Trekking Velino night and day, la piccola grande traversata

grande roberto,
a meno che non volete fare "'na cerchia romana" sarei dei vostri

ps:se si,io faro' l'autostrada civitanova/pescara poi direzione roma,se qualcuno ne vuole approfittare......
saluti mauro
:):):)
 
Henry ,oltre alle ciabatte ci stava un altro oggetto protagonista delle discussioni nelle prime ore di salita , i 4 convinti salutisti non fumatori ,non avevano neanche un accendino , cerini o firesteel per accendere il gas e le candele al rifugio :azz:,per fortuna che il provvidenziale ringhio di un lupo:) ci ha fatto cambiare argomento e che al rifugio abbiamo trovato di tutto ,accendini ,accendigas e da qualche parte sicuramente erano stipati cerini, fiammiferi e acciarini in quantità :)

Domani vedo di completare il racconto.
Ci sono ancora da citare l'orologio ultraterreno, la coppia Enza&Gerardo sul libro di vetta, il duetto tra Gerifalco e il pastore dalla faccia rubizza ecc. ecc. ecc. :D
 
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Giungiamo dunque al rifugio Capanna di Sevice col buio. Sono circa le 20,30.

Giriamo la chiave nella toppa della porta di ferro rossa con la trepidazione un po' fanciullesca di chi non sa bene cosa aspettarsi, preparandosi in cuor suo più al peggio che al meglio. In effetti, a parte le ciabatte, un altro di quegli oggetti ben più essenziali quanto piccoli e malefici che eravamo riusciti a trascurare perfino in quattro era l'accendino, o in alternativa i vecchi fiammiferi. Ne era derivato un altro tarlo (stavolta collettivo) dal quale solo il ringhio o il grugnito di un animale udito non troppo lontano era riuscito provvidenzialmente a distrarci quasi subito dopo (meglio il grugnito del pensiero dell'accendino : è tutto dire !).

Ma ovviamente davanti al rifugio il cruccio ritorna: e così ecco realizzarsi una scena nella quale quattro individui un po' squinternati -provenienti da un forum il cui fiore all'occhiello sono discussioni su come accendere fuochi all'aperto strofinando pietre- si trovano inopinatamente in ambasce, dentro un rifugio in muratura, preoccupati di dover buttare i viveri appena comprati e di restare a digiuno perchè sprovvisti di un banalissimo accendino.
Dopo la porta di ferro, la porta interna a vetri: i fasci luminosi delle torce illuminano chiazze di pareti. Ed arriva la sorpresa che non si capisce bene se sia un miraggio: perchè si scorge ogni ben di Dio.
Presi da inusitata euforia, accendiamo la lampada alogena di Claudione. Ed ecco comparire come d'incanto un fornello, poi le bombole, pentolame di ogni tipo, scaffali stipati di scorte alimentari: bottiglie, scatolame, pacchi di sale e zucchero. E guardando verso il soffitto...ecco dei portacandele. Perdinci...allora non può non esserci anche un accendino ! Detto fatto: lo troviamo e in pochi istanti il rifugio è più illuminato di certi fumosi pseudoromantici o pseudotenebrosi locali notturni cittadini.

La meraviglia non finisce di montare. C'è assolutamente tutto, oltre ogni aspettativa, perfino "tocchi" di superfluo non di rado mancano nelle normali abitazioni cittadine, specie quelle soggette alle sbadataggini dei single. Caffè, the, bevande variespezie e condimenti assortiti, pacchi di pasta. Ci guardiamo intorno: tre letti a castello per nove posti complessivi, e sopra: stuoini a profusione, coperte, anche un sacco a pelo. Inutile dire come la sensazione in pochi attimi si ribalti dall'apprensione di chi percepisce la propria sventatezza a quasi il rammarico di chi avverte di essere stato, senzaragione, fin troppo previdente (soprattutto per i pesi che l'eccessiva previdenza comporta): insomma, il classico sospiro con cui si esclama: "A saperlo...!".
Ma siccome melius abundare quam deficere, la punta di rammarico - se pure ha fatto capolino - svanisce in un attimo e diamo fiato alle trombe della cena.
Sulla parete tra i tanti cartelli ciclostilati ne campeggia uno che recita come in quel rifugio "...i rifornimenti siano stati esclusivamente effettuati tramite faticosissimi trasporti a schiena d'uomo e faticosi e costosi trasporti a dorso di mulo". Per chi non lo sapesse, un mulo può portare una sola bombola di gas alla volta, e un solo viaggio costa 150 euro: niente male...peccato che non vadano in tasca alla povera bestia.

