Vivere da eremita e sopravvivenza

Complimenti Marco, intervento molto equilibrato. Se poi Antonio vorrà darci più informazioni perché un conto è scegliere di vivere nella natura con il portafoglio pieno un altro conto è cercare di campare nei boschi facendo dei lavoretti faticosi e pagati poco niente. Poi i gusti sono gusti e vanno rispettati sempre.
 
Molti anni fa un amico un po' "alternativo" lasciò da un impiego pubblico per tentare una vita diversa, "evadere dalla gabbia", e se ne andò in Olanda. Dopo diversi mesi scoprì che stava in Olanda a fare il lavapiatti e che era finito solo in una gabbia diversa, forse anche più stretta e tornò indietro con la coda tra le gambe (non chiedetemi i dettagli burocratici di come sia riuscito a rientrare in quell' ente pubblico).

La verità è che l' Italia è spaccata in due, ai due estremi ci stanno gli immigrati da un lato ed i "garantiti" (dipendenti pubblici e di grandi aziende) dall' altro, in mezzo tutti gli altri.

Se si è uno di "quelli di mezzo" e si vuole fuggire meglio non farlo dalla parte sbagliata, perché (come è già stato detto) le cose possono andare anche peggio...
 
Indubbiamente il periodo non è assolutamente dei migliori ma, in tempi normali, gli agriturismi in montagna o rifugi che si voglia chiamarli, utilizzano anche manodopera garantendo vitto e alloggio e qualche soldo, parliamo di attività quasi prettamente stagionali ma non sempre.

Ovviamente più ampi l'area di ricerca, ovvero essendo disponibile a spostarti in altre regioni, e più probabilità potresti avere anche se il periodo è tutt'altro che dei migliori.

In bocca al lupo, concedimi di dirti che, potendovi accedere io non butterei via l'idea del reddito di cittadinanza, al limite spostandomi in aree in cui il costo della vita (affitto) è nettamente inferiore (paesini e affini).

Ciao :si:, Gianluca
 
Rileggendo il tuo messaggio, ho intravisto più disperazione che convinzione, più solitudine che inquietudine.

Premetto che pure io ho aperto, poche settimane fa, una discussione qui su Avventurosamente su come cambiare vita e avvicinarmi a un'esistenza dalla dimensione più umana e, soprattutto, scandita dai ritmi della natura.

Attenzione, però. Chiunque qui sul forum frequenti con costanza, spirito di avventura e intraprendenza la Natura, sa per certo quanto la stessa Natura che amiamo e ricerchiamo ogni fine settimana possa essere tanto madre quanto matrigna, per citare Leopardi. Cioè arida, avida, acida. Il freddo come il caldo eccessivo, le tormente di neve e i temporali che scatenano bombe d'acqua che gonfiano la terra come una spugna e la fanno collassare, il ghiaccio e il vento di tramontana, le trombe d'aria, gli smottamenti, le valanghe e le frane... Sono tutte manifestazioni di una natura estranea ai nostri bisogni e alla nostra energia. Una Natura che umilia, ferisce e uccide, insensibile al nostro fato.

Parlo anche per esperienza personale, avendo lavorato vari anni come giornalista enogastronomico e avendo frequentato spesso fattorie e pescherecci, allevamenti e pascoli, frantoi e caseifici. Il mondo dell'agricoltura è simile a quello dell'arte (o del giornalismo, o dello spettacolo): pochi si affermano nelle proprie produzioni, si fanno conoscere e apprezzare, e riescono a farsi pagare anche molto bene facendo una vita davvero invidiabile, ammetto. Ma, quasi sempre, sono persone che hanno già una cultura (e una coltura!) solida alle spalle, nonché una famiglia attiva nel settore, spesso posseggono la terra e gli 'impianti', hanno studiato o hanno almeno appreso tanto le basi della produzioni quanto quelle della trasformazione (la fase che ti permette di avere buona redditività e un saldo tornaconto economico) e della commercializzazione. Inoltre, fondamentale è operare in una zona che garantisca produzioni certificate e redditizie nonché mercati floridi.
Tutte caratteristiche che mi paiono lontane dal Matese e dalla tua situazione particolare.
Molti altri agricoltori fanno invece una vita di sussistenza o comunque conducono un'esistenza serena. sì, ma anche assai faticosa e quasi priva di tempo libero; soprattutto quanti lavorano in ambito zootecnico, perché gli animali richiedono più attenzioni dei bambini.

