Nella mia vita ho rischiato due volte di morire, questa è la volta più recente...
Ecco il racconto di un fatto gravissimo e per me traumatico che si è svolto nello Swaziland durante un viaggio in Sudafrica tra dicembre 2005 e gennaio 2006.
Questo “racconto” è preso rimaneggiando la mia denuncia inviata all’agenzia di viaggi e quindi, nella forma, a volte, potrebbe sembrare strano...
Stavamo effettuando un viaggio semiorganizzato nel Sud Africa. Ad un certo punto del viaggio, dobbiamo passare dal Sudafrica allo Swaziland e dobbiamo passare la notte in un dormitorio comune.
Pare però, che due ragazze del nostro gruppo abbiano problemi riguardo a questa soluzione e quindi, dopo una discussione alla quale, tra l'altro, non sono stato chiamato a partecipare, la capogruppo decide di pernottare in albergo.
Arrivati quindi al paese di Manzini, ci fermiamo davanti all'albergo. Tutto intorno, nelle vicinanze, noto persone che osservano le nostre mosse con curiosità, secondo me, molto intenzionale.
La capogruppo non ha la mia sensazione spiacevole di pericolo e così portiamo i bagagli nelle camere e cerchiamo di accordarci per la cena.
La signora (asiatica) dell'albergo ci sconsiglia di andare fuori a quell'ora (è tarda serata) ed in particolare al ristorante "Mozambique": addirittura per due volte - ricordo molto bene la sua insistenza - "don't go there, is a risky point".
Ma la capogruppo ed un'altra ragazza, credendo che la donna voglia farci mangiare semplicemente nel suo albergo, decidono di andare fuori, anche contro il parere mio e di altri.
Mi offro, a questo punto, di accompagnare la capogruppo per un giro di ispezione: con me ho un coltello ed uno spray antiaggressione...e so guidare bene anche in condizioni di emergenza.
Gli altri componenti del gruppo restano in albergo.
Prima di avviarci faccio mentalmente lo schema delle strade di Manzini: due strade parallele a senso unico, noi da un lato di questa direttrice ed il famigerato Mozambique dal lato opposto.
La capogruppo non si fida del mio senso di orientamento e decide di guardare la carta durante il tragitto: comunque, dopo qualche errore di lettura della mappa, arriviamo davanti ad un ristorante che scopriamo essere proprio il "Mozambique".
A questo punto insisto perchè la capogruppo scenda dall'auto con me dopo aver parcheggiato ma lei preferisce scendere direttamente portando lo zaino con sè: è buio ed il locale sembra chiuso.
Da notare che lo zaino conteneva TUTTO, ossia:
- documenti
- biglietti
- soldi, anche comuni
- carta di credito e bancomat
- macchina digitale e analogica professionale con relativi supporti di memoria
- diario di viaggio ed itinerari da percorrere
- biglietti aerei di ritorno
- contanti
- cellulare
- altro?Forse...
Di fatto, quando mi reco a parcheggiare, non so perchè (visione di sfuggita? urla?) mi giro e vedo tre “negretti” che corrono verso la capogruppo e che fanno per prenderle lo zaino. Lei grida, si agita e resiste all'aggressione.
Li' per li' non so proprio cosa fare: in vita mia non ho mai visto una aggressione cosi' efferata. Rimango inebetito un attimo ma poi tento di fare retromarcia. Un paio di volte mi si spenge il motore perchè nella foga del momento, metto la quarta anzichè la retromarcia (oltretutto con la mano sinistra vista la guida anglosassone).
Nel frattempo vedo nella zuffa (tipo "zuffa tra gatti" dei fumetti) un qualcosa di "luminoso" che capisco poi, essere il chiarore di una lama: la stanno accoltellando. Lei continua a strillare e benchè quasi senza maglietta (strappata dagli aggressori) continua a non voler lasciare la borsa.
Riesco a fare una retrormarcia e quando arrivo da lei, l'aggressione è già finita: lei ha perso tutto ed in compenso ha guadagnato delle ferite da taglio.
Non so in che maniera ma riesco a tornare in albergo velocemente senza sbagliare strada (!).
La prima cosa che fa la capogruppo è cercare di telefonare per bloccare la carta di credito.
