valico Passaggio dell'Orso è invece nettamente più irto, con passaggi che il fogliame rende più che altro intuitivi, sebbene sia comunque abbastanza ben segnato. La maggior ripidità è comunque compensata dalla relativa brevità (il dislivello è inferiore a 200 m.) e purtroppo questo non gli consente di essere un punto panoramico, come speravamo che fosse nonostante la carta lo indicasse chiaramente al punto di coniugnzione di due coperture boschive, e come invece è per certo Forca Resuni che per questo rappresenta l'obiettivo naturale dell'escursione.

In ogni caso si tratta di un itinerario ad alto rapporto rendimento-fatica, vale a dire offre scorci naturalistici notevoli a fronte di sforzo fisico del tutto contenuto.

QUALCHE SPUNTO DI RIFLESSIONE SULL' "ESCURSIONE"

Ed ora vorrei infine cogliere l'occasione di questo racconto per qualche riflessione ispirata da come ho personalmente vissuto l'esperienza.
Riprendo quello che ho accennato all'inizio: l'Escursione (con la "E" maiuscola) comincia dall'essere in tre. Non mi fossilizzo sul "numero perfetto", ma insomma il fulcro è quello: due o quattro, ma non di più.
A quel punto gli ingredienti sono due: la Natura e, appunto, le Persone.

Per come la vedo io, un'Escursione deve avere almeno qualche "striatura" di wilderness, dei momenti per quanto estemporanei con una venatura mistica, perchè quando ci inoltriamo in certi posti già il solo silenzio con cui ci accoglie la Natura ha una connotazione quasi mistica e incute una soggezione che viene spontaneo rispettare.
L'Escursione dovrebbe essere attiva e al tempo stesso contemplativa, l'espressione di quella "felicità applicata" se posso mutuare l'espressione di Erri De Luca.
Essere in tre e non più di tre consente di alternare perfettamente lo stare con gli altri e lo stare con se stessi, in un'alternanza quasi musicale - per come si potrebbe tradurre su uno spartito - tra parole, silenzi, pensieri.

E' sorprendente rendersi conto della naturalezza con cui sorgono spontanei e spesso telepatici gli istinti di parlare e di stare in silenzio, di avvicinarsi e di distanziarsi, di guardare un comune obiettivo condividendo lo stato d'animo che deriva da quello sguardo.

Non ci sono affastellamenti di parole, gli stessi che ci lasciamo in abbondanza nei luoghi da cui proveniamo, non c'è la chiacchiera intesa come classica "caciara", che purtroppo diventa fatale e quasi ineluttabile quando si è tanti. Per carità, non mi sto sognando lontanamente di criticare questo, anzi anche quella ci è essenziale, ma sto solo dicendo di non chiamarla (spacciarla) per Escursione. Tutt'al più, con benevolenza, "escursione" (con la minuscola).
Non è assolutamente una questione terminologica, bensì terribilmente sostanziale.

Bene, tutto ciò per dire che questa in Val di Canneto ha avuto un bel po' di crismi dell'Escursione.
Dicevo: Natura e Persone.
La Natura non si è fatta pregare, offrendo generosa dalla sua cornucopia l'ocra, il vermiglio, un vento lieve che sembrava il vero "profumo di pulito", il sottofondo quasi incessante prodotto da noi stessi nell'incedere lungo un ininterrotto letto di foglie, con gli scarponi che vi nuotavano come leggiadri rompighiaccio. L'unica cosa su cui la generosità non c'è stata è stata riguardo all'orso, il cui avvistamento rappresentava in un certo senso la segreta agognata "chicca" della nostra giornata. Invece, il plantigrade ha pensato bene di non farsi vedere. L'altra cosa che è mancata è stato il classico gratificante premio finale rappresentato dallo scollinamento sul punto panoramico: ma questo purtroppo è dipeso esclusivamente da noi, condizionati al ginocchio (Alessio) e al tendine (io) e intenzionati a non forzare.

