Escursione Valle dei grilli - eremo di sant'ustachio

Regione : MARCHE
Località di partenza: SAN SEVERINO MARCHE
Grado di difficoltà: E
Periodo consigliato: PRIMAVERA - ESTATE - AUTUNNO
Segnaletica: SI
Dislivello in salita: NO
Dislivello in discesa: NO
Accesso stradale: SI



Escursione di facile accesso, in quanto si può parcheggiare all'inizio del sentiero stesso.


Ambiente Circostante

La chiesa, unica struttura rimasta del complesso abbaziale è un edificio quadrangolare, alto sulla strada, addossato alla parete rocciosa.
Al suo fianco si apre una vasta cavità, una delle antiche cave il cui sfruttamento è iniziato sin dai tempi dei romani e proseguito fino nel medioevo le cui pietre servirono certamente oltre che per la costruzione del monastero stesso, anche per i monumenti della romana Septempeda e per la medioevale S. Severino. Le attività di estrazione della pietra ha creato numerosi ambienti ipogei per tutta la valle di cui alcuni piuttosto caratteristici.
La chiesa di S. Eustachio in Domora è ciò che resta di un più vasto complesso architettonico rupestre; un monastero benedettino che per diversi secoli prosperò in questa valle appartata e selvaggia, ma sicuramente meno isolata, in quei tempi, di quanto possa oggi apparire.
L’appellativo “Domora“, dal latino “domorum: delle case”, starebbe ad indicare la presenza di un villaggio, ad oggi scomparso, dove, probabilmente, alloggiavano i cavatori e gli scalpellini che per secoli lavorarono la pietra calcarea estratta.
Vi passava, inoltre, una frequentata strada montana, direttrice fondamentale della viabilità tra la valle del Potenza, la valle del Fiume Chienti e la Conca intermontana camerte. Allo sbocco della valle sui pianori sommitali, alle pendici del monte d’Aria si trova l’importante insediamento preistorico di Torre Berenga, dove sono stati trovati reperti dal paleolitico al neolitico, in un luogo strategico per il controllo del territorio rimasto tale fino al medioevo. Questo spiega la presenza del cenobio benedettino nel luogo più impervio del percorso.
Percorso frequentato ed utile se ancora a metà del ’500, il comune di Camerino offriva a San Severino «Quattrocento e più operai affinché si riattasse la strada per Vallem S. Eustachi». Il monastero assolveva, pertanto, come molti cenobi benedettini, anche all’importante funzione di ospizio per quanti rischiavano di essere sorpresi dalla notte o dal maltempo. Specialmente d’inverno, giungere all’eremo doveva essere un sollievo per il viandante.

CENNI STORICI

Il Monastero, di impronta eremitica, di san Michele in Domora, come originariamente si chiamava, alle falde del monte di Mambrica (oggi Manfrica) ha un’origine che si perde nel tempo; alcuni azzardano l’ VIII secolo, ma non vi sono documenti a supporto. La primitiva dedicazione a “San Michele”, è dovuta alla presenza dei Longobardi, solo successivamente fu ridedicato come molti altri santuari micaelici ( vedi Don Mario Sensi ).
I primi documenti dove si hanno notizia dell’eremo risalgono ai primi decenni del 1000: lo storico sanseverinate, conte Servanzi Collio, accenna ad una primitiva chiesuola posta più a monte dell’attuale e a un documento in suo possesso (marzo 1047) che recita «Gislerio figlio di Mario dona alla chiesa di S. Michele Arcangelo di Domora e per esso a Pietro Abate tutto quello che possiede nella villa di Colpersito territorio di Camerino, e nel fondo paterno la porzione del Castello, tutti i diritti che ha nella chiesa di S. Salvatore e di S. Biagio insieme ai libri ed alle campane, e gli dona pure le selve, i pascoli e le case poste in varie contrade ».
Un più sicuro documento è la donazione del 1086 con la quale un certo Grimaldo di Attone dona all’abate di S. Michele, Pietro, metà della chiesa di S. Croce di Macerata.
Nel XIII secolo i monaci di San Michele aderirono alla riforma cistercense e ciò ne accrebbe il prestigio, e ciò favori l’ampliamento della struttura tra il 1263 e il 1281, e allargando le proprietà ben oltre la valle, infatti per un certo periodo ebbe il controllo amministrativo di altre chiese della zona, come la Pieve di S. Zenone e Madonna delle Macchie, situate pochi chilometri più ad ovest sulla statale, nell’attuale territorio comunale di Gagliole.
A testimonianza di tale appartenenza nell’anno 1281, fu trovato un breviario di rito cistercense, appartenente all’abbazia, che testimonerebbe l’adesione del cenobio di S. Michele di Domora alla Regola Riformata che da Citeaux, in Francia, si diffuse in Italia con i benedettini di Chiaravalle.
Nel XIV secolo iniziò il rapido declino, specialmente a causa dei danni e delle violenze sofferte nell’acuirsi delle lotte tra Guelfi e Ghibellini.
Nel 1393 la crescente insicurezza del luogo spinse i pochi monaci ancora presenti a chiedere al Pontefice Bonifacio IX di associare la loro comunità a quella del monastero di Lorenzo in Doliolo, dentro le mura di S. Severino, pur riunificate, le due comunità mantennero l’obbedienza al proprio abate.
La chiesa non venne definitivamente abbandonata, infatti si hanno notizie della presenza di un eremita almeno fino al 1399. Successivamente cadde in abbandono il monastero dirupò completamente e la chiesa divenne albergo di greggi e forse malfattori e di fuorusciti.
Essa continuò, però, ad essere frequentata dal popolo della zona anche per ricorre ai benfici dell’acqua che stillava dalla volta nell’acquasantiera a fianco dell’ingresso (asportata pochi anni fa ) salutare contro la tigna. Sino alla fine dell’Ottocento potevano trovarsi all’interno ciocche di capelli, pettini, medaglie e figurine poste sul luogo per grazia ricevuta.
Nel 1855 circa, l’eremo fu consolidato per opera del conte Servanzi Collio e così parzialmente ristrutturato giunse ai nostri anni 60, quando l’apertura di una cava di calcare nei pressi (ora abbandonata) e i moderni barbari motorizzati, l’hanno rapidamente ridotta nel pietoso stato in cui si mostra.