Insomma, fare il vignaiolo possidente a Bolgheri o a Barolo è diverso che produrre vino in Basilicata, produrre in Valtellina il bitto d'alpeggio presidio slow Food (per quanto massacrante!) è assai meglio che fare il caciottaro sui monti Iblei, coltivare ettari di San Marzano e trasformarlo il salsa gourmet per ristoranti stellati può dare più soddisfazioni che coltivare pomodori da insalata e venderli alla grande distribuzione, e produrre mozzarella e latticini di bufala al top ad Aversa è assai preferibile che avere centinaia di frisone a Lodi.

Secondo me, buttarsi nell'allevamento senza preparazione, senza investimenti e, peggio, senza 'arte' rischia di essere una scelta poco ponderata e foriera di frustrazione. Lo sai che basta portare un gregge a pascolare essenze sbagliate o, peggio, velenose, per rischiare di far ammalare tutti i capi?
Serve esperienza, e pure tanta, anche per fare il pastore. E occorre saper fare il formaggio, aggiungo.

Inoltre, considera che, per un simile lavoro simile in solitaria, serve una salute di ferro. E non esistono uscite di sicurezza né reti di salvataggio. In situazioni simili, bastano una bronchite o un polso slegato a compromettere l'esistenza. Ovviamente, saprai già che il tempo libero ti sarà negato senza eccezioni.

Meglio sarebbe, credo, contattare in modo ragionato aziende agricole o zootecniche molto affermate e proporti come operaio agricolo, magari con alloggio e vitto, imparare un bel lavoro e valutare poi se e come 'metterti in proprio'.

Quindi, come accennato da @Marco90, anche il mio consiglio è di valutare attentamente se una scelta eremitica possa essere la soluzione di cui hai bisogno.

Considera poi - parola di individuo per indole solitario e 'avventuriero', che soffre per ogni giornata trascorsa in città e ancor più in ufficio - come dover ricercare la propria solitudine abbia forse un gusto agrodolce, ma subirla ogni giorno per via dell'isolamento sociale e geografico possa avere un sapore ben più amaro.

Aggiungo una nota pratica. Se proprio vuoi lasciare tutto e scegliere la natura e una vita di quasi sussistenza, punta su una zona dal clima ideale (Sicilia, Costiera Amalfitana, Liguria di Ponente..) o su un'area 'ricca' e con grande tradizione agricola, agrituristica e gastronomica (Langhe, Valtellina, Maremma, Romagna...) e un buon mercato locale e regionale, dove sia più facile trovare lavoro nel settore senza finire sfruttato.
 
U

Utente 30519

Guest
Non so che tipo di formazione hai, ma hai pensato allo smart working? Ci sono delle mansioni che riesci a svolgere via internet, al computer? Alcune aziende adesso assumono direttamente da remoto (o, mal che vada, puoi sostentarti con collaborazioni occasionali in via temporanea se hai proprio 0 esperienza). Ovviamente ciò significa documentarsi bene su quali zone montane siano ben fornite da internet.

Io in un futuro non troppo lontano, un paio di anni, punto a una soluzione simile per dirti, proprio perché son stufo della città, dei suoi rumori e dei suoi ritmi violenti; ma va tutto studiato a modo. Io difatti mi prenderò appunto degli anni a ragionarci su, non so con che tempistiche prevedi di farlo tu. Comunque avere un'auto è fondamentale per vivere in montagna, questo è imprescindibile; fare un trasferimento del genere senza averla potrebbe davvero crearti una prigione da cui non esci più. E poi vuoi mettere esplorare tutte le zone circostanti che figata?
 
(riferito al film "Il vento fa il suo giro", ndr) non da me,comunque troppo negativista

Trovo invece fondamentale introdurre il tema della diffidenza da parte dei nativi (del luogo in cui si va a vivere) nei confronti di quelli che "vengono da fuori". Conflitto che può diventare a tre quando interviene la legge (nel film, se ben ricordo, si esemplifica con il mancato smaltimento a norma di legge della carogna di una capra morta accidentalmente, cosa che scontenta sia i locali che i tutori dell' ordine).

Anche su questo ho avuto testimonianza diretta alcuni amici "idealisti" avevano acquistato un appezzamento di terreno con una piccola costruzione in mattoni (poco più che un capanno per gli attrezzi) e come "benvenuto" i paesani hanno dato fuoco a quella costruzione. Successivamente i vicini li convinsero a far passare l'aratro sul terreno (con il pretesto che altrimenti sarebbe diventato una sterpaglia) cosa che fu fatta da un altro paesano a prezzi "amatoriali" e risulto essere completamente inutile. Alla fine - anche perché l' interstatario del terreno, molto anziano, era nel frttempo deceduto - il terreno fu rivenduto rimettendoci dei bei soldi.
 
Rileggendo il tuo messaggio, ho intravisto più disperazione che convinzione, più solitudine che inquietudine.

