Trekking Velino night and day, la piccola grande traversata

Parchi d'Abruzzo
  1. Parco Regionale Sirente-Velino
Dati

Data: 22-23 settembre 2012
Regione e provincia: Abruzzo, L'Aquila
Località di partenza: Rosciolo (Magliano de' Marsi)
Località di arrivo: Corvaro (Borgorose)
Tempo di percorrenza: 6 ore (soste escluse) + 9 ore (soste incluse)
Chilometri: 29
Grado di difficoltà: EE
Descrizione delle difficoltà:
Periodo consigliato: primavera, autunno
Segnaletica: buona
Dislivello in salita: 2650 mm. ca.
Dislivello in discesa:
Quota massima: 2487 m.
Accesso stradale: doppio (fraz. Rosciolo da A25 / usc. Magliano de' Marsi; fraz. Corvaro da A24 / usc. Valle del Salto)

Descrizione

Tragitto : con 2 auto (provenendo da Roma) ci si dirige all'uscita autostradale di Valle del Salto e di lì a Corvaro, dove se ne lascia parcheggiata una poco fuori la frazione in corrispondenza del termine del sentiero da cui poi si scenderà sulla via del ritorno. Con l'altra auto, attraverso la provinciale che in pratica costeggia entrambi i tratti iniziali delle autostrade A24 e A25, si giunge a Magliano de' Marsi. Qui si prendono dal gestore del rifugio Capanna di Sevice le chiavi del rifugio stesso dietro pagamento della quota per il pernottamento, quindi ci si dirige verso Rosciolo e poi al parcheggio di S. Maria Valle Porclaneta.
Da qui, lasciata anche la seconda auto, inizia l'ascesa al Velino.
Nel nostro caso la sequenza ha previsto:
1) arrivo al rifugio Capanna di Sevice e cena;
2) partenza verso la vetta del Velino e ritorno al rifugio;
3) pernottamento al rifugio;
4) itinerario del giorno successivo: dal Rifugio Capanna di Sevice verso punta dell'Uccettù (mezzacosta rispetto al lago della Duchessa), Malo Passo, selletta delle Solagne, Cima Z.i.s., Monte Morrone e ritorno verso Corvaro;
5) ritorno a Magliano con l'auto lasciata a Corvaro, riconsegna delle chiavi e definitivo ritorno a Roma.


Escursione strepitosa che merita una descrizione in pieno stile narrativo ruspante alla Inchianamos, per capirsi.

Ingredienti: fantasia; scaltrezza; avidità; fortuna.
La fantasia è quella che permette alle solite menti vulcaniche (beate loro) di sfruttare con prontezza di riflessi felina tutte le opportunità offerte da situazioni che si creano anche all'ultimo momento. In questo caso, 4 persone divise su due auto hanno permesso a Gerifalco/Francesco di concepire una piccola traversata, ossia uno di quei percorsi con partenza ed arrivo separati che rappresentano sempre il modo migliore di succhiare l'essenza e la varietà dei luoghi, più delle a/r ed anche dei giri circolari.

Scaltrezza e avidità sono quelle strane alchimie per le quali, una volta in un posto, parafrasando il noto proverbio l'occasione rende gli escursionisti "ladri": non si finisce mai di essere sazi, una tappa tira l'altra come le ciliegie, sembra quasi di infilare le mani in tasca alle montagne che si hanno di fronte per "rapinarle" di tutte le sensazioni che sono in grado di offrire, la fatica pare quasi narcotizzata dall'adrenalina salvo poi, solo alla fine, crollare sotto il peso della stanchezza che all'improvviso sembra farsi sentire tutto insieme: ma a quel punto, per fortuna, è già ora di tornare.

Fortuna: è quella che aiuta gli audaci, intendendo come tali quelli che vanno un po' allo sbaraglio senza porsi limiti a priori. E anche questa c'è stata: un meteo senza estremi, tale da consentire di girare sia di notte che di giorno senza soffrire; un rifugio che si libera all'ultimo istante dalla prenotazione fantasma dei soliti sciagurati della domenica che sembrano puntualmente mettersi di traverso a chi ha intenzioni motivazioni e proponimenti mille volte più forti dei loro.

Insomma: un piccolo mosaico dove ogni tassello è andato a piazzarsi al posto giusto.

Di seguito il racconto, che a suo modo merita.
 