Aspetto Esterno

La chiesa, orientata tradizionalmente da est ad ovest e fondata su uno spesso muro che proseguiva verso gli edifici del contiguo monastero, ora del tutto scomparsi, presenta verso la strada la sua austera facciata occidentale.
La struttura muraria quasi completamente lapidea si innesta al masso roccioso che scavato, costituisce con le sue grotte artificiali l’altra metà della spazialità interna sia della chiesa superiore, sia dei locali sotterranei.
Il disegno compositivo della facciata principale, che prospetta sull’antica via, si organizza secondo un rigoroso schema simmetrico ed assiale: rispetto ad un’apertura trilobata centrale inserita in un arco acuto, sono ubicate inferiormente due piccole monofore trilobate e superiormente altre due lunghe e strette anch’esse trilobate, si staglia in asse nella parte sommitale il rosone circolare, decorato da ghiera con motivi vegetali.
Di pregevole fattura il portale laterale di accesso alla chiesa, inserito all’interno di un voltone, interamente in blocchi di pietra finemente squadrata, con archivolto decorato a motivi vegetali di foglie d’acanto. A destra del portale, nella parete d’imposta della volta di copertura dello spazio antistante, sono situate decorazioni lapidee ad archetti pensili a tutto sesto e rosone sovrastante asimmetrico, delle stesse forme e proporzioni di altre ubicate nel monastero di S.Lorenzo.


Aspetto interno

Lo spazio interno superiore è costituito da un unico ambiente in muratura lapidea, di dimensioni otto per sei metri, di altezza al colmo di circa nove metri, è voltato a crociera con costolonature lapidee e vele in mattoni, cui si connette una grotta scavata nella roccia. Al piano inferiore sono ricavate ai lati di un corridoio centrale voltato a botte tre vani voltati, di cui due affacciati mediante le piccole monofore trilobate della facciata lungo la via principale e l’altro situato all’interno, in parte scavato nella roccia. Di interesse storico-artistico il venerato Crocifisso ligneo di Sant’Eustachio, opera del XIII sec. oggi conservato all’interno dell’abbazia di S.Lorenzo.
 
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Photo

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Davvero un bell'articolo!!

Nella mia "esplorazione" dell'ambiente marchigiano, dopo averne conosciuto alcuni boschi e alcune vette, mi si è affacciato il desiderio di conoscerne le "storie tra la storia" e cioè le "piccole" documentazioni trascurate dalla Storia con la "s" maiuscola come vita religiosa e civile.

Posso chiederti dove hai reperito le informazioni riguardo all'affascinante eremo che hai condiviso??
 
Info

Davvero un bell'articolo!!

Nella mia "esplorazione" dell'ambiente marchigiano, dopo averne conosciuto alcuni boschi e alcune vette, mi si è affacciato il desiderio di conoscerne le "storie tra la storia" e cioè le "piccole" documentazioni trascurate dalla Storia con la "s" maiuscola come vita religiosa e civile.

Posso chiederti dove hai reperito le informazioni riguardo all'affascinante eremo che hai condiviso??

Si la zona a livello storico e soprattutto religioso è molto interessante a alle volte mistica e incomprensibile :)

Le info sono riuscito a trarle tramite un amico di vecchia data, che per hobby insieme a due altri collaboratori,
si sono messi a catalogare i siti diciamo meno turistici.
 
Io l ho sempre detto che dovresti lavorare nel settore turistico enogastronomico e culturale! ^^ Interessante questo articolo che hai scritto, e molto misterioso il luogo che hai raccontato, anche le foto lo confermano! :) BRAVO!
 
Lusingato

Io l ho sempre detto che dovresti lavorare nel settore turistico enogastronomico e culturale! ^^ Interessante questo articolo che hai scritto, e molto misterioso il luogo che hai raccontato, anche le foto lo confermano! :) BRAVO!



GRAZIE carissimo avventuriero

:abbraccio:
 
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A proposito del Santo a cui è dedicato il santuario, se vuoi un giorno ti racconterò la storia di sant'Eustachio, ne ho letto la vita proprio poco tempo fa! :)
 
Volentieri

A proposito del Santo a cui è dedicato il santuario, se vuoi un giorno ti racconterò la storia di sant'Eustachio, ne ho letto la vita proprio poco tempo fa! :)

Volentieri .. davanti una tazza fumante di orzo/cioccolato.

:oops: :mumble: :oops: :-?

Utimamente sono completamente "digiuno" di santi, nonostante le ricorrenze.
 
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