La prima cosa che faccio io è chiedere alla signora dell'albergo un kit di primo soccorso che non ha.
Vado a prendere il mio kit personale e fatico non poco per convincere la capogruppo a farsi medicare.
I telefoni cellulari registrano campo ma il roaming non funziona.
Anche le linee fisse hanno problemi e solo dopo molto tempo, la signora dell'albergo riesce a farci inviare due polizotti.
I poliziotti semplicemente registrano l'accaduto e ci forniscono un lasciapassare per l'uscita dallo Swaziland...peccato che quel piccolo stato sia completamente circondato dal Sudafrica!!!
Le ferite non sono profonde ed io le medico con una siringa senza ago riempita di Betadine che faccio penetrare all'interno della ferita (mi dirà lei stessa, poi, che questo le ha salvato, se non la vita, sicuramente da una grave infezione). Un paio di giorni dopo, risulterà all'ospedale, che quelle ferite erano lacero contuse per via della lama poco affilata e comunque con un principio di infezione (dovuto alla sporcizia sulla lama).
A quel punto, sistemate le emergenze immediate, il giorno dopo decidiamo di allontanarci dallo Swaziland (nessuno aveva più voglia di rimanere).
Ma non è finita qui! Prima di allontanarci, la capogruppo ed altre ragazze, decidono di tornare nel posto dell'aggressione per verificare alla luce del sole, che, magari, lo zaino con i documenti, non sia rimasto li'. A malincuore, sono costretto dalla maggioranza ad acconsentire (e poi, come potrei dire di no alla "povera" capogruppo?).
Stavolta guida lei il furgone e torniamo nella zona dove ovviamente, dello zainetto non è rimasto neanche l'odore...
Purtroppo, complice la scarsa capacità di guida della capogruppo, ci incastriamo in un mercato all'aperto dove lei entra tramite una via a senso unico e poi cerca di tornare indietro (!). Ma arrivano ovviamente altre auto.
La situazione si fa pesante: ci sono tutti neri intorno a noi ed iniziano a battere sui vetri...
Oltretutto, per la paura, le altre due macchine della nostra carovana si mettono a pochi centimetri l'una dall'altra, limitando di fatto, le manovre di tutti: siamo intrappolati! Io penso che, alle brutte, apro la portiera ed inizio a correre!
Però, forse, la mia paura è eccessiva e dopo un bel dafare, riusciamo ad uscire da quell'incastro...
Sembra fatta ma, alla frontiera bloccano la capogruppo nella "terra di nessuno". Le manca il passaporto italiano per l'entrata in Sudafrica.
A quel punto, la scelta è stata inevitabile: il gruppo, guidato da me, neopromosso capogruppo ha proseguito verso il Krueger in una sorta di innaturale quanto efficace autogestione.
La capogruppo con l'altro ragazzo, hanno invece proseguito verso la capitale Mbabane cercando di farsi fare un passaporto provvisorio dal Console Onorario.
Il viaggio non è stato turbato più di tanto nella sostanza ma questo ha lasciato nella mia memoria una immagine terribile seconda solo ad un mio lancio sfortunato con il paracadute molti anni fa...
Per i “colleghi” di Avventurosamente devo indicare con disappunto che ci sono stati TANTI errori:
1) I cambiamenti nel programma vanno decisi tra tutti ed anche i meno "irruenti" nelle discussioni, tutti devono essere consapevoli delle nuove decisioni. Mi rendo conto che è facile accontentare (pagando poco di più) un paio di ragazze schizzinose, ma questo snatura lo spirito del viaggio. Questo problema lo vedo sempre più presente nei viaggi di questa agenzia di viaggi e suggerisco caldamente, di scriverne a riguardo nel foglio pubblicitario. In particolare, ritengo che saremmo stati molto più sicuri a mangiare e dormire in un dormitorio in mezzo a tanti ragazzi "occidentali" piuttosto che rischiare in una situazione a mio avviso, esplicitamente pericolosa.
2) in caso di aggressione, a che serve resistere? Una donna cinquantenne contro tre ragazzi neri disperati e con niente da perdere. Per di più armati? In un posto dove loro sono nati? Magari con altri colleghi nascosti nel buio a pochi metri?
Anche altre guide per viaggiatori suggeriscono di lasciare loro il "bottino" accennando, magari, un sorriso per calmare eventuali velleità aggressive. In quelle condizioni, si ha solo da perdere.
