Se andiamo sul filosofico: non bisogna confondere ciò che ci piace fare con quello che ci piace fare sempre. Un esempio, per farmi capire meglio: uno viaggia, mentre è in vacanza, gli capita un imprevisto, vede qualcosa di nuovo e tutto sommato, l'imprevisto non è un problema.
Uno, di mestiere, tutti i giorni, ha a che fare con imprevisti, che lo sbattono a destra e sinistra.
La cosa è la stessa, ma il modo di viverla cambia in modo profondo la nostra percezione, no?
Io ero come l'OP (object proposer, chi ha iniziato l'argomento) e come scrivono molti di voi: che bella, la campagna! Ah, potessi andare a vivere in una villa con giardino!
Poi, per necessità, un giorno sono finito (temporaneamente, 3 settimane) a vivere in una villa in campagna, con un'ettaro e mezzo di giardino privato e campi tutt'intorno. Ed ho scoperto che non è così comodo come si pensa... avete presente la scena del film di Nanni Moretti, quando lui e l'amico scappano dall'isola "troppo" lontana dalle comodità della vita civile, imbarcandosi al grido di "smog, ascensore!!!!". Ecco.
Adesso vivo in un grande appartamento in città, con vista su un viale importante della mia città: luci, traffico, negozi, gente che passa a tutte le ore del giorno e della notte. (magari sbraitando e svegliandomi, che li possino...). Beh: non cambierei con la villa di cui sopra, per tutto l'oro del mondo. Certo: quando vado in montagna, mi godo il silenzio e l'aria pura. Forse, anzi, proprio per quello, me li godo il doppio.
Ma non ci vivrei/abiterei. Mai. Dentro, sono un cittadino. A 20 anni ero convinto del contrario, guarda un po'!