Ultima modifica di un moderatore:
Andare per monti di notte è molto faticoso, soprattutto se, dopo un migliaio di mt di dislivello, ci si rimette in cammino dopo una cena ed un'abbondante innaffiata di vino rosso... :biggrin: ma ne vale davvero la pena perchè l'ambiente appartiene completamente ad un altro mondo:


Panorama dalla cima del Velino: Avezzano, Magliano e Massa d'Albe




Il nostro soffitto





La nostra casetta





Il Sevice e il sentiero di discesa

 
ciao,sono stato tentato fino all'ultimo per chiedervi la compagnia,ma poi ho desistito............che benemerito idiota!!!

grazie delle favolose foto

saluti mauro
:):):)
 
Per ora ho aperto il thread limitandomi alle info "di servizio" (utili a chiunque voglia ripetere o trarre spunti), e anche per permettere l'inserimento del fotoracconto.

Il racconto con qualche dettaglio stile "Inchianamo" lo farò appena ho un po' di tempo. Tre o quattro cosette meritano di essere raccontate.:D

:)
 
Dopo qualche esperienza confermo che le escursioni notturne hanno un fascino particolare.

complimenti per le foto del cielo stellato: sono spettacolari

Un saluto a tutti i partecipanti

Mactom
 
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Allora: cominciamo con un piccolo ritrattino dei partecipanti.
Scusatemi, ma è un mio vezzo (o consideratelo pure vizio), ma è quasi più forte di me: come più volte ho avuto occasione di scrivere, ogni esperienza in escursione è un connubio tra la natura in cui si penetra e le persone con cui lo si fa. Nessuna compagnia è uguale a un'altra, nessun compagno di viaggio è intecambiabile con un altro, e alla fine il distillato dell'esperienza dipende anche - e moltissimo - da loro.

Gerifalco / Francesco : si potrebbe definire il perfetto viaggiatore. Di fuori la personificazione di una calma marmorea, dentro la testa un autentico vulcanico turbinìo pianificatorio (della serie, una ne pensa, cento ne fa). A qualsiasi quota si mostra...all'altezza (è davvero il caso di dire): da alpinista e da escursionista; e anche in qualsiasi cimento: dall'orientamento - e di notte è stata la prova migliore - alla fotografia, prova ancor più plateale visti i commenti appena ricevuti. A proposito: la prima foto, fosse per me, l'intitolerei "Natura e civiltà". La sintesi perfetta tra quelle luci così vivide quanto artificiali, e la postazione 1500 metri più in alto - così buia quanto naturale - da cui le abbiamo ammirate. Ma siccome nessuno è perfetto, il nostro è anche capace, all'occorrenza, di sfoderare un'insospettabile perfidia, come risulterà da un episodio...

Claudioneg: qui vado un po' per impressione e intuito. Claudione, persona squisita, a mio avviso è la versione paciosa e alla mano di quello che il nostro MaurizioF è in forma marziale: un collezionista feroce di vette sotto mentite spoglie. Zitto zitto, lemme lemme, quatto quatto, gatton gattoni... (scusate, mi s'è incantato il dito :biggrin:) incamera una cima dietro l'altra. L'illuminazione m'è venuta quando si è fatto fare la foto in vetta: detto...papale papale (aridagli...:p) l'abbarbicamento alla croce del Velino mi ha subito e "troppo" richiamato alla mente quello tipico del Maurizio per non venirmi spontaneo il paragone. Troppo caratteristico il compiacimento, l'abbraccio di quel ferro, la voglia quasi visibile di avere magari pure uno sgabello per guadagnare un altro mezzo metro :biggrin:. Magari mi sbaglio, anzi è probabile, ma l'impressione è stata quella :lol:

Infine, last but not least (con "last" beninteso non intendo il "survivor"), Flavio / Berserker. Potrei definirlo un vero grillo dei monti, saltella in un modo che la forza di gravità sembra un optional. Compaesano del moderatore Squob, appassionato di carte topografiche (come il sottoscritto), di cui non vuol fare fotocopie proprio per consumarle e conferire loro un aspetto incartapecorito e vissuto; ma lo stesso vale per altri oggetti a cominciare dallo zaino, avendo appena pensionato un mitico Invicta che si portava come fedele compagno dai tempi della culla :D (più "vissuto" di così !) ma arrivato ormai a un punto di usura al limite del paranormale; e sostituito con un baldanzoso Ferrino che però - manco a dirlo - gli ha subito procurato alla fine un dolore alle spalle da rimpiangere l'Invicta che ormai era diventato una protesi della schiena, tutt'uno con essa.

(1)
 
I quattro cavalieri che fecero la grande impresa !