Io stesso, sarei potuto scendere dal mezzo, brandendo il coltello che avevo e magari tirando anche una soffiata di gas al peperoncino. Ma, io non sono un combattente di strada, anzi...in più ho tutto da perdere.
Magari, un' aggressione (da parte di un uomo oltretutto) li avrebbe eccitati od impauriti di più con conseguenze anche tragiche (una coltellata in un occhio ad es. ed avrei pianto quell'azione "ardita" per tutta la vita). E se poi avessi (com'era probabile) perso? Entrambi saremmo stati accoltellati e magari, a quel punto, ci avrebbero preso anche il pullmino. E come saremmo tornati all'albergo feriti e sanguinanti (se non moribondi)?
In quel momento mi è venuto in mente quello che mi hanno insegnato in Croce Rossa durante il corso di primo soccorso: autoprotezione innanzitutto! Anche se è triste ammetterlo, sarei comunque dovuto rimanere al sicuro del pullmino aspettando la fine del loro sporco lavoro (del resto volevano solo lo zainetto). Solo in questa maniera, potevo garantire il sicuro ritorno in albergo della (unica!) persona accoltellata.
3) occorre avere un backup di documenti, soldi, carte... Magari la parte più importante è da tenere sotto la cintola, nei "marsupi nascosti". Altri documenti vanno fotocopiati e tenuti nelle valigie. Questa semplice regola è stata completamente disattesa. La cosa più grave è che la persona in questione è un capogruppo che dichiara "grande" esperienza e che vanta "un paio di mesi passati in India da sola...".
Ho scritto queste righe perchè voglio che questa esperienza non rimanga soltanto un personale e triste ricordo ma serva da lezione indiretta al maggior numero di persone possibili: ai partecipanti per capire cosa può sempre accadere ed ai capigruppo perchè frenino le innumerevoli richieste di "eccessive comodità " che possono però celare degli altri effetti collaterali.
Ecco una foto che mi ritrae nel mentre, due giorni dopo, curo ancora le ferite della "disgraziata" (quelle più gravi non si vedono, sono dietro la schiena)
Ecco il racconto di un fatto gravissimo e per me traumatico che si è svolto nello Swaziland durante un viaggio in Sudafrica tra dicembre 2005 e gennaio 2006.
Questo “racconto” è preso rimaneggiando la mia denuncia inviata all’agenzia di viaggi e quindi, nella forma, a volte, potrebbe sembrare strano...
Stavamo effettuando un viaggio semiorganizzato nel Sud Africa. Ad un certo punto del viaggio, dobbiamo passare dal Sudafrica allo Swaziland e dobbiamo passare la notte in un dormitorio comune.
Pare però, che due ragazze del nostro gruppo abbiano problemi riguardo a questa soluzione e quindi, dopo una discussione alla quale, tra l'altro, non sono stato chiamato a partecipare, la capogruppo decide di pernottare in albergo.
Arrivati quindi al paese di Manzini, ci fermiamo davanti all'albergo. Tutto intorno, nelle vicinanze, noto persone che osservano le nostre mosse con curiosità, secondo me, molto intenzionale.
La capogruppo non ha la mia sensazione spiacevole di pericolo e così portiamo i bagagli nelle camere e cerchiamo di accordarci per la cena.
La signora (asiatica) dell'albergo ci sconsiglia di andare fuori a quell'ora (è tarda serata) ed in particolare al ristorante "Mozambique": addirittura per due volte - ricordo molto bene la sua insistenza - "don't go there, is a risky point".
Ma la capogruppo ed un'altra ragazza, credendo che la donna voglia farci mangiare semplicemente nel suo albergo, decidono di andare fuori, anche contro il parere mio e di altri.
Mi offro, a questo punto, di accompagnare la capogruppo per un giro di ispezione: con me ho un coltello ed uno spray antiaggressione...e so guidare bene anche in condizioni di emergenza.
Gli altri componenti del gruppo restano in albergo.
Prima di avviarci faccio mentalmente lo schema delle strade di Manzini: due strade parallele a senso unico, noi da un lato di questa direttrice ed il famigerato Mozambique dal lato opposto.
