http://palazzodellaragionefotografia.it/exhibition/nei-grandi-spazi/
Mostra delle fotografie di viaggio di Walter Bonatti
Palazzo della Ragione, Milano
fino all'8 marzo 2015
Appena vista, mostra molto interessante.
L'esposizione si apre con un piccolo accenno al Bonatti giovane, il Bonatti alpinista, ma è in realtà totalmente dedicata alla sua vita successiva, cioè al Bonatti esploratore.
Chiusa l'esperienza con l'alpinismo estremo nel 1965, Bonatti si dedicò alle esplorazioni delle terre estreme e sconosciute con la macchina fotografia e il taccuino. Ne scaturirono svariati reportage per la rivista Epoca e un grande archivio fotografico che Bonatti mostrò nelle numerose conferenze che tenne negli ultimi anni della sua vita e nei suoi libri fotografici.
Paradossalmente, è proprio il Bonatti esploratore quello più noto e amato dal pubblico, dai giovani degli anni sessanta e settanta che bramavano seguire le sue tracce dall'Alaska al Kilimanjaro.
Le foto in esposizione sono diverse e tutte con un carattere spiccato: non ricercate, da fotografo da fine art, ma con un marcato carattere. Sono quasi tutti panorami, ma l'aspetto più interessante è la continua presenza dell'autore, che si era attrezzato per raffinati autoscatti.
E' proprio nell'autoscatto che nasce l'autorappresentazione di Walter Bonatti come esploratore solitario, forte e sicuro, non dominatore, ma curioso avventuriero. E' il "bonattismo": viaggiare solitari, scoprire, domandarsi, giocare con l'alterità da sé, a mani nude. Un'intera corrente di pensiero, adorata e avversata, che ha fatto un'epoca dell'esplorazioni moderne.
Mostra delle fotografie di viaggio di Walter Bonatti
Palazzo della Ragione, Milano
fino all'8 marzo 2015
Appena vista, mostra molto interessante.
L'esposizione si apre con un piccolo accenno al Bonatti giovane, il Bonatti alpinista, ma è in realtà totalmente dedicata alla sua vita successiva, cioè al Bonatti esploratore.
Chiusa l'esperienza con l'alpinismo estremo nel 1965, Bonatti si dedicò alle esplorazioni delle terre estreme e sconosciute con la macchina fotografia e il taccuino. Ne scaturirono svariati reportage per la rivista Epoca e un grande archivio fotografico che Bonatti mostrò nelle numerose conferenze che tenne negli ultimi anni della sua vita e nei suoi libri fotografici.
Paradossalmente, è proprio il Bonatti esploratore quello più noto e amato dal pubblico, dai giovani degli anni sessanta e settanta che bramavano seguire le sue tracce dall'Alaska al Kilimanjaro.
Le foto in esposizione sono diverse e tutte con un carattere spiccato: non ricercate, da fotografo da fine art, ma con un marcato carattere. Sono quasi tutti panorami, ma l'aspetto più interessante è la continua presenza dell'autore, che si era attrezzato per raffinati autoscatti.
E' proprio nell'autoscatto che nasce l'autorappresentazione di Walter Bonatti come esploratore solitario, forte e sicuro, non dominatore, ma curioso avventuriero. E' il "bonattismo": viaggiare solitari, scoprire, domandarsi, giocare con l'alterità da sé, a mani nude. Un'intera corrente di pensiero, adorata e avversata, che ha fatto un'epoca dell'esplorazioni moderne.