Premetto che pure io ho aperto, poche settimane fa, una discussione qui su Avventurosamente su come cambiare vita e avvicinarmi a un'esistenza dalla dimensione più umana e, soprattutto, scandita dai ritmi della natura.

Attenzione, però. Chiunque qui sul forum frequenti con costanza, spirito di avventura e intraprendenza la Natura, sa per certo quanto la stessa Natura che amiamo e ricerchiamo ogni fine settimana possa essere tanto madre quanto matrigna, per citare Leopardi. Cioè arida, avida, acida. Il freddo come il caldo eccessivo, le tormente di neve e i temporali che scatenano bombe d'acqua che gonfiano la terra come una spugna e la fanno collassare, il ghiaccio e il vento di tramontana, le trombe d'aria, gli smottamenti, le valanghe e le frane... Sono tutte manifestazioni di una natura estranea ai nostri bisogni e alla nostra energia. Una Natura che umilia, ferisce e uccide, insensibile al nostro fato.

Parlo anche per esperienza personale, avendo lavorato vari anni come giornalista enogastronomico e avendo frequentato spesso fattorie e pescherecci, allevamenti e pascoli, frantoi e caseifici. Il mondo dell'agricoltura è simile a quello dell'arte (o del giornalismo, o dello spettacolo): pochi si affermano nelle proprie produzioni, si fanno conoscere e apprezzare, e riescono a farsi pagare anche molto bene facendo una vita davvero invidiabile, ammetto. Ma, quasi sempre, sono persone che hanno già una cultura (e una coltura!) solida alle spalle, nonché una famiglia attiva nel settore, spesso posseggono la terra e gli 'impianti', hanno studiato o hanno almeno appreso tanto le basi della produzioni quanto quelle della trasformazione (la fase che ti permette di avere buona redditività e un saldo tornaconto economico) e della commercializzazione. Inoltre, fondamentale è operare in una zona che garantisca produzioni certificate e redditizie nonché mercati floridi.
Tutte caratteristiche che mi paiono lontane dal Matese e dalla tua situazione particolare.
Molti altri agricoltori fanno invece una vita di sussistenza o comunque conducono un'esistenza serena. sì, ma anche assai faticosa e quasi priva di tempo libero; soprattutto quanti lavorano in ambito zootecnico, perché gli animali richiedono più attenzioni dei bambini.

Insomma, fare il vignaiolo possidente a Bolgheri o a Barolo è diverso che produrre vino in Basilicata, produrre in Valtellina il bitto d'alpeggio presidio slow Food (per quanto massacrante!) è assai meglio che fare il caciottaro sui monti Iblei, coltivare ettari di San Marzano e trasformarlo il salsa gourmet per ristoranti stellati può dare più soddisfazioni che coltivare pomodori da insalata e venderli alla grande distribuzione, e produrre mozzarella e latticini di bufala al top ad Aversa è assai preferibile che avere centinaia di frisone a Lodi.

Secondo me, buttarsi nell'allevamento senza preparazione, senza investimenti e, peggio, senza 'arte' rischia di essere una scelta poco ponderata e foriera di frustrazione. Lo sai che basta portare un gregge a pascolare essenze sbagliate o, peggio, velenose, per rischiare di far ammalare tutti i capi?
Serve esperienza, e pure tanta, anche per fare il pastore. E occorre saper fare il formaggio, aggiungo.

Inoltre, considera che, per un simile lavoro simile in solitaria, serve una salute di ferro. E non esistono uscite di sicurezza né reti di salvataggio. In situazioni simili, bastano una bronchite o un polso slegato a compromettere l'esistenza. Ovviamente, saprai già che il tempo libero ti sarà negato senza eccezioni.

Meglio sarebbe, credo, contattare in modo ragionato aziende agricole o zootecniche molto affermate e proporti come operaio agricolo, magari con alloggio e vitto, imparare un bel lavoro e valutare poi se e come 'metterti in proprio'.

Quindi, come accennato da @Marco90, anche il mio consiglio è di valutare attentamente se una scelta eremitica possa essere la soluzione di cui hai bisogno.

Considera poi - parola di individuo per indole solitario e 'avventuriero', che soffre per ogni giornata trascorsa in città e ancor più in ufficio - come dover ricercare la propria solitudine abbia forse un gusto agrodolce, ma subirla ogni giorno per via dell'isolamento sociale e geografico possa avere un sapore ben più amaro.