Quanto alle Persone, anche queste sono state all'altezza interpretativa dello spirito dell'Escursione.
Alessio è esattamente la persona che appare qui. Con addosso il giubbettino Haglofts d'ordinanza del Cai con tanto di stemmino :D è la misura e la compostezza personificate. Nei tratti in cui gli ero dietro, lo vedevo procedere con i suoi bastoncini lungo il letto di foglie con disarmante regolarità, una via di mezzo tra uno sciatore di fondo e un monaco tibetano.
Ha quella curiosità intellettuale che appassiona -chi la possiede- a tante, innumerevoli cose e che quindi conferisce loro altrettante "versioni" tra le quali devono soltanto scegliere, rendendoli così mai banali: così, quel giorno non c'è stata la minima traccia dell'Oldrado economista, nè dell'appassionato di kayak e neppure di quella di operatore del Cai. In compenso, ha dato libero sfogo alla sua versione di riconoscitore di animali (cosa per la quale ha "ovviamente" seguito l'apposito corso!) e siccome per buona metà questo prevede di essere buoni riconoscitori di...càcche, ecco che ci siamo istruttivamente divertiti ad adocchiare ed analizzare un bel po' di escrementi che punteggiavano il nostro percorso, con la speranza di trovare prima o poi quella mitica del plantigrade come indizio della sua presenza incombente, a portata di scatto fotografico. Peccato che, una volta trovata, l'illusione sia durata poco: il tempo di riflettere - lui e Michele, chè io di càcche non m'intendo :p - che in realtà potesse trattarsi di quella molto più plebea del cinghiale. Càcca di stagione, ovviamente (anche questa mi suonava del tutto nuova), visto che dipende dalla stagionalità di ciò che mangia e in questo periodo la fa assomigliare a quella dell'orso.
Alessio ha anche l'occhio del vero amante della Natura, quello cioè che la sensibilità per lasciarsi catturare dal bello ma anche dal brutto (come si è visto a Sora), perchè oggi la Natura la si difende combattendo con versatilità l'assuefazione al "brutto quotidiano" più ancora che andandola ad ammirare ed omaggiare nelle sue rare teche di vetro come il PNALM.

E' stato veramente bello incontrarsi così.
Lungo la via del ritorno, ci siamo spesso allungati a fisarmonica, distanziandoci per lunghi minuti passati in silenzio, ognuno assorto nei propri pensieri, o nell'osservazione di qualche altro scampolo offertoci dal percorso (un fungo; una tana; un albero morto; l'escrescenza di un tronco che sembrava disegnare a perfezione il profilo di un muso animale).
In quei momenti sembravano affluire alla mente, e risuonare, gli echi di tutte le parole fino a quel momento scambiate, le risate fatte, le riflessioni e le contemplazioni condivise.
E' affascinante come in quel momento si "formi" il ricordo dell'Escursione, come connubio dinamico di Natura e Persone d'una magica complementarità, che si va plasmando come qualcosa di ancora caldo e in quelle pause di silenzio prende la forma definitiva con cui si solidificherà e si sedimenterà nella nostra mente, accompagnandoci in seguito indelebili.
Per me l'immagine della Val di Canneto (che non conoscevo) resterà così indissolubilmente legata alle figure di Oldrado e del suo amico Michele (che non conoscevo).
Al ritorno, ci siamo lasciati al medesimo punto, davanti all'uscita della metropolitana che continuava indefessa a inghiottire e sputare persone a getto continuo. L'incantesimo era finito.
Ma in fondo è giusto così, un incantesimo in quanto tale deve finire: credo che la Natura non sia lì ad occhieggiare tentandoci ad improbaibli fughe, bensì sia la nostra migliore alleata per darci la carica alle sfide che la vita di ogni giorno ci propone, nobili e ben meno nobili a cominciare magari proprio dalla routine; sfide che non vanno eluse, ma affrontate, qui ed ora.

Un saluto.
A.

( 3 - fine).

(PS di servizio: l'album fotografico potrebbe essere trasportato in questo thread)
 
Conosco Forca Resuni molto bene, e' davvero un posto bellissimo e molto panoramico, ma la bellezza del PNALM la puoi ammirare in quasi tutti i suoi sentieri, che sono avventura nell'avventura.
Complimenti per il racconto e per la scelta dell'infrasettimanale.
 
Conosco Forca Resuni molto bene, e' davvero un posto bellissimo e molto panoramico, ma la bellezza del PNALM la puoi ammirare in quasi tutti i suoi sentieri, che sono avventura nell'avventura.
Complimenti per il racconto e per la scelta dell'infrasettimanale.
 
Al ritorno, ci siamo lasciati al medesimo punto, davanti all'uscita della metropolitana che continuava indefessa a inghiottire e sputare persone a getto continuo. L'incantesimo era finito.
Ma in fondo è giusto così, un incantesimo in quanto tale deve finire: credo che la Natura non sia lì ad occhieggiare tentandoci ad improbaibli fughe, bensì sia la nostra migliore alleata per darci la carica alle sfide che la vita di ogni giorno ci propone, nobili e ben meno nobili a cominciare magari proprio dalla routine; sfide che non vanno eluse, ma affrontate, qui ed ora.