Dopo circa due ore, sono le 22,40, decidiamo che è ora di avviarci. Alleggeriamo gli zaini.
A dire il vero, la situazione vede Gerifalco e Claudio, tra alcol e scamorzine filanti, essrsi già quasi "strafatti". Il candio Flavio, astemio ancora più del sottoscritto, volutosi lanciare in ardimentosi assaggi alcolici (di cui uno offerto da lui stesso: evidente caso di autolesionismo) già lamenta incombenti barcollamenti.
Lassù in alto è come se la vetta scura del Velino se la ridesse al pensiero di dover essere "violata" da unasimile ciurmaglia sconclusionata. La quale cerca di raccogliere residue forze, idee, lucidità e volontà per l'assalto finale che "vale" pur sempre altri 300 metri ed oltre, di cui gli ultimi davvero roba da previo superamento del breath test della polizia stradale.
Non è dunque un caso che nel lasciare il rifugio, dando un ultimo sguardo all'orologio da parete e vedendo che segna ancora le fatidiche 20,37, ci assalga qualche dubbio sulla nostra integrità psicofisica. Ma non ci diamo peso: ci allontaniamo convinti che quelle due ore siano trascorse soltanto nelle nostre teste, nella nostra immaginazione; che il rifugio sia stato un miraggio; la cena pure e così il senso di sazietà. Insomma, appena rimessi in marcia quasi subentra la miracolosa sensazione di non essersi mai fermati: effetti degli orologi paranormali, messi lì appunto per segnare l'ora giusta solo due volte al giorno e per emanare un qualche fluido telepatico che spinge a guardarli proprio mentre segnano l'ora giusta e poi a rimanerne soggiogati !

La luce lunare è ormai scomparsa, e occorre accendere le torce.
Il primo tratto all'uscita dal rifugio è di attraversamento del pianoro che conduce alla base dell'estremità finale. Un paio di lievi fuoriuscite dall'itinerario vengon risolte dal ricorso al Garmin.La salita finale si fa ripida, in particolare nelle ultimissime decine di metri rese più malagevoli dalla struttura del terreno ridotto a una poltiglia di sfasciumi rocciosi che bisogna decidere, ad ogni passo, se affrontare in modo diretto affondandoci, oppure se aggirare cercando appoggi e traiettorie più stabili.

Intorno a mezzanotte e mezza scolliniamo sugli ultimi metri, praticamente in piano, che ci portano alla croce di vetta. Si apre un balcone di quasi 2000 metri su Avezzano e Magliano, le cui luci squarciano il buio come mostrano le foto: sotto c'è il versante del Velino che sale proprio da lì, ancora più ripido, la direttissima.
Dopo brindisi, foto, personali suggestioni, andiamo a curiosare il libro di vetta. E su questo libro scopriamo una coppia di tizi che ha dell'incredibile: al secolo, Enza e Gerardo Crocchio.

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....Dopo brindisi, foto, personali suggestioni, andiamo a curiosare il libro di vetta. E su questo libro scopriamo una coppia di tizi che ha dell'incredibile: al secolo, Enza e Gerardo Crocchio.

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Ciao henry,

non voglio anticipare nulla per non rovinare il resto del tuo bellissimo racconto ma voglio solo riferire che ho conosciuto questi due grandi personaggi in occasione di una escursione fatta sul Gennaro, dove ci hanno raccontato la loro storia, ma che lascio a te l'onore di narrare

Un saluto,

:)

Mactom
 
Straordinaria esperienza.
Una notturna ha già un suo particolare fascino ovunque si faccia, ma fatta con la giusta compagnia e nell'ambiente un po' "particolare" del Velino assume tutto un altro aspetto.

Le foto unite alla ricca e articolata narrazione di Andrea non può che accrescere il piacere di imbattersi in questo topic.

Adesso non vedo l'ora di leggere la storia di Enza e Gerardo che in parte già conosco. Da quel poco che so, potrebbero entrare tranquillamente nel guiness dei primati.
 