Grazie Henry ,hai saputo descrivere benissimo quello che provavo in quel momento in vetta al Velino ,è dallo scorso novembre che volevo fare quella montagna . l'ho vista più volte a febbraio da Magliano dei marsi ,sommersa dai 3 metri di neve , e molte volte dall'autostrada .inoltre parlando con gli abitanti del posto, il Velino (non ultima la signora della macelleria dove abbiamo preso la carne )viene descritta come una montagna infida e pericolosa ,la descrizione dei fatti:) è inolte ingrandita da mille leggende .per cui ero felice di essere arrivato li per giunta di notte :biggrin:con tre compagni d'escursione veramente seri e molto preparati . un rifugio veramente a 5 stelle ultrarifornito di tutto ,salsicciata e vino buonissimo forniti da Gerifalco e Flavio e ora eccovi alcune foto
 

Allegati

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L'avventura comincia subito col più classico degli avvii: l'oggetto dimenticato di cui ci si ricorda poco dopo essere usciti di casa, quando ovviamente si è già in ritardo sui tempi concordati. E subito il dilemma: si torna indietro oppure no ?
Neanche a dirlo, l'oggetto è sempre tra i più insulsi ma al tempo stesso tra i più irritanti perchè ci si rende conto, tutto in una volta, di quanto siano pur sempre utili proprio nella loro monumentale insulsaggine. In questo caso si tratta di una delle cose più banali: le ciabatte ! :azz::azz::azz: Avendo in programma di dormire al rifugio, una volta tolti gli scarponi e liberati i piedi macerati dal cammino in uno dei gesti più liberatori da che mondo è mondo, poi come si deambula su un pavimento freddo, duro, e probabilmente sporco ? A piedi nudi ? Si potrà mai ? No che no ! Zampilla l'idea di portarsi dietro le scarpe annodate in qualche modo coi lacci allo zaino ma è un'idea malsana oggetto di un immediato aborto terapeutico... E allora: via di corsa indietro a prendere queste benedettissime ciabatte e dieci minuti di ulteriore ritardo.
In realtà anche Gerifalco ne ha accumulato uno identico essendo rimasto impigliato con l'auto nel ginepraio che circonda la Stazione Tiburtina, quindi uno elide l'altro e si parte.
Lungo il tragitto, proprio per spiegare i rispettivi inconvenienti, il discorso cade sulle ciabatte. Lo sguardo del prode Francesco si acciglia e si rannuvola, accompagnato da una piccola smorfia di disappunto rendendosi conto anche lui, in una sorta di improvvisa illuminazione, del fastidio di non avere appresso quei fatidici oggetti. Tra me e me, cercando di non darlo a vedere, mi viene un po' da ridere guardando il conquistatore del Gran Paradiso, il fresco Reduce plurimedagliato dei 4000 alpini, il collezionista di ramponi dalle punte usurate pronti alla rottamazione...soggiogato dalla buccia di banana costituita da un paio di infradito da bancarella di "vù cumprà". Il gigante dai....piedi d'argilla sarebbe il caso di dire: e sì che in questo caso avere i piedi veramente d'argilla tornerebbe utile ! :biggrin:
Dopo pochi istanti, il discorso viene dirottato - poi capirete in pieno l'intenzionalità insita nel verbo - su altro, in particolare l'acqua. Il nostro Geri prima s'informa con commovente premura su quanta ne abbia portata, e dopo la mia risposta (2 litri tra acqua e the) comincia una strana tergiversazione iniziando dal fatto che lui ne ha portata il doppio e teme addirittura che non gli basti...cercando con sospetta e subdola insistenza di instillarmi l'idea che la mia, a maggior ragione essendo solo la metà, sia del tutto insufficiente. Non contento, si avventura su un'altrettanto strana rievocazione quasi horrorifica - stile filone sopravvissuti ma dispersi da incidente aereo costretti al cannibalismo - di un episodio nel quale si imbattè in un'escursionista ormai rantolante e in piena disidratazione salvatasi da morte pressocè sicura solo grazie alle sue provvidenziali super extra eccedenze di scorte idriche :biggrin:. La misura è ormai troppa per non farmi scoccare la scintilla chiarificatrice sui motivi di queste dissertazioni velatamente terroristiche: il tarlo delle ciabatte aveva ormai talmente cominciato a rodere Gerifalco - come una goccia cinese - da indurlo al contrappasso di una sadica vendetta consistente nel cercare di instillarne un altro nel sottoscritto. Purtroppo per il povero diavolo :p il tentativo naufraga miseramente. Bevo poco e la preoccupazione non ha minimamente attecchito. Senza contare che poi di acqua e di fonti dove raccoglierne ne abbiamo incontrate a sufficienza e per giunta in posizioni e distanziamenti davvero strategici. Posso e debbo annotare però fin d'ora che la perfidia del Gerifalco non si è esaurita qui, riprendendo più tardi al rifugio in un episodio quasi del tutto irriferibile per ragioni di privacy che in ogni caso - il punto chiave è questo - hanno finito per rendere del tutto inutili le ciabatte del sottoscritto, anzi lo hanno addirittura costretto a non poterle usare ! :wall::wall::-x::31:::D