La capogruppo non si fida del mio senso di orientamento e decide di guardare la carta durante il tragitto: comunque, dopo qualche errore di lettura della mappa, arriviamo davanti ad un ristorante che scopriamo essere proprio il "Mozambique".
A questo punto insisto perchè la capogruppo scenda dall'auto con me dopo aver parcheggiato ma lei preferisce scendere direttamente portando lo zaino con sè: è buio ed il locale sembra chiuso.
Da notare che lo zaino conteneva TUTTO, ossia:
- documenti
- biglietti
- soldi, anche comuni
- carta di credito e bancomat
- macchina digitale e analogica professionale con relativi supporti di memoria
- diario di viaggio ed itinerari da percorrere
- biglietti aerei di ritorno
- contanti
- cellulare
- altro?Forse...
Di fatto, quando mi reco a parcheggiare, non so perchè (visione di sfuggita? urla?) mi giro e vedo tre “negretti” che corrono verso la capogruppo e che fanno per prenderle lo zaino. Lei grida, si agita e resiste all'aggressione.
Li' per li' non so proprio cosa fare: in vita mia non ho mai visto una aggressione cosi' efferata. Rimango inebetito un attimo ma poi tento di fare retromarcia. Un paio di volte mi si spenge il motore perchè nella foga del momento, metto la quarta anzichè la retromarcia (oltretutto con la mano sinistra vista la guida anglosassone).
Nel frattempo vedo nella zuffa (tipo "zuffa tra gatti" dei fumetti) un qualcosa di "luminoso" che capisco poi, essere il chiarore di una lama: la stanno accoltellando. Lei continua a strillare e benchè quasi senza maglietta (strappata dagli aggressori) continua a non voler lasciare la borsa.
Riesco a fare una retrormarcia e quando arrivo da lei, l'aggressione è già finita: lei ha perso tutto ed in compenso ha guadagnato delle ferite da taglio.
Non so in che maniera ma riesco a tornare in albergo velocemente senza sbagliare strada (!).
La prima cosa che fa la capogruppo è cercare di telefonare per bloccare la carta di credito.
La prima cosa che faccio io è chiedere alla signora dell'albergo un kit di primo soccorso che non ha.
Vado a prendere il mio kit personale e fatico non poco per convincere la capogruppo a farsi medicare.
I telefoni cellulari registrano campo ma il roaming non funziona.
Anche le linee fisse hanno problemi e solo dopo molto tempo, la signora dell'albergo riesce a farci inviare due polizotti.
I poliziotti semplicemente registrano l'accaduto e ci forniscono un lasciapassare per l'uscita dallo Swaziland...peccato che quel piccolo stato sia completamente circondato dal Sudafrica!!!
Le ferite non sono profonde ed io le medico con una siringa senza ago riempita di Betadine che faccio penetrare all'interno della ferita (mi dirà lei stessa, poi, che questo le ha salvato, se non la vita, sicuramente da una grave infezione). Un paio di giorni dopo, risulterà all'ospedale, che quelle ferite erano lacero contuse per via della lama poco affilata e comunque con un principio di infezione (dovuto alla sporcizia sulla lama).
A quel punto, sistemate le emergenze immediate, il giorno dopo decidiamo di allontanarci dallo Swaziland (nessuno aveva più voglia di rimanere).
Ma non è finita qui! Prima di allontanarci, la capogruppo ed altre ragazze, decidono di tornare nel posto dell'aggressione per verificare alla luce del sole, che, magari, lo zaino con i documenti, non sia rimasto li'. A malincuore, sono costretto dalla maggioranza ad acconsentire (e poi, come potrei dire di no alla "povera" capogruppo?).
Stavolta guida lei il furgone e torniamo nella zona dove ovviamente, dello zainetto non è rimasto neanche l'odore...
Purtroppo, complice la scarsa capacità di guida della capogruppo, ci incastriamo in un mercato all'aperto dove lei entra tramite una via a senso unico e poi cerca di tornare indietro (!). Ma arrivano ovviamente altre auto.
La situazione si fa pesante: ci sono tutti neri intorno a noi ed iniziano a battere sui vetri...
Oltretutto, per la paura, le altre due macchine della nostra carovana si mettono a pochi centimetri l'una dall'altra, limitando di fatto, le manovre di tutti: siamo intrappolati! Io penso che, alle brutte, apro la portiera ed inizio a correre!