Straordinaria esperienza.
Una notturna ha già un suo particolare fascino ovunque si faccia, ma fatta con la giusta compagnia e nell'ambiente un po' "particolare" del Velino assume tutto un altro aspetto.

Le foto unite alla ricca e articolata narrazione di Andrea non può che accrescere il piacere di imbattersi in questo topic.

Adesso non vedo l'ora di leggere la storia di Enza e Gerardo che in parte già conosco. Da quel poco che so, potrebbero entrare tranquillamente nel guiness dei primati.


Veramente io potrò dire solo quello che abbiamo visto, le deduzioni e i commenti che abbiamo fatto.
Poi se voi ne sapete di più, i primi a essere pregati di raccontare sarete voi, perchè ci è rimasta addosso una gran curiosità.

Nel frattempo approfitto per dire che siccome mi rimane solo un ultimo post (credevo anzi sarebbero stati di meno!), Francesco e Flavio possono pure inserire i fotoracconti, come solo loro sanno fare.
Francesco non se la sarà mica presa per il "povero diavolo" che gli ho affibbiato ? I miei apprezzamenti mi dieverto a farli al contrario..come potrei non avere una stima veramente sconfinata per lo stragista delle vette alpine, il serial killer dei 4000 che poi con la massima naturalezza si cala nei panni più mansueti che si possano immaginare andando a zonzo con escursionisti niubbi come me ? ;);):D:D:si::abbraccio:
Per il carattere mi sarebbe piaciuto averlo come fratello, decisamente al posto di quello che mi ritrovo :biggrin:
 
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Siamo dunque sulla vetta del Velino, splendido avamposto, il vero sperone, la punta di diamante con cui l'intero Abruzzo si protende e si annuncia verso Ovest.
Il fatto di esserci di notte infonde una curiosa sensazione. Di solito il giorno coi suoi panorami appaga innanzitutto la vista, e questa, a sua volta, non solo tende a fagocitare tutti gli altri sensi, ma ci spinge soprattutto a un inconsapevole processo di "archiviazione" di quanto stiamo vivendo e ammirando; invece la notte con la sua (anzi, le sue) oscurità lascia un senso di sospensione dell'esperienza, e spinge a sentirsi come quando si lancia la monetina nella Fontana di Trevi: in obbligo di tornare. Non tanto per rivedere quello stesso luogo in tutt'altra veste, ma porprio per ri-vederlo...perchè gran parte non s'è visto !

Ciascuno, appartandosi silenziosamente a turno, si ritaglia i suoi attimi più o meno prolungati di solitudine. Le variazioni del soffio del vento spostandosi anche di un solo passo sono stupefacenti: si passa da folate rabbiose e taglienti ad invisibili isole di aria quasi immobile.

Dopo foto e brindisi, puntiamo il libro. E qui, come dicevo, ci attende la scoperta di due personaggi che onestamente non saprei come definire. Devo essere sincero: ci siamo sbizzarriti in considerazioni un po' ironiche e dai risvolti oggettivamente denigratori; ma ora leggendo invece quanto è stato accennato in queste ultime risposte mi sovviene più d'uno scrupolo e una punta di dispiacere. Sta di fatto che si tratta di due signori le cui firme - Enza e Gerardo, talvolta accompagnate da brevi pensieri, ad esempio "tutto come sempre" - punteggiano praticamente quasi ogni pagina del libro di vetta. Guardando con un po' di attenziome le date, si fa presto a rendersi conto della loro presenza su quella vetta con una frequenza che non è esagerato definire bi- o tri settimanale: un giorno sì ed uno no, o quasi. E si badi:non si tratta di persone del posto, bensì proveninti come noi e come tantissimi altri addirittura da Roma !

Più d'uno di fronte a questa scoperta sconcertante ha lasciato scritti messaggi a loro indirizzati col tono, come minimo, dello sfottò; io stesso lì per lì avrei voluto scrivere qualcosa che ora mi sembrerebbe una battutaccia ("Ma perchè invece la prossima volta non vi sfogate col Camicia ? Di forza !"), e la stessa impressione l'abbiamo condivisa in quattro; però invece in effetti, a mente fredda, mi sembra un po' ingeneroso e facilone liquidare sbrigativamente la cosa come un tic di due persone con qualche rotella non del tutto a posto. Mai giudicare senza conoscere, in fondo è una delle cose su cui proprio questo forum fa crescere: e quindi, se dietro c'è una storia che ignoriamo, forse la cosa più bella è proprio sentirsela raccontare. Per parte mia m'ero ripromesso di cercare qualche traccia in rete e l'ho fatto, ma senza trovare nulla. Forse l'amore per la montagna spinto alla follia esiste davvero, e in questo caso esige il massimo rispetto, anche e proprio se la follia fosse quella autentica e non solo metaforica. E lo stesso vale se invece dietro c'è molto più semplicemente qualche storia particolare.