:si:
 
Conosco Forca Resuni molto bene, e' davvero un posto bellissimo e molto panoramico, ma la bellezza del PNALM la puoi ammirare in quasi tutti i suoi sentieri, che sono avventura nell'avventura.
Complimenti per il racconto e per la scelta dell'infrasettimanale.

Ciao Massimiliano,
i complimenti miei vanno a te perchè una volta (l'Autore) poteva essere un caso, ma la seconda (Semprevisa) non può essere una coincidenza, quindi vuol dire che le combinazioni di luoghi e momenti le conosci tutte !

Quanto all'infrasettimanale, ebbene sì, mi rendo conto che è un piccolo lusso che può concedersi solo chi ha una certa variabilità e quindi gestibilità del lavoro (ed era il nostro caso), però se si ha questa fortuna credo che diventi imperativo sfruttarla per andare contro-flusso.
Anche il semplice grado di frequentazione cambia drasticamente l'aspetto dei luoghi (questo lo vediamo anche nelle città d'agosto), ma soprattutto la percezione delle suggestioni. Anche i perfetti estranei rientrano nello stesso discorso fatto per la compagnia: essere in tanti distrae e banalizza, non c'è niente da fare.

Comunque già che ci sono volevo aggiungere una nota di colore su quanto siamo diversi anche semplicemente nell'affrontare l'escursione termica ("termica", ho detto :biggrin:). Come si vede dalle foto, il sottoscritto ha proceduto nel modo classico, cioè con la tecnica degli strati e, per i pantaloni, arrotolandoli alla zuava per arieggiare i polpacci. E inoltre, una volta lassù per la pausa, non si è fatto scrupolo di levarsi gli scarponi : il che mi ha fatto ricordare un vecchio post di Kramer in cui si diceva che non è una pratica troppo "elegante", ma io me lo son concesso lo stesso perchè se è vero che eravamo in una zona naturalisticamente regale, la stessa zona fino a prova contraria era - antropologicamente - Terrònia (o Burìnia, se si preferisce), e dunque non c'erano problemi :rofl:
Invece Oldrado ha proceduto dall'inizio alla fine esattamente nella stessa maniera, intabarrato nel giubbino rosso Haglofts del Cai, con quel buffo copricapo mesopotamico alla Bin Laden :biggrin: e coi pantaloni sempre giù.
Il massimo che ha fatto è stato togliersi uno scarpone, ma solo per provare il mio. :D Le cose son due: o quel giubbino ha poteri isotermici paranormali (e allora sarebbe interessante a sapersi in vista di un acquisto) oppure era lui ad avere proprietà autotermoregolanti degne di un terminator. :D
 
Grazie di cuore per la descrizione fisica e ... [permettimi] "poetica" di questo percorso: l'avevo in mente da tempo e questa tua guida mi permetterà di andarci con un bell'appoggio in più! Grazie :)
 
Grazie di cuore per la descrizione fisica e ... [permettimi] "poetica" di questo percorso: l'avevo in mente da tempo e questa tua guida mi permetterà di andarci con un bell'appoggio in più! Grazie :)


Non posso che dirti "VAI !" nel modo più imperativo che si possa immaginare, mi raccomando in 2, 3, 4 ma non di più :D.

Per me è stato come riassaggiare che ormai da tempo ero arrugginito è stato come riassaggiare una droga, appena qualche mese fa ancora sarebbe stata probabilmente una tragedia e non ti dico la depressione a immaginarmi come "menomato" (e con questo ho sperimentato quanto faccia venir paura anche solo la "sensazione" della disabilità, figurarsi cosa dev'essere quella effettiva!).
Quindi anche sotto questo profilo ho trovato il compagno ideale : è stata l'"escursione dei convalescenti". :D
Oldrado una volta ha scritto "Grazie per avermi fatto camminare con gli occhi", ma riprendendo quella frase posso assicurare che tra quello e farlo coi propri piedi c'è un abisso che assomiglia e ha davvero i crismi di una rinascita, tipo Lazzaro :D

Poi l'ulteriore droga sono stati i posti che non avevo mai visto, e anche a riguardo di questi non si può descrivere il desiderio che mi è venuto addosso (ma solo dopo) di tornare prima o poi lì per arrivare lassù sulla Forca: una consiglio dispensato agli altri nel resoconto col piglio del cicerone distaccato ma che invece poi ha preso ad ardermi direttamente addosso.

