Cicloturismo:Un pezzettino di Salento ionico, tra storie e spiagge selvagge.

Data:19 e 20 settembre 2016
Percorso:
Giorno 1: 30 km circa più 4km escursione a piedi( solo andata anche a piedi)Gallipoli/Rivabella/Padula bianca/Lido conchiglie/4Torri/Santa Maria al bagno/Altro lido/ e Lido e Parco di porto selvaggio
Giorno 2: 25 km (solo andata)
Difficoltà: le tante zanzare e nel ritrovare pezzi di non asfalto per unire le varie spiagge.
Descrizione: 1 PARTE
Bella ciclettata in un pezzo del Salento , interrotta poi dalla voglia di "fannullare" in una delle splendide spiagge incontrate. Costa frastagliata di rocce, selvagge ,oppure dolci, basse, sabbiose e LIMPIDE stile Caraibi.
Presi, o meglio preso, dalla voglia di esplorazione e di attività fisica io e la mia consorte decidiamo di esplorare in bici un pezzo di costa ionica, dal terzo giorno in poi verremo vinti dalla voglia di spiaggiarci alla spiaggia di Padula bianca, sabbiosa e dalle acque basse e limpide, con l'ottimo riparo della pineta alle sue spalle, dove l'amaca appesa non poteva mancare.
Partenza da Gallipoli, paesino medievale( per lo meno alla base delle mura e del castello) di pescatori e ristoratori, dove al mercato centrale ,aperto dall'alba al tramonto inoltrato, si trova del buon pesce fresco ad un prezzo ottimo specie se contrattate un pochino.
Paese molto bello e affascinante per la sua posizione su un isola fortificata con un ponte che unisce alla parte più nuova dello stesso , dove l'architettura non rispetta più la bellezza della parte antica. Presente un bel castello, non visitato, ed alcune belle spiaggette attorno alle mura, a volte a picco sul mare. Da Gallipoli si raggiunge presto( asfalto sulla provinciale)direzione Rivabella: spiaggia formata da un insenatura tonda tonda e dove il mare scarica ( per ragioni di correnti)tutti i suoi residui vegetali delle pinete o boschi della zona, per cui risulta sporco in questa stagione dove è quasi tutto chiuso in giro.
La zona è tristemente famosa per gli abusi edilizi( non solo Rivabella ) che hanno fatto sì che in alcuni punti si è veramente costruito dentro le spiagge o propio sul mare.Speculazione che comunque, tranne he per alcune brutture, ha fatto sì che troverete sempre dei bei ristorantini sul mare oltre a villette paradisiache con la propia spiaggia annessa. Da queste parti non esistono tetti a tegole o spioventi, il che mi ha incuriosito fino alla visita a Otranto fatta qualche giorno dopo, dove ho capito anche qualche altra cosetta , soprattutto sulla storia travagliata della dominazione Turca/Ottomana. Una volta, fino alla fine dell'Ottocento, non esistevano acquedotti o pozzi artesiani( rarissimi), e non ci sono( haime!) montagne, per cui la raccolta della acqua piovana diventava l'unica fonte possibile. Adesso le continuano a fare così per tradizione e per un comodo spazio all'aperto per usi pratici.
Da Rivabella la strada riporta sulla strettissima Provinciale per poi riprendere subito una sterrata che passa dietro La Splendida spiaggia di Padula bianca, dove vi sono tanti viali che portano al mare; viali costeggiati di villette,grandi orti, campeggi ed ognuno con un bel cancello ad inizio strada ( in questo periodo tanti chiusi) anche se racchiude più caseggiati. Saltiamo L'affaccio sulla spiaggia ( che ci colpirà molto più avanti nei giorni), e proseguiamo per Lido conchiglie tramite una sterrata in mezzo agli scogli o pinete , e finalmente , un pezzettino di lungomare attrezzato che costeggia il mare per poi riprendere l'asfalto sulla strada( credo comunale) che passa su un bellissimo spero e roccioso con piccola torretta da cecchino della seconda guerra mondiale. Ovviamente la montagna mi mancava già , per cui ho deciso di lasciare la bicicletta per arrampicarmi lassù dalla parte più difficile ma con affaccio sul mare. Arrivati sopra(3minuti per 10/15 metri di disl.) la sorpresa è stata che nel guardare il mare a picco sotto mi venivano le vertigini mai avute in montagna, si affacci molto più grandi: bo! sarà perché sotto si muove tutto. Foto 1/2/3/4/5
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Dopo una piccola veduta dall'alto puntiamo la seconda grande torre( la prima poco prima di Rivabella sulla strada SP).