Intorno all'una lasciamo il Velino e torniamo al rifugio, dove stanchi e ormai stracotti ci mettiamo a dormire.

Lascio ai miei compagni di viaggio le foto e i commenti alla fantastica giornata successiva, che secondo i programmi avrebbe dovuto essere solo un riposante epilogo e invece si è trasformata in un'escursione-bis a tutti gli effetti portandoci a totalizzare quasi 30 km e oltre 2600 m. di dislivello.
Non si è trattato solo di un semplice trasferimento verso Corvaro attraverso tutto l'emiciclo settentrionale del massiccio, ma di un'ulteriore peregrinazione per creste e vette che ci hanno portato a dominare il lago della Duchessa, poi sulla Cima Z.i.s., poi sul Morrone ed altro ancora.

Il bello è che nella parte finale, quella della discesa, siamo riusciti ad allungare ulteriormente perfino oltre le nostre intenzioni, impegolandoci in un saliscendi estenuante giusto a cavallo del confine laziale-abruzzese durante il quale siamo capitati ad uno stazzo dove oltre a un fresco e provvidenziale fontanile c'era un vecchio pastore dalla faccia rubizza a cui Gerifalco ha avuto la brillante idea di chiedere qualche delucidazione per giungere a Corvaro. Il pastore suggeriva caldamente di imobccare la strada forestale con cui lui stesso, da lì, faceva su e giù col fuoristrada, quella che va a terminare appunto con il sottovia dell'autostrada; Francesco, viceversa, a indicargli col braccio una cresta da scavallare (per poi scendere) e a ribattergli "Ma no, la strada forestale è lunghissima, noi dobbiamo tagliare da lì!". Francè, ma allora...che glielo domandavi a fare ? :biggrin: Per sentirti dire quello che volevi ? Il pastore per tutta risposta ghignava: "E va bene, andate, andate..." ma proprio con l'aria di trattenersi a stento dall'aggiungere "Poi però sono cacchi vostri!" :lol: Nella mia ovvia ignoranza sulla questione non vi dico con quali occhi divaricati li guardavo (uno per ciascuno dei due: tipo quelli di Gasparri, per intendersi :lol: ) giusto per capire a chi fosse giusto dare retta. Perchè in quel momento le condizioni dei piedi ormai reclamavano certezze !

Itinerario, comunque, di una varietà straordinaria di ambienti !
 
Dopo foto e brindisi, puntiamo il libro. E qui, come dicevo, ci attende la scoperta di due personaggi che onestamente non saprei come definire. Devo essere sincero: ci siamo sbizzarriti in considerazioni un po' ironiche e dai risvolti oggettivamente denigratori; ma ora leggendo invece quanto è stato accennato in queste ultime risposte mi sovviene più d'uno scrupolo e una punta di dispiacere. Sta di fatto che si tratta di due signori le cui firme - Enza e Gerardo, talvolta accompagnate da brevi pensieri, ad esempio "tutto come sempre" - punteggiano praticamente quasi ogni pagina del libro di vetta. Guardando con un po' di attenziome le date, si fa presto a rendersi conto della loro presenza su quella vetta con una frequenza che non è esagerato definire bi- o tri settimanale: un giorno sì ed uno no, o quasi. E si badi:non si tratta di persone del posto, bensì proveninti come noi e come tantissimi altri addirittura da Roma !

Ciao ancora, Henry

come ti avevo anticipato ho avuto la fortuna di conoscere questa coppia, scendendo dal Monte Gennaro dopo una bella escursione nevosa e chiacchierando reciprocamente, ci hanno raccontato la loro storia e le loro oltre seicento ascese al monte Velino.

Addirittura, complice un prete appassionato di corsa in montagna, ci hanno anche celebrato credo il venticinquennale delle loro nozze.

veramente straordinari.