Giungiamo a Corvaro dove incontriamo Claudio e Flavio con i quali, dopo calorosi saluti, ci dirigiamo prima a lasciare parcheggiata la loro auto e poi, tutti insieme sulla nostra, verso Magliano alla volta del bar. Qui ci infiliamo in una macelleria davanti alla quale avevamo trovato l'unico posto libero disponibile, e dopo qualche chiacchiera con le classiche signore di paese un po' pettegole intenzionate a sapere chi fossimo, dove andassimo, quanto facessimo bene a portarci quella carne tanto buona :lol: , a fare attenzione perchè si andava verso la sera e i lupi son famelici :biggrin:, ecc. ecc. ecc. bla bla bla...(tutto questo manco avessero di fronte per la prima volta in vita loro 4 escursionisti diretti al Velino), prendiamo in consegna le chiavi e arriviamo al parcheggio di S. Maria in Valle Porclaneta, base delle escursioni velinarecce; e qui...piccola sorpresa.

Vicino alla sua auto, reduce dalla discesa e intento a sistemarsi per il ritorno, un premuroso signore ci saluta, domandandoci i nostri programmi e facendoci notare che forse per salire sul Velino è un po' ...tardi. "Beh, sa, ma noi andiamo a fare una notturna, dormiremo al rifugio". Ed ecco che parte la staffilata, imprevista ocme un colpo di karate alle spalle: "Ma voi, per caso...Avventurosamente ?" :oops::oops: E mentre ancora stiamo rispondendo un ".." quanto mai biascicato per la sorpresa e lo sconcerto, ecco la staffilata bis: "E chi è Henry Thoreau ? E chi Gerifalco ? E chi...?".
"Scusi, ma lei chi è ?" "Ah beh, io scrivo pochissimo, comunque sono il nick Beatamente, anzi Beata-mente" .

(2)
 
Henry ,oltre alle ciabatte ci stava un altro oggetto protagonista delle discussioni nelle prime ore di salita , i 4 convinti salutisti non fumatori ,non avevano neanche un accendino , cerini o firesteel per accendere il gas e le candele al rifugio :azz:,per fortuna che il provvidenziale ringhio di un lupo:) ci ha fatto cambiare argomento e che al rifugio abbiamo trovato di tutto ,accendini ,accendigas e da qualche parte sicuramente erano stipati cerini, fiammiferi e acciarini in quantità :)
 
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Giungiamo alla Fonte del Sevice (poco meno di 2000 m. di quota e quasi 1000 di dislivello già consumati) dove ci fermiamo per ripristinare l'approvvigionamento d'acqua consumato fino a quel momento. L'ultimo tratto prima di arrivare al rifugio (a 2150 m.) è ormai già in illuminazione lunare.

Davanti a noi, contrasti tra oscurità e punti rischiarati; profili più o meno in risalto, più o meno nitidi o slabbrati; più in lontananza alternanza di sagome scure e baluginanti; immersione nel silenzio; silenzio esterno ma anche - distanziandosi per lunghi tratti - il silenzio interiore, quello che ci interfaccia alle pareti dell'anima, ai sui bagliori, agli scoscendimenti e a qualche macigno dei nostri pensieri. Dopo la sosta al rifugio - sulla cui ben più prosaica descrizione mi soffermerò dopo - anche l'illuminazione della Luna scompare e cede il posto al buio quasi assoluto, i residui riflessi dell'illuminazione cosmica, quella degli spazi interstellari.

Camminare di notte assomiglia un po' a nuotare: si fluttua. Nel senso che, in una sorta di sospensione, il passo s'affida solo in parte alla solida e razionale certezza della vista - come accade di giorno; per un'altra parte si affida invece a una specie di fiducia vagamente paranormale che in basso ci siano comunque un po' di centimetri quadrati, un brandello di terreno a sostenerci per sconnesso che possa essere...quello stesso tipo di fiducia che richiama alla mente il piede appena un po' titubante che Neil Armostrong posò sulla Luna scendendo dalla scaletta in un'atmosfera che appunto più lunare non si potrebbe.

