Ve lo devo...

Ciao a tutti,
mi sono appena registrato e quindi, orgoglioso di fare parte degli Avventurosi, è doveroso presentarmi a tutti.
Mi chiamo Mario e sono di Genova.
Tralascio il motivo per cui mi sono iscritto perché è ovvio che, come tutti voi, sono un fanatico del punto croce, del filet e del macramè.
A questo punto potrei concludere con dei saluti ma Avventurosamente.it è il primo portale a cui mi sono mai iscritto e mi piacerebbe raccontarvi perché.
Ve lo devo. Eh, sì, cari i miei Avventurosi, ve lo devo.
Perché è già da un bel po' che vi "spio": saranno due anni che a causa di svariati problemi, impegni, viaggi di lavoro e imprevisti non mi concedo un'escursione.
E in questo periodo mi sono consolato con i vostri racconti, ho sognato sui vostri progetti e, anche se solo idealmente, come un fantasma vi camminavo a fianco lungo i sentieri e alla sera, bevevo il vino dalla borraccia che passava di mano in mano mentre si parlava intorno al crepitare di un fuoco.
Poi, un paio di giorni fa, mentre vi "spiavo", leggo una vecchia discussione circa il dormire all'aperto da soli. E si è rimesso in movimento qualcosa.
Ho fatto una veloce considerazione sulla mia vita escursionistica: più che Canepazzo (che è la storpiatura del mio comunissimo cognome genovese con riferimento alla mia passione per la cultura dei nativi americani) il mio nick dovrebbe essere Lupo-Solitario dato che dall'adolescenza in avanti sono andato in montagna quasi sempre da solo (senza contare che i cani sono meravigliosi, ma i lupi …).
Ma quello che da giovani definiamo coraggio da maturi la chiamiamo incoscienza.
Negli ultimi anni, con l’avanzare dell’età, anche per questioni di sicurezza
(una storta, un malore o un morso di una vipera può diventare un problema se si è da soli), ho incominciato a fare escursioni con amici e amici di amici .
Di conseguenza, quando gli amici e gli amici degli amici hanno cominciato a disertare le uscite per questioni di lavoro-moglie-marito-figli-amante-calcetto-herpes
ho smesso di uscire (ma non è solo colpa delle diserzioni: anche io ho fatto la mia parte).
Poi, l’altro giorno, la svolta. Leggo una vecchia discussione circa le paure che si affrontano in solitaria (l’infortunio, l’attacco di panico, le vertigini, ecc.) e mi si imprime a fuoco la frase di un Avventuroso pugliese: “non riesco a rinunciare al bosco: non ce la faccio”.
Allora ho capito di essere fra miei simili, fra gente che capisce e condivide questa sorta di tossicodipendenza.
Al richiamo della foresta non si può resistere. E allora al diavolo la sicurezza e le passeggiate da una giornata giusto per non andare in astinenza.
Sabato 20 e domenica 21 luglio me ne vado nel mio posticino a un’ora di macchina e un’ora di cammino da casa mia. E se mi gira mi fermo anche lunedì (lavoro in proprio)
So che in quel weekend alcuni di voi hanno organizzato una bellissima gita in provincia di Cuneo.
Mi aggregherei volentieri ma conosco il percorso e so che fisicamente è abbastanza impegnativo e io sono fuori allenamento. E poi, la mia, più che una gita, è una fuga.
Ed è grazie a voi e al vostro entusiasmo se ho deciso di ricominciare a “scappare”.
Vi dovevo una spiegazione esauriente sul perché mi unisco a voi.
Grazie e un caloroso saluto a tutti.
Avventurosamente vostro.
Mario Canepa(zzo)
 
Ultima modifica di un moderatore:
Benvenuto Mario...o meglio BEN RITROVATO...fa piacere sapere che questo luogo virtuale sia riuscito a riportare sulla retta via una pecorella smarrita... :) buone escursioni !!!
 
La tua presentazione mi ha commosso, traspare la grande passione, per troppo tempo repressa, da ogni tua sillaba scritta.
Vorremmo tutti che tu fossi dei nostri sabato prossimo.
Se conosci i posti sai che puoi salire da Carnino per le Mastrelle e venire comodamente ad aspettarci al capanno per la sera che penso sia il momento clou della gita.
E il giorno dopo se non te la senti di salire il Marguareis per il passo delle Capre, (tosto per tutti) vai ad aspettarci con sentiero quasi in piano al rifugio di Colla dei Signori per la birra pomeridiana.
Comunque vada benvenuto tra di noi!!

PS certo che uno che si chiama Canepa, non puo'essere di nessun altro posto che di Genova ahahah
 
Ahhhhh... eri tu quello che si e' fott--- il vino l'altra volta.... ecco... adesso e' tutto chiaro, anche quei rumori di passi che si fermavano appena mi giravo. Benvenuto su Avventurosamente.
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La tua presentazione mi ha commosso

questo poi...non ci badare...dice a tutti cosi'....- Sono geloso.. avrei voluto anch'io un'accoglienza simile!!!!!
 
