Vegetali di utilità: Fomitopsis betulina, "un cerotto" naturale, ed uno dei funghi di Otzi

Sono della stessa idea di Maduva, andare in montagna per dire son stato qua e la, vantare cime, percorsi ecc. non è nel mio modo di uscire. Io curioso fra rocce, anfratti, guardo annuso e tocco. Sono avverso all'uso dei bastoncini, che obbligano le mani. Insomma, anche una breve uscita al parco può risultare interessante, appagante
 
Vero! Spesso sono il più lento della comitiva, quando esco con altri (quasi mai, invero) perché guardo, tasto, annuso, vivo ogni uscita, sia di uno o più giorni, come se divenissi parte dell'ambiente che in quel momento abito, e di fatto è cos', anche per questo -forse- faccio raramente sentieri, ma divago per i boschi, soprattutto se sono in zone nuove il primo istinto è quello di capire cosa ho intorno, non solo come "panorami" ma come ambito esperenziale e, forse per deformazione, per capire cosa ci può essere di eventualmente utile come risorse selvatiche. Camminare col selvatico ci cambia lo sguardo, ci cambia il passo, ci cambia la comprensione di ciò che ci circonda e in una certa misura ci si rende profondamente conto di come la maggioranza delle persone, non per propria colpa, viva in regime di artificiosità assoluta.

Idem, in realtà evito il più possibile uscite con altre persone, per il semplice motivo che per la maggior parte ciò che conta é il ritmo, le prestazioni, le mete, i nomi, ecc. A me invece di tutto quello non frega, a me interessa godermi la natura e vivere dei momenti in essa. Per questo solitamente mi ci fermo, ci dormo, per quanto mi é stato possibile ci ho vissuto, in maniere "essenziali-minimali". Se desidero condividere un'uscita in compagna tendo a proporre il ritrovo in loco, oppure porto allo sfinimento le persone informandole più che posso sul fatto che io non vado a fare cose con certi approcci, scopi.

D'altra parte curiosare, guardare, trovare, raccogliere, usare, ecc dà un senso di unione con la natura immenso. Inoltre regala un'indipendenza concreta per la propria vita che nient'altro potrà mai dare.
 
Sono della stessa idea di Maduva, andare in montagna per dire son stato qua e la, vantare cime, percorsi ecc. non è nel mio modo di uscire. Io curioso fra rocce, anfratti, guardo annuso e tocco. Sono avverso all'uso dei bastoncini, che obbligano le mani. Insomma, anche una breve uscita al parco può risultare interessante, appagante
Anche io non amo molto i bastoncini, un bastone si però, sia per questioni di ginocchia, sia perché lo utilizzo per vari scopi, ma spesso rimane a casa perché anche io amo le mani libere.
 
Io vado in montagna dacchè avevo 2 anni. Prima con i genitori, poi per mio conto. Questo a dire che forse ho personalizzato il mio approccio a tal punto che per molti altri è illogico. Sarebbe comunque un bel post se ogniuno condivide le sue modalità di essere in montagna. E magari quello che potrebbe apparire poco sensato, si dimostra solidamente collaudato. Caro Madua, in merito alle ginocchia, ormai dovrei fare le flebo di WD40! Partire facendo un tratto pianeggiante, o lieve salita mi aiuta, ma non sempre esiste
 
ormai dovrei fare le flebo di WD40
Ahahah! (ridiamo per non piangere) Le mie alternano momenti performanti a momenti da 104enne, in questi giorni qui c'è vento forte (picchi di 228 km/h!) e tutti i dolorini si fanno sentire.
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Io vado in montagna dacchè avevo 2 anni. Prima con i genitori, poi per mio conto. Questo a dire che forse ho personalizzato il mio approccio a tal punto che per molti altri è illogico. Sarebbe comunque un bel post se ogniuno condivide le sue modalità di essere in montagna. E magari quello che potrebbe apparire poco sensato, si dimostra solidamente collaudato. Caro Madua, in merito alle ginocchia, ormai dovrei fare le flebo di WD40! Partire facendo un tratto pianeggiante, o lieve salita mi aiuta, ma non sempre esiste
In passato, molti anni fa, qui sul forum era stato aperto un post sul tema, o comunque se n'era parlato, sarei curioso di rileggere che avevo scritto ai tempi, perché negli anni qualcosina è cambiato o meglio, si è precisato ed affinato, diciamo così.
 