E comunque, ogniuno di noi ha le sue manie e coltiva le sue collezioni (e su questo forum si sprecano gli iscritti al "club dei 2000") che spesso, pur di aggiungere una tacca alla loro bellissima raccolta (anch'io !!!) non esitano di fronte a viaggi e scarpinate allucinanti.

complimenti a loro e, complimenti a te, per i tuoi racconti

un saluto,

:)

Mactom
 
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...ci siamo sbizzarriti in considerazioni un po' ironiche e dai risvolti oggettivamente denigratori; ma ora leggendo invece quanto è stato accennato in queste ultime risposte mi sovviene più d'uno scrupolo e una punta di dispiacere.
Non preoccuparti caro Andrea, è la stessa reazione che ho avuto anch'io quando un mio amico, compagno d'avventure in montagna, mi ha raccontato.
Lui sul Velino c'è andato una trentina di volte, evidentemente Enza e Gerardo non sono i soli ad essere attirati da quella montagna, infatti spesso li ha pure incontrati.

Quando mi ha raccontato questa storia bizzarra, la mia reazione istintiva mi ha fatto rispondere senza pensarci troppo qualcosa tipo: "ma che so' matti???" :D
Effettivamente, anche se mossi da una motivazione personale più o meno importante, a mio avviso qualche rotella spostata ce l'hanno, con tutto il rispetto. Ed a quanto dici, i commenti degli altri escursionisti sulle pagine del libro non sono stati da meno.
 
Carico qualche foto dopo il bellissimo racconto a puntate di Andrea che, come al solito, si conferma l'insuperata punta di diamante del forum quanto ad introspezione e a capacità di far fluire i suoi pensieri dalla penna (anche chiamata tastiera :biggrin:)


Salita iniziale con zaini carichi. Ringrazio mactom perchè, all'inizio dei tornanti, senza la sua traccia saremmo finiti per fratte :biggrin:




Nei pressi del fontanile il buio cala e sale il vento. Ma nessuna paura perchè siamo giunti fin qui proprio per questo! :music:




La Capanna di Sevice, aperta anche ai privati, chiedere chiavi al GEV. Approfitto per segnalare la commovente qualità del rifugio e delle sue dotazioni. Qui sull'Appennino situazioni del genere si contano sulle dita di una mano di un falegname, pertanto colgo l'occasione per ringraziare il GEV e i suoi sostenitori per l'esimio lavoro svolto per questo rifugio e per la puntuale e discreta segnaletica dei sentieri che, unita alla simpatia degli abitanti di Magliano, mi ha fatto rinfrancare con la popolazione locale dopo l'assurda vicenda della funivia di Prati di Tivo.




Secondo me il dormire, il mangiare e lo stare insieme sono elementi che si fondono in maniera inscindibile all'esperienza dell'escursione. Anche stavolta mi sono trovato benissimo con i miei compari di scarpinata e ci siamo trattati da signori! :)

(perdonate le foto storte ma imageshack non vuol saperne di caricarle in maniera corretta, nonstante l'abbia ruotate)




La mattata! Finita la cena di nuovo in marcia nel cuore della notte, per lo Jagermeister più alto e più panoramico del centro-sud Italia! :woot:




Al suono della sveglia non v'è differenza tra i componenti della spedizione e il mobilio del rifugio...:biggrin::biggrin:




Si parte per la progettata "rilassante discesa alla macchina", che si concluderà 10 ore, 19 km e 1100m di disl dopo...:biggrin:




L'infido sentiero di discesa dalla Cap. Sevice alla Val di Teve. Su alcune carte c'è, su altre no. Confermiamo la presenza del sentiero segnato che, anche se un po' scosceso, è una svolta per chi volesse spostarsi nella zona della Duchessa




Sul fondo della Val di Teve con la parte più alta del gruppo montuoso ormai alle spalle. Ci attende la lunare zona ovest, che a più di uno di noi ha ricordato le Mainarde.