Per le torri devo aprire un'altra grande parentesi scoperta dalla guida ad Otranto.
Le torri , poste ogni 4 km rivamare per tutto il Salento( Adriatico compreso),esistono sin dai tempi medievali ed avevano tre funzioni principali: la prima( la più affascinante) di navigazione, per cui immaginate la scena di notte dal mare nel vedere ,lungo tutta la costa, un fuoco acceso sopra di esse per delimitare la terra( doveva essere un bello spettacolo), la seconda di avvistamento di navi nemiche e, quindi la terza,di comunicazione tra di esse con segnali luminosi. L'olio lampante per le torri era prodotto nei frantoi ipogei( foto 6)
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Frantoi unici al mondo per le loro caratteristiche , che ( nel caso specifico di Gallipoli) producevano un olio lampante di qualità eccelsa, colonna portante di un'intera economia per 300 anni e he ha illuminato le corti di mezza Europa: tanta e tale era la sua richiesta.
Da lido conchiglie tramite asfaltata( meno male settembre perché le strade sono piccole e con il traffico non so se così nelle da percorrere, come le spiagge del resto trovate semidesertiche) si arriva a lido 4 torri dove oltre al torrione di avvistamento ci sono 4 torri messe a quadrilatero e dove hanno costruito un ristorante e dove a riva c'è una bellissima piscina naturale di acqua marina, con tanto di ponticello e scultura di una piovra a terra.
Ammirata la piscina, e frenato la voglia di buttarsi dentro,ripartiamo tramite sterrata verso un'altro lido, di cui non ricordo il nome, e il bel paese in riva al mare che è Santa maria al bagno, dove, passata la spiaggia, il porticciolo e le varie panoramiche insenature , ci fermiamo alla piazza del paese, ovviamente sul mare, è una birra allieta le nostre gole secche. Paesino bello e con il lungo-mare ciclabile/ perdonabile piastrellato stile spiagge del teramano.
Sul bel lungomare ci avviamo verso la statua del paese e all'ultima torre carrabile, dove la strada finisce. Da qui torniamo un pezzo indietro e affrontiamo, su asfalto, una lunga salita che prende per la zona interna e poi costeggia nelle campagne la zona esterna al parco di porto selvaggio.
Percorrendo tale SP notiamo a sinistra l'ingresso del parco e decidiamo di percorrere, non senza difficoltà, la scnonnessima discesa ripida su pietre, fosse e ciottoli, fino alla spiaggia veramente selvaggia posta sotto. La natura la fa da padrona nel parco, dov'è individuiamo dei cartelli per escursione( a piedi) verso la torre di porto selvaggio oppure la grotta del cavallo, attacchiamo le bici e a piedi ci facciamo questa piccola escursione Fini alla Grotta, anzi le grotte. Il sentiero sporco e spinoso mi ha fatto rimpiangere un po le scarpe da trekking e calzettoni o pantaloni per coprire le gambe. Sentiero bello comunque che passa tra scogliere, tra la tipica terra rossa di queste parti e tra piccoli arbusti spinosi o pini. Arrivati alla grotta ci sono degli archeologi al lavoro con i loro pennellini, a cui subito ho chiesto del perché di quel nome: nella grotta si trovano molto denti di cavallo del neolitico e prima, che secondo loro andavano a morire nella medesima, la ragione è in studio.