U

Utente 33524

Guest
Io sono sempre andato col bastone, e poi con i bastoncini, non so farne a meno psicologicamente, quando mi è capitato di non usarli non ho trovato grandi differenze, non sono caduto più spesso che usandoli. In generale ho notato che invecchiando cado più raramente. (Ho una curva d'apprendimento, non solo alpina, molto lunga). Dicono però che scaricano molto il peso dalle articolazioni.
Per quanto riguarda i farmaci naturali e non, prendo 7 pillole al giorno, tutti nomi chimico-sintetici, 8 la domenica. Hanno tutti una funzione di profilassi. Non ho ancora capito se stanno prolungando la mia vita, e ovviamente non potrò mai saperlo, ex post rientrerò nelle valutazioni statistiche, mi fido del metodo scientifico. C'è da tener conto in ogni caso che quando ci si curava con farmaci strettamente naturali, se non con le erbe, le aspettative di vita media alla nascita erano sotto i trent'anni, a 10 anni un po' di più, ma sempre molto più brevi di ora. Se poi valga la pena vivere più a lungo non so. Quando sono resuscitato dopo la mia prima morte godevo ogni momento della nuova vita, essere stato sulla soglia, e anche più in là, regalava significato ai momenti più banali. Ora però, dopo un certo nuovo avvicinamento alla soglia, mi sento molto più fragile, prendo precauzioni, mi pongo maggiori limiti, soprattutto ho la percezione della brevità del tempo che mi resta, non riesco più a riscattare la banalità, posto che comunque non ho mai saputo evitarla. Beh, ora prendo la terza pillola e misuro la pressione.
 
Esattamente, mi fà piacere sentire qualcuno che ne parla. Spesso si sente solo gente che avvalora i metodi attuali screditando ciò che é stato usato in passato.

Ma la realtà é esattamente quella, cambiano le ASPETTATIVE DI VITA, cambiano GLI APPROCCI.
Non riguarda il funzionare o meno, ma lo fanno diversamente e nei loro limiti.

Complimenti, bello sentire che ogni tanto qualcuno, invece che limitarsi a dire "sono tutte scemate, non é vero, non funziona", parla del nocciolo reale della questione. Le aspettative.
 
Io sono sempre andato col bastone, e poi con i bastoncini, non so farne a meno psicologicamente, quando mi è capitato di non usarli non ho trovato grandi differenze, non sono caduto più spesso che usandoli. In generale ho notato che invecchiando cado più raramente. (Ho una curva d'apprendimento, non solo alpina, molto lunga). Dicono però che scaricano molto il peso dalle articolazioni.
Per quanto riguarda i farmaci naturali e non, prendo 7 pillole al giorno, tutti nomi chimico-sintetici, 8 la domenica. Hanno tutti una funzione di profilassi. Non ho ancora capito se stanno prolungando la mia vita, e ovviamente non potrò mai saperlo, ex post rientrerò nelle valutazioni statistiche, mi fido del metodo scientifico. C'è da tener conto in ogni caso che quando ci si curava con farmaci strettamente naturali, se non con le erbe, le aspettative di vita media alla nascita erano sotto i trent'anni, a 10 anni un po' di più, ma sempre molto più brevi di ora. Se poi valga la pena vivere più a lungo non so. Quando sono resuscitato dopo la mia prima morte godevo ogni momento della nuova vita, essere stato sulla soglia, e anche più in là, regalava significato ai momenti più banali. Ora però, dopo un certo nuovo avvicinamento alla soglia, mi sento molto più fragile, prendo precauzioni, mi pongo maggiori limiti, soprattutto ho la percezione della brevità del tempo che mi resta, non riesco più a riscattare la banalità, posto che comunque non ho mai saputo evitarla. Beh, ora prendo la terza pillola e misuro la pressione.
Comprendo il discorso, anche se forse non condivido strettamente tutto, soprattutto sulle cure naturali, perché è vero che la modernità ha allungato le esistenze, ci sarebbe però da chiedersi se l'allungamento della vita è andato di pari passo con la sua qualità, in tal senso è esplicativo, a mio vedere il libro di Harari, uno storico, che si intitola "Sapiens, da uomini a dei". C'è poi da chiedersi come stiano le cose ora, che l'allopatia ha in parte fiaccato oltre che le conoscenze delle persone sui rimedi naturali e sul proprio corpo, mi pare che nascano sempre più patologie legate all'abuso di farmaci e farmaci che contrastano le controindicazioni di altri farmaci, la vita è più lunga, ma a che pro e per quanto, ho l'impressione che gli stili di vita alternativi possano ad oggi essere più salubri dell'esistenza medicalizzata (non mi metto a citare Hilich, prometto)...ma non voglio scivolare nell'esistenziale, son anche troppo portato, per quello.
Lungi da me avere la verità in tasca rilevo soltanto che da quando ho cambiato stile di vita fuggendo dalla città, che mai mi era appartenuta, e seguendo le tracce avite tornando sui monti (anche se dall'Appennino son passato sulle Alpi) e decidendo di curare la mia salute con l'alimentazione e le risorse che la natura mette a disposizione, ho cominciato a stare decisamente meglio, mi ammalo meno e guarisco più velocemente, trovo che l'approccio olistico faccia più per me, poi magari camperò meno o chissà, ma almeno avrò vissuto a pieno i momenti che mi son dati, sentendoli veramente miei. Ovviamente questa è strettamente solo la mia esperienza e vale per me, mi permetto solo di condividere quelle (poche) conoscenze che ho, sperando che in misure differenti per ognuno, possano essere utili, o quanto meno uno spunto di riflessione.
 
Visto che ne avevo solo parlato, ecco il fungo processato a mò di cerotto
DSCN3365bis-768x576.jpg
 
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