La stretta Val di Teve verso Cartore




Si sale. Sulla sinistra si apre il gigantesco anfiteatro che incontra chi volesse salire il Velino dai Piani di Pezza








Soltanto dieci ore prima brindavamo sul quella piramidina di roccia che si staglia sull'orizzonte




Sulla dolce cresta dell'Uccettù




I miei insaziabili compari si dirigono alla base del duetto ZIS - Morrone




E rieccoci in salita. La cresta tra le sopra citate montagne è una delle più panoramiche e fotografate dell'intero Velino-Sirente e l'immagine del Murolungo da quassù fa da copertina a tantissime cartine




Lo stoico Henry aggredisce la cresta :p




Scesi dal Morrone, si piega verso Corvaro per boschi, colline, stazzi, pecore e sentieri che non si comprende se composti prevalentemente da terra o da altro materiale marrone meno gradito...




Scavallamento panoramico prima della planata finale di oltre 1000m




Sale altresì la voglia di ciabatte...:lol:

 
Ciao Gerifalco,

le tue foto sono il degno complemento a questo gustoso racconto che vi sta impegnando più dell'escursione stessa.

Un saluto,

Mactom
 
Ma che belle foto e che bel racconto!
Domani faccio una bella cosa: carico le mie, anche se sono un po' deludenti viste col senno di poi (ma è sempre così...)
Caio ;)
 
Henry non ce la faccio a leggere tutto,mi e' piaciuto il pezzo dove parli del camminare di notte , un'attivita' che ha del magico. Leggero' il resto nei prossimi mesi bui.... Ottime foto e ottima compagnia, direi. Peccato non poter condividere.
 
Henry non ce la faccio a leggere tutto,mi e' piaciuto il pezzo dove parli del camminare di notte , un'attivita' che ha del magico. Leggero' il resto nei prossimi mesi bui.... Ottime foto e ottima compagnia, direi. Peccato non poter condividere.


Ma infatti è giusto così ...c'è un tempo per vivere e uno per leggere; uno per praticare e uno per progettare.

Solo per dire: io stamattina mi sono letteralmente "divaricato" tra due fantasticherie molto diverse tra loro per immediatezza, realizzabilità, prospettiva:

- l'album di Daniele/Last su Picasa che non avevo mai visto (e la conseguente invidia e le fantasie sul "non posso morire senza aver almeno assaggiato qualcuna di quelle cose");

- la ricerca del miglior itinerario nel PNALM da proporre prima possibile qui e da fare entro 2 max 3 weekend perchè è il periodo autunnale irripetibile da carpe diem: e anche qui stavo guardando Val Fondillo, Monte Marsicano, Forca Resuni ecc. sul blog di Francesco Raffaele e anche su alcuni thread di questo forum. Foto e colori eccezionali: e questa è già una fantasticheria ben più fattibile, vicina e concreta.

Ma ora è il momento di agire; poi nelle buie sere invernali si "rivive" leggendo. E si realizza una specie di magia: personalmente mi piace raccontare proprio perchè rileggere, specie a distanza a di tempo, è il segreto per ri-vivere. :D
Se anche scrivere fosse un piccolo sacrificio, sicuramente è ben ripagato.

Ciao.
 
Ecco le mie fotografie, molti giorni dopo la data promessa. Scusate ma è un periodo in cui mi sento un po' apatico.