Stanchi ma con gli occhi pieni di mare limpido e splendide spiagge ,che di lì a poco ci avrebbero inglobato nell'ozio, decidiamo di ripartire e di ricominciare l'indomani dallo stesso punto con l'aiuto del mio furgone fino al punto stabilito. Consigliato l'uso di repellenti per le zanzare, anche in pieno giorno. Al ritorno per non fare la stessa strada abbiamo deciso( malauguratamente) di passare per vie interne ed a un certo punto ci siamo visti costretti a dover riprendere la SS che è una superstrada, così per evitarla abbiamo fatto vari e vani tentativi per le strade di campagna per riprendere il mare e tornare a Rivabella che ormai era vicina. Poco prima di riprendere la statale una sterrata ci ha portato su di una collina dove vi è posta una bella chiesetta e un'area attrezzata di panche, ma ci siamo visti costretti a prendere le bici in spalla per venire giù dalla collinetta fino alla SP di sotto e vicino alla "base". Foto e fine prima parte ....
 

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Eeeeh... Qui sei più dalle mie parti... Grande Leo, mi fa molto piacere che la mia regione ti abbia trattato bene... Aspetto anche la seconda parte (senza fretta) perché si spinge ancor di più verso le mie parti (punta prosciutto lambisce la provincia di Taranto) :si:

Belle foto, e tanti dettagli nel racconto, socio... Ottimo! ;)
 
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Sono talmente tante le spiagge/paesi/case sul mare, che sicuramente ne salterò qualcuna, tipo Santa Caterina ( bellissima e ricca di fichi d'india mastodontici )e la parte "alta" del percorso ossia Torre dall'alto( appunto).
Le tue parti sono ancora ricchissime di natura: campagne a perdita d'occhio, di una terra rossa che mi ricordava molto la Catalunia spagnola. Ordinati frutteti interrotti da olivi giganti e contorti dal passare dei secoli. Viali interi , anche di caseggiati,caseggiati divisi da solo muretti fatti a pietra, che poi finiscono direttamente su di una spiaggia o su scogli.
Diciamo che comunque ci torno volentieri solo dopo la metà di settembre, perché ,da come ho capito dagli indigeni e dalle foto in giro, nell'alta stagione non credo sarebbe stato possibile girare così agevolmente in bici, passando anche su proprietà desertiche in quei giorni, o attraversando spiagge, già da giugno,affollatissime come porto Cesareo. Il fatto è anche che non esiste un vero e propio sentiero ciclabile, o un lungomare con marciapiedi larghi o con marciapiedi propio. Il fascino sarebbe tutto quello se non fosse che( specie nel primo giorno descritto) la maggior parte delle volte a sbarrare la strada è una villa, o serie di casette, o campeggi e tanti viali privati con tanto di targa/nome e cancello con chiusure di tutti i tipi o semplicemente appoggiati, comunque cancelli:rofl:. In molti tratti bisogna riprendere le strette strade asfaltate principali,da noi trovate comunque poco trafficate infrasettimanale.Inoltre nella zona gallipoli e Gallipoli stessa , non si trova una camera d'aria( misura un po particolare la 28) perché non c'è un ciclista ma solo qualcuno che affitta bici non certo nuove e plurimarca :biggrin:. Detto le mie sciocchezze ,e che sono andato a trovare nell'entro terra per trovare un venditore di biciclette(due in un paese piccolissimo :woot::lol::rofl:), rimane sempre un bellissima Terra la Puglia.
