Rileggendo il tuo messaggio, ho intravisto più disperazione che convinzione, più solitudine che inquietudine.
Premetto che pure io ho aperto, poche settimane fa, una discussione qui su Avventurosamente su come cambiare vita e avvicinarmi a un'esistenza dalla dimensione più umana e, soprattutto, scandita dai ritmi della natura.
Attenzione, però. Chiunque qui sul forum frequenti con costanza, spirito di avventura e intraprendenza la Natura, sa per certo quanto la stessa Natura che amiamo e ricerchiamo ogni fine settimana possa essere tanto madre quanto matrigna, per citare Leopardi. Cioè arida, avida, acida. Il freddo come il caldo eccessivo, le tormente di neve e i temporali che scatenano bombe d'acqua che gonfiano la terra come una spugna e la fanno collassare, il ghiaccio e il vento di tramontana, le trombe d'aria, gli smottamenti, le valanghe e le frane... Sono tutte manifestazioni di una natura estranea ai nostri bisogni e alla nostra energia. Una Natura che umilia, ferisce e uccide, insensibile al nostro fato.
Parlo anche per esperienza personale, avendo lavorato vari anni come giornalista enogastronomico e avendo frequentato spesso fattorie e pescherecci, allevamenti e pascoli, frantoi e caseifici. Il mondo dell'agricoltura è simile a quello dell'arte (o del giornalismo, o dello spettacolo): pochi si affermano nelle proprie produzioni, si fanno conoscere e apprezzare, e riescono a farsi pagare anche molto bene facendo una vita davvero invidiabile, ammetto. Ma, quasi sempre, sono persone che hanno già una cultura (e una coltura!) solida alle spalle, nonché una famiglia attiva nel settore, spesso posseggono la terra e gli 'impianti', hanno studiato o hanno almeno appreso tanto le basi della produzioni quanto quelle della trasformazione (la fase che ti permette di avere buona redditività e un saldo tornaconto economico) e della commercializzazione. Inoltre, fondamentale è operare in una zona che garantisca produzioni certificate e redditizie nonché mercati floridi.
Tutte caratteristiche che mi paiono lontane dal Matese e dalla tua situazione particolare.
Molti altri agricoltori fanno invece una vita di sussistenza o comunque conducono un'esistenza serena. sì, ma anche assai faticosa e quasi priva di tempo libero; soprattutto quanti lavorano in ambito zootecnico, perché gli animali richiedono più attenzioni dei bambini.
Insomma, fare il vignaiolo possidente a Bolgheri o a Barolo è diverso che produrre vino in Basilicata, produrre in Valtellina il bitto d'alpeggio presidio slow Food (per quanto massacrante!) è assai meglio che fare il caciottaro sui monti Iblei, coltivare ettari di San Marzano e trasformarlo il salsa gourmet per ristoranti stellati può dare più soddisfazioni che coltivare pomodori da insalata e venderli alla grande distribuzione, e produrre mozzarella e latticini di bufala al top ad Aversa è assai preferibile che avere centinaia di frisone a Lodi.
Secondo me, buttarsi nell'allevamento senza preparazione, senza investimenti e, peggio, senza 'arte' rischia di essere una scelta poco ponderata e foriera di frustrazione. Lo sai che basta portare un gregge a pascolare essenze sbagliate o, peggio, velenose, per rischiare di far ammalare tutti i capi?
Serve esperienza, e pure tanta, anche per fare il pastore. E occorre saper fare il formaggio, aggiungo.
Inoltre, considera che, per un simile lavoro simile in solitaria, serve una salute di ferro. E non esistono uscite di sicurezza né reti di salvataggio. In situazioni simili, bastano una bronchite o un polso slegato a compromettere l'esistenza. Ovviamente, saprai già che il tempo libero ti sarà negato senza eccezioni.
Meglio sarebbe, credo, contattare in modo ragionato aziende agricole o zootecniche molto affermate e proporti come operaio agricolo, magari con alloggio e vitto, imparare un bel lavoro e valutare poi se e come 'metterti in proprio'.
Quindi, come accennato da
@Marco90, anche il mio consiglio è di valutare attentamente se una scelta eremitica possa essere la soluzione di cui hai bisogno.
Considera poi - parola di individuo per indole solitario e 'avventuriero', che soffre per ogni giornata trascorsa in città e ancor più in ufficio - come dover ricercare la propria solitudine abbia forse un gusto agrodolce, ma subirla ogni giorno per via dell'isolamento sociale e geografico possa avere un sapore ben più amaro.
Aggiungo una nota pratica. Se proprio vuoi lasciare tutto e scegliere la natura e una vita di quasi sussistenza, punta su una zona dal clima ideale (Sicilia, Costiera Amalfitana, Liguria di Ponente..) o su un'area 'ricca' e con grande tradizione agricola, agrituristica e gastronomica (Langhe, Valtellina, Maremma, Romagna...) e un buon mercato locale e regionale, dove sia più facile trovare lavoro nel settore senza finire sfruttato.