Però, forse, la mia paura è eccessiva e dopo un bel dafare, riusciamo ad uscire da quell'incastro...
Sembra fatta ma, alla frontiera bloccano la capogruppo nella "terra di nessuno". Le manca il passaporto italiano per l'entrata in Sudafrica.
A quel punto, la scelta è stata inevitabile: il gruppo, guidato da me, neopromosso capogruppo ha proseguito verso il Krueger in una sorta di innaturale quanto efficace autogestione.
La capogruppo con l'altro ragazzo, hanno invece proseguito verso la capitale Mbabane cercando di farsi fare un passaporto provvisorio dal Console Onorario.
Il viaggio non è stato turbato più di tanto nella sostanza ma questo ha lasciato nella mia memoria una immagine terribile seconda solo ad un mio lancio sfortunato con il paracadute molti anni fa...
Per i “colleghi” di Avventurosamente devo indicare con disappunto che ci sono stati TANTI errori:
1) I cambiamenti nel programma vanno decisi tra tutti ed anche i meno "irruenti" nelle discussioni, tutti devono essere consapevoli delle nuove decisioni. Mi rendo conto che è facile accontentare (pagando poco di più) un paio di ragazze schizzinose, ma questo snatura lo spirito del viaggio. Questo problema lo vedo sempre più presente nei viaggi di questa agenzia di viaggi e suggerisco caldamente, di scriverne a riguardo nel foglio pubblicitario. In particolare, ritengo che saremmo stati molto più sicuri a mangiare e dormire in un dormitorio in mezzo a tanti ragazzi "occidentali" piuttosto che rischiare in una situazione a mio avviso, esplicitamente pericolosa.
2) in caso di aggressione, a che serve resistere? Una donna cinquantenne contro tre ragazzi neri disperati e con niente da perdere. Per di più armati? In un posto dove loro sono nati? Magari con altri colleghi nascosti nel buio a pochi metri?
Anche altre guide per viaggiatori suggeriscono di lasciare loro il "bottino" accennando, magari, un sorriso per calmare eventuali velleità aggressive. In quelle condizioni, si ha solo da perdere.
Io stesso, sarei potuto scendere dal mezzo, brandendo il coltello che avevo e magari tirando anche una soffiata di gas al peperoncino. Ma, io non sono un combattente di strada, anzi...in più ho tutto da perdere.
Magari, un' aggressione (da parte di un uomo oltretutto) li avrebbe eccitati od impauriti di più con conseguenze anche tragiche (una coltellata in un occhio ad es. ed avrei pianto quell'azione "ardita" per tutta la vita). E se poi avessi (com'era probabile) perso? Entrambi saremmo stati accoltellati e magari, a quel punto, ci avrebbero preso anche il pullmino. E come saremmo tornati all'albergo feriti e sanguinanti (se non moribondi)?
In quel momento mi è venuto in mente quello che mi hanno insegnato in Croce Rossa durante il corso di primo soccorso: autoprotezione innanzitutto! Anche se è triste ammetterlo, sarei comunque dovuto rimanere al sicuro del pullmino aspettando la fine del loro sporco lavoro (del resto volevano solo lo zainetto). Solo in questa maniera, potevo garantire il sicuro ritorno in albergo della (unica!) persona accoltellata.
3) occorre avere un backup di documenti, soldi, carte... Magari la parte più importante è da tenere sotto la cintola, nei "marsupi nascosti". Altri documenti vanno fotocopiati e tenuti nelle valigie. Questa semplice regola è stata completamente disattesa. La cosa più grave è che la persona in questione è un capogruppo che dichiara "grande" esperienza e che vanta "un paio di mesi passati in India da sola...".
Ho scritto queste righe perchè voglio che questa esperienza non rimanga soltanto un personale e triste ricordo ma serva da lezione indiretta al maggior numero di persone possibili: ai partecipanti per capire cosa può sempre accadere ed ai capigruppo perchè frenino le innumerevoli richieste di "eccessive comodità " che possono però celare degli altri effetti collaterali.
Ecco una foto che mi ritrae nel mentre, due giorni dopo, curo ancora le ferite della "disgraziata" (quelle più gravi non si vedono, sono dietro la schiena)