 

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Secondo giorno:
Visto le "fatiche" del giorno prima e un tempo più benevolo di sole ,la seconda tappa è partita con l asciugamano nel portapacchi e il costume già indosso sotto i pantaloncini. Partenza dalla fine del parco protetto di Porto selvaggio. Dalla spiaggia del paese di Torre dell'inserraglio è partita la seconda avventura in bicicletta per la costa salentina. La suddetta torre è libera da recinzioni per cui subito qualche foto sulla bella scala esterna di entrata. Le torri , specie nelle tante aree protette, oggi sono state recuperate, ristrutturate e usate in vari modi: dalle centraline meteo installate sopra, piuttosto che telecamere di monitoraggio e probabilmente qualcuna ancora come faro. Infatti la metà della giornata sarà percorsa in area di parco marino biologico, dove a Porto Cesareo credo ci sia un importante museo e/o istituto di ricerca. Fatto il giro di osservazione di una torre da vicino puntiamo una traccia in mezzo a scogli di tufo levigati dal mare, terra e sabbia,in direzione della prossima torre che già svetta da lontano sulla punta di una piccola "penisola". Ancora qualche pezzo di sterrata riva case/mare, che eccoci alla seconda torre di oggi posta a capo di una bella insenatura che forma una spiaggia calma e turchese, dal nome molto particolare e auto ironico : spiaggia del frascone. Subito giù dalle bici e bagnetto rigenerante in una piccola pausa di sole, che anche oggi fa le bizze, e poco dopo rientra, per cui in costume bagnato in sella e si punta quella che da mappa chiamasi penisola Strea. Una lunga penisola che punta verso porto Cesareo , per farla tutta in bici ci vorrebbe una mezzoretta su terreno difficile per la city della compagna. A metà della suddetta abbiamo fatto marcia indietro per assalti di zanzare con il coltello tra i denti: gambe e braccia si sono presto riempite di punti rossi e gonfi, per cui, siamo usciti correndo per prendere più aria possibile e fare movimento ma la tortura è durata fino alla ripresa della provinciale che passa quasi sul mare, dove ormeggiano già da qui barche anche turistiche tra le lampare e qualche gommone. Un km ancora e finalmente inizia un lungomare più famigliare alle nostre bici: piastrelle o marmi.Siamo a Porto Cesareo ,dove poco prima di arrivare al centro del porto ,vediamo una spiaggia assolata con 4 alti pini ristoratori, visto il caldo che adesso si fa sentire. L'acqua è calma, bassa fino alle ginocchia per tanti tanti metri. Trasparente e calda ci terrà a bagno per una buona mezz'ora prima di finire un bel pezzettino di largo lungomare, passando tra barche, yatch , la solita torre e guide per le due isole che ora abbiamo di fronte: l'isola dei conigli e l'isola della malva ( su questa non molto sicuro del nome). Quasi tentati di fare un giretto in barca attorno alle isole ,l'orologio ci porta di nuovo con i piedi ....sulle bici per fare ancora un pezzo di strada tra un laghetto nell'entro terra e le spiagge di punta prosciutto, dove L'affaccio camminando a piedi tra il boschetto iniziale è stato breve ancora per le zanzare sempre più moleste anche qui. Così assetati e ormai a una certa abbiamo deciso di tornare al furgone tutto di un fiato per un bel l'aperitivo sul mare sul bel localino propio lì vicino ,prima birretta, poi... pesciolino appena fritto una,bottiglia di bianco del posto e soprattutto ampie tende per stare in pace dalle zanzare. Porto cesareo divenuto famoso anche per una discussa statua , che rappresenta una moglie di pescatore che aspetta, guardando il mare, il ritorno dell'amore,secondo qualcun'altro solo un "attira turisti"con la riproduzione delle forme e viso di una nota VIP del cinema.Anche qui parlando con i locali si conoscono storie nuove, sul Salento, come la caratteristica di produrre la "mamma" dell'uva sulla parte Adriatica che poi serve per innesti per tutte le uve conosciute in Italia....o ancora una storia di un progetto già approvato per una percorso ciclabile della costa Gallipolina che in effetti sarebbe propio attraente ,anche se,fatta un po improvvisata, alla cialtrona maniera in qualche modo, da più spessore
a quella che è stata una bella avventura tra la natura ancora protetta in molti tratti del nostro percorso.Al tramonto ,durante gli ultimi due km di spiaggia , ecco ancora una tecnica nuova di pesca ,oltre alle ,veramente tante,viste durante tutta la giornata. Un faro , no una classica frontale attenzione, un vero e propio faro attaccato con un casco alla testa e una Lancia con punta a tridente e l'immancabile stivale a coscia: pescava scorfani e sapeva il fatto suo il vecchietto visto la sua rete mezza piena.
Bella Terra questa parte del Salento dove l'agricoltura, la pesca e il turismo girano tutto intorno a( dialetto Salentino e speriamo di scriverlo bene) : lu mare, u sole e lu iento,
terra plasmata e scolpita da questi tre elementi. Spero vi sia piaciuto il giretto in bici e magari precursore per un futuro più a portata di bicicletta anche per queste belle Terre.
 

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