Siete fantastici. Tutti quanti. Davvero. Mi sento proprio a casa.
E mi piace visualizzare il portale come un rifugio di montagna dove tutti sono ospiti nel duplice senso della parola e dove le pecorelle smarrite ritrovano la retta via (parole sante, REtoroseduto).
E grazie dell'invito, Piervi, sono veramente tentato: al momento dell'iscrizione ero quasi sul punto di abbandonare il mio progetto in solitaria e farmi un giro per vere montagne con voi.
Ma ho un appuntamento con un amico albero da abbracciare e veramente bisogno di fare quattro chiacchere con i miei "ragazzi" (leggasi "pensieri").
So già che passerò la notte a fissare il fuoco come inebetito. Ma è quello di cui ho bisogno in questo momento.
E poi non voglio strafare. Sono due anni che non faccio nemmeno una gita al promontorio di Portofino, ma in più sono quattro anni che non faccio più sport: non sono in condizione fisica per fare niente di più di quello che ho in programma.
Ma al prossimo tour ci sarò. Fosse solo per restituire il vino che vi ho ciulato...
Comunque, grazie a tutti della splendida accoglienza ma soprattutto, lo ribadisco, grazie per avermi stimolato a tornare into the wild.
 
D

Derrick

Guest
L'andare da soli richiede un po' di filosofia.

Oggi per me terza escursione. Sono caduto una volta in modo abbastanza pericoloso, e un paio di volte ci sono andato abbastanza vicino.
Il rimedio non è non andare da soli - perché come dici tu gli amici sono sposati o imborghesiti, e poi avrebbero orari che non sono i miei, io mi alzo alle 9:00, esco di casa alle 10:20, arrivo all'attaco del sentiero praticamente a mezzogiorno, a me va bene così - ma analizzare bene dov'è l'errore.

Prima caduta: in un tratto di non-sentiero dei Lepini, dove il non-sentiero passa in mezzo a fitta vegetazione, mentre si cammina su un terreno piuttosto scosceso di terra e sassi - per gli affezionati, sentiero n.8 CAI, per andare sull'Erdigheta da Pian della Faggeta, il tratto problematico sta subito dopo la sella dell'"Obbico delle Ritarre" - al ritorno ho messo il piede su un sasso traditore che è letteralmente venuto meno sotto i miei piedi, come avere messo un piede nel vuoto.
Sono caduto alla mia sinistra (c'è un piccolo pendio) rotolando una o due volte, e mi sono fermato con i piedi nel vuoto, perché pochi cm più in là c'era un altro saltello (non ho indagato di quanto).
Mi sono ritrovato così, sotto a ombrosa vegetazione fortunatamente non spinosa, ma con la testa parecchio vicina ad un sasso.
Considerato la velocità con la quale sono caduto e rotolato, posso dire che questa volta sarebbe potuto andare peggio di com'è andata.
Mi sono rilassato 20 secondi, chiamando il contrappello di tutti i miei organi, i quali tutti hanno risposto "Presente, nessun danno, comandante!". Bene. Ho dovuto persino pensare come fare a levarmi di lì, ero sulla schiena, sopra allo zaino, senza poter far leva sulle gambe, come uno scarafaggio rovesciato. Ho levato i bastoni dai cinghietti e con le mani mi sono trascinato all'indietro, quando ho potuto trovare un appoggio con lo scarpone ho fatto leva, mi sono girato, sono rientrato baldanzosamente sul sentiero e un altro sasso, giusto vicino al primo, ha ceduto allo stesso modo. Stavolta me la sono cavata con un colpo di reni (ero in avanti, e poggiato al bastone).
L'analisi dei due sassi mi ha consentito di capire com'è che sono caduto.

Beh, arrivo alla sella dell'Obbico delle Ritarre. Mi rifermo a guardare il panorama (Capreo e Semprevisa sulla sinistra, Malaina sulla destra, molto bello) poi scendo e mi ricordo che nel 2005 a poca distanza da lì c'era una formazione rocciosa che io chiamavo "i propilei". Mi dico: forse la vedo, è laggiù, vado a rinfrescarmi la memoria.
Penso distintamente: sempre che per fare questa cosa inutile non faccia un altro volo.
Non faccio in tempo a finire di pensarlo, un sasso di quelli "tipo buccia di banana" mi manda un piede per aria, d'istinto poggio il bastone a valle e mi ritrovo a fare una velocissima piroetta, forse due, che manco Nureyev, verso valle ma rimango in piedi.

Pochi minuti dopo un altro di questi sassi piccoli e infidi (quel punto del sentiero ne è pieno) mi fa slittare il piede di sinistra verso destra, con tipico "incrocio", cioè auto-sgambetto quasi, per poco rivado a terra.

Tutte e tre le cose sono avvenute nello spazio di 300 o 400 metri lineari, perché i sentieri non sono tutti uguali, ci sono quelli di cui ti puoi fidare, e quelli che lo fanno apposta...

Alla fine uno o va, o rimane a casa. Io vado.
Lascio detto a un amico dove vado, se al tramonto non ho mandato un SMS lui allerta i soccorsi.
Anche a giocare a calcetto, a sciare ecc. ci si può infortunare e pure molto seriamente. Non sei "da solo", ma ti puoi fare anche molto male. Ogni attività ha i suoi rischi. Bisogna esserne consapevoli - perché la faciloneria non deve mai prendere il sopravvento - ma comunque capire che l'alternativa è metter su pancia in poltrona.

Fai bene ad uscire da solo.
 
L'andare da soli richiede un po' di filosofia.
Alla fine uno o va, o rimane a casa. Io vado.
Lascio detto a un amico dove vado, se al tramonto non ho mandato un SMS lui allerta i soccorsi.
Ogni attività ha i suoi rischi. Bisogna esserne consapevoli - perché la faciloneria non deve mai prendere il sopravvento - ma comunque capire che l'alternativa è metter su pancia in poltrona.
Fai bene ad uscire da solo.

Grande! Condivido, apprezzo e ringrazio.
D'ora in avanti definirò questo modo di pensare come "filosofia Derrick".
 
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