Aggiungo una nota pratica. Se proprio vuoi lasciare tutto e scegliere la natura e una vita di quasi sussistenza, punta su una zona dal clima ideale (Sicilia, Costiera Amalfitana, Liguria di Ponente..) o su un'area 'ricca' e con grande tradizione agricola, agrituristica e gastronomica (Langhe, Valtellina, Maremma, Romagna...) e un buon mercato locale e regionale, dove sia più facile trovare lavoro nel settore senza finire sfruttato.
Mi hai fatto venire in mente due frasi che mio padre (nato in campagna) ripete sempre:
"Tutti i bambini appena nati la prima cosa che imparano è piangere, gli altri quando diventano grandi smettono , il contadino continua tutta la vita"
"I contadini piangono sempre ma hanno tutti la villa"
 
se nella tua zona sono tutti facce di [NON SI DICE] non è detto che dovunque debbano esserlo.

Inoltre non sempre si deve porgere l'altra guancia...ti voglio raccontare un episodio che è successo nell'84 vicino a dove abito ora. Un ragazzino si trovava sempre la bici bucata quando la si parcheggiava i giardini. Bè il responsabile una notte si è beccato tantissime legnate e non lo ha più fatto.

E all'epoca avevamo dai 12 ai 14 anni e quello era un vecchiaccio! Gran bella cosa i passamontagna!
--- ---

e aggiungo che oggi sarebbe bastato starnutirgli di fianco!
 
Ultima modifica:
ho letto un po' tutti i vostri messaggi, grazie per tutti i consigli.
In realtà non sono convinto neanche io al 100% di cosa fare e in che modo buttarmi in questa esperienza.
Mi ha sempre affascinato il contesto di montagna, ma ragionandoci su starci ogni giorno sarebbe diverso.
La situazione ideale e a cui sto riflettendo seriamente è quella di lavorare in un piccolo paesino, che sia fare il barista o altro, e intraprendere questo stile di vita.
 
qualunque cosa va bene per uscire dalla città! Ricordalo.
Si lo so.
Diciamo che in famiglia non penso accetterebbero qualcosa del genere, quindi la situazione è particolare, ho quasi 20 anni quindi molto probabilmente non mi farebbero andar via così. Dovrò lottare contro tutto e tutti se vorrò fare un qualcosa del genere, altrimenti un qualcosa di più soft come trovare lavoro in una piccola cittadina.
 
Esatto immagina il solito paesino verso la montagna a 1 ora di macchina da dove sei ora.

Non troppo vicino per non farti avere sempre i parenti tra i piedi,non troppo distante per non faticare troppo
Sto vedendo ma non è facile davvero.
Non posso di certo mandare un curriculum in un paesino di montagna. Cioè, devi essere della zona o andare a cercare da vicino per trovare lavoro.
 
Ovviamente si, ti conviene fare un giro in zona spargere la voce... Potresti anche provare presso i vari rifugi in montagna, magari potrebbero aver bisogno di qualcuno (certamente non in pianta stabile, ma come lavoratore stagionale). Per iniziare a fare esperienza, potrebbe essere sufficiente anche un periodo di qualche mese, eventualmente puoi sempre tornare indietro. Per mollare tutto bisogna essere veramente convinti e motivati... E magari (e questo te lo auguro di cuore) col tempo le tue questioni personali si sistemeranno e potrai sorridere pensando al tuo desiderio di fare l'eremita...:si:
 
Ti consiglio di provare a diventare un WWOOFER (https://wwoof.it/), così per staccare dalla città e riflettere su quello che cerchi senza fare salti nel buio...
Puoi conoscere molte realtà e tante altre persone, avere contatti, fare incontri...
Magari anche all'estero.

Per inciso, un paio di settimane fa in un giro in Garfagnana ho incontrato un ragazzo simpatico sui 25 che dalla città si è trasferito in un minuscolo paesino della zona e curava un gregge di pecore (non suo). La cosa gli piaceva anche se lamentava la mancanza di un cane da pastore che, a suo dire, il proprietario del gregge non poteva dargli a causa del pericolo per gli escursionisti che incautamente avvicinano le greggi per fare foto mettendo in allarme il canide...
Ecco per fare una cosa del genere non credo il ragazzo mandi un curriculum. Penso si sia semplicemente presentato dal pastore e abbia chiesto di lavorare.
 
Quello del rifugio è una bella idea!! Vedo molti ragazzi che fanno la stagione, non diventi ricco ma è una bella esperienza che ti fa staccare un pò e si conosce un sacco di gente tutta con esperienze da raccontare
 
ma sinceri... voi lascereste la vostra famiglia, la comodità di una casa per spaccarvi la schiena per un piatto di pasta e una branda scassata. Se uno lo fa per mettersi alla prova per una settimana è un conto, se è una scelta di vita io in coscienza non me la sento di incentivarlo.
 
Alto Basso