Il cammino notturno verso una vetta procede alimentato da pensieri sottilmente adrenalinici che simili a piccoli ruscelli scorrono in testa inducendo a sciogliere tutti quei metaforici nodi alla cravatta che ancora abbiamo e conferendoci un approccio scapigliato, inteso proprio come degno della Scapigliatura letteraria. Uno di questi ruscelli è la percezione raddoppiata di quel senso di contrapposizione tra noi e "il mondo": da perfetti "conquistatori dell'inutile", non solo questo gigante che è il mondo lo guardiamo dall'alto, ma lo facciamo da svegli, anzi ad occhi spalancati proprio mentre il gigante è immerso in gran parte nel sonno. I pigmei, i lillipuziani sulla cima del monte, che poi è nella sua maestosità è pur sempre un'escrescenza del gigante, ma pur sufficiente a a guardarlo dall'alto in basso e a scoprirlo - nel suo sonno - ineditamente pacifico e vulnerabile.

Un altro di quei ruscelli, di quelle striature del pensiero, è la sensazione dell' allontanamento in una forma inedita e piacevole, non associata cioè ad alcuna malinconia. I contorni confusi e frastagliati dell'oscurità alimentano l'idea che ad accoglierci sia un Ignoto che mai avremmo sospettato di poter scoprire come un anfitrione così amichevole e ospitale, varcando più e più volte in un senso e nell'altro il diaframma tra la terra e l'universo e rendendoci conto di quanto tale diaframma sia più mentale che reale: nonostante tutto, il rude terreno sotto i piedi e l'ansimare del respiro ci rammentano che non stiamo volando ma pur sempre camminando.

E' una specie di "sogno controllato". Attimi in cui si avverte il sapore di quello che a quote-mare verrebbe forse etichettato in termini gentili come stravaganza un po' naif o tutt'al più snob di gente che cerca di esorcizzare un inconfessato disadattamento sociale, o di nobilitare in qualche modo una fuga o redenzione dalla noia che tanti altri realizzano in forme più miserevoli. In realtà è proprio questo il sapore della vera trasgressione. La trasgressione dei civili consapevoli di essere destinati a tornare all'ovile, al gigante che dorme ma è pronto al risveglio e alle sue bassezze, altimetriche quanto etiche e morali.

Dicevo dell'atteggiamento da Scapigliatura che viene instillato da un'ascesa nella notte verso una vetta: il motivo per cui m'è sovvenuto il paragone e questa reminiscenza letteraria è presto detto, e lo traggo limitandomi a trascrivere testualemnte poche righe da Wikipedia: " Gli Scapigliati erano animati da uno spirito di ribellione nei confronti della cultura tradizionale e il buonsenso borghese. (...) Guardarono in modo diverso la realtà, cercando di individuare il nesso sottile che legava quella fisica a quella psichica (...) Negli Scapigliati si forma una sorta di coscienza dualistica, che sottlinea lo stridente contrasto tra l'ideale che si vorrebbe raggiungere ed il "vero", la cruda realtà, descritta in modo oggettivo ed anatomico".

Non è il ripasso da "La notte prima degli esami" ... è il tentativo di capire da cosa derivi - nell'initmo e nel profondo - quel "fascino particolare" delle notturne che qui qualcuno ha già sottolineato. "Guardarono in modo diverso la realtà...": ondeggia davvero, impalpabile, il dubbio amletico di capire se stiamo vedendo coi nostri occhi di sempre una realtà nuova e diversa, oppure se stiamo guardando con occhi nuovi e diversi la stessa realtà.

"Il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me" è l'epitaffio sulla tomba del filosofo tedesco Kant, quello che più si è interrogato su "chi sia l'uomo", laicamente come quasi tutti i filosofi. Quel cielo stellato fotografato e documentato da Geri ci fa da soffitto, orizzonte, cupola; e il fatto stesso di essere andati apposta a cercarlo ce ne fa sentire in qualche modo degni e all'altezza, pur nella nostra piccolezza. Sotto quel cielo punteggiato di stelle, noi stessi ci sentiamo piccoli infinitesimi puntini "diversamente stelle".

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Ultima modifica:
le foto sono a dir poco SPETTACOLARI !!!

e pensare che dovevo esserci io..ma i doveri da zio mi hanno dovuto far desistere e rimanere a casa..ma dopo aver visto le foto e letto il racconto...rosicoooo

e infine della compagnia? henry e claudio li conosco ma era l'ottima occasione x conoscere gerifalco e berserker...spero avrò sta fortuna al più presto possibile..

e dato che il rifugio è da 5 stelle e la montagna idem io mi ripropongo di rifarla con chi si è perso questa trekkata...quindi verrà rifatta..per ora siamo io, ironmarco e sarailari... dai dai dai :)
 
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