E infine ho realizzato il desiderio di conoscere una persona che porta una data, ossia il giorno preciso in cui lessi una sua risposta in un mio thread, scritta proprio pochi minuti prima di andare sotto i ferri!

Insomma, alla fine è stata una innocua passeggiata o poco più, fattibile in gran parte anche con la famigliola per chi ce l'ha: ma dal punto di vista del "carico emotivo" mi ha confermato che non esiste "un" metro per misurare la montagna, se non forse quello del senso di libertà che sembra infilarti per endovena:D, e questo dipende solo dalla personalissima situazione che si vive in quel momento: non dai dislivelli, dalle distanze o dagli sforzi fisici in sè e per sè.
Magari in futuro cose molto più impegnative si potrebbero rivelare più "deludenti" sotto il profilo della gratificazione interiore.

Ciao!
 
Insomma, alla fine è stata una innocua passeggiata o poco più, fattibile in gran parte anche con la famigliola per chi ce l'ha: ma dal punto di vista del "carico emotivo" mi ha confermato che non esiste "un" metro per misurare la montagna, se non forse quello del senso di libertà che sembra infilarti per endovena:D, e questo dipende solo dalla personalissima situazione che si vive in quel momento: non dai dislivelli, dalle distanze o dagli sforzi fisici in sè e per sè.
Magari in futuro cose molto più impegnative si potrebbero rivelare più "deludenti" sotto il profilo della gratificazione interiore.

Non eri tu quello che non voleva andare sul Gennaro perché c'era troppo poco dislivello? :p
 
Mmmmmmmh... mumble mumble... :mumble: mi viene un sospetto...

...e se Henry fosse in realtà l'agente segreto mandato dagli amministratori del forum per scoprire se dietro ai nostri nick si nascondono persone in carne e ossa?
 
Non eri tu quello che non voleva andare sul Gennaro perché c'era troppo poco dislivello? :p


Allora: intanto visto che sono stato "sgamato" (vedi post soprastante di Oldrado) e un infiltrato in questi casi è destinato solo alla rottamazione, sollecito dallo staff i miei emolumenti arretrati :biggrin: con tanto di maggiorazione straordinaria per il mese di giugno dove mi è toccato trasferirmi fin lassù in Lunigiana per il Raduno e fare le verfiiche su 18 persone insieme :p
Eppure dovevo imaginarlo che prima o poi sarei incappato in qualche persona un po' più intelligente (o malfidata) rispetto a tutti questi babbei di Avventurosi, Oldrado m'ha smascherato :rofl:

A parte gli scherzi,
in realtà non sono in contraddizione, e mi spiego meglio.
La soddisfazione/gratificazione (chiamiamola in qualsiasi modo) non è qualcosa di "programmabile", la si può provare solo a posteriori.
Per questo - non so voi, ma per me funziona così - si cerca di acquisire più o meno inconsciamente qualche certezza preventiva nell'ambito di ciò che dipende da noi e possiamo controllare.
Può essere il dislivello; possono essere (com'era in questo caso) i colori del bosco autunnale che adoro e che Old mi aveva appunto "assicurato"; può essere il fatto di dormire fuori; può essere il mero raggiungimento di una certa meta.
Insomma, è un po' come costruirsi una consolazione anticipata nel caso in cui l'esperienza si riveli emotivamente insulsa, sbiadita (e può capitare) per poter dire alla fine: "Vabbè, bene o male il paesaggio me lo son gustato" oppure: "Il dislivello me lo sono sciroppato e il panorama l'ho visto" oppure "L'alba me la son vissuta" e così via.
Queste cose sono preventivabili; non è invece preventivabile quello che invece è solo una speranza: avvistare qualche esemplare selvatico oppure, come scrisse testuale una volta qualcuno, "speriamo di non starci sui co..."

E' per questo che nel caso del Gennaro mi preoccupavo del dislivello, vito che - quanto a bosco - non mi erano state offerte certezze, e poi neppure riguardo al percorso.

Invece in Val Canneto è stato tutto ok, alla fine oltre al bosco c'è stato anche un po' di dislivello (anche se il momento critico è stato decidere se lasciare un po' solo Old per andare in due alla Forca: salvo vergognarci subito di questo pur fugace pensiero sacrilego :D) e la soddisfazione interiore per la tenuta fisica e soprattutto per la qualità della compagnia.

Ciao.
A.
 
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