Ecco i quattro avventurieri alla partenza da Rosciolo. Sono le 17:30. Foto scattata dall'utente "BeataMente"
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Ecco il ripido canalone che dovremo risalire con in groppa molti kg di attrezzatura, cibarie e affari vari.
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Claudioneg ed Henry Thoreau poco dopo la partenza. Dietro di loro il borgo di Rosciolo (frazione di Magliano de' Marsi ) e parte della piana del Fucino. Sullo sfondo, da sinistra a destra troviamo il Monte Viglio 2156m, Monte Cotento 2015m, Monte Tarino 1961m e Monte Autore 1855m.
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Zoom sul Fucino, col paese di Magliano de' Marsi e i succitati M.Viglio e M.Cotento.
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Ed eccoci direttamente dentro al rifugio. Un evanescente Henry Thoreau si cuoce il suo bel petto di pollo :D
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Tavola imbandita e noi che brindiamo alla nostra!
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Si sale sul Velino. L'obiettivo della mia compatta si apre solo di una piccola fessura, tanto basta per mostrare il volto di H.T. In verde c'è un Gerifalco senza testa, stile Venere di Milo :biggrin:
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Claudioneg col suo brutto cappello (eh sì, lo devo dire...)
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Anticima del Sevice. Facciamo un attimo il punto della situazione. Da lì, per poche centinaia di metri, perdiamo i segnali del sentiero e procediamo "a vista" senza particolari problemi.
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Finalmente in cima, dopo aver superato l'ultimo tratto ripido e ghiaioso. Il panorama è del tutto artificiale, se così si può dire, ma non per questo meno suggestivo.
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Il mattino dopo ci trattiamo da gran signori: ecco Cafiero Pasquale che versa 'o ccafè :p
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Si parte per la grande traversata! Autoscatto davanti al nostro ricovero notturno: Capanna Sevice, 2119m
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Ancora il Rifugio ed il contesto in cui è situato: la conca verde che si contrappone alla sassosa mole del Sevice
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Verso nord, oltre il solco della Val di Teve, i Monti della Duchessa, con (da sinistra a destra) Murolungo 2184m, M.Morrone 2141m, Cima ZIS 2130m, Vado dell'Asina 1900m circa e P.ta dell' Uccettù 2006m
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Si scende nella Val di Teve, "sciando" sulle ghiaie di un antico circo glaciale.
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Andrea e Claudio quasi alla fine della discesa
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Ed ecco Francesco/Gerifalco
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Siamo scesi per di là. I versanti settentrionali del Gruppo del Velino sono caratterizzati da testimonianze dell'ultima glaciazione, enormi circhi glaciali che una volta ospitavano ingenti e perenni masse di neve e ghiaccio. Questo qui non è certamente il più grande.
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La Val di Teve, anch'essa di origine glaciale. 10000 anni fa ospitava una lingua di ghiaccio che doveva scendere fin quasi a Cartore.
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Imponente bastionata rocciosa, forgiata dall'antica azione del ghiaccio.
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La Val di Teve nella sua parte alta. Il grigio e le tinte verdi tendono qui a mischiarsi tra loro, creando un effetto assai suggestivo.
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Si risale verso il Malo Passo e la Selletta Solagne. Ecco Claudioneg che si impegna sul percorso ripido.
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Andrea in prossimità della Selletta Solagne. A fargli da sfondo è il gruppo del Velino nel suo settore occidentale.
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Ci concediamo una sosta mangereccia sotto la P.ta dell'Uccettù.
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Gerifalco con la Punta dell'Uccettù dietro di sé.
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Si consulta il GPS. Siamo proprio dove dovremmo essere :D
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Conquistata la P.ta dell'Uccettù, dopo breve consultazione decidiamo con ingordigia rara di risalire Cima ZIS e M.Morrone. Questa scelta ci costerà molto altro sudore e i nostri piedi non ci ringrazieranno affatto. Il nostro cuore sì!
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Duchessa e Velino, binomio perfetto.
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Siamo quasi in vetta a Cima ZIS! La cresta è bellissima e panoramica. Un vento allegro ci accompagna per tutto il percorso.
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Il M.Morrone da Cima ZIS. Passeremo anche di lì.
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Ancora il Lago con la sua conca brulla. In lontananza il Velino è dominatore assoluto dell'orizzonte.
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La bella coppia H.T.-Claudioneg impegnati sul versante meridionale del Morrone.
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In cima al Morrone una roccia spianata pare fatta apposta per essere apparecchiata. Così Francesco ci si siede sopra e si sistema gli scarponi.
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Gli avventurosi in cima al Morrone, ultima asperità della giornata. Ora si scendeee!
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E invece no: la discesa per Corvaro prevede ancora una salitella fangosa, giusto per gradire. Ma arrivati a questo punto accettiamo di buon grado l'ennesima fatica.
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Belvedere su Corvaro e sulla sua conca.
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Il sentiero passa per un vecchio incendio, ben visibile dal paese di Corvaro, che ha bruciato una grossa porzione di faggeta. Un vero peccato.
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Scendendo, si passa per lo stazzo di Prime Prata, a circa 1500m di quota.
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Lepiota Procera meglio conosciuta come "Mazza di tamburo", fungo ottimo e commestibile. Cresciuta lungo il sentiero di discesa.
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L'avventura s'è conclusa. Personalmente forse è la cosa più bella che abbia mai fatto in Appennino. Questo grazie alla bella compagnia degli altri tre personaggi nelle foto :biggrin:
Grazie davvero :D
 
E menomale che eri apatico !!!!!!!!!!! :oops::oops::oops:

(comunque tranquillo, l'apatia è quanto di più normale, è il sintomo che si sta smaltendo una bellissima indigestione, può durare anche settimane :D ).

A proposito di "digestione", me lo vorrò vedere in altro momento con molta più calma, però fin da adesso una foto m'ha lasciato di stucco, quella in cui m'hai rappresentato come GHOST-HENRY, mi son fatto paura da solo, tanto più con quell'orologio là vicino :biggrin: ...

ma come bip hai fatto ? Vabbè, soggiaccio ad essere l'unico zimbello con cui vengono riciclate perfidamente in pubblico pure le foto abortite scattate per sbaglio :rofl:Per fortuna hai fatto par condicio col Gerifalco senza testa :lol:

Comunque, se entro una decina di giorni smaltisci un po' d'indigestione, prendi in considerazione l'idea di farne un'altra col PNALM, inebriante sinfonia di tutt'altro genere ma sempre piacevolmente pericolosa per gli astemi come te (e me) :D.
Naturalmente l'invito vale se a tuo insindacabile giudizio non hai da anteporre il dovere (cioè lo studio) al piacere: proprio per l'amicizia non mi permetterei mai di ragionare in termini di piacere "mio", se collide e va a detrimento delle priorità dell'amico.

Ciao Flavio, e grazie per le foto e il racconto, tutt'altro che banali. Io proprio non li saprei fare, dovrei portarmi dietro il taccuino e star sempre ad annotare...

A.
 
... meglio tardi che mai!

belle foto! Sembra quasi di essere stati li con voi (in realtà non eravamo molto lontani)

:biggrin:

Ciao,

Mactom
 
E menomale che eri apatico !!!!!!!!!!! :oops::oops::oops:

(comunque tranquillo, l'apatia è quanto di più normale, è il sintomo che si sta smaltendo una bellissima indigestione, può durare anche settimane :D ).

A proposito di "digestione", me lo vorrò vedere in altro momento con molta più calma, però fin da adesso una foto m'ha lasciato di stucco, quella in cui m'hai rappresentato come GHOST-HENRY, mi son fatto paura da solo, tanto più con quell'orologio là vicino :biggrin: ...

ma come bip hai fatto ? Vabbè, soggiaccio ad essere l'unico zimbello con cui vengono riciclate perfidamente in pubblico pure le foto abortite scattate per sbaglio :rofl:Per fortuna hai fatto par condicio col Gerifalco senza testa :lol:

Comunque, se entro una decina di giorni smaltisci un po' d'indigestione, prendi in considerazione l'idea di farne un'altra col PNALM, inebriante sinfonia di tutt'altro genere ma sempre piacevolmente pericolosa per gli astemi come te (e me) :D.
Naturalmente l'invito vale se a tuo insindacabile giudizio non hai da anteporre il dovere (cioè lo studio) al piacere: proprio per l'amicizia non mi permetterei mai di ragionare in termini di piacere "mio", se collide e va a detrimento delle priorità dell'amico.

Ciao Flavio, e grazie per le foto e il racconto, tutt'altro che banali. Io proprio non li saprei fare, dovrei portarmi dietro il taccuino e star sempre ad annotare...

A.

Grazie Henry :)
In realtà dopo questa nostra uscita ne ho fatte altre due (di cui una lo scorso sabato, finalmente la ferrata Ricci). L'apatia riguarda non certo la mia voglia di andare per i monti o, più in generale, di esplorazione del territorio ma più che altro proprio le cose di ogni giorno, tra cui lo studio (e mi dovrei muovere, mi manca solo la tesi...). Per la proposta nel PNALM non credo ci sarò, quantomeno perché per quel weekend già dovrei essere impegnato in una festa di paese qui a Cave.

Per quanto riguarda la foto, be' io non sono affatto un esperto ma questo effetto, peraltro voluto, è semplice da ottenere: basta avere un soggetto in movimento (ad esempio un amico celiaco che cucina il petto di pollo :biggrin:) e impostare tempi di esposizione abbastanza lunghi. Tra l'altro la foto è venuta malino ma non dispongo di chissà quale attrezzatura :D

... meglio tardi che mai!

belle foto! Sembra quasi di essere stati li con voi (in realtà non eravamo molto lontani)

:biggrin:

Ciao,

Mactom
Grazie anche a te, dove eri andato di bello quel dì? Quale gitarella ultrachilometrica avevi